APN Publisher

 

 

IL VILLINO A ROMA

NEL PIANO REGOLATORE

E DI AMPLIAMENTO

DELLA CITTA’

1909

 





MAURIZIO SCARPONI

 

APN Publisher

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All Rights Reserved

ISBN: 979-1281092044

 

 

APN Publisher

Via Ulisse Aldrovandi 16 –

00197 Roma

 

 

Roma 12 LUGLIO 2024

***

 

 

©Copyright 1996

by AP N

Publisher

Via Ulisse Aldrovandi 16 00197 Roma

 

All Rights Reserved

ISBN: 979-1281092044

 

 

 

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA "LA SAPIENZA"

 

FACOLTA’ DI INGEGNERIA

 

 

 

 

VI ciclo di dottorato di ricerca in Ingegneria edile

 

 

 

 

 

Tesi di Dottorato di Ricerca sul tema: "Il villino a Roma nel Piano Regolatore e di ampliamento della città 1909"

 

(I Piani Regolatore di Roma del 1873, 1882, 1906, 1909, 1926)

 

 

 

979-12-81092-44

 

 

 

 

 

PROF. Ing. Maurizio Scarponi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Coordinatore: Prof. Ing. Enrico Mandolesi)

(Tutor: Prof. Ing. Franco Storelli)

 

 

 

 

INDICE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL VILLINO A ROMA

NEL PIANO REGOLATORE

E DI AMPLIAMENTO

DELLA CITTA’

1909

 





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IL VILLINO A ROMA NEL PIANO REGOLATORE E DI AMPLIAMENTO DELLA CITTA 1909

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(I Piani Regolatore di Roma del 1873, 1882, 1906, 1909, 1926)

 

 

 

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20 luglio 2024

UE: COLDIRETTI, AUMENTARE FONDI PAC O A RISCHIO 620 MILIARDI DEL SISTEMA AGROALIMENTARE

Prandini: “Recuperare terreno rispetto a Usa e Cina, ma risorse vadano ai veri agricoltori”

 

È essenziale che la nuova Commissione Ue faccia salire il budget per l’agricoltura per evitare che la produzione alimentare europea crolli, mettendo a rischio i 620 miliardi di euro del sistema agroalimentare italiano e favorendo le importazioni dai Paesi terzi. Servono più risorse per colmare il gap con Usa e Cina che garantiscono ai rispettivi settori molte più fondi. E’ l’appello lanciato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’Assemblea nazionale a Roma della più grande organizzazione agricola dell’Unione, all’indomani del voto per l’elezione di Ursula Von der Leyen, confermata alla guida dell’esecutivo Ue per i prossimi cinque anni. Presenti all’appuntamento insieme alle imprese agricole provenienti da tutte le regioni italiane il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il Presidente della Coldiretti Ettore Pradini, il vice premier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, il Presidente dell’Ice, Matteo Zoppas e dell’Amministratore Delegato di BF Federico Vecchioni.

La Politica agricola comune in Europa vale 386 miliardi di euro in totale fino al 2027 – ricorda la Coldiretti – di cui trentacinque miliardi di euro in Italia, un ammontare che mette le aziende agricole dell’Unione in una situazione di svantaggio rispetto al resto del mondo.

“A chi dice che la Politica agricola comune pesi troppo sul bilancio europeo serve ricordare che negli Usa il Farm bill vale 1400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione Europea – ha sottolineato Prandini -.  Per stare al passo con la sfida geopolitica servono quindi più risorse per la Pac. Alla nuova Commissione europea chiediamo di accompagnare lo sviluppo del settore, investendo concretamente su innovazione e sostenibilità ma anche destinando una volta per tutte i fondi solo ai veri agricoltori, non ad esempio agli aeroporti con terreni”.

 

Produzione messa a rischio da cambiamenti climatici e tensioni internazionali. Fondi necessari per sostenere la produzione agricola – sottolinea Coldiretti - messa sempre più a rischio dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle tensioni internazionali che fanno esplodere i costi di produzione abbassando il reddito degli agricoltori, con il rischio di un crollo della produzione alimentare che andrebbe a danneggiare in primis le fasce più deboli della popolazione. L’aumento della dipendenza dell’estero porterebbe un netto trasferimento di ricchezza fuori dai confini dell’Unione, tagliando risorse preziose per le misure a favore del settore produttivo e dei cittadini, a partire da quelli più poveri. Le politiche sul cibo sono strettamente dipendenti dal livello di sovranità alimentare del Paese e non è un caso che lo stesso Farm bill americano destini parte delle risorse all’acquisto di buoni alimentari per gli indigenti.

