Sabato 11 febbraio, u.s. nella sala Italia dell’Unar di Roma, per African People Scientific News si è tenuta una interessante conferenza: “Cambiamenti Climatici e Migrazioni”.
Perché assistiamo ai cambiamenti climatici.
Molto c’è da comprendere dei meccanismi della Terra, che governano gli eventi estremi, come quelli di medio-lungo periodo, indotti dai cambiamenti climatici.
Sulle criticità, per attuare un contenimento dei rischi, professori e progettisti in conferenza, con il loro saperi.
L’ingegnere Maurizio Scarponi, Presidente dell’ong Africanpeople, presenta il professore Gianluigi Rossi, emerito di Storia delle relazioni internazionali e Storia dell’Africa che tratterà: “Cambiamenti climatici e Migrazioni: il caso d’Africa”.
L’Africa contribuisce ai cambiamenti climatici, un fattore importante che stimola i flussi migratori. Il fenomeno all’interno è di gran lunga superiore, a quello esterno.
L’Africa presenta una grande variazione ambientale e un profilo climatico. Cinquantaquattro stati ultimamente si è aggiunto il Sud-Sudan, tutti differenti.
Il Congo è un caso a sé, uno scrigno pieno di risorse. La Somalia uno dei paesi più poveri.
Molte le differenze da un punto di vista climatico ed in più paesi esiste un clima ottimale.
L’isola della Sicilia subisce effetti del clima, un processo di tropicalizzazione.
I cambiamenti climatici favoriscono l’esodo. La stessa guerra In Ucraina ha incoraggiato i flussi verso l’esterno per l’esportazione dei cereali.
L’Ucraina considerata il granaio d’Europa con l’incertezza per l’approvvigionamento, verso la migrazione.
Favorire il progresso dell’Africa, per limitare i flussi emigratori dall’Africa.
Le relazioni tra Italia, Europa e Africa sono in primo piano, fin d’ora e nei prossimi anni per rinsaldare il Partenariato tra gli stati.
La popolazione africana nel 2060 si stima al doppio dell’attuale e il rapporto africano va rilanciato in vista degli interessi permanenti.
Dal 1960 c’è l’indipendenza degli stati africani, è arrivato il momento di un nuovo rapporto euro-africano.
L’ingegnere Maurizio Scarponi ringrazia il professore Gianluigi Rossi per “il Caso d’Africa” nella contemporaneità.
Il professore Alessandro Bianchi: urbanista presenta la sua relazione: “Città e migrazioni”.
Le città dell’Africa risentono e continueranno a risentire dei cambiamenti climatici.
Rapporto di causa ed effetto delle migrazioni e dei cambiamenti climatici. Il continente Africano e l’Europa. Causa di migrazione all’interno dell’Africa, le città e le migrazioni.
Dal 1750 c’è stata un’esplosione demografica, dovuta a diversi fattori.
La popolazione mondiale ha iniziato a crescere fino 1,25 miliardi.
Nel 1950 è di 2,5 miliardi, 7,9 miliardi nel 2022. Nel 2050 sarà di 9 miliardi.
Aumento di popolazione che si è distribuito in maniera diseguale.
Nel 1950 la popolazione europea era il doppio di quella africana.
Nel 2050 ci sarà il 28% di conseguenze rilevanti.
L’insediamento dalle aree rurali in città determina agglomerati di costruzioni nelle principali città d’Africa. Nairobi, Cairo, Manshiet
Fetta di popolazione che vive in assenza di reti fognarie, con scarsezza di condizioni igieniche in bidonvilles, effetto degli spostamenti dalle zone limitrofe alle città.
800.000 sono arrivati in Europa provenienti dalle rive Sud Marocco, Libia Tunisia, Algeria sbarcano in parte Grecia e Spagna e per lo più in Italia.
Siamo distanti da una cultura multietnica, multirazziale, multireligiosa e poliglotta.
Poca inclusività.
I migranti nei vari paesi di accoglienza, centri di segregazione. Migranti in transito in condizioni precarie.
L’ingegnere Maurizio Scarponi ringrazia il professore Alessandro Bianchi per una presa diretta sulle: “Città e migrazioni”.
Presente tra i relatori il professore Claudio Margottini, geologo, addetto scientifico all’Ambasciata del Cairo con:”Quando il clima cambia la storia dell’uomo”.
Le principali ere, i mutamenti climatici nei secoli e come il clima cambia la storia dell’uomo.
Più di una ragione spinge gli uomini ai movimenti, all’interno ed all’esterno, di un paese.
Migliorare lo stato di esistenza, una esigenza avvertita per nuove forme di dignità, viaggi per fenomeni ambientali, sociali, economici e culturali.
Il clima è visto come un forzante che condiziona la sopravvivenza.
Le tradizioni delle popolazioni nomadi, la non residenzialità, movimenti ed insediamenti hanno peculiarità proprie: espansioni, migrazioni, carestie, e disastri ambientali.
L’homo Sapiens appare circa 200.000 fa.
Il Clima diviene più instabile.
L’homo di Neandertal visse nel periodo paleolitico tra i 200.000 e i 40.000 anni fa. Restano tracce del DNA dell’homo di Neandertal.
Nel continente europeo, in Asia ed in Africa il periodo Paleolitico superiore si estende tra 41mila e 12mila anni fa.
Fu un periodo di glaciazioni e di grande esplosione creativa, nel quale si estinse l’homo di Neanderthal e l’homo Sapiens. Molte le colonizzazioni sui territori che si muovevano per i cambiamenti climatici.
Nel massimo glaciale intorno a 20 mila anni fa il livello marino stazionava circa 120 metri sotto quello di oggi. Con l’aumento della temperatura ci fu lo scioglimento dei ghiacciai confluenti nei corsi di acqua, fino al mare. Con il primo diluvio il livello degli oceani si è alzato tanto da sommergere interi territori.
Il mar mediterraneo 20mila anni fa.
Nascono i popoli del mare che dettero origine a culture e civiltà marinare e a migrazioni.
Per il clima mite del mar mediterraneo, tutti i popoli lungo le sponde divennero abili navigatori nel cercare altrove le risorse, per la loro sopravvivenza.
Prime civiltà del Mediterraneo.
I cambiamenti climatici portarono a nuovi popolamenti di territori a causa delle instabilità e scarsezza di risorse.
Si osservano le varie epoche climatiche.
Ottimo climatico olecenico venne caratterizzato da un periodo caldo tra 9.000 e i 5.000 anni fa.
Ottimo climatico romano indicato come periodo caldo in Europa e nel nord Atlantico dal 259 a.c. al 400 d.c.
Periodo caldo medioevale, con clima relativamente caldo nel nord Atlantico, per 300 anni dal IX al XIV secolo.
Durante questo periodo vi furono insediamenti umani nel nord Europa.
Piccola glaciazione dalla metà del IX secolo alla metà del XIX secolo, durante la quale si registrò una diminuzione della temperatura terrestre.
Effetto del clima più caldo in Italia: lo scioglimento dei ghiacciai. Negli ultimi decenni: maggiore fusione per l’aumento globale delle temperature.
In terre lontane, in Nuova Zelanda la popolazione aborigena, Maori divisa in tribù e clan e la schiavitù non era sconosciuta e ci fu la tratta per la manodopera.
Cartine geografiche che indicano lo stato dei luoghi e clima.
La foto delle Alpi e degli Appennini non innevati e ricchi di verde non risale a data odierna.
Africa un potenziale di risorse umane e materie prime.
Cobalto, uranio, oltre platino e diamanti. Ed in particolare la columbite-tantalite si utilizza il termine coltan per abbreviazione.
Comprendere l’Africa è valorizzarla, un continente da non saccheggiare.
L’ingegnere Maurizio Scarponi ringrazia il geologo professore Claudio Margottini, per l’analisi:”Quando il clima cambia la storia dell’Uomo”.
Il colonello Laurenzi non ha bisogno di presentazioni, giornalista meteorologo di Rai1”Uno mattino in famiglia”.
Il colonnello Laurenzi con la tematica: “Un pianeta con i nervi scoperti”.
Aspetti inquietanti della nostra epoca.
Gli stessi cambiamenti climatici ci danno ansia e paura.
Il mondo non si ferma cambia e ci rende incerti, alla ricerca di riferimenti.
Cambiano i mari le correnti, maggiori alluvioni, rischi tellurici, smottamenti, esondazioni.
Inverni rigidi, danni da siccità ci preoccupano.
Le stagioni sono cambiate, nessun giorno è uguale all’altro.
La popolazione mondiale cresce sempre di più e maggiore è il pil.
Aria inquinata, eccesso di anidride carbonica, temperature medie in aumento.
Troppe le domande alle quali non c’è risposta.
L’ingegnere Maurizio Scarponi ringrazia il colonello per la complessità del pianeta.
La dott.ssa Laura Patrioli, psicologa con:“Eco-ansia e meteopsiche”.
L’eco-ansia: è la sensazione che le basi ecologiche siano in procinto di crollare.
L’eco-ansia è una preoccupazione generale, uno stress.
Da qualche anno si è iniziato a parlare di eco-ansia, nel riferirsi a forme di inquietudine e depressione, al pensiero del cambiamento climatico ed altre criticità ambientali.
Approcci alla sostenibilità ambientale.
L’ingegnere Maurizio Scarponi ringrazia la dott.ssa Laura Patrioli per le difficoltà dei cambiamenti climatici.
Marco D’Agostini, ricercatore progettista: per una pianificazione agricola di uno dei paesi più poveri dell’Africa: l’Etiopia.
Un problema l’irrigazione dei terreni. Spesso con falle nel percorso di scorrimento idrico.
Recuperare le terre degradate e dare la possibilità di ingresso alle comunità locali al mercato, senza che le coltivazioni siano per scopi industriali.
Le piante indigene per la salvaguardia dei terreni, per la umidità e l’ombra.
I giovani sono alla manodopera, messe da parte le necessarie risorse economiche, lasciano il paese di appartenenza, e migrano.
La partecipazione alle coltivazioni dei terreni contribuirà a rendere accessibile a tutti la risorsa alimentare verso una certa sostenibilità ambientale, fuori dalla longa manus straniera sul territorio.
Si ringrazia Marco D’Agostini, per il progetto agricolo dell’Etiopia, un possibile sviluppo.
In chiusura suor Eveline direttamente dalla Namibia.
Testimone di un compito per il benessere della sua terra.
Presenta il suo paese di origine con un progetto di famiglia estesa. Divulgatrice di conoscenza, impiego ed inclusività.
Attività per migliori aspettative di vita.
Conclude Emanuela Scarponi: In Sudafrica c’è il deserto fiorito e le incisioni rupestri, sito archeologico.
In Primavera in una terra arida con una straordinaria biodiversità nel Namaqualand del Sud Africa e della Namibia, estesa per più di 100 km. sulla costa occidentale dell’oceano Atlantico, nascono tantissime piante.
La creatività nelle incisioni rupestri della Namibia è Patrimonio dell’Umanità. Opere d’arte.
Antica memoria indelebile nel tempo.

 di Claudia Polveroni

Apn pubblisher

 


IL GREEN DEAL: L'EUROPA LEADERSHIP INDUSTRIALE IN MATERIA DI ZERO EMISSIONI NETTE 
Di Alessandra Di Giovambattista

 

25-02-2023

La commissione europea ha presentato il 1 febbraio 2023 un piano industriale per rafforzare la competitività dell'industria europea a zero emissioni nette e sostenere la rapida transizione verde verso la neutralità climatica, con gli obiettivi da raggiungere entro il 2050: il Green Deal. Si riporta la dichiarazione della Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen: "Abbiamo l'opportunità, unica per la nostra generazione, di indicare la strada con rapidità e ambizione, tenendo presente il nostro obiettivo di garantire la leadership industriale dell'UE nel settore in rapida crescita delle tecnologie a zero emissioni nette. L'Europa è determinata a guidare la rivoluzione delle tecnologie pulite. Per le nostre imprese e i nostri cittadini, ciò significa trasformare le competenze in posti di lavoro di qualità e l'innovazione in una produzione di massa, grazie a un quadro più semplice e più rapido. Un migliore accesso ai finanziamenti consentirà alle nostre principali industrie delle tecnologie pulite di crescere rapidamente." Il piano si inserisce nel contesto del Green Deal europeo, presentato dalla Commissione l'11 dicembre 2019; esso fissa l'obiettivo di rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. La normativa europea sul clima traduce in atti vincolanti l'impegno dell'UE per la neutralità climatica e l'obiettivo intermedio di ridurre del 55 per cento almeno, rispetto ai livelli del 1990, le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030. Nella transizione verso un'economia a zero emissioni nette, la competitività dell'Europa dipenderà fortemente dalla sua capacità di sviluppare e produrre le tecnologie pulite che rendono possibile tale transizione.
Il piano industriale si basa su quattro pilastri:
a) un ambiente normativo prevedibile, coerente e semplificato per sostenere la produzione di tecnologie determinanti in Europa e basarla su un quadro normativo semplificato; per stimolare la domanda di beni strategici la Commissione riconosce il ruolo fondamentale svolto dagli appalti pubblici, dalle agevolazioni alle imprese ed agli utenti finali. Si cercherà inoltre di garantire gli approvvigionamenti delle materie prime critiche, come ad esempio le terre rare essenziali per la produzione di tecnologie avanzate; entro marzo sarà presentata la riforma del disegno del mercato dell’elettricità affinché i consumatori possano beneficiare di minori costi dovuti all’uso delle energie rinnovabili. Altro aspetto importante in questo ambito è stato individuato nella necessità che i legislatori dei diversi Stati membri della UE adottino rapidamente il regolamento sulle infrastrutture per i carburanti alternativi (AFIR).
b) l’accelerazione all’accesso ai finanziamenti per la produzione di tecnologie pulite. Si punta sia agli investimenti pubblici sia agli investimenti provenienti dal settore privato e per quest’ultimo viene sottolineato il ruolo essenziale del buon funzionamento dei mercati dei capitali e del quadro di riferimento per la finanza sostenibile e la necessità di completare l’Unione dei mercati dei capitali (Capital markets union - CMU). In un contesto di politica della concorrenza, la Commissione, con l’obiettivo di evitare la frammentazione del mercato unico, riconosce la necessità di aumentare i finanziamenti europei e di semplificarne contemporaneamente le modalità di concessione da parte degli Stati membri, proprio con la finalità di rendere più rapido il processo verso la transizione verde. Così la Commissione lancerà nell'autunno del 2023 una prima gara per sostenere la produzione di idrogeno rinnovabile, i cui vincitori riceveranno un premio fisso per ogni kg di idrogeno rinnovabile prodotto per un periodo di 10 anni. Inoltre per rendere più semplice la procedura della concessione degli aiuti di Stato verranno ascoltati i Paesi della UE in merito a possibili modifiche del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato in caso di situazioni di crisi. Si cercherà inoltre di agevolare l'uso dei fondi UE esistenti per finanziare l'innovazione, la fabbricazione e la diffusione delle tecnologie pulite. A medio termine, la Commissione intende dare una risposta strutturale alle esigenze di investimento, proponendo un Fondo sovrano europeo, basandosi sull'esperienza dei progetti multinazionali coordinati nell'ambito degli Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI), al fine di migliorare l'accesso di tutti gli Stati membri a tali progetti e salvaguardando così le Nazioni dai rischi causati da una disponibilità disuguale degli aiuti di Stato.
c) il miglioramento delle competenze umane per posti di lavoro di qualità e ben retribuiti, in considerazione del fatto che circa il 35% - 40% dei posti di lavoro potrebbe essere interessato dalla transizione verde. Questo ambito si incardina nel quadro generale dell’agenda europea per le competenze, che opera in sinergia con lo spazio europeo dell’istruzione. Si prevede di istituire delle accademie per l’industria a zero emissioni al fine di attivare programmi di miglioramento delle competenze e di riqualificazione nelle aziende strategiche. Più nello specifico le accademie (è prevista anche l’istituzione di un’accademia per l’edilizia sostenibile) offriranno percorsi e programmi di aggiornamento e riqualifica dei lavoratori verso percorsi green; saranno individuati degli indicatori di controllo dell’offerta e della domanda di competenze e posti di lavoro nei settori rilevanti per la transizione ecologica, tenendo conto degli aspetti legati all’età e al genere. La Commissione valuterà come agevolare l’accesso dei cittadini di paesi terzi ai mercati del lavoro in settori strategici nella UE; inoltre cercherà di introdurre misure volte a promuovere e allineare i finanziamenti pubblici e privati per lo sviluppo delle competenze.
d) cooperazione globale e contributo del commercio alla transizione verde. La Commissione parte dal presupposto che il libero commercio rappresenti un elemento strategico essenziale e per tale ragione continuerà a sostenere l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e ad incentivare la rete di accordi di libero scambio. Un’attenzione particolare sarà data alla protezione dal commercio sleale nel settore delle tecnologie pulite e si vigilerà per garantire che le sovvenzioni estere non falsino la concorrenza nel mercato unico; a tal fine sarà anche necessario che tutti gli Stati vigilino per difendere i propri interessi mediante il controllo degli investimenti esteri al fine di salvaguardare i principali beni europei e proteggere la sicurezza collettiva. La transizione verde andrà ricercata anche attraverso lo sviluppo di forme di cooperazione con nuovi partener commerciali, oltre a quelli tradizionali. La Commissione prenderà in considerazione la creazione di un Club delle materie prime critiche, al fine di riunire i "consumatori" di materie prime e i paesi ricchi di risorse per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento a livello mondiale attraverso una base industriale competitiva e diversificata, e di partenariati industriali per tecnologie pulite e zero emissioni nette. Si prevede anche la cooperazione con gli Stati Uniti che recentemente hanno varato il piano definito “Inflation Reduction Act” (IRA), nonché con l’India. In particolare l’UE con gli Stati Uniti stanno lavorando per cercare soluzioni alle problematiche che preoccupano essenzialmente l’Europa con l’obiettivo di rafforzare le catene di valore transatlantiche e garantire la cooperazione più proficua al fine di raggiugere il comune obiettivo della transizione verso sistemi di produzione energetica compatibili con l’ambiente. L’Europa sta sviluppando anche accordi con i Paesi Africani per facilitare l’attrazione e l’espansione degli investimenti integrando gli impegni in materia di ambiente e diritti del lavoro.

 

Martedì 20 gennaio alle ore 17,00 il professore ordinario di politica economica Pier Giuseppe Morone ha tenuto una lezione: “Nuovi modelli verso una transizione”, al l’Università Unitelma, Roma.
Mutamenti climatici, migrazioni, sprechi alimentari e scarti avranno un peso sulla terra.
La ricerca di modelli per una transizione è un passo necessario.
Nei prossimi trent’anni nel 2050 si andrà verso una condizione demografica in crescita. La popolazione da otto miliardi sarà di dieci miliardi di persone.
Il trend si esaurirà fino al 2100, la popolazione sarà di due miliardi in più.
L’Europa è quasi a crescita zero, negli Stati Uniti d’America la crescita è limitata.
Si prevede una crescita fortemente concentrata in Africa.
Nel futuro nell’area Subsahariana ci sarà un raddoppio della popolazione, anche in termini migratori.
Il sud est Asiatico ha un continuo aumento della popolazione, come del resto in tutti i paesi Asiatici.
Di pari passo all’aumento demografico ci sarà un innalzamento del livello del reddito economico.
In generale, le disuguaglianze di reddito sono cresciute dopo la crisi valutaria dei primi anni ’90, per poi definirsi prima della crisi finanziaria del 2008-09 e della crisi degli anni seguenti 2011-2013. Nel periodo delle due crisi la diseguaglianza nella distribuzione del reddito è sensibilmente aumentata.
Il reddito mondiale salirà tra i vari ceti. I più ricchi avranno un reddito più alto. Si avrà un’ulteriore crescita della ricchezza mondiale ed in particolare nel Nord America e Cina. Nuovi modelli di transizione sono i pilastri dell’economia.
Nel 1975 avevamo un primo, secondo e terzo mondo. Nel 2015 è avvenuta l’esplosione del ceto medio.
In questi cinquanta anni, una fetta nuova della popolazione mondiale è cambiata.
Siamo in un’economia di consumo,
Il ceto medio è in India ed il conseguente potere di acquisto.
Una nuova accelerazione della domanda sui beni di acquisto.
La crescita demografica, economica e il nuovo ceto medio determinano problemi che diventeranno pressanti.
Si richiedono più proteine animali che provengono, in linea di massima, da allevamenti intensivi.
La produzione dei beni alimentari non sempre sufficiente per tutti.
Problema di salita economica, la società di massa si espande, il ceto medio domanda beni di consumo e manufatti
Gli effetti di questo andamento ricadono sui global e local pollutants.
Tutti questi aspetti sono la complessità del panorama che viviamo ogni giorno.
La Cina insieme a Stati Uniti d’America e India sono i tre paesi emettitori maggiori nel mondo di C02.
Se volessimo dimezzare le emissioni di C02 di India e Cina potremmo raggiungere un buon obiettivo, in linea con il livello di emissioni di C02 degli Usa.
Se volessimo usare il target per dimezzare le stesse in ogni paese del mondo, in India paradossalmente potrebbero aumentare.
Indossare abiti per tre volte e buttarli o in alternativa destinarli al Sud del mondo, una abitudine dei paesi occidentali. L ’80% dei pacchi finisce nelle discariche dei paesi più poveri.
Gli effetti delle scelte di modelli di consumo producono local and global pollutants.
Problemi nascosti si presentano.
Gli effetti della local pollutants incidono sulla salute di molte persone.
L’aria troppo inquinata da sostanze nocive. Nuove strategie per la condizione di vivibilità della città.
Razionalizzare il più possibile e difendere il ruolo della città.
La temperatura media tende salire di cinque gradi l’anno.
Un modello di consumo per una economia circolare.
Lasciare lo sviluppo del modello lineare sull’impiego dei fossili e puntare al modello dell’economia circolare delle biomasse.
Se si bruciano le bio masse si esce dal modello dello spreco,
Gli sprechi alimentari sono inquinanti.
Il maggior spreco alimentare avviene nei paesi più ricchi.
Nei paesi più poveri avviene nelle coltivazioni e nel trasporto degli alimenti avvolti nella plastica, destinati ai supermercati. alimenti impacchettati due volte fino a casa.
Ogni anno vengono gettati fino 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti.
Oltre ad un problema morale c’è un impatto enorme sull’ambiente.
Utilizzare gusci di uova, di noci e bucce di banana per ecoplastica sono strategie per migliorare lo spreco alimentare per cibo non edibile.
L’impiego del legno con oggetti ed utensili migliora l’assorbimento degli C02.
Ridurre lo spreco alimentare. Individuare le variabili del sistema.
Modello complesso che mi consente lo studio di una variabile fissa, per costruire un sistema.
Nuovi orizzonti dello studio delle variabili complesse, su adozione di una variabile semplice per limitare gli sprechi alimentari e l’impatto circa l’uso dei materiali inquinanti.
Si afferma che due variabili: A e B sono correlate quando i valori dell’una tendono a seguire i valori dell’altra. Il rapporto che ne consegue rappresenta l’adattabilità di una variabile di cambiare in funzione dell’altra.
La presenza di persone, delle istituzioni private e pubbliche che studiano e propongono modelli di transizione sostenibile induce i cittadini a comportamenti virtuosi.
Ruolo delle variabili, comportamento verso una direzione a salvaguarda del cibo contro lo spreco.
Lo studio di fattibilità e l’analisi di sostenibilità danno possibilità di nuovi scenari.
C’è sostenibilità ambientale, c’è sostenibilità economica. Situazione complessa che dà soluzioni alternative.
Dal pubblico il professore Alessandro Bianchi pone l’accento sull’uso delle bio masse come alternativa.
L’impatto sociale: ripensare la città per tentare di lenire gli aspetti negativi.
La maggior parte della popolazione vuole stabilirsi nelle città.
I dati in aumento della popolazione corrispondono ad una popolazione urbanizzata.
Nel 2050, sei miliardi di persone vivranno le città.
Le bio masse: capacità energetiche: economiche, ambientali e nelle aree periurbane.
La transizione per la sostenibilità, una società aperta alla comunità e agli interessi collettivi
Stefano Aragona, ingegnere e ricercatore in Urbanistica.
Pone a confronto le città con il territorio.
Il territorialismo una tematica aperta per una sostenibilità.
Nuovi modelli per la sicurezza dei cittadini.
Uno sviluppo di risorse non solo per l’ottimismo delle singole volontà.
In conclusione il benessere economico è non solo quello che io posseggo, soprattutto è quello di cui ho accesso.

 di Claudia Polveroni Apn Publisher

 

 

 

LA RIEDUCAZIONE DEI DETENUTI MINORENNI: UNA RIFLESSIONE di Alessandra Di Giovambattista 

9-2-2023

La legge n. 103 del 2017, in tema di modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario, contiene al suo interno anche delle deleghe; tra esse ci si vuol soffermare su quella che detta specifici principi e criteri direttivi per l'adeguamento delle norme dell'ordinamento penitenziario alle esigenze rieducative dei detenuti minorenni, con particolare attenzione all'istruzione ed ai contatti con la società esterna, in funzione del futuro reinserimento sociale del minore. Il provvedimento introduce e disciplina le misure penali di comunità, quali misure alternative alla detenzione rivolte esclusivamente ai condannati minorenni e ai giovani adulti (quelli di età inferiore ai 25 anni). Si tratta di: affidamento in prova al servizio sociale, affidamento in prova con detenzione domiciliare, detenzione domiciliare, semilibertà e affidamento in prova in casi particolari (cosiddetto affidamento terapeutico). Il collocamento del minore può avvenire in comunità pubbliche o del privato sociale, anche in gestione mista con enti locali.
La questione da porsi è se il carcere minorile e le pene inflitte al minore riescano effettivamente a risolvere le problematiche che hanno spinto il soggetto a delinquere. Nella maggior parte dei casi la risposta è negativa; si assiste molto spesso a situazioni in cui la struttura carceraria può addirittura aggravare le problematiche che hanno indotto il minore a compiere il reato, creando e/o consolidando uno stato di emarginazione e di auto esclusione rispetto al mondo esterno. Peraltro la pena detentiva favorisce la segregazione del minore in un ambiente in cui è forte e stretto il contatto con la delinquenza, rafforzando così i legami malavitosi ed accentuando il rapporto conflittuale con la società.
Da qui la necessità di ripensare le pene detentive inflitte ai minorenni; in particolare la detenzione deve rappresentare una misura residuale e applicabile solamente nel caso in cui le misure alternative siano fallite. Quindi le norme rivolte alla rieducazione dei minori devono avere un carattere di autonomia e specificità rispetto al complessivo sistema delle pene detentive in quanto per i minorenni è fondamentale individuare il trattamento che meglio risponda alla situazione psico-sociale del condannato, escludendo ogni rigido automatismo e favorendo, piuttosto, il ricorso alle misure alternative risocializzanti, che meglio possono contribuire al reinserimento del soggetto nella società e impedire che possa tornare a commettere nuovi reati.
Secondo gli ultimi dati tratti da ISTAT e dal Ministero della Giustizia, i detenuti presenti negli istituti penali per i minorenni, al 15 Dicembre 2022, sono 400 (390 uomini e 10 donne); 206 sono minorenni, mentre i restanti 194 hanno tra i 18 ed i 24 anni. Sono 199 gli italiani e 201 gli stranieri. Al 31 dicembre 2021 i detenuti presenti negli stessi istituti erano 318 (311 uomini e 7 donne); 136 erano minorenni e i restanti 182 avevano un’età compresa tra i 18 e i 24 anni. Del totale dei detenuti, il 42 per cento è straniero.
I dati sono in crescita e in generale si assiste ad un’emergenza educativa che spesso sfocia in situazioni di delinquenza minorile, espressa in diverse forme: bullismo, cyberbullismo, violenze fisiche, furti, scippi, spaccio di sostanze stupefacenti, prostituzione, e così via. Dalle ultime rilevazioni si evidenzia che occorre distribuire uniformemente sul territorio italiano i minori stranieri non accompagnati accolti in Italia, in quanto questi sono ragazzi vulnerabili: su 10 ragazzi scomparsi in Italia 9 sono minori stranieri non accompagnati. Dove finiscono? Spesso sono vittime di violenza, sono reclutati dalla malavita, sbandati ed abbandonati. Comunque, in generale, il problema riguarda tutti gli adolescenti; secondo la relazione del 2017 presentata dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, i minori, adolescenti, sono “sempre più soli, bambini che chiedono di essere ascoltati e di giocare, con un utilizzo non consapevole dei social media; adulti sempre più distratti o assenti rappresentano indizi di una vera e propria emergenza educativa”. Più di recente, lo stesso organismo ha riportato all’attenzione - a ridosso dell’episodio che ha visto la fuga dall’istituto penale per minori Cesare Beccaria di sette ragazzi il giorno di Natale del 2022 - i temi del disagio e della devianza giovanile; pur riconoscendo che il nostro sistema penale minorile rappresenta un’eccellenza in Europa, va sottolineato che ora la sfida si gioca sulle modalità di pene alternative al carcere. La soluzione non può essere rappresentata esclusivamente dalla detenzione, occorre invece valorizzare le pene alternative; inoltre le sanzioni devono essere commisurate all’età del minore – egli si trova in un’età che vede un incompleto processo formativo, con la personalità ancora in corso di sviluppo ed evoluzione - e deve essere promossa la giustizia riparativa al fine di prevenire ed evitare il processo penale. In tale ambito si ricorda come uno dei principi fondamentali del Codice di Procedura Minorile sia la residualità della detenzione: tale misura è da utilizzare solo nel caso in cui le misure alternative siano fallite, costituendo la summa maxima del procedimento di emarginazione del soggetto.
Funzione rilevante viene svolta anche dai servizi del Ministero della Giustizia, nonché dai servizi sociali degli enti locali; questi ultimi riescono ad individuare le problematiche del minorenne, realizzando progetti di recupero in seguito ad un costante ascolto e in forza di una strutturata comunicazione con il minorenne e la sua famiglia. Il servizio sociale opera su aree diverse, sviluppando un notevole impegno nell’attività di sostegno e di recupero dei minorenni devianti, cercando di comprendere quali possano essere i provvedimenti più idonei da attuare.
Altro aspetto che riguarda il mondo degli adolescenti è la costante crescita della povertà nei nuclei familiari con bambini, specialmente nelle famiglie con tre o più figli minorenni. La povertà economica si traduce, facilmente, in povertà educativa creando ragazzi sempre più distanti dalla realtà che li circonda, sempre più disimpegnati e carichi di rabbia che spesso sfocia in violenza verso tutti, coetanei e non. Quindi una riflessione sull’aspetto educativo è prodromica se si vuol comprendere ed arginare il problema della delinquenza minorile e se si vogliono analizzare quanto siano proficue ed efficaci le possibili modalità di recupero dei minorenni detenuti o affidati alle strutture che implementano le misure alternative.
L’attenzione va posta soprattutto nel contesto di vita dei minori: esistono periferie che sono ghetti, dove l’unica cosa che i giovani possono fare è delinquere; non viene loro offerta alcuna alternativa sana che sia una palestra, un teatro, dei laboratori artigianali e creativi, degli oratori, ecc. Così come anche il troppo benessere induce i giovani benestanti alla ricerca di esperienze nuove spesso al limite della legalità che li possono condurre a commettere atti delinquenziali. Occorre quindi porre attenzione a tutte le forme di disagio e sarebbe auspicabile che in primis la scuola offrisse dei percorsi professionalizzanti e improntati su concrete possibilità di occupazione, affiancata dalle associazioni sportive, dalle parrocchie nonché dalle associazioni del terzo settore con la finalità di svolgere un ruolo aggregante, alternativo ed arginante della malavita. Sarebbe quindi necessario creare spazi di lavoro per i ragazzi che non intendono proseguire gli studi con la possibilità di poter accedere al mercato dei capitali con forme di finanziamento alternative e dirette, come ad esempio il crowfounding, che potrebbe assumere il connotato di “crowfoundig sociale - giovani”, magari con forme di garanzia dello Stato o degli enti locali.
Se un soggetto sceglie di delinquere solitamente è condizionato dall’ambiente in cui è cresciuto: può essersi trovato in un ambiente con poche regole o può aver subito l’indifferenza totale dei genitori; si potrebbe però trattare anche di famiglie con troppe regole, da cui l’adolescente vuole scappare perché si sente oppresso, o anche di situazioni svantaggiate in cui il minore potrebbe essere cresciuto, da cui vuole riscattarsi commettendo crimini per arricchirsi facilmente e velocemente. È importante comprendere, oggi più che mai, che l’indifferenza non educa; i bambini hanno bisogno di certezze ed apprendono le regole essenzialmente dai modelli e dall’insegnamento dei genitori e delle altre figure educative con cui vengono a contatto ed interiorizzano le regole attraverso l’esempio, la testimonianza ricevuta. Occorre anche sottolineare che gli esempi che oggi vengono offerti, specialmente dai media sempre meno indipendenti, si basano su una società c.d. “liquida” dove non c’è più certezza, neanche negli ambiti delle scienze naturali dove, in alcuni casi, le risposte sono nette ed oggettive. Quindi il disorientamento, specialmente per i giovani, è forte ed in alcuni casi sempre meno gestibile. E da qui l’importanza della presenza costruttiva e coraggiosa dei genitori, degli insegnanti, ma anche dei referenti degli ambienti aggreganti quali: palestre (quindi degli istruttori sportivi), oratori (i sacerdoti ed i catechisti nonché gli animatori), centri culturali in genere (pertanto i referenti degli ambienti artistici, dello spettacolo e dell’intrattenimento). Albert Bandura ha sottolineato come i bambini spesso imitano ciò che li circonda e questa è la dimostrazione della teoria dell’apprendimento sociale. Questa teoria sottolinea ancora di più l’importanza dell’educazione per prevenire i reati dei minori fin dalla tenera età. I bambini quasi sempre copiano i comportamenti che apprendono da chi sta loro intorno e le prime esperienze sono quelle che si vivono a casa e a scuola. Per questo motivo bisogna educare i giovani al rispetto delle regole fin da subito, per evitare che imparino comportamenti sbagliati ritenendoli corretti.
Occorre poi che il bambino tragga insegnamento anche dagli errori che può commettere (in questo mi sembra molto educativo lo sport, e specialmente quello di squadra, dove si impara il rispetto, la condivisione e la solidarietà) ed è importante che gli educatori concedano una seconda possibilità al fine di far capire che anche l’impegno volto a riparare lo sbaglio viene riconosciuto; il minore a casa, a scuola, così come nel procedimento penale, deve essere messo nella condizione di imparare dai propri errori e capire che ciò che ha fatto è sbagliato e che può agire in maniera diversa per non incorrere in una punizione futura. La parola fondamentale è la parola “fiducia”, “fede”, che permette a chi la concede e a colui a cui viene concessa di poter fare un passo avanti, di poter crescere e migliorare, di poter confidare in sé stessi e negli altri. Spesso le lacune più grandi si trovano proprio nella spiritualità, nell’interiorità dei giovani che sembra che nessuno voglia provare a riempire: mancano genitori presenti e credibili, educatori seri, che sappiano mettersi in gioco con atteggiamenti costruttivi, che forniscano esempi e indichino poche regole, serie e chiare mediante le quali il minore sappia con certezza quando ha ragione e quando è in errore; in mancanza di ciò si apre la strada alla malavita. Forse un nuovo San Giovanni Bosco, oggi, potrebbe fare molto di più di tanti pseudo educatori.
Ma l’aspetto legato alla fiducia è forse quello che avvicina di più all’esperienza sacerdotale, i cappellani dei carceri minorili incontrano quotidianamente giovani che hanno ferito e che sono a loro volta feriti; in tali contesti i minori non debbono essere nuovamente giudicati, ma piuttosto ascoltati, compresi. Sono le pietre scartate da cui forse si può provare a ricostruire. I cappellani rappresentano delle figure significative per tutti i ragazzi in quanto il loro servizio si basa sull’ascolto e sull’accoglienza, sul prospettare dei punti di vista diversi, non punitivi o giudicanti, ma costruttivi nella ricerca interiore del rispetto e della fiducia. È importante suscitare nel minore il sentimento del sincero pentimento per l’azione commessa; questo potrà essere il vero punto di svolta: comprendere il dolore ed il dramma creato e cercare di riparare, mettendo in gioco qualunque componente personale sia materiale che spirituale, riflettendo anche sulla propria afflizione, causata dal reato commesso.

Chi non conosce Vincent Van Gogh?

Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh. Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.

 



Rare sono le persone che non hanno mai visitato una mostra dedicata a Van Gogh. In tutto il mondo nelle città metropolitane, ma anche in quelle meno importanti questo genio della pittura ha fatto la sua comparsa e non poteva mancare alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, un’ulteriore rappresentazione di alcune sue opere. Fortunatamente qui a Roma, ancora una volta nell’autorevole Palazzo Bonaparte, è stata ospitata questa grande mostra, attesa da tempo.
Sono presenti 50 opere dell’artista provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo dei Paesi Bassi, situato in un villaggio compreso nel Comune di Ede in Gheldria, al centro del parco nazionale De Hoge Veluwe.
Il nome del museo - come viene ampiamente descritto dal documentario comodamente visibile nella prima sala della mostra - deriva da Helene Kröller-Müller, grande collezionista d'arte, moglie di un ricco industriale e tra i primi a riconoscere il genio di Van Gogh e ad acquistare i suoi dipinti, collezione che nel 1935 donò ai Paesi Bassi.
I quadri descrivono i periodi ed i luoghi dove egli visse, come capita spesso nelle pennellate dei pittori, e sono accompagnati da commenti ben articolati e dall’audioguida.
Quindi, oltre ad ammirare lo splendore della sua arte visiva, chiunque può godere e trascorrere bei momenti nelle varie sale, coadiuvati da spiegazioni autorevoli e facili da seguire. Si riesce così ad entrare nella vita di Van Gogh, nel suo amore per la pittura e per i suoi colori che sulla tela si trasformano e si trasformano in opera d’arte.
Come si dice spesso nell’arte, l’opera diviene essa stessa viva, trasmettendo all’esterno le grandi emozioni che il pittore prova nel guardare un paesaggio, prima quello industriale, come nel caso del “Tessitore al telaio”, un dipinto olio su tela, realizzato nel 1884, poi quello contadino come nel caso del “Seminatore al tramonto”, dipinto da Vincent nel 1888, il quale si concentra su personaggi umili, quelli mai guardati dai grandi pittori dell’epoca.
E lui in quei momenti diviene “grande”, facendo divenire protagonisti coloro che fino a quel momento erano stati lasciati da parte, un po’ come accaduto a lui stesso.
Questo è il suo punto di vista rivoluzionario, antesignano di un modo di dipingere irripetibile per la sua bellezza, per la movimentazione dei colori, dell’atmosfera, dei paesaggi rurali, che diventano tutt’uno con i personaggi illustrati, mentre lavorano la terra, arano i campi, fino a divenire indistinguibili ad un primo sguardo, grazie all’aiuto dei colori usati con maestria, perché quello deve essere l’effetto visivo che vuole Van Gogh, secondo la sua visione irrazionale del mondo che ci circonda.
Van Gogh descrive in un suo modo unico il cielo, le stelle, la terra, come un tutt’uno, in continuo movimento. Ed è questo il carattere unico dei suoi meravigliosi dipinti realizzati nella sua maturità artistica.
E cosi via via, mentre si resta incantati ad ammirare i suoi dipinti, nelle splendide sale che si susseguono all’interno del Palazzo, si entra nel personaggio dimenticando Roma, Piazza Venezia, per recarsi con la mente nelle campagne che Van Gogh voleva rendere immortali, e ripercorrere la vita artistica del nostro, che dai disegni in bianco e nero poi passa ad utilizzare e fare suoi i colori, il giallo in particolare, il blu stellato del cielo notturno, il verde ed il marrone della terra arata dai contadini dei Paesi Bassi, e poi tutti assieme, in un unicum dove spazio e tempo smettono di esistere distintamente.
Infatti noi spettatori, in contemplazione, entriamo senza accorgercene, con lo sguardo attraverso i suoi dipinti, nel suo cuore, nella sua anima errante e triste, come se il Nostro fosse lì presente assieme a noi, e diveniamo tutt’uno con lui e con i suoi personaggi: l’arte compie il suo viaggio e raggiunge il visitatore.
Può succedere che, avendo visto in passato i suoi fiori, le iris, le ninfee, le nature morte, i ritratti degli amici di questo celebre pittore, il comune pensare può, errando, ritenere superfluo visitare questa mostra.
Non è così.
Essa si pone come obiettivo un ulteriore passo avanti nella conoscenza di questo grande pittore, mostrando al pubblico una parte meno conosciuta della sua produzione artistica, a parte ovviamente il suo famosissimo autoritratto, cui è dedicata una sala a se stante.
Questi quadri meno conosciuti, nuovi al pubblico, alcuni dei quali in bianco e nero, suscitano nel visitatore un fascino ed un piacere tali da rimanere sconvolti , come sempre.
Insomma, è una scoperta ammirare questi dipinti, meno noti alla platea, che appaiono una novità imperdibile per chiunque: da essi trapela la vita del Nostro, impregnata di angosce, tristezze, tragedie ed anche di delusione, e della speranza di salvarsi, anche dopo essersi sparato all’addome.
Ma quello che arricchisce la mostra sono anche le didascalie, riportate in forma molto particolare, concernenti la sua vita, nei suoi vari periodi artistici, vissuta nelle diverse città europee; quindi i suoi soggiorni, le sue amicizie, i suoi incontri, i suoi difficili amori. Sconvolgenti sono, inoltre, le sue lettere al fratello Theo Van Gogh, riportate fedelmente su schermi posizionati tra i quadri; scritti sublimi, carichi di sentimenti, di affetto, di nostalgia per suo fratello, