Chi non conosce Vincent Van Gogh?

Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh. Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.

 



Rare sono le persone che non hanno mai visitato una mostra dedicata a Van Gogh. In tutto il mondo nelle città metropolitane, ma anche in quelle meno importanti questo genio della pittura ha fatto la sua comparsa e non poteva mancare alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, un’ulteriore rappresentazione di alcune sue opere. Fortunatamente qui a Roma, ancora una volta nell’autorevole Palazzo Bonaparte, è stata ospitata questa grande mostra, attesa da tempo.
Sono presenti 50 opere dell’artista provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo dei Paesi Bassi, situato in un villaggio compreso nel Comune di Ede in Gheldria, al centro del parco nazionale De Hoge Veluwe.
Il nome del museo - come viene ampiamente descritto dal documentario comodamente visibile nella prima sala della mostra - deriva da Helene Kröller-Müller, grande collezionista d'arte, moglie di un ricco industriale e tra i primi a riconoscere il genio di Van Gogh e ad acquistare i suoi dipinti, collezione che nel 1935 donò ai Paesi Bassi.
I quadri descrivono i periodi ed i luoghi dove egli visse, come capita spesso nelle pennellate dei pittori, e sono accompagnati da commenti ben articolati e dall’audioguida.
Quindi, oltre ad ammirare lo splendore della sua arte visiva, chiunque può godere e trascorrere bei momenti nelle varie sale, coadiuvati da spiegazioni autorevoli e facili da seguire. Si riesce così ad entrare nella vita di Van Gogh, nel suo amore per la pittura e per i suoi colori che sulla tela si trasformano e si trasformano in opera d’arte.
Come si dice spesso nell’arte, l’opera diviene essa stessa viva, trasmettendo all’esterno le grandi emozioni che il pittore prova nel guardare un paesaggio, prima quello industriale, come nel caso del “Tessitore al telaio”, un dipinto olio su tela, realizzato nel 1884, poi quello contadino come nel caso del “Seminatore al tramonto”, dipinto da Vincent nel 1888, il quale si concentra su personaggi umili, quelli mai guardati dai grandi pittori dell’epoca.
E lui in quei momenti diviene “grande”, facendo divenire protagonisti coloro che fino a quel momento erano stati lasciati da parte, un po’ come accaduto a lui stesso.
Questo è il suo punto di vista rivoluzionario, antesignano di un modo di dipingere irripetibile per la sua bellezza, per la movimentazione dei colori, dell’atmosfera, dei paesaggi rurali, che diventano tutt’uno con i personaggi illustrati, mentre lavorano la terra, arano i campi, fino a divenire indistinguibili ad un primo sguardo, grazie all’aiuto dei colori usati con maestria, perché quello deve essere l’effetto visivo che vuole Van Gogh, secondo la sua visione irrazionale del mondo che ci circonda.
Van Gogh descrive in un suo modo unico il cielo, le stelle, la terra, come un tutt’uno, in continuo movimento. Ed è questo il carattere unico dei suoi meravigliosi dipinti realizzati nella sua maturità artistica.
E cosi via via, mentre si resta incantati ad ammirare i suoi dipinti, nelle splendide sale che si susseguono all’interno del Palazzo, si entra nel personaggio dimenticando Roma, Piazza Venezia, per recarsi con la mente nelle campagne che Van Gogh voleva rendere immortali, e ripercorrere la vita artistica del nostro, che dai disegni in bianco e nero poi passa ad utilizzare e fare suoi i colori, il giallo in particolare, il blu stellato del cielo notturno, il verde ed il marrone della terra arata dai contadini dei Paesi Bassi, e poi tutti assieme, in un unicum dove spazio e tempo smettono di esistere distintamente.
Infatti noi spettatori, in contemplazione, entriamo senza accorgercene, con lo sguardo attraverso i suoi dipinti, nel suo cuore, nella sua anima errante e triste, come se il Nostro fosse lì presente assieme a noi, e diveniamo tutt’uno con lui e con i suoi personaggi: l’arte compie il suo viaggio e raggiunge il visitatore.
Può succedere che, avendo visto in passato i suoi fiori, le iris, le ninfee, le nature morte, i ritratti degli amici di questo celebre pittore, il comune pensare può, errando, ritenere superfluo visitare questa mostra.
Non è così.