 

Semplificazione burocratica per non gravare su aziende. Al tema delle risorse si abbina quello della semplificazione burocratica e del rispetto del principio di reciprocità. Dopo le manifestazioni pacifiche della Coldiretti a Bruxelles la Commissione ha compiuto un primo importante passo verso l’alleggerimento degli adempimenti a carico delle aziende agricole. Un passo che va ora rafforzato con una semplificazione ancora più profonda di tutte le regole della Pac che gravano su tutte le aziende, a prescindere dalla loro dimensione, considerato che oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche. Ma anche con politiche “verdi” che valorizzino il ruolo dell’agricoltore nella tutela dell’ambiente, rispetto alle follie estremiste che hanno sino ad oggi caratterizzato l’applicazione del green deal.

 

Principio di reciprocità per evitare pratiche sleali. Ma in Europa – rileva Coldiretti – deve imporsi anche il principio di reciprocità: le regole imposte ai produttori europei devono valere per chi vuole vendere nell’Ue. Se così non accade si traduce in concorrenza sleale. Il tema del caporalato di cui si dibatte molto è strettamente connesso a questa emergenza.  E occorre anche cambiare il codice doganale sull’origine dei cibi che consente oggi di spacciare per cibo italiano quello che italiano non è. Una battaglia che ha portato oltre diecimila agricoltori della Coldiretti alle frontiere, dal Brennero ai porti, per chiedere un cambio di passo, con l’introduzione dell’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea.

 

 

++CON EMBARGO ORE 10.30 DI VENERDI’ 19 LUGLIO++

 

 

PRATICHE SLEALI, COLDIRETTI: MAI SOTTO COSTI DI PRODUZIONE E OBBLIGO ETICHETTATURA IN EUROPA PER FILIERE EQUE

Alla nuova Commissione chiediamo un cambio di passo sulle politiche del cibo, su Nutriscore e direttiva packaging

 

Dall’Unione Europea è necessario un impegno per rafforzare le misure contro le pratiche sleali e tutelare così i produttori agricoli. Non solo, bisogna lavorare per filiere più eque che passi dall’obbligo di etichettatura su tutti gli alimenti in Europa, senza dimenticare di intervenire sul nutriscore e sulla direttiva packaging. Per l’occasione è stata allestita una mostra per toccare con mano le principali minacce che gravano sulla filiera agroalimentare nazionale e che rischiano si stravolgere in peggio in modelli di consumo e la dieta degli italiani.

Fermare le pratiche sleali. Coldiretti è stata l’unica organizzazione ad avere il coraggio di denunciare un colosso come Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, costretti sino ad oggi a subire le decisioni dell’industria senza poterle contestare per paura di ritorsioni. Un impegno che va esteso a tutti i settori, poiché il cibo prodotto dai nostri agricoltori non può essere trattato come una commodity alla mercé di poche multinazionali.

 

Modificare il codice doganale sull’origine dei cibi. L’Europa deve inoltre modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.

L’invito alla nuova Commissione è quello di assicurare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’Unione, sostenendo la proposta di legge europea promossa dalla Coldiretti per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi. Grazie alla ventennale battaglia della Coldiretti la provenienza è stata estesa a livello nazionale, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.

 

Stop al Nutriscore che mette a rischio 13 mld di Made in Italy. Inoltre, spiega Coldiretti, va fermata la diffusione dell’etichetta a semaforo che mette a rischio 13 miliardi di euro di esportazioni di prodotti italiani che finirebbero bollati sugli scaffali europei con valutazioni negative, a partire da quelli Dop e Igp, dando la falsa sensazione ai consumatori che molte delle più note eccellenze del Made in Italy a tavola facciano male alla salute. In questo modo una merendina artificiale diventa sempre preferibile a un pezzo di parmigiano reggiano o di grana padano.

 

Tra i vari dossier sul tavolo del prossimo esecutivo uno dei più pericolosi per l’agricoltura tricolore e la salute dei cittadini è, infatti, quello legato al Nutriscore, il sistema di etichettatura che “recensisce” i prodotti alimentari utilizzando i colori del semaforo, giallo, rosso e verde per indicare la salubrità dell’alimento, concentrandosi solo su alcune sostanze nutritive come zucchero, grassi e sale, ma senza tener conto delle quantità assunte. Un sistema sostenuto dalle multinazionali che penalizza prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e che è stato sino ad oggi adottato da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, mentre il Portogallo ha fatto da poco marcia indietro, grazie anche all’azione dell’Italia.

 

Ma soprattutto un sistema ingannevole che marchia col bollino rosso eccellenze del made in Italy, mentre lo stesso olio extravergine d’oliva, elisir di lunga vita, “viaggia tra la “C” e la “B”. Al contrario, cibi ultraprocessati di cui spesso non è nota neppure la ricetta vengono promossi a pieni voti col bollino verde e la lettera “A”. Un evidente tentativo di un pugno di oligarchi di mettere le mani sull’alimentazione mondiale, omologandola e sostituendo specialità da secoli presenti sulle tavole con prodotti di sintesi.

 

Intervenire sul regolamento packaging. Un altro nodo da sciogliere è quello del regolamento packaging. Il pressing di Coldiretti e Filiera Italia ha permesso di escludere dalle restrizioni bottiglie di vino e vasi per i fiori e di aumentare la discrezionalità di applicazione da parte degli Stati nazionali. Resta però incerto il destino dell’ortofrutta di IV Gamma come insalata in busta o confezioni di pomodorini e frutta, a rischio di scomparire dagli scaffali. Potrebbe, infatti, accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no, con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione.

 

 

UNA BREVE INTRODUZIONE DELLA TECNOLOGIA BLOCKCHAIN

di Alessandra Di Giovambattista

 02-08-2024

Oggi si sente spesso parlare di tecnologia “Blockchain” la cui traduzione letterale significa catena di blocchi; è un concetto applicato al mondo informatico partendo dall’invenzione del libro mastro (che si deve all’italiano Fra Luca Pacioli – uno dei primi economisti del Rinascimento – sulla cui base si sviluppò la c.d. contabilità in partita doppia) dove si registrano e quindi si tracciano, essenzialmente, entrate ed uscite di valuta e più in generale miriadi di dati.

Da questa impostazione di tracciamento delle transazioni nel 1991 si provò a creare qualcosa di analogo alla blockchain che fu utilizzata per timbrare temporalmente dei documenti digitali al fine di evitare che potesse esserne alterata la data di formazione (una sorta di attestazione alternativa alla data certa notarile).

È nel 2009, partendo dalle intuizioni di Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo utilizzato dall’inventore della prima criptovaluta (valore la cui movimentazione e gestione si basa sulla crittografia, contenuta appunto nella blockchain) conosciuta come “Bitcoin” - di cui ancora non si conosce la vera identità - che la blockchain ha iniziato la sua ascesa (nel caso del Bitcoin vi è una rete di persone che non si conoscono, che possono generare moneta e farla circolare in mancanza di un’autorità che ne convalidi le movimentazioni; infatti gli scambi iscritti nel “libro mastro” della blockchain vengono aggiornati costantemente dagli utenti sparsi nel mondo). Per le transazioni di questi strumenti finanziari criptati è necessario tenere un registro di carico e scarico che consenta di tracciare entrate ed uscite di valore così come avviene per ogni scambio. E proprio questo tracciamento effettuato e controllato da migliaia di utenti che rende sicuro lo strumento insieme alla tecnica matematica degli algoritmi definita “hashing”. La funzione di hashing produce una stringa di lunghezza fissa per determinare un’impronta digitale che caratterizza la banca dati o comunque ogni singola transazione che si vuole inserire nella blockchain; bisogna considerare che la funzione produce un valore unico e caratteristico e che non è invertibile nel senso che, se è facile calcolare l’hash di un dato. è molto difficile, quasi impossibile, risalire ai dati originali che lo hanno generato. Se ciò dovesse accadere significa che l’algoritmo di hashing è vulnerabile, viene dichiarato insicuro e viene eliminato. Queste funzioni di hash sono il contenuto di ogni maglia della catena della blockchain e ne determinano quindi il grado di sicurezza in quanto con un procedimento di confronto tra l’hash originario e quello ricalcolato dopo degli inserimenti o delle modifiche aggiuntive di dati è possibile determinare l’integrità del dato o la sua eventuale manomissione.

La blockchain, nello specifico, nasce in risposta alla crisi finanziaria del 2008 dove pochi attori (che peraltro si sono arricchiti) hanno gestito tutto il sistema finanziario che, con il suo crollo, ha colpito e danneggiato nazioni e migliaia di operatori economici (soprattutto aziende e piccoli investitori). Quindi la blockchain nasce a tutela e protezione di tutti gli utenti, piccoli operatori compresi, e cerca di contrastare il dominio di sistemi non trasparenti gestiti da pochi potenti soggetti al fine di restituire alle persone uno strumento digitale sicuro e disintermediato con la finalità dell’autocontrollo da parte della rete.

Ma è nel 2016 che la stampa inizia a parlare in modo pressante di blockchain e della possibilità che questa possa rivoluzionare il digitale; si assiste ad una crescita esponenziale di progetti con tecnologia blockchain la cui maggioranza, però è fallita a causa di molti ostacoli normativi e difficoltà nello sviluppo dei progetti.

Poi nel 2020, nel periodo post Covid, i Governi accelerano le sperimentazioni per far emettere delle monete digitali dalle Banche centrali (Central Banks Digital Currencies - CBDC) mentre la Commissione dell’Unione Europea (UE) lavora per un regolamento delle criptovalute e più in generale delle cripto attività (crypto asset).

Nel 2021 si assiste ad un incremento della finanza decentralizzata (decentralizzata rispetto ai centri di controllo individuati nelle banche centrali) mentre le cripto attività guadagnano terreno grazie al potenziamento di alcuni innovativi prodotti, come gli NFT (non fungible token, cioè certificati che attestano la proprietà e l’autenticità di un oggetto digitale o meglio di un file).

Il 16 maggio 2023 il Consiglio europeo ha approvato il regolamento MICA (markets in crypto assets regulation – regolamento del mercato in cripto attività) a suo tempo presentato alla Commissione europea per la disciplina del mercato delle cripto attività, e riguarda criptovalute ed altri patrimoni che non sono riconducibili agli strumenti finanziari tipici.

Sempre più utilizzata in vari contesti la blockchain si presenta come una rete informatica di nodi che permette di gestire ed aggiornare in modo sicuro ed univoco il registro di dati ed informazioni. Ogni blocco è legato al precedente mediante anelli di una catena che sono criptati (hash) per evitare possibili intrusioni esterne malevole. Il sistema dispone di modalità integrate che impediscono l’inserimento di scambi non autorizzati e permettono a tutti gli utenti di visualizzare e condividere le transazioni effettuate così da creare un controllo attraverso la rete. Questa tipologia di monitoraggio permette a moltissimi soggetti utilizzatori di verificare i dati e l’alterazione di essi diviene difficile in quanto il controllo viene svolto in modo capillare da ogni fruitore; in tal modo si fraziona il rischio derivante da possibili alterazioni fino ad annullarlo quasi del tutto. Per poter accedere sono necessarie delle autorizzazioni specifiche ed i dati e le informazioni contenuti nel registro blockchain sono aperti, e condivisi, possono essere aggiornati, senza la necessità di un’entità centrale di verifica; ciò è possibile perché non si può modificare la catena senza il consenso della rete e grazie alle modalità di sicurezza offerte dagli hash.

Le applicazioni finora studiate ed implementate hanno permesso di fare a meno di banche, notai, istituzioni finanziarie, creando dei processi abbastanza sicuri. I vari settori in cui è stata utilizzata tale tecnologia sono:

  • il settore energetico, dove la blockchain viene usata per semplificare l’accesso all’energia rinnovabile o per le piattaforme di commercio energetico da punto a punto (in inglese: peer-to-peer) dove gli scambi avvengono tra computer o dispositivi collegati in una posizione tra loro paritaria, senza cioè la presenza di una server centrale (cioè un computer che gestisce elabora e distribuisce i files di un sito), e che possono cambiare la propria operatività a seconda delle necessità ed utilità (cioè ad esempio passare da fornitori a clienti e viceversa). Un esempio si ha con la vendita di elettricità tra privati quando si hanno le comunità energetiche in cui un soggetto che è proprietario di pannelli solari, può vendere energia in eccesso ai propri vicini¸ il tutto viene gestito attraverso contatori di ultima generazione (smart) che creano transazioni gestite e registrate dalla blockchain.

