IL FONDO DANNI E PERDITE: L’ITALIA TRA I DONATORI DI RISORSE

di Alessandra Di Giovambattista

 

8-4-2024

 

Dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 si è svolta a Dubai la conferenza sul clima Cop28 finalizzata all’attuazione dell’Accordo di Parigi, firmato il 12 dicembre 2015 e di cui fanno parte 191 Stati che hanno condiviso la prima intesa universale e giuridicamente vincolate sul cambiamento climatico, con un obiettivo comune: contenere nel lungo termine l’aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di 2 gradi centigradi oltre i livelli preindustriali (l’incremento va limitato ad 1,5 gradi centigradi). L’incontro ospitato nel 2023 a Dubai - all’insegna della ricerca, da parte degli Stati partecipanti, di un’azione comune contro la crisi climatica – si organizza ogni anno in una capitale diversa ed ha coinvolto 180 paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), alcuni paesi osservatori e svariati enti sovranazionali.

La conferenza di Dubai è la prima che si svolge dopo che la temperatura media della Terra ha superato la soglia dei tanto temuti 2 gradi, anche se solo per pochi giorni, e ciò è sufficiente per fare stimare con oltre il 99% della probabilità che il 2023 sarà l’anno più caldo della storia (almeno di quella finora registrata! Si ricorda che il confronto viene effettuato sugli ultimi dati di riferimento del periodo della seconda metà dell’ottocento), così come peraltro confermato dall’Organizzazione metereologica mondiale. Tra giugno ed ottobre del 2023 i gradi sono stati, in media, al di sopra degli 1,5 gradi centigradi, con settembre che ha fatto registrare una media di ben 1,75 gradi centigradi superiori ai valori di riferimento. Il surriscaldamento proviene dalla quantità di energia che la Terra trattiene e che per il 2023 ha corrisposto a circa 16 bombe atomiche della stessa portata di quella che distrusse Hiroshima.

Sembra che la partita si giochi tutta sulle emissioni derivanti dalle fonti fossili e quindi il messaggio è: stop alla produzione di energia derivante dalle fonti fossili e quindi spinta verso la decarbonizzazione, aumento delle misure e delle risorse per le politiche economiche finalizzate al miglioramento delle condizioni climatiche, incremento delle fonti rinnovabili e spinta verso meccanismi che tentino di assicurare equità e giustizia tra Nord e Sud del mondo migliorando lo standard di vita delle popolazioni.

Tra i grandi assenti il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ed il presidente cinese Xi Jinping; ciò ha fatto supporre che l’assenza dei Paesi che ad oggi sono tra i più grandi inquinatori mondiali non rappresenti un buon segno, sia in termini di impegni futuri, sia in termini di riconoscimento delle proprie responsabilità. Altro importate assente, ma per motivi di salute, è stato Papa Francesco che però con un messaggio pubblicato sui social network ha invitato tutti i responsabili “a pensare al bene comune piuttosto che agli interessi di pochi paesi o aziende”.

L’incontro si è concluso con la definizione di macro-obiettivi e con la sottolineatura dell’importanza della diplomazia ambientale e del cambiamento ideologico basato su politica internazionale e governance globale per cercare una cooperazione efficace per contrastare il cambiamento climatico. Per quest’ultimo è stato posto il limite massimo di 1,5 gradi centigradi in media di aumento rispetto al livello di riferimento (seconda metà dell’ottocento). La riflessione profonda si è basata sulla considerazione che l’umanità va protetta e va assicurata una situazione ecologica vivibile per le generazioni future. Il rappresentante del Consiglio Europeo – Charles Michael – ha evidenziato che gli sforzi condivisi dell’Unione Europea dal 1990 hanno permesso: la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 30% circa, la produzione tripla di energia rinnovabile raddoppiando nel contempo l’efficienza energetica. Il prossimo obiettivo sarà quello di non dipendere più dai combustibili fossili. Inoltre l’Unione Europea risulta il principale erogatore di finanziamenti pubblici volti a contrastare la crisi climatica con fondi per circa 23 miliardi di euro per il solo 2023.

In termini di definizione di piani d’azione, la Cop28 si è concentrata soprattutto: sulla transizione verso nuove forme di energia con l’obiettivo di creare un sistema energetico completamente o prevalentemente privo di combustibili fossili e di emissioni di carbonio entro il 2030 che incrementi l’energia rinnovabile e l’utilizzo efficiente dell’energia prodotta, sulla definizione di finanza climatica che contiene al suo interno il “Fondo per danni e perdite”, sulla centralità del rispetto dell’ambiente, delle persone e del loro lavoro, sulla piena condivisione e partecipazione degli Stati alle varie iniziative. In tale contesto è stato pensato il citato Fondo per il clima - che in realtà è stato richiesto da tre decenni, che era stato annunciato alla Cop26 del 2021 ed era stato configurato già nella Cop27 del 2022 – che avrebbe come obiettivo il risarcimento dei Paesi vulnerabili economicamente che affrontano perdite e danni causati dai cambiamenti climatici che spesso si esprimono attraverso le devastazioni causate dal crescente numero di eventi atmosferici estremi come inondazioni, siccità, innalzamento del livello del mare. Il Fondo rappresenta il terzo pilastro della finanza climatica e determina le risorse destinate ai Paesi più colpiti dagli eventi naturali, e messe a disposizione dei Paese sviluppati, che si ritiene siano quelli maggiormente responsabili dell’inquinamento del passato che sta causando gli attuali cambiamenti ambientali. La logica del Fondo, che ha una connotazione di giustizia climatica, si basa sulla minore responsabilità che i Paesi più vulnerabili hanno in termini di inquinamento e di surriscaldamento globale rispetto ai paesi più ricchi, e quindi maggiormente inquinanti poiché protagonisti delle rivoluzioni industriali passate. Pertanto il Fondo si basa sulle diverse responsabilità in termini di inquinamento e quindi vengono riconosciuti dei diritti di compenso per qui Paesi che oltre ad essere i più vulnerabili dal punto di vista climatico sono anche quelli più deboli in termini economici. Il ristoro finanziario, a favore di queste Nazioni, è visto come una soluzione alle emergenze climatiche che, sottraendo risorse per la transizione verso forme meno inquinanti di energie alternative, potrebbero impedire lo sviluppo delle economie più deboli che peggiorerebbero così anche le loro già pesanti posizioni di sovraesposizione debitoria.