Essa si pone come obiettivo un ulteriore passo avanti nella conoscenza di questo grande pittore, mostrando al pubblico una parte meno conosciuta della sua produzione artistica, a parte ovviamente il suo famosissimo autoritratto, cui è dedicata una sala a se stante.
Questi quadri meno conosciuti, nuovi al pubblico, alcuni dei quali in bianco e nero, suscitano nel visitatore un fascino ed un piacere tali da rimanere sconvolti , come sempre.
Insomma, è una scoperta ammirare questi dipinti, meno noti alla platea, che appaiono una novità imperdibile per chiunque: da essi trapela la vita del Nostro, impregnata di angosce, tristezze, tragedie ed anche di delusione, e della speranza di salvarsi, anche dopo essersi sparato all’addome.
Ma quello che arricchisce la mostra sono anche le didascalie, riportate in forma molto particolare, concernenti la sua vita, nei suoi vari periodi artistici, vissuta nelle diverse città europee; quindi i suoi soggiorni, le sue amicizie, i suoi incontri, i suoi difficili amori. Sconvolgenti sono, inoltre, le sue lettere al fratello Theo Van Gogh, riportate fedelmente su schermi posizionati tra i quadri; scritti sublimi, carichi di sentimenti, di affetto, di nostalgia per suo fratello, a cui era molto legato, e grande punto di riferimento per la sua intera vita.
Theo Van Gogh è sicuramente il suo affetto più caro, a cui si rivolge in ogni attimo della sua esistenza. Si avverte in questi scritti una immensa commozione in ogni sua parola, in ogni riga, commozione tradotta poi nelle sue meravigliose pennellate di mille colori.
E’ per tutto questo che la visita di questa originale mostra dovrebbe essere obbligatoria per tutti e per le scuole di ogni ordine e grado in particolare, per permettere a tutti i giovani di conoscere questo pittore straordinario, considerato il più celebre della storia dell’arte. Fu anche il più incompreso, tanto da arrivare prima a tagliarsi un orecchio e poi da arrivare al suicidio, avvenuto fortunatamente per noi, solo dopo aver completato la sua più grande opera artistica, mentre era ricoverato presso l’hôpital Saint-Paul de Mausole a Saint-Rèmy-de-Provence, dove giunge nel 1889 - a seguito di una violenta crisi quando Paul Gaugin lascia la sua casa di Arles - e vi resta fino al 1890.
Alla fine, infatti, cedendo di fronte al pregiudizio di tutti i paesani si fa rinchiudere volontariamente, ritenendosi pericoloso per sé e per gli altri.
E’ proprio dentro la sua piccola stanza d’ospedale che conosce il periodo più intenso dal punto di vista artistico, realizzando circa 150 dipinti e numerosi disegni.
La sua mente, infatti, non smette di viaggiare ed i suoi giardini - da lui frequentati quotidianamente, non potendo uscire - divengono essi stessi fonte di ispirazione per realizzare meravigliose scene, che nelle sue mani e con le sue pennellate rilevano la movimentazione delle forme, delle foglie, dei fiori, degli alberi, della natura che ci circonda che sfuggono al comune mortale, tra cui la “La Notte stellata” e “Le Iris”.
Tra i dipinti più interessanti si evidenziano: Il seminatore (1888), Contadine che zappano patate (1885), Tessitore e bambino su seggiolone (1884), Testa di contadina (1885), Vialetto nel giardino pubblico (1888).
Vale certamente la pena visitare la mostra anche per leggere le sconvolgenti lettere, le parole profonde intrise di emozioni, che si fanno poesia; brani psicologici e letterari, poco conosciuti fino ad oggi riguardanti il nostro Vincent: la Lettera di Vincent van Gogh ad Anthon van Rappard, Hague, 5 marzo 1883; Lettera di Vincent van Gogh ad Arnold Koning, Arles, 30 maggio 1888; Lettera di Vincent van Gogh ad Arnold Koning, Arles, 22 gennaio 1889; Lettera di Vincent van Gogh a Joseph Ginoux, Saint-Rémy-de-Provence, 2 febbraio 1890; Lettera di Vincent van Gogh ad Albert Aurier, Saint-Rémy-de-Provence, 10 febbraio 1890.
Completa la visita una sala meravigliosa, ricca di luci, colori riflessi su specchi illuminati e variopinti dove, quasi ad imitare il gioco di Van Gogh e le movimentazioni dei suoi punti di vista pittorici e grafici, vengono riprodotti i suoi dipinti, le scene, e i fiori; le figure dei suoi più grandi capolavori, con un sottofondo musicale che fa atmosfera.
E’ qui che il visitatore diventa esso stesso protagonista dell’arte di Van Gogh, rispecchiandosi anche lui in mille sfaccettature tipiche di questo labirinto giocoso, che fa girare la testa fino a perdere il senso di sé.
Maria Paola Santopinto

Martedì 20 gennaio alle ore 17,00 il professore ordinario di politica economica Pier Giuseppe Morone ha tenuto una lezione: “Nuovi modelli verso una transizione”, al l’Università Unitelma, Roma.
Mutamenti climatici, migrazioni, sprechi alimentari e scarti avranno un peso sulla terra.
La ricerca di modelli per una transizione è un passo necessario.
Nei prossimi trent’anni nel 2050 si andrà verso una condizione demografica in crescita. La popolazione da otto miliardi sarà di dieci miliardi di persone.
Il trend si esaurirà fino al 2100, la popolazione sarà di due miliardi in più.
L’Europa è quasi a crescita zero, negli Stati Uniti d’America la crescita è limitata.
Si prevede una crescita fortemente concentrata in Africa.
Nel futuro nell’area Subsahariana ci sarà un raddoppio della popolazione, anche in termini migratori.
Il sud est Asiatico ha un continuo aumento della popolazione, come del resto in tutti i paesi Asiatici.
Di pari passo all’aumento demografico ci sarà un innalzamento del livello del reddito economico.
In generale, le disuguaglianze di reddito sono cresciute dopo la crisi valutaria dei primi anni ’90, per poi definirsi prima della crisi finanziaria del 2008-09 e della crisi degli anni seguenti 2011-2013. Nel periodo delle due crisi la diseguaglianza nella distribuzione del reddito è sensibilmente aumentata.
Il reddito mondiale salirà tra i vari ceti. I più ricchi avranno un reddito più alto. Si avrà un’ulteriore crescita della ricchezza mondiale ed in particolare nel Nord America e Cina. Nuovi modelli di transizione sono i pilastri dell’economia.
Nel 1975 avevamo un primo, secondo e terzo mondo. Nel 2015 è avvenuta l’esplosione del ceto medio.
In questi cinquanta anni, una fetta nuova della popolazione mondiale è cambiata.
Siamo in un’economia di consumo,
Il ceto medio è in India ed il conseguente potere di acquisto.
Una nuova accelerazione della domanda sui beni di acquisto.
La crescita demografica, economica e il nuovo ceto medio determinano problemi che diventeranno pressanti.
Si richiedono più proteine animali che provengono, in linea di massima, da allevamenti intensivi.
La produzione dei beni alimentari non sempre sufficiente per tutti.
Problema di salita economica, la società di massa si espande, il ceto medio domanda beni di consumo e manufatti
Gli effetti di questo andamento ricadono sui global e local pollutants.
Tutti questi aspetti sono la complessità del panorama che viviamo ogni giorno.
La Cina insieme a Stati Uniti d’America e India sono i tre paesi emettitori maggiori nel mondo di C02.
Se volessimo dimezzare le emissioni di C02 di India e Cina potremmo raggiungere un buon obiettivo, in linea con il livello di emissioni di C02 degli Usa.
Se volessimo usare il target per dimezzare le stesse in ogni paese del mondo, in India paradossalmente potrebbero aumentare.
Indossare abiti per tre volte e buttarli o in alternativa destinarli al Sud del mondo, una abitudine dei paesi occidentali. L ’80% dei pacchi finisce nelle discariche dei paesi più poveri.
Gli effetti delle scelte di modelli di consumo producono local and global pollutants.
Problemi nascosti si presentano.
Gli effetti della local pollutants incidono sulla salute di molte persone.
L’aria troppo inquinata da sostanze nocive. Nuove strategie per la condizione di vivibilità della città.
Razionalizzare il più possibile e difendere il ruolo della città.
La temperatura media tende salire di cinque gradi l’anno.
Un modello di consumo per una economia circolare.
Lasciare lo sviluppo del modello lineare sull’impiego dei fossili e puntare al modello dell’economia circolare delle biomasse.
Se si bruciano le bio masse si esce dal modello dello spreco,
Gli sprechi alimentari sono inquinanti.
Il maggior spreco alimentare avviene nei paesi più ricchi.
Nei paesi più poveri avviene nelle coltivazioni e nel trasporto degli alimenti avvolti nella plastica, destinati ai supermercati. alimenti impacchettati due volte fino a casa.
Ogni anno vengono gettati fino 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti.
Oltre ad un problema morale c’è un impatto enorme sull’ambiente.
Utilizzare gusci di uova, di noci e bucce di banana per ecoplastica sono strategie per migliorare lo spreco alimentare per cibo non edibile.
L’impiego del legno con oggetti ed utensili migliora l’assorbimento degli C02.
Ridurre lo spreco alimentare. Individuare le variabili del sistema.
Modello complesso che mi consente lo studio di una variabile fissa, per costruire un sistema.
Nuovi orizzonti dello studio delle variabili complesse, su adozione di una variabile semplice per limitare gli sprechi alimentari e l’impatto circa l’uso dei materiali inquinanti.
Si afferma che due variabili: A e B sono correlate quando i valori dell’una tendono a seguire i valori dell’altra. Il rapporto che ne consegue rappresenta l’adattabilità di una variabile di cambiare in funzione dell’altra.
La presenza di persone, delle istituzioni private e pubbliche che studiano e propongono modelli di transizione sostenibile induce i cittadini a comportamenti virtuosi.
Ruolo delle variabili, comportamento verso una direzione a salvaguarda del cibo contro lo spreco.
Lo studio di fattibilità e l’analisi di sostenibilità danno possibilità di nuovi scenari.
C’è sostenibilità ambientale, c’è sostenibilità economica. Situazione complessa che dà soluzioni alternative.
Dal pubblico il professore Alessandro Bianchi pone l’accento sull’uso delle bio masse come alternativa.
L’impatto sociale: ripensare la città per tentare di lenire gli aspetti negativi.
La maggior parte della popolazione vuole stabilirsi nelle città.
I dati in aumento della popolazione corrispondono ad una popolazione urbanizzata.
Nel 2050, sei miliardi di persone vivranno le città.
Le bio masse: capacità energetiche: economiche, ambientali e nelle aree periurbane.
La transizione per la sostenibilità, una società aperta alla comunità e agli interessi collettivi
Stefano Aragona, ingegnere e ricercatore in Urbanistica.
Pone a confronto le città con il territorio.
Il territorialismo una tematica aperta per una sostenibilità.
Nuovi modelli per la sicurezza dei cittadini.
Uno sviluppo di risorse non solo per l’ottimismo delle singole volontà.
In conclusione il benessere economico è non solo quello che io posseggo, soprattutto è quello di cui ho accesso.

 di Claudia Polveroni Apn Publisher

 

 

 

 

Il mercato del lavoro di Alessandra Di Giovambattista

 26-01-2023

 

 

Il mercato del lavoro deve contare sulle forze giovani, deve cercare di fidalizzarle  al sistema Italia e forse una tassazione più generosa, almeno all’inizio dell’attività, potrebbe sicuramente aiutare al fine di consolidare il lavoro nel nostro Paese. Inoltre le attività professioni, artigianali ed imprenditoriali, creano a loro volta lavoro in quanto attività che generano strutture capaci di utilizzare fattori della produzione volti all’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse, perché solo così l’azienda sarà capace di perdurare nel tempo.

La paura che tale regime possa incrementare l’evasione fiscale va forse ricondotta al problema molto più ampio dei controlli. Il sistema dei controlli in generale e di quelli fiscali in particolare, oggi si basa esclusivamente sulle posizioni fiscali conosciute dal fisco, mentre molto di più si dovrebbe fare analizzando il territorio, così come spesso fa la Guardia di finanza. Gli strumenti informatici e tecnologici oggi a disposizione degli uffici finanziari dovrebbero aiutare a sconfiggere le sacche di economia sommersa, così come l’elusione. Quest’ultimo aspetto induce anche ad una riflessione più profonda circa la chiarezza e semplicità, principi alla base della scienza delle finanze, che il sistema fiscale dovrebbe incarnare.

Inoltre gli uffici finanziari dovrebbero usare ed incrociare di più le informazioni che possono dedursi dai codici fiscali, dai dati INPS ed INAIL, dalle informazioni in possesso dei Comuni e del sistema sanitario. Pertanto ripensare il sistema fiscale verso un alleggerimento della pressione iniziando proprio dalle attività produttive che nascono al fine di rendere autonomi, vivi e produttivi i nostri giovani che rappresentano lo sviluppo e la crescita del Paese è, secondo me, un buon inizio e deve rappresentare un primo livello per studiare un nuovo sistema fiscale equo e più efficiente, lasciando alle spalle un sistema oggi pesante caotico e che crea disordine e sacche di elusione.

Questi aspetti riconducono alla necessità di affrontare il problema della riforma fiscale nell’ambito della tassazione personale; in particolare dovrebbe crearsi una zona no-tax per tutti i lavoratori dipendenti e pensionati, basata almeno sulla soglia di povertà, perché in caso di perdita di lavoro il problema riguarderebbe tutti i lavoratori e dovrebbero entrare in gioco delle forme di ammortizzatori sociali, mentre i pensionati per l’aumento delle difficoltà di vita vedono giocoforza diminuire il potere di acquisto delle proprie pensioni.

Alessandra Di GIOVAMBATTISTA 

ASPETTI SOCIO-ECONOMICI E DI MERCATO di Alessandra Di Giovambattista 

25-01-2023

 

Abbiamo visto i pro ed i contro del sistema di tassazione proporzionale, almeno quelli che più sono stati evidenziati dalla stampa, più o meno specialistica; ma se si vuole inquadrare bene il problema occorre soffermarsi anche su altri aspetti, alcuni molto tecnici ma che si cercherà di approfondire.
Da qui una serie di considerazioni: una prima analisi va fatta con riferimento ai dati quantitativi riportati (secondo articolo) quando si sono rappresentate le motivazioni che sostengono la tesi contraria alla tassazione proporzionale; il calcolo su riportato si basa sul mero confronto delle aliquote, mentre occorre tener presente che la posizione debitoria fiscale del contribuente è la risultante del totale dei redditi percepiti al netto di tutti gli oneri detraibili e/o deducibili, per cui il contribuente presenta di fatto una posizione fiscale netta. Ciò detto da una semplice analisi dei dati tratti dal dipartimento delle entrate del Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) si evince - dal dato macroeconomico complessivo che pone a rapporto l’imposta netta (pertanto al netto delle detrazioni IRPEF) con l’ammontare del reddito complessivo (al netto della cedolare secca) - che l’aliquota media IRPEF è del 18,77%, pertanto una percentuale ben lontana da quella calcolata sull’ipotesi di reddito da lavoro dipendente di 50.000 euro (che calcola un’aliquota media del 28,8%). Inoltre si consideri che il reddito medio da lavoro dipendente è pari a circa 20.700 euro, pertanto meno della metà di 50.000 euro (rappresenta precisamente il 41,4%) su cui si è impostato il confronto. Ora la forte differenza tra il sistema progressivo IRPEF e la flat tax che presenta un’aliquota del 15% su cui riflettere è dovuta al fatto che i contribuenti che scelgono tale imposizione, in mancanza di altri redditi da assoggettare ad IREF, non avranno diritto ad alcuna deduzione/detrazione dal reddito, in quanto la flat tax si presenta come imposta sostitutiva. Quindi per essi l’aliquota sarà unica ed effettivamente del 15%, laddove per i lavoratori dipendenti, pur avendo un’aliquota media che può aggirarsi intorno al 27% (aliquota media IRPEF che spesso viene utilizzata nelle relazioni tecniche governative) si è visto che l’aliquota effettiva media scende al 18,77%.
- un approccio di natura economico/fiscale porta a dover considerare il peso delle imposte e degli oneri sociali (c.d. cuneo fiscale) che grava sui redditi da lavoro dipendente il cui dato medio se diviso per 13 mensilità porta ad un valore mensile di circa 1600 euro di reddito netto disponibile (da uno studio del sole 24ore del 18 giugno 2021 si evidenzia che una famiglia composta da genitori e due figli che vive in una grande città del nord è considerata povera se non riesce a guadagnare complessivamente almeno 1.680 euro al mese). Pertanto si rende necessario un ripensamento della fiscalità personale complessiva, così come si rende necessaria una profonda riflessione sul reddito di cittadinanza che va riconosciuto dietro stringente verifica dei requisiti che ne stabiliscono il diritto, altrimenti si cade nella trappola per cui diviene più conveniente percepire il sussidio senza alcuno sforzo lavorativo (e magari lavorando in nero) rispetto ad andare a lavorare per percepire uno stipendio netto disponibile di poco superiore al sussidio stesso (e comunque applicando uno sforzo e delle conoscenze che non vengono adeguatamente remunerate).
- L’attuale società italiana ha visto, nell’ultimo ventennio un profondo cambiamento nel mercato del lavoro dove sempre più, ai lavoratori di prima occupazione, viene chiesto di aprire la partita IVA per poter lavorare; ciò rappresenta un notevole risparmio per il datore di lavoro, mentre il lavoratore deve accollarsi una serie di oneri relativi ai contributi previdenziali ed assistenziali, alle spese amministrative di gestione, a varie forme di assicurazione professionale, nonché alle eventuali perdite per malattia e gravidanza che vanno direttamente a gravare sul lavoratore.
- Da ciò consegue che i lavoratori autonomi, specialmente all’inizio della loro attività professionale, artigianale, o imprenditoriale, devono saper far fronte al rischio d’impresa, al rischio incertezza del mercato, devono avere le capacità personali e professionali di penetrare il mercato (che peraltro con la globalizzazione presenta sempre più barriere all’entrata) e per tali motivi, almeno nei primi anni lavorativi, percepiscono redditi molto bassi. Tali aspetti pesano molto di più sul lavoratore autonomo che su quello dipendente.
- La presenza di molti lavoratori comunitari ed extra comunitari che spesso lavorano senza aprire alcuna partita IVA e che quindi, oltre ad incrementare il lavoro sommerso spingono il mercato verso il basso. Questo aspetto induce, a sua volta, i nostri giovani a guardare fuori dall’Italia per cercare mercati del lavoro più competitivi e più meritori; da qui il problema della c.d. fuga dei cervelli.
Questi solo alcuni aspetti sociali ed economico/finanziari che possono aiutare a delineare un’idea personale su quanto sia giusta o meno l’introduzione della flat tax per i contribuenti minimi. A voi l’ardua sentenza. Nel prossimo articolo vi fornirò il mio punto di vista che, è evidente, potrete del tutto ignorare in quanto avete ora a disposizione degli strumenti per poter ragionare e prendere una vostra posizione.

Alessandra Di Giovambattista 

Numero Registrazione Testata: 202/2015 2 Dicembre 2015 Editore: ONG Africanpeople - C.F.: 97788610588
Direttore Scientifico: Ing. Maurizio Scarponi
ISSN : 2283-5041



24h PRESS AGENCY AFRICANPEOPLE

AFRICANPEOPLE NEWS

SILK STREET
AFRICANPEOPLE O.N.G.


“CAMBIAMENTI CLIMATICI
E
MIGRAZIONI "

SABATO 11 febbraio 2023, ore 16,30
Sala Italia - Via Ulisse Aldrovandi 16 - 00197 Roma


 

 

 

 

 

Programma

• ore 16,30 registrazione ospiti

Proiezione del documentario di Casa Africa “Argine prima del deserto”

Saluti ed introduzione del direttore scientifico della rivista Africanpeople scientific news, ing. Maurizio Scarponi.

Ore 17:

Intervengono:


• Prof. Gianluigi Rossi, Emerito di Storia delle relazioni internazionali e Storia dell’Africa: “Cambiamenti climatici e Migrazioni: il caso dell’Africa”.


• Prof.,Alessandro Bianchi-Urbanista: “Città e migrazioni”.


Pausa ore 18,00
18,30


• Prof. Claudio Margottini, geologo: “Quando il clima cambia la storia dell’Uomo”.

 

• Colonnello Francesco Laurenzi, giornalista metereologo. di Rai1“Uno mattina in famiglia”:“Un pianeta con i nervi scoperti”.

• Dott.ssa Laura Patrioli, psicologa: “Ecoansia e meteopsiche”.

 

 

Conclusioni

Dott.ssa Emanuela Scarponi, giornalista Agenzia di stampa Africanpeoplenews: “Le pitture rupestri nel deserto del Namib”.

***

ore 19,30 Concerto per piano di Piero Marsili

ore 20,00 Brindisi in Sala affreschi

rsvp 3479812139
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 



Cambiamenti Climatici E Migrazioni Apn
Apn-silkstreetpress Radio Web

 

 

I pro ed i contro della flat fax.    di Alessandra Di Giovambattista 

 

24-01-2023

 Al fine di poter essere in grado di formarci un’opinione personale, ma più oggettiva possibile si evidenziano i PRO Ed i CONTRO  supportata da elementi sociali, economici e fiscali.
In prima analisi è opportuno rammentare che l’economia non è una scienza esatta e le sue teorie sono sempre soggette a presupposti e concetti di base dai quali dipende la giustezza o meno della teoria stessa. Ed infatti occorre evidenziare che non esistono ricette preconfezionate, ma ogni nazione, in ragione della congiuntura e delle caratteristiche sociali, di mercato ed economiche (legate essenzialmente alla tipologia e quantità dei fattori della produzione), dovrebbe ragionare in maniera autonoma ed indipendente, traendo piuttosto spunti di riflessione da possibili misure analoghe, implementate in paesi diversi, analizzandone gli elementi di successo o di fallimento.

Icontro sono i seguenti: da diversi soggetti, anche istituzionali (in particolare si vedano i contributi dell’ufficio parlamentare di bilancio – UPB – sul tema) è emerso come un tale sistema possa creare effetti 

distorsivi, frenare la crescita dimensionale delle imprese ed incentivare la sotto-fatturazione e l’evasione. Gli effetti distorsivi, che pongono problemi di equità, si rinvengono quando si parla di redistribuzione di risorse dai contribuenti più ricchi a quelli più poveri; tale obiettivo viene maggiormente conseguito in un sistema impositivo progressivo (così come oggi è l’IRPEF basata sull’imposizione per scaglioni di reddito). Va da sé che un sistema proporzionale così come quello della flat tax non sembra permettere di raggiungere l’obiettivo della redistribuzione, con ciò determinando un maggior peso, in termini di utilità marginale, delle imposte sui più poveri rispetto ai più ricchi.
La soglia degli 85.000 euro entro i quali si può godere del regime agevolativo sembra porre un freno alla crescita in quanto il contribuente pur di rimanere al di sotto del limite massimo può decidere di non espandere la propria attività in modo autonomo e legittimo; ma potrebbe essere anche incentivato alla sotto-fatturazione, con ciò introducendo pratiche non legali di incassi non registrati e non fatturati (c.d. incassi in nero che generano il fenomeno dell’economia sommersa) sempre al fine di non superare il limite che garantisce il regime in esame.
È evidente che in caso si verifichino tali presupposti il gettito per l’erario, a parità di condizioni diminuirebbe, con possibile contrazione delle spese pubbliche tra cui quelle a favore del walfare. Questa considerazione conduce all’aspetto più generale di possibile incostituzionalità di un sistema basato su un’aliquota proporzionale il quale non garantisce il principio per cui “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Infine, con un semplice calcolo matematico è possibile confrontare i due regimi all’esame, quello della flat tax, cioè imposta proporzionale calcolata su un reddito forfetario (redditi di lavoro autonomo al di sotto della soglia degli 85.000 euro), e l’imposta progressiva per scaglioni (redditi di lavoro dipendente e altri redditi compresi quelli da lavoro autonomo al di sopra della soglia). Con reddito di 50.000 euro il contribuente flat tax con coefficiente di redditività del 40% pagherà IRPEF per 3.000, il contribuente con coefficiente di redditività del 78% pagherà IRPEF per 5.850 euro, mentre un lavoratore dipendente con reddito di 50.000 euro, per effetto degli scaglioni pagherà IRPEF per 14.400 euro (con aliquota media del 28,8%). Si faccia attenzione al fatto che questo semplice calcolo è basato sui soli redditi percepiti, ma guardando l’aspetto fiscale come fenomeno macroeconomico occorre tener presenti anche altre variabili, come dopo vedremo; se queste ultime non vengono considerate adeguatamente, si rischia di rappresentare in modo distorto il problema e di ingigantire il gap fiscale tra i due diversi gruppi di contribuenti.
I punti a favore sono i seguenti: gli argomenti che spingono all’utilizzo di tale tassazione proporzionale sono: una diminuzione della pressione fiscale, il contrasto all’evasione fiscale, e la semplificazione degli adempimenti.
I fautori della tassa piatta sostengono che una riduzione del carico fiscale potrebbe indurre un calo dell’evasione fiscale; in tal modo si avrebbe una compensazione tra perdite di gettito dovute alla diminuzione dell’aliquota fiscale ed incremento del gettito derivante dall’emersione di una parte dell’attuale economia sommersa (evasione fiscale). Nel merito tuttavia occorre evidenziare che le analisi empiriche hanno registrato un effetto netto di perdita di gettito.
Altro aspetto di favore è la notevole semplificazione degli adempimenti fiscali e contabili, rivolta agli imprenditori di piccole dimensioni; in questo senso occorre ricordare i limiti di accesso con riferimento al personale dipendente (20.000 euro lordi). Si ricordi anche che in tale situazione il reddito tassabile non si determina con il metodo analitico, ma applicando delle aliquote di redditività (che vanno di un minimo del 40% ad un massimo dell’86%), per cui i costi sono decurtati a forfait.
La diminuzione della pressione fiscale per famiglie e piccole imprese rappresenta uno degli obiettivi cardine del sistema; il contribuente deve percepire che lo sforzo che sostiene per contribuire alle spese dello Stato è ripagato da un livello di servizi adeguato al carico erariale sostenuto (deve essere garantito un equilibrato rapporto costi/benefici). Tale obiettivo deve però assicurare anche la progressività dell’imposta, per cui a tale diminuzione deve conseguire un ripensamento generale della fiscalità a favore dell’equità fiscale. Per tale ragione al fianco della tassa proporzionale i fautori di essa includono un sistema con una no tax area totalmente esente dall’imposizione, e sistemi di deduzione/detrazione più aderenti alle reali condizioni del contribuente.
Nel prossimo articolo fornirò degli ulteriori elementi di analisi per provare ad aiutarvi nel discernimento.

 

Alessandra Di Giovambattista