  • La finanza; in tale contesto la blockchain permette di gestire pagamenti online, conti e attività di compra-vendita di strumenti finanziari come obbligazioni, azioni, valute e materie prime con lo scopo di ottenere profitti dalla variazione nel tempo dei prezzi (il c.d. trading sui mercati finanziari). Ne è un esempio la Singapore exchange limited, società di investimenti che utilizza tale tecnologia per la tenuta di conti interbancari che servono a modulare le migliaia di transazioni finanziarie sul mercato del trading tra gli operatori di tutto il continente asiatico.

  • Il settore dei media e dell’intrattenimento; la blockchain trova qui un valido terreno per il controllo e la gestione del pagamento dei diritti di autore (copyright) a favore degli artisti. Infatti il controllo dell’utilizzo del contenuto delle opere assoggettate al diritto di autore sarebbe attività davvero difficile vista la numerosità dei passaggi e degli scambi di opere soggette a copyright e in tale contesto la tecnologia viene in aiuto per il controllo degli usi, per la gestione delle transazioni e dei pagamenti.

  • Vendita al dettaglio; utilizzata soprattutto per il tracciamento dei movimenti delle merci tra clienti e fornitori; promotore è Amazon retail che utilizza la blockchain per verificare e garantire che tutti i prodotti venduti sulla piattaforma siano originali.

In Italia l’Osservatorio blockchain & Web3 del Politecnico di Milano ha come obiettivo quello di divulgare e far conoscere i temi che riguardano questa tecnologia, cercando di spiegare in modo semplice ed immediato contenuti e funzionamento, mettendone a fuoco opportunità e benefici, nonché punti di debolezza.

In particolare in tema di debolezza del sistema, bisogna sottolineare che la sicurezza della blockchain non è assoluta, e ciò per diverse ragioni. Ci sono stati, ad esempio, casi in cui alcuni progetti o prodotti che utilizzavano la blockchain sono stati compromessi attraverso manomissioni esterne. In particolare non è sufficiente che la sicurezza sia affidata ad un algoritmo matematico o ad un software, anche qualora fosse il più perfezionato o sofisticato, perché la situazione effettivamente da contrastare risiede nell’escludere che un gruppo più o meno ristretto di soggetti possa coordinarsi e decidere, all’interno della catena informatica e con obiettivi malevoli, quale sia la transazione valida e quale non la sia con possibile pregiudizio sulla sicurezza e a danno degli operatori. Un caso che può far riflettere in tale ambito accadde alla piattaforma Ethereum (piattaforma basata sulla blockchainper gestire denaro e per creare nuove applicazioni) che a seguito dello scandalo “the D.A.O.” (acronimo di organizzazione autonoma decentralizzata e nome di una start up che gestiva un fondo d’investimento in criptovaluta - definita Ether - e operava con un contratto smart sulla piattaforma Ethereum) decise di retrocedere nella catena per eliminare delle transazioni illecite, frutto di truffe che fecero perdere circa 60 milioni di dollari (corrispondenti a circa 3,6 milioni di Ether) agli investitori. In quell’occasione la retrocessione era stata dettata dal ripristino della legalità, ma proviamo a riflettere su cosa sarebbe potuto accadere se a capo della retrocessione ci fossero stati soggetti malintenzionati!

FAO: COLDIRETTI, DA ACETO DI BANANA A GIN DI ALGHE, A ROMA LA BIODIVERSITA’ DEI MERCATI CONTADINI MONDIALI

 

Aceto balsamico ricavato dalla linfa di banana, gin prodotto dalle alghe, patate “tuorlo d’ovo”, sapone al latte di capra al rosmarino e menta, tuberi  dalle proprietà antitumorali. Sono solo alcuni delle centinaia di prodotti provenienti da tutto il mondo salvati dall’estinzione grazie al lavoro di generazioni di contadini di tutti i continenti ed esposti al mercato di Campgna Amica del Circo Massimo a Roma in occasione dell’Assemblea della World farmers Markets Coalition, l’associazione che riunisce i mercati contadini del pianeta. Presenti ai lavori il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al rientro dal vertice Nato di Washington, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini, al segretario generale Vincenzo Gesmundo, a Richard McCarthy, presidente della World Farmers Markets Coalition, e a Carmelo Troccoli direttore della World Farmers Markets Coalition e della Fondazione Campagna Amica.

Dal Vietnam arriva un aceto balsamico prodotto con linfa di banana Laba al 100%, fermentata in botti di rovere per 12 anni, per acquisire un caratteristico colore e sapore. L’alga Dulse cresce nella Baia di Fundy, in Canada, sede delle maree più alte del mondo, durante i mesi estivi, e viene raccolta a mano durante la bassa marea, per essere essiccata ma utilizzata anche per produrre un gin tipico. La Kunzea è una pianta nativa australiano con note aromatiche sia di eucalipto che di agrumi. Viene abbinata al pomodoro per la preparazione di salse. Dalla Turchia arriva l’Adana topa?? una varietà di olive specifica della regione di Çukurova in Turchia e in particolare lungo le fertili pianure tra le catene montuose del Tauro e del Nur. Carnose e saporite, vengono consumate per lo più come olive da tavola, in insalata o soprattutto a colazione. La Raicilla messicana è una bevanda distillata di agave, proveniente da un tipo di pianta che sopravvive ancora in alcune zone rurali dello stato di Jalisco in Messico. Dalla Danimarca proviene la Æggeblomme potato, la patata "tuorlo d'uovo", dal gusto ricco e dal colore dorato, varietà storica quasi scomparsa. Ma ci sono anche la Mashua, un tubero dalle proprietà antitumorali che si coltiva nelle regioni andine come l’Ecuador, il sapone al latte di capra al rosmarino e menta piperita fatto da un allevatore di capre americano, le noci kenyote di Lamu, note per il loro valore nutrizionale, la segale coltivata in Ucraina al prezzo di mille difficoltà legate alla guerra e tante altre specialità. Prodotti che i contadini vendono nei mercati locali del mondo e che hanno – sottolinea la Coldiretti – delle caratteristiche assolutamente preziose, sapientemente custodite contro l’omologazione e la banalizzazione alimentare. La possibilità di avere infatti uno sbocco di mercato consente agli agricoltori di continuare a coltivarli e quindi di salvarli dall’estinzione. La Fao ha denunciato la riduzione della diversità delle coltivazioni e l'aumento delle razze animali a rischio d'estinzione. Su circa 6.000 specie di piante coltivate per il cibo, meno di 200 contribuiscono significativamente alla produzione globale, con solo nove che rappresentano il 66% della produzione totale.

Ma all’Assemblea della World farmers market coalition i contadini hanno portato anche le loro storie di riscatto. E’ il caso di Maria Isabel Balbuena che a Santo Domingo ha organizzato una vera e propria filiera sociale del caffè coltivato e realizzato esclusivamente da donne nelle comunità di Polo, Los Cacaos, Hondo Valle ed Elías Piña. Un’attività che ha liberato dalla miseria e dalla discriminazione le donne in campo.

In Kenya, Naserian, un'agricoltrice di Matasia e Kibiko, ha trasformato le attività agricole della sua famiglia in una fiorente attività diretta al consumatore. Nella fattoria si pratica l'agricoltura mista, c'è molta frutta e verdura di stagione e nella fattoria si trovano anche animali come polli, mucche, capre e pecore.

Ma ci sono anche giovani che hanno riscoperto mestieri tradizionali come Rich Bewley, inglese, che lavora come mugnaio nel mulino Kornby Mølle in Danimarca, a 35 km da Copenhagen, dove si coltivano e macinano grani antichi, come la varietà øland e la segale. Queste vengono utilizzate dai fornai presenti al mercato degli agricoltori Grønt Marked di cui Rich è coofondatore.

Dopo aver trascorso 23 anni nel settore della vendita al dettaglio in Francia, Cina e Paesi del Golfo e cinque anni nel settore alimentare, Jean-Charles Khairallah ha decido di mettere le competenze al servizio del suo Paese d'origine, il Libano. Qui ha lanciato un progetto agricolo chiamato Terres Gourmandes, con 3.000 metri quadrati coltivati in permacultura per il Mercato Agricolo di Badaro.