Il Fondo perdite e danni sarà gestito per i primi quattro anni dalla Banca Mondiale - questo aspetto ha offerto il fianco a critiche legate soprattutto al fatto che il governo della Banca è in mano ai paesi più ricchi, USA al primo posto - e dovrà essere alimentato con almeno 100 miliardi di dollari annui; la contribuzione non è obbligatoria ma volontaria (così come indicato dagli USA nelle precedenti edizioni della convention) e non prevede un limite minimo di finanziamenti. Questo strumento di finanza climatica è inoltre risultato per ora solo una chimera in termini di risorse da raccogliere; infatti gli obiettivi che si erano posti nel 2009 di assicurare ai Paesi a più basso reddito, 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 non è stato raggiunto. Nel 2021 si sono messi insieme poco meno di 90 miliardi di dollari mancando l’obiettivo annuale; la speranza è quella di raggiungerlo nel prossimo futuro. In più molti sono i dubbi circa la sua effettiva operatività in quanto sono molteplici le questioni pratiche che andranno affrontate e risolte, non ultima proprio la volontarietà del finanziamento del Fondo che lo renderebbe una misura poco incisiva. C’è anche da risolvere il problema dell’ammontare delle risorse disponibili e di quelle necessarie (si parla di circa 100 miliardi di dollari annui, ma i Paesi in via di sviluppo sembra ne chiedano il quadruplo), degli obiettivi da perseguire ed entro quali orizzonti temporali, e della individuazione degli Stati contribuenti del Fondo e di quelli legittimati a ricevere il denaro. Inoltre bisognerebbe attenzionare quelle situazioni che potrebbero di fatto celare una sorta di accordo tra Stati che producono ingenti combustibili fossili (proprio gli Emirati Arabi Uniti) - i quali subirebbero le maggiori perdite in caso di una veloce riconversione a favore delle energie alternative - che potrebbero pertanto spingere verso un rallentamento della transizione energetica.

Nella Cop28 gli Emirati Arabi Uniti, che hanno ospitato l’evento, hanno contribuito con 100 milioni di dollari, anche l’Italia ha messo a disposizione 100 milioni di dollari, gli USA hanno destinato solo 17 milioni di dollari, la Germania ne ha promessi 100 milioni, il Regno Unito 50 milioni, mentre il Giappone ne ha destinati solo 10 milioni. Si sottolinea come l’impegno finanziario dello Stato italiano sia maggiore rispetto a Nazioni molto più forti, finanziariamente parlando, ed anche più responsabili dell’inquinamento ambientale. Ma forse questo impegno, un po’ sproporzionato, vuole in qualche modo andare a bilanciare i danni che si produrranno in termini di inquinamento dalla sottoscrizione di un contratto che l’Italia (con le società Tecnimont e Saipem del gruppo ENI) ha sottoscritto con gli Emirati Arabi (con la compagnia petrolifera nazionale Adnoc) per lo sfruttamento di due giacimenti di gas!

Altro aspetto che andrebbe valutato riguarda la ricerca degli effettivi ed ulteriori eventi che generano danni ambientali: in tal senso non risulta che qualcuno abbia mai stimato i danni derivanti dalle guerre. In particolare sembra che tutte le sofisticate armi messe in campo nei conflitti ormai sparsi in tutto il mondo, non possano generare inquinamento soprattutto nei paesi più poveri che spesso si trovano al centro di guerre non volute, ma solo subite!

Ma ci sono anche altre situazioni che inducono a sottolineare aspetti curiosi e problematici che forse avrebbero dovuto indurre ad una maggiore cautela o quantomeno alla necessità di definire meglio i soggetti beneficiari delle risorse del Fondo. Infatti secondo quanto fu deciso nel 1992 durante la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cina è stata definita un Paese in via di sviluppo. Ma questo accadeva ben 32 anni fa e le cose oggi sono ben diverse e già da molto tempo. In questa veste quindi la Cina beneficerà delle risorse raccolte dal Fondo danni e perdite, istituito per aiutare i Paesi che subiscono le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici, pur essendo lo Stato che oggi emette più anidride carbonica (CO2) ed altri gas serra che sono la principale causa del cambiamento climatico. Ma allora, forse, bisognava essere più cauti e chiedere magari una preventiva revisione e verifica degli Stati che beneficeranno delle risorse, visto che il Fondo dovrebbe rappresentare anche uno strumento di giustizia climatica?

A voi tutte le considerazioni del caso.

 

 

 

In occasione del V anniversario della ong Apn

presso UNAR

Domenica 14 aprile 2024, ore 17,30 in Via Ulisse Aldrovandi 16a - 00195,

Roma, in Sala Roma avrà luogo la presentazione del libro “IL SALOTTO DEL

DOTTOR COPRODE” del dottor Adriano Ottaviani Zanazzo, giornalista de "Il

Tempo"

 

P R O G R A M MA-INVITO

17,00-21,00

 

17,00 (registrazione ospiti e breve presentazione di attività culturali e progetti (corso di lingua italiana per stranieri, corso di lingua inglese, francese e spagnola).

 

Concerto per piano del maestro Piero Marsili

 

presentazione e dibattito

 

 

Il salotto del dottor Coprode è una opera letteraria scritta dal giornalista Adriano Ottaviani Zanazzo che si sviluppa in una serie di conversazioni tra due intellettuali, uno di stampo conservatore, l’altro di ispirazione «Olo-democratica, della Democrazia totale, unico movimento extraparlamentare di centro, ma con un occhio a Sinistra».

 

ore 19,00. buffet in Sala Affreschi presentato dalla socia Claudia Polveroni.

 

R.S.V.P. Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Cobweb” e “Honey Sweet” vincitori del Florence Korea Film Fest. A Firenze anche menzioni speciali per due giovani registe

Si è conclusa il 29 marzo sera la ventiduesima edizione del Florence Korea Film Fest, svoltasi presso il cinema teatro La Compagnia di Firenze. Come di consueto, il Festival ha riconosciuto un premio al film scelto dalla giuria e uno a quello più votato dal pubblico.

La giuria, composta dal critico cinematografico Lorenzo Pierazzi, dalla giornalista Laura Della Corte, dall’architetto cinefilo Carlo Pellegrini, dal dottor Luca Barni, laureato in Storia e Critica del Cinema all’Università di Firenze e Ginevra Barbetti giornalista nel settore cultura e spettacolo per il Corriere Fiorentino e Io Donna, nonché presieduta da Elisabetta Vagaggini, attiva da oltre vent’anni come giornalista esperta di cinema, ha selezionato per la premiazione il film ambientato negli anni Settanta “Cobweb” del regista Kim Jee Woon, attore protagonista Song Kang Ho, in concorso nella categoria “Orizzonti coreani”.

La giuria ha assegnato il premio con la seguente motivazione: “Per la capacità di raccontare il cinema e mescolare in maniera innovativa i generi thriller, horror e commedia, con virtuosi salti temporali tra verità e finzione; per la maestria registica nel ritmo e nella ironia della scrittura, oltre a quella delle interpretazioni degli attori, tra cui spicca quella del protagonista Song Kang Ho; per la capacità straordinaria di stare in equilibrio sul sottile diaframma che separa il dramma dalla commedia, la realtà dalla finzione, portando lo spettatore a riflettere sul confronto continuo tra arte e vita”.

Il regista Kim Jee Woon ha accolto la premiazione ricordando di essere stato forse il primo ospite ad essere stato invitato dal Festival di Firenze e anche di essere stato il guest con il maggior numero di presenze. “Ogni volta che visito il Festival” ha detto “torno a casa con una energia positiva, grazie alla vostra calorosa ospitalità, alla vostra passione per il cinema e al vostro incoraggiamento”.

“Ripensando ora al film Cobweb, mi chiedo se non sia una storia che racconta l’amore”, sembra chiedersi “Io amo cosi tanto fare film, perché invece il cinema è cosi freddo nei miei confronti?”. “Sembra” ha proseguito il regista “quasi un amore non corrisposto e sembrerebbe la storia di un uomo ferito, disperato, deluso”, storia che “racconta il percorso del protagonista che tenta di non rinunciare alla sua passione”. “Mi chiedo” ha aggiunto Kim Jee Woon “se non sia stato questo uno dei fattori per cui la giuria ha dato la sua valutazione positiva”.

Il regista ha quindi ringraziato l’organizzazione e lo staff del Festival, nonché “più di tutti”, “il pubblico fiorentino, per l’amore dimostrato verso il cinema coreano”.

La giuria del FKFF ha inoltre rilasciato due menzioni speciali per ulteriori due film in concorso nella categoria Independent Korea.

A “Green House” della regista Lee Sol-hui, interpreti Yang Jae-sung e Kim Seo-Hyung è stata riconosciuta una menzione speciale per la regia, “Per la capacità della giovane regista Lee Sol-hui (…) di confezionare un’opera di esordio con un tratto registico di alto livello, nella quale a partire dai drammi di due famiglie, quello di un’anziana coppia e quello di una giovane madre single impegnata ad offrire un futuro al figlio adolescente, si fondono temi sociali, in un susseguirsi di eventi che virano dal thriller alla commedia. Un film avvincente, nel quale accadimenti inverosimili danno vita ad una storia credibile dal punto di vista umano, che si avvale di una regia ottima, di un gran lavoro di montaggio e della impeccabile interpretazione, sui cui spicca la prova della protagonista Kim Seo-Hyung”.

La seconda menzione speciale, assegnata dalla giuria alla miglior opera prima, è andata al film “Hail to hell” della regista Lim Oh-jeong, quale “storia di formazione e amicizia che racconta sapientemente problematiche giovanili della società contemporanea, come il bullismo e le sofferenze ad esso collegate, il desiderio di vendetta, la solidarietà e anche la falsità delle sette religiose basate sul fanatismo”. “La recitazione delle giovani protagoniste è davvero sorprendente e la regista dimostra di avere padronanza di ogni aspetto della macchina cinema”. “Possiamo concludere” hanno aggiunto i giurati “che il cinema sudcoreano è in buone mani”.

Il pubblico ha invece votato come miglior film “Honey Sweet” di Lee Han, con gli attori Yoo Hae-jin e Kim Hee-sun, anch’esso in concorso nella categoria Orizzonti Coreani, commedia già proiettata al Festival di Busan del 2023, dove era stata ben accolta dal pubblico.

Il regista Lee Han, venuto a conoscenza di aver ricevuto il premio, ha dichiarato: “Sono davvero contento e onorato”, “ottenere l’approvazione del pubblico è per un regista un grande piacere” motivo per cui “questo premio più di altri rappresenta per me motivo di grande gioia”. Ha poi ricordato che “Il film, naturalmente, non si regge solo sulle spalle del regista”, quindi ha colto l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del film, dal titolare di produzione, al direttore della fotografia, al direttore della musica e l’intero staff, gli “attori e tutto il resto del cast, per la loro ottima prestazione durante il periodo delle riprese”, per poi concludere formulando l’auspicio di poter venire presto in Italia a ritirare il premio.







Speciale “Cobweb”, vincitore della 22° edizione del FKFF

Uno dei film più attesi al Florence Korea Film Fest era Cobweb, del noto regista Kim Jee-woon con attore protagonista Song Kang-ho, conosciuto per il ruolo recitato in Parasite. Il film è stato proiettato in prima visione italiana sabato 23 marzo in prima serata, registrando uno straordinario afflusso di pubblico. Che il fortunato binomio Kim Jee-woon-Song Kang-ho, alla sua quinta collaborazione nell’arco di 27 anni, fosse oggetto di grande interesse lo si era compreso già al mattino, con il sold out della masterclass loro dedicata.

“Cobweb” è un film emblematico dello stile coreano, la cui caratteristica saliente è la capacità di alternare nello stesso film diversi registri, capacità di cui Kim Jee-woon, regista eclettico alla continua ricerca del nuovo, è maestro. Per realizzare con successo un film satirico d'epoca, che si trasforma da melodramma a thriller, da film catastrofico a horror, descrivendo la situazione ironica del protagonista, il regista ha voluto l’attore Song Kang-ho, con cui ha girato “The quiet family” (1998), “The foul King” (2000), “Il buono, il matto, il cattivo” (2008) e “The Age of Shadows” (2016).

Un sodalizio prezioso, perché, come ha spiegato il regista durante la masterclass, Song Kang-Ho ha una straordinaria capacità di gestire l’atmosfera del momento, riuscendo a “gelare con uno sguardo” una stanza per poi, subito dopo, riportare l’atmosfera a temperature più miti, e questo consente di passare brillantemente da un genere all’altro nello spazio di uno sguardo.

“Cobweb” racconta del regista Kim Yeol, il cui personaggio, ha confessato il regista Kim Jee woon, “è frutto di un assemblaggio di tanti modelli di regista veramente esistenti e che ammiro molto”. Kim Yeol intrattiene un rapporto difficile con la critica (“la critica è la vendetta di chi non sa fare arte”) ed è ossessionato dall'idea di rigirare il finale del suo ultimo film per renderlo un capolavoro. Riesce ad ottenere due giorni per poter riprodurre le scene necessarie e procede nonostante il veto della censura, dovendo gestire il caos generato dalle crisi e dai problemi personali di un cast esausto e per nulla collaborativo, che torna sul set controvoglia, in un susseguirsi di incidenti, discussioni e colpi di scena. Ambientato negli anni Settanta, il film differenzia le scene del presente da quelle del film in lavorazione alternando colore e bianco e nero e restituisce uno spaccato di vita sul set che per alcuni aspetti ricorda la pièce di “Rumori fuori scena”, con uno sguardo al difficile contesto storico in cui il cinema coreano produceva negli anni Settanta.

Il regista Kim Jee-woon ha raccontato di aver avuto tra le mani il progetto di realizzare Cobweb durante la pandemia, un periodo “difficile per tutti”. “La mia preoccupazione era che un mezzo audiovisivo potente e popolare come il film potesse sparire dalla nostra vita e potessimo restare senza”. Racconta il regista. “Ho fatto tante riflessioni: quanto amo il cinema, quanto amo i film, cosa significa per me fare film. E in quel momento ho avuto in mano Cobweb”. “Non credo di essere stato l’unico regista che ha avuto questi pensieri, riguardo alla sorte del cinema” - aggiunge - “perché tanti registi hanno fatto riflessioni durante la pandemia”.

“Quando ci sono difficoltà e crisi, mi chiedo sempre come reagirebbero i grandi artisti degli anni ‘70 e come risolverebbero la situazione” prosegue Kim Jee-woon “Quando si vivevano tempi molto bui per la società coreana ma era il periodo d’oro del cinema coreano”.

Circa i ruoli femminili del film, “all’epoca i ruoli femminili erano in funzione della evoluzione del ruolo maschile” ha spiegato Kim Jee-woon “mentre adesso stiamo cercando di ridisegnarli e rappresentarli in maniera più realistica”. Ha poi aggiunto: “In realtà, non è che avessi avuto intenzione di parlare dei ruoli femminili, ma è venuto fuori un drama avantgarde” rispetto alla tradizione, dal momento che nei “film di genere horror e thriller, solitamente i ruoli femminili sono vittime”. “Mi sono chiesto: cosa succede se diamo al ruolo femminile ambizione e potere?” Dall’intenzione di voler cambiare totalmente gli schemi precedenti è scaturita la trama di “Cobweb”.

Alla domanda: il film parla di un regista che vuole rivedere il finale del suo film, ha mai pensato che un suo film potesse avere un finale diverso? Kim Jee-woon ha risposto: “Si, l’ho pensato diverse volte, però il finale è il risultato di un lavoro e di tante scelte precedenti. Quindi se adesso si potrebbe anche immaginare di far meglio, questo è frutto del miglioramento progressivo che si è avuto nel tempo”.

Dal canto suo, l’attore protagonista di “Cobweb”, Song Kang-ho ha affermato che il film “riflette l'umorismo esilarante e spiritoso di Kim Jee-woon”, confessando poi che gli è piaciuto interpretare il suo primo ruolo da regista: "Mi è piaciuto stare dietro la telecamera e dare indicazioni agli altri attori. Ho interpretato il ruolo a modo mio”.

Song Kang-ho ha poi detto che “A livello personale, il fatto che il film fosse ambientato negli anni ‘70 non ha inciso molto, mi sono piuttosto concentrato sulla passione e le ambizioni del protagonista. Si parla di un set cinematografico, ma è solo una rappresentazione simbolica di dinamiche che avvengono anche al di fuori di quel contesto”. E poi, ha aggiunto, “Il regista vuole cercare se stesso attraverso la riscrittura del finale del film, il focus è più su questo aspetto”.

Alla domanda: cosa penserebbe il suo regista della k-wave e del successo oltrefrontiera che il cinema coreano sta avendo? Kim Jee-woon ha risposto: “credo potrebbe pensare che la k-wave sia un periodo pieno di prosperità, reso possibile grazie al lavoro dei nostri predecessori, che hanno dato il loro contributo alla cinematografia”















EUROPA E ITALIA PER LA SOSTENIBILITA’ IN AFRICA E NEL MEDITERRANEO

 

Lunedì 4 marzo 2024 a Roma presso la sede del Parlamento e della Commissione europea in Italia, Enrico Molinaro, Segretario Generale della “Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo” (Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo - Capofila della Fondazione Anna Lindh in Italia),), ha aperto i lavori della Conferenza Internazionale “L'Unione europea e l'Italia per la sostenibilità in Africa e nel Mediterraneo allargato”, assieme ai rappresentanti istituzionali. La RIDE ha promossotale conferenza in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea in Italia e Prospettive Mediterranee, con il contributo dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, laFondazione PRIMA (Segretariato italiano), il Dipartimento delle Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell'Università di Siena (UNISI), Euro-Gulf Information Center (EGIC).

La conferenza in oggetto costituisce la prima di una Trilogia di conferenze in Italia su Sostenibilità e la Cucina Identitaria, seguito da un evento a Roma Lunedì 20 Maggio 2024, e un evento a Scicli, in Sicilia, Giovedì 12 Settembre 2024, nel contesto dell'iniziativa annuale inter-istituzionale Euro-Med diMedi-Jer, quest’anno alla VI edizione.

 

Tra i temi affrontati, innanzitutto si sottolinea l’importanza della salute del territorio del vicino Continente africano che è primaria per la diffusione dell’acqua, delle emergenze e dell’emigrazione. Curare la terra significa alimentarsi senza aiuti. L’impegno continuo deve essere teso dunque allosviluppo sostenibile ed al ciclo produttivo economico.

Inoltre, l’Italia al centro del Mediterraneo è in posizione strategica con l’Africa.

Cooperazione poi significa supportare i Paesi africani, per una nuova sostenibilità nostra e loro.

L’Europa non ha fatto molto per gli investimenti, la sicurezza e la prevenzione.

La cooperazione complessiva per l’estensione di un euro-piano può partire dal Mediterraneo, serbatoio di risorse e relazioni.

Sono questi anni difficili, di crisi economica, crisi sanitaria, crisi militare: dunque Europa e Africa devono interagire in un dialogo continuo ed aperto, per la salvezza del pianeta.

Da considerare che l’Italia ha una conoscenza millenaria con il Nord Africa, con la cultura, la storia e le tradizioni.

E’ necessario dunque un approccio nuovo con i Paesi africani, non tralasciando le dolorose vicende coloniali, per rappresentare mutua assistenza per una transizione possibile.

Esistono divari tra Nord Africa e Africa subsahariana, dove si assiste ad una fuga costante dalla campagna alla città e l’emigrazione dal continente per tensioni e povertà diffusa. I Paesi più poveri richiedono dunque una pianificazione agricola.

L’irrogazione dell’acqua può registrare falle nello scorrimento idrico.

Il recupero delle terre degradate deve andare poi a beneficio delle comunità locali, dove non vi è una produzione su larga scala.

Le piante indigene salvaguardano i terreni per l’ombra e l’umidità.

La partecipazione alla coltivazione dei terreni contribuirà a rendere accessibile a tutti la risorsa alimentare nell’ambito di una certa sostenibilità ambientale. L’insediamento dalle aree rurali in città determina agglomerati di costruzioni urbane, dove parte della popolazione vive in condizioni precarie.

Ma la cultura multietnica però è molto lontana ancora.

L’Africa ha una grande variazione ambientale ed un clima differente. Ed a tale proposito si discute dei meccanismi che regolano gli eventi estremi, di medio-lungo periodo per i cambiamenti climatici.

Dunque più ragioni spingono ai movimenti all’interno ed all’esterno di un Paese. Tra questi la mancanza di coesione interna accelera l’instabilità in Africa. Quindi l’obiettivo è di migliorare l’esistenza, gli approvvigionamenti e viaggi culturali e socio-economici.

Bisogna dunque pianificare l’emigrazione e l’immigrazione comuni.

I problemi d’altronde non sono di oggi, stanno sul tappeto da più di un decennio. Ma il Governo meloni è il primo ad aver preso posizione netta nella situazione incresciosa e difficile nella quale versa il nostro Paese sia per quanto riguarda il versante immigrazione clandestina che si registra da una parte all’altra delle sponde del Mediterraneo, sia nei confronti dell’Africa e dei Paesi afro mediterranei, sia nei confronti dei Peasi europei, il tutto reso più difficile dall’approvvigionamento di energia fino ad oggi giunte dalla Russia di Putin. Che oggi la guerra Ucraina Russia ha reso impossibile. Dunque il governo Meloni si è precipitato ad aprire negoziati di partnenariato con i Paesi d’Africa. Ne è testimonianza il Vertice Italia Africa che si è tenuto lo scorso 29 gennaio presso il Senato. Per la primavolta infatti il Vertice si è tenuto presso il Parlamento, di qui il carattere politico istituzionale che havisto il coinvolgimento di tutte le rappresentanze istituzionali, dal presidente della Repubblica Mattarella che ha ospitato i Capi di Stato africani presso il Quirinale il 28 gennaio ai rappresentantiistituzionali politici, in primis Giorgia Meloni e Tajani, ministro degli affari esteri, che hanno aperto i lavori del vertice alla presenza delle istituzioni europee ivi presenti.

Bisogna incrementare le relazioni per l’emergenza che viviamo, che deve vedere in primo piano Italia, Europa e Africa interagire con rapporti di partenariato tra Stati.

La cultura è molto importante ed investire sui giovani è fondamentale: saremmo pronti ad una cooperazione con gli studenti delle università del Mediterraneo. Lo studio delle arti, dell’opera lirica potrebbero essere oggetto di studio per conoscere un patrimonio di tradizioni. A tale proposito si registra la presenza della ormai famosa cantante lirica, Felicia Bongiovanni, che tra l’altro ha portato la musica lirica italiana in Africa, in partcolare in Etiopia in occasione dell'inaugurazione dell'Auditorium "Giuseppe Verdi" dove la soprano si è esibita in concerto, alla presenza del Presidente della Repubblica italiano.

Il patrimonio culturale marittimo euromediterraneo è stato caratterizzato negli ultimi tempi da azioni tese alla conservazione e valorizzazione socio-ambientale.

Questa consapevolezza comune diviene strumento per valorizzare il territorio e il paesaggio e per dareforza al lato economico e sociale.

L’interesse al patrimonio archeologico subacqueo è oggetto di un piano partenariale di consorzi, grazie a progetti di partner istituzionali e territoriali di sette Paesi dell’area euromediterranea.

Importante è la visione del patrimonio culturale marittimo con l’idea di integrare il patrimonio materiale e immateriale con le filiere tradizionali artistiche, dell’artigianato e della gastronomia.

Diversi attori sono interpreti dei processi di una possibile valorizzazione del patrimonio culturale marittimo su base locale, nazionale e internazionale: coloro che hanno strutture e servizi per la protezione del patrimonio nazionale e/o regionale ed i soggetti dalla comprovata esperienza tecnica e scientifica.

Partendo dalla situazione dei Paesi nello spazio geografico, dal limite delle acque e dal programma di attuazione è stato possibile accertare esperienze significative, per l’area euromediterranea.

Punti di forza del progetto sono studi e ricerche, come supporto ad interventi mirati.

Bisogna promuovere mostre, convegni sulla cultura e storia del mare per sensibilizzare il pubblico, promuovere il patrimonio turistico, garantire la protezione delle coste marine per conservare lo stato dei luoghi.

Bisogna promuovere tutte le conoscenze che danno visione del patrimonio culturale euromediterraneo per valorizzare il rapporto socio economico tra i Paesi del Mediterraneo.

Davide Dionisi, già responsabile del Servizio internazionale de L’Osservatore Romano e per oltre 25 anni a Radio Vaticana - Vatican News, inviato speciale del Governo italiano per la libertà religiosa, infine risponde a questioni poste per AfricanPeoplenews, per cercare un dialogo che esalti, enfatizzi una diplomazia della pace fondamentale in questo momento per la questione che si è riaperta in Medio Oriente, di pari passo con la diplomazia religiosa e diplomazia primaria , dove bisogna salvaguardare i civili poiché la perdita di vite umane è incolmabile. La religione non può essere utilizzata come pregiudizio. Di qui l’importanza di un appello che apra una via alla soluzione del conflitto nel riconoscimento delle minoranzereligiose, dove la tutela della vita offre possibilità di redenzione a chi ha compiuto atti gravissimi.







Masterclass “L’arte del trasformismo” con il regista Kim Jee-woon e l’attore Song Kang-ho.

Dalla Masterclass tenutasi a Firenze nell’ambito del FKFF, dal titolo “L’arte del trasformismo”, sono emersi ulteriori interessanti elementi per conoscere meglio le personalità del regista e dell’attore protagonista del film “Cobweb”.

Il Regista

Kim Jee-woon, nato nel 1964, inizialmente attratto da una carriera teatrale, dopo essere entrato nella prestigiosa Università Nazionale di Seul ha deciso di abbandonare gli studi. Ha scritto e diretto alcune opere teatrali, dopo di che è passato al cinema, di cui conosceva i classici europei fin dall'infanzia. Vince, nel 1997, un concorso di sceneggiatura, che gli permetterà di debuttare come regista con “The Quiet Family” (1998), una commedia nera che racconta di una famiglia che gestisce un ostello di montagna e viene coinvolta in una serie di morti. È questa la sua prima collaborazione con l’attore Song Kang-ho.

Kim Jee-woon prosegue sperimentando le regole dei film di genere con un serie di film che spaziano dallhorror, con “A Tale Of Two Sisters” (2003), al noir, con “A Bittersweet Life” (2005), al western, con “The Good, The Bad, And The Weird” (2008).

La lunga serie di film acclamati dalla critica lo ha portato ad essere invitato in numerosi festival in tutto il mondo e finanche a debuttare a Hollywood, nel 2013, con “The Last Stand” (2013), con protagonista l’attore Arnold Schwarzenegger. Dell’esperienza americana Kim Jee-woon ha un ricordo positivo, per le risorse umane ed economiche, il budget e l’efficienza, tutto notevole, tuttavia evidenzia come, a differenza dai set coreani, dove si lavora con una gerarchia verticale, con a capo il regista, negli Stati Uniti viga una “gerarchia orizzontale”, per cui il regista sostanzialmente non ha la libertà di prendere le decisioni che occorrono sul momento. Hollywood è una fabbrica di sogni, ma “quando un film va male”, afferma il regista Kim, con il sistema americano “non si sa a chi dare la colpa”.

Tornato in Corea, gira con Song Kang-ho “The Age of Shadows”, definito “un'impeccabile spy-story diretta con il virtuosismo di De Palma e la coralità di Coppola”, che vede l’attore Gong Yoo nei panni del leader di un movimento indipendentista nella Corea occupata dal Giappone: un film di grande successo, che ha totalizzato 7,5 milioni di spettatori nella sola Corea.

Kim Jee-woon sostiene di essere stato influenzato dal cinema occidentale e cita Rossellini e Visconti, ma anche Bertolucci, cui si è ispirato per “The Age of Shadows”, Sergio Leone, cui ha guardato nel girare il suo western, Tarantino, con il quale si avvertono affinità in “Cobweb”.

Il maestro della sperimentazione nell’ambito dei generi cinematografici ha una interessante visione del film quale catarsi delle paure umane: “I film sono una maniera di esplorare le nostre paure” afferma Kim Jee-woon: “L'horror rappresenta la paura verso l'ignoto, la fantascienza la paura del futuro, i film romantici rispecchiano la paura di perdere la persona amata" e così via. Forse grazie a questa visione il cinema coreano riesce con successo a mescolare più generi nello stesso film, delineando magistralmente i personaggi, che risultano sempre complessi.

Quando gli è stato chiesto se ritenga ci sia un fondo di verità nella affermazione del regista Kim Yeol di “Cobweb”, che la critica è la vendetta di chi non sa fare arte, Kim Jee-woon ha risposto che in realtà questa battuta è una reinterpretazione di un concetto contenuto in un essay che trattava del rapporto tra gli artisti e gli accademici. “Sicuramente” dice Kim Jee-woon “alcune dichiarazioni scritte dai critici mi hanno provocato ferite, ci sono rimasto male e ho provato dispiacere”, però “credo che se non fosse per l’esistenza dei critici, i registi si potrebbero sentire molto soli”. “Se andiamo a vedere i periodi in cui il cinema ha avuto un rinascimento, con tanti successi, in quei periodi anche la critica aveva tanto potere”. “Sono due forze che vanno di pari passo”. Quindi lamenta: “ultimamente noto con dispiacere che la critica si è indebolita molto e mi piacerebbe vedere una rinascita anche della critica”, concludendo: “quasi mi mancano i periodi in cui facevo a botte con i critici”.

L’attore Song Kang-ho ha detto di lui: “quando lo ho incontrato per la prima volta 27 anni fa, ho pensato: che persona moderna! Mi ha davvero impressionato questa sua maniera di essere”. “In 27 anni abbiamo collaborato più volte e una cosa che apprezzo tanto e un po’ invidio di Kim Jee-woon è che lui non si mette a urlare al mondo; in altre parole, è una persona che non impone il proprio pensiero, semplicemente ricrea dinamiche” in modo che si possano vedere “tutte le scale emotive: rabbia, tristezza, felicità, in maniera molto naturale”. “Lui è la prima persona capace di fare una cosa del genere in Corea”. E ha aggiunto: “Kim Jee-woon è una persona che non sa rinunciare facilmente”, “ha sempre voglia di lottare per quello in cui crede ed è davvero difficile trovare una persona così di questi tempi”.

L’Attore

Song Kang-ho, nato nel 1967, mentre studia televisione al Busan Kyungsang College, si accosta al teatro sociale ed entra a far parte di una delle più importanti compagnie teatrali coreane. Scegliere questo attore dalla recitazione raffinata per il ruolo principale garantisce quasi sempre un successo al botteghino. La sua abilità unica nella recitazione comica, mostrata già in “The Quiet Family” di Kim Jee-woon, ha ricevuto recensioni entusiastiche dal pubblico, ma lo stesso hanno fatto le sue interpretazioni più drammatiche come in “Joint Security Area (JSA)” di Park Chan-wook. Molto amato da registi di grande fama, tra cui Bong Joon-ho e il maestro giapponese Koreeda, Song Kang-ho conserva un profilo umile e sostiene di cercare un tratto distintivo nella “semplicità”. Interrogato sulla sua formazione, ha risposto: “Sono fortunato ad aver potuto collaborare con tanti nomi importanti. La loro influenza mi ha permesso di migliorare costantemente e di avere un'ottima formazione."

Tra i suoi lavori ricordiamo anche il thriller d'azione dell’Era Coloniale “The Age of Shadows”, prima produzione coreana dello studio di Hollywood Warner Brothers, il dramma storico, basato su eventi realmente accaduti, “Taxi Driver” (2017), che ha superato la soglia simbolica di 10 milioni di spettatori, e “Parasite” (2019), vincitore di Oscar. La sola produzione non coreana cui ha collaborato è “Broker” (2022) di Koreeda Hirokazu, per il cui ruolo ha vinto il premio come miglior attore al Festival di Cannes del 2022.

Dopo 35 anni di recitazione, Song Kang-ho confessa: “non credo di aver iniziato pensando di diventare un attore cinematografico”. “Il mio primo approccio con i film è stato “The day a pig fell into the well”, film di esordio del regista Hong Sang-soo del 1995, uscito nel 1996. Era un ruolo molto piccolo” racconta. “Ho cominciato a cimentarmi con il lavoro cinematografico attraverso il film “Green Fish” di Lee Chang-dong e sì, forse da quel momento, ho smesso il lavoro a teatro”. Tuttavia, “Durante la mia carriera cinematografica mi sono accorto che tutto quello che avevo imparato recitando in teatro, l’energia che ha un attore teatrale, la capacità di analizzare il testo e la situazione, la sua espressività, piano piano è venuto a galla”.

Circa il rapporto con il regista Bong Joon-ho, che sembra tenda ad attribuirgli sempre il ruolo di uomo mediocre, anche se capace di grande umanità, Song Kang-ho racconta che si conoscono da molti anni e confessa: “Una volta ho preso Bong Joon-ho e gli ho chiesto: ma perché mi affidi sempre personaggi così mediocri? Perché?”. Poi ironizza: “quando per la prima volta mi propose di recitare in Parasite ero straconvinto che sarei stato il personaggio del papà della famiglia ricca. Ma niente, sono stato cacciato nel sotterraneo!”.

Per accettare una parte, Song Kang-ho deve percepire un legame con il ruolo da interpretare, a livello sia di aurea esterna che umano; l’aura esterna è costituita dalla originalità e dal fascino del personaggio, mentre il legame umano nasce da una affinità con la persona dell’attore. Se queste condizioni ci sono tutte, Song Kang-ho è disposto a recitare qualsiasi tipo di personaggio.

Quanto alla sua ritrosia ad accettare parti in produzioni cinematografiche straniere, Song Kang-ho ha spiegato che “recitare non è imparare a memoria e imitare”. “Dietro alle parole, c’è la cultura di un popolo e occorre avere una conoscenza alta della cultura e della popolazione che sono all’origine di una sceneggiatura per poter accettare un ruolo. Per questa ragione ho detto tanti no. Se un giorno dovessi arrivare ad un giusto livello di conoscenza e comprensione della cultura straniera sottesa al film, non avrei motivo di rifiutare la proposta del regista”.

Il regista Kim Jee-woon ha detto di lui: “Credo che Song Kang-ho sia troppo umile per rispondere correttamente” a domande sulle sue capacità recitative. “Lui ha una capacità di immedesimarsi e credere che quella di quel momento sia la realtà, che è strabiliante.” “Se dovessi elencare tutte le qualità dell’attore che lo rendono unico potrei parlare ore; le prime che mi vengono in mente sono la sua capacità di immedesimazione totale, il tempismo e la maniera delle battute, il senso che dà alle battute: tutto eccellente. Ma soprattutto, la capacità di raffreddare una stanza in un attimo e poi di rilassare l’atmosfera e di fare questo perché vuole. Ha cioè una capacità unica di gestire l’atmosfera della scena” che consente anche una repentina alternanza dei generi.

 

 

 

 

Gruppo editoriale APN

 

25 aprile

buon compleanno Kaira 

ore 12

 

Ing. BRUNO GRASSETTI, esperto di Rapporti Italia-Cina, apre la sessione festival dell’Oriente 2024.

 

 

20 aprile

 

ore 13

 

dott.ssa SCARPONI EMANUELA, giornalista: “India: descrizione del viaggio fisico e spirituale da Varanasi a Lumbini, visitando i luoghi di predicazione di Buddha”.

 

ore 16

 

dott.ssa POLVERONI CLAUDIA. Titolo: “Medicina tradizionale cinese. Breve introduzione”. Sottotitolo:” Lettura dei tratti somatici secondo la medicina tradizionale cinese”.

 

21 aprile

ore 16

 

 

Claudio Mariantoni, Patrizia Mussari, insegnanti: “VINYOGA E MANTRA” sottotitolo "Le vibrazioni del benessere".

A.P.S. IKIGAI (la nostra associazione).

 

 

 

25 aprile

ore 12

 

Ing. BRUNO GRASSETTI, esperto di Rapporti Italia-Cina nel gruppo editoriale APN . “Introduzione della cultura cinese in Italia” sottotitolo: “partenariato Italia-Cina nella imprenditoria femminile”.

 

 

ore 13

Angela Chiumenti scrittrice: titolo “Armonia e Guarigione”. Sottotitolo “Il potere delle campane tibetane”.

 

 

ore 15

dott.ssa Giovanna Canzano, scrittrice: “Franz Kafka e le sue origini ebree”. Sottotitolo: “Descrizione della Metamorfosi come reazione all’assimilazione ebraica”.

 

 

ore 18

Piero Marsili, poeta, titolo: “Raccolta di Poesie d’Oriente” sottotitolo: “Recitazione e partecipazione del pubblico”.

 

ore 19

Emanuela Del Zompo, giornalista regista: presentazione e proiezione "La leggenda di Kaira": "viaggio nel tempo alla scoperta della condizione della donna" 

 

 

 

 

28 aprile

Ore 17-19

Paolo Piccirillo, Gennaretti insegnanti  massoterapisti 

Titolo: “Global massage technique”

Sottotitolo “un trattamento full body per il benessere psico-fisico”.

 

 

 

 

1 maggio

15-17

 

Libera Ceccarelli Presidente dell' Ass. Radici d' Amore, titolo: “Attraverso l'Arte nuovi progetti di Cooperazione Internazionale” Sottotitolo: “Le ultime esperienze in India nel febbraio '24”.

 

 

 

ore 15

 

dott.Piero Musilli, documentarista, titolo “Un viaggio in Nepal”. “Nella regione del Khumbu, Sagarmatha- risalendo l’Everest”.

 

 

Chiusura del Festival