“Opportunità rese possibili grazie anche all’esperienza italiana dei mercati contadini, con la rete di Campagna Amica che si propone oggi come modello a livello mondiale per aiutare le economie dei Paesi più poveri, a sviluppare filiere alimentari “dal basso” per difendere la democraticità del cibo e riappropriarsi dei processi decisionali a vantaggio della collettività” ha dichiarato il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

 

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 20 luglio 2024 

PRATICHE SLEALI, COLDIRETTI: MAI SOTTO COSTI DI PRODUZIONE E OBBLIGO ETICHETTATURA IN EUROPA PER FILIERE EQUE

Alla nuova Commissione chiediamo un cambio di passo sulle politiche del cibo, su Nutriscore e direttiva packaging

 

Dall’Unione Europea è necessario un impegno per rafforzare le misure contro le pratiche sleali e tutelare così i produttori agricoli. Non solo, bisogna lavorare per filiere più eque che passi dall’obbligo di etichettatura su tutti gli alimenti in Europa, senza dimenticare di intervenire sul nutriscore e sulla direttiva packaging. Per l’occasione è stata allestita una mostra per toccare con mano le principali minacce che gravano sulla filiera agroalimentare nazionale e che rischiano si stravolgere in peggio in modelli di consumo e la dieta degli italiani.

Fermare le pratiche sleali. Coldiretti è stata l’unica organizzazione ad avere il coraggio di denunciare un colosso come Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, costretti sino ad oggi a subire le decisioni dell’industria senza poterle contestare per paura di ritorsioni. Un impegno che va esteso a tutti i settori, poiché il cibo prodotto dai nostri agricoltori non può essere trattato come una commodity alla mercé di poche multinazionali.

Modificare il codice doganale sull’origine dei cibi. L’Europa deve inoltre modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.

L’invito alla nuova Commissione è quello di assicurare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’Unione, sostenendo la proposta di legge europea promossa dalla Coldiretti per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi. Grazie alla ventennale battaglia della Coldiretti la provenienza è stata estesa a livello nazionale, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.

Stop al Nutriscore che mette a rischio 13 mld di Made in Italy. Inoltre, spiega Coldiretti, va fermata la diffusione dell’etichetta a semaforo che mette a rischio 13 miliardi di euro di esportazioni di prodotti italiani che finirebbero bollati sugli scaffali europei con valutazioni negative, a partire da quelli Dop e Igp, dando la falsa sensazione ai consumatori che molte delle più note eccellenze del Made in Italy a tavola facciano male alla salute. In questo modo una merendina artificiale diventa sempre preferibile a un pezzo di parmigiano reggiano o di grana padano.

Tra i vari dossier sul tavolo del prossimo esecutivo uno dei più pericolosi per l’agricoltura tricolore e la salute dei cittadini è, infatti, quello legato al Nutriscore, il sistema di etichettatura che “recensisce” i prodotti alimentari utilizzando i colori del semaforo, giallo, rosso e verde per indicare la salubrità dell’alimento, concentrandosi solo su alcune sostanze nutritive come zucchero, grassi e sale, ma senza tener conto delle quantità assunte. Un sistema sostenuto dalle multinazionali che penalizza prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e che è stato sino ad oggi adottato da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, mentre il Portogallo ha fatto da poco marcia indietro, grazie anche all’azione dell’Italia.

Ma soprattutto un sistema ingannevole che marchia col bollino rosso eccellenze del made in Italy, mentre lo stesso olio extravergine d’oliva, elisir di lunga vita, “viaggia tra la “C” e la “B”. Al contrario, cibi ultraprocessati di cui spesso non è nota neppure la ricetta vengono promossi a pieni voti col bollino verde e la lettera “A”. Un evidente tentativo di un pugno di oligarchi di mettere le mani sull’alimentazione mondiale, omologandola e sostituendo specialità da secoli presenti sulle tavole con prodotti di sintesi.

Intervenire sul regolamento packaging. Un altro nodo da sciogliere è quello del regolamento packaging. Il pressing di Coldiretti e Filiera Italia ha permesso di escludere dalle restrizioni bottiglie di vino e vasi per i fiori e di aumentare la discrezionalità di applicazione da parte degli Stati nazionali. Resta però incerto il destino dell’ortofrutta di IV Gamma come insalata in busta o confezioni di pomodorini e frutta, a rischio di scomparire dagli scaffali. Potrebbe, infatti, accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no, con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione.


comunicato stampa 

Coldiretti autorizza la libera e gratuita pubblicazione della foto: "I prodotti della biodiversità dai cinque continenti all'assemblea mondiale dei mercati contadini della World farmers market coalition con la Coldiretti a Roma"

12 luglio 2024

 

BIODIVERSITA’: COLDIRETTI, CONTADINI DI TUTTO IL MONDO A ROMA, DAI MERCATI UN NUOVO MODELLO DI CIBO SOSTENIBILE
Venerdì e sabato assemblea della World Farmers Markets Coalition alla presenza dei ministri Tajani e Lollobrigida

 

Con oltre 70 associazioni rappresentative da 60 paesi, 20.000 mercati coinvolti, 200.000 famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori, la World Farmers Markets Coalition apre la sua assemblea che per due giorni si e' tenuta  all’interno del mercato di Campagna Amica del Circo Massimo a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro degli esteri Antonio Tajani, del ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida (presente nella mattinata di sabato), del sindaco di Roma Roberto Gualtieri oltre che del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del Segretario Generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo.

Nata nel 2021 su impulso di Coldiretti e Campagna Amica, la WorldFMC è un'organizzazione non-profit che fa parte dei dieci progetti selezionati nell'ambito del Programma Food Coalition della Food and Agriculture Organization (Fao). In poco tempo è diventata un punto di riferimento sulle tematiche internazionali del cibo locale, anche grazie all’esperienza italiana dei mercati contadini, con la rete di Campagna Amica che si propone oggi come modello a livello mondiale per aiutare le economie dei Paesi più poveri, a sviluppare filiere alimentari “dal basso” per difendere la democraticità del cibo e riappropriarsi dei processi decisionali a vantaggio della collettività. Un esempio è il MAMi (Mediterranean African Markets Initiative), finanziato dal ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale e svolto dal Ciheam Bari con la collaborazione della World Farmers Markets Coalition e Campagna Amica, che prevede la creazione di una rete di mercati in Tunisia, Egitto, Kenya, Libano e Albania.

Mentre le catene globali controllate dalle multinazionali, che spingono i cibi ultraprocessati, sfruttano territori e risorse, la maggior parte dell'umanità è nutrita da filiere alimentari di prossimità.

Uno studio di IPES-Food, intitolato "Food from somewhere: building food security and resilience through territorial markets", rivela che oltre il 70% della popolazione mondiale è alimentata da piccoli produttori e reti di agricoltori, che utilizzano meno di un terzo delle terre agricole e delle risorse globali.

Per questo, agricoltori da tutto il mondo, istituzioni, tecnici ed esperti nel campo dell'agricoltura e dello sviluppo comunitario, condivideranno esperienze all'interno di una comunità globale di pratiche dei mercati agricoli.

Rappresentanti di oltre 30 paesi e regioni diverse, tra cui Bangladesh, Brasile, Canada, Stati Uniti, Uganda, Vietnam, solo per citarne alcuni, uniranno le forze per supportare lo sviluppo di sistemi alimentari locali sostenibili. Questo incontro mira a colmare il divario tra le aree rurali e urbane, potenziando le economie locali, migliorando la sanità pubblica e promuovendo la biodiversità attraverso partenariati nei mercati agricoli.

Il valore del cibo di prossimità. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Fao, gli agricoltori di piccola scala e a conduzione familiare producono l’80% dell’approvvigionamento alimentare nell’Africa sub-sahariana e Asia. In media, con il fabbisogno alimentare delle città viene fornito principalmente da un’agricoltura attiva nel raggio di 500 km. Per fare qualche esempio, che avvalora tale dato, metà della frutta e della verdura consumata in Messico è venduta nei mercati, 30 milioni di italiani acquistano direttamente dagli agricoltori, e negli ultimi tempi i mercati contadini sono quadruplicati sia in Italia che negli Stati Uniti.

La situazione in Italia. In Italia, negli ultimi cento anni, si è perso il 75% delle varietà di frutti secondo l’allarme lanciato dalla Fao. Coldiretti ha invertito la rotta, salvando 418 cibi antichi grazie ai mercati degli agricoltori e alle fattorie di Campagna Amica. Con 5.547 prodotti alimentari tradizionali censiti, 320 specialità Dop/Igp e 526 vini Dop/Igp, l'Italia è leader mondiale in biodiversità alimentare. Italia che è anche leader in Europa con quasi 80mila operatori nel biologico. Sul territorio nazionale – spiega Coldiretti – oggi ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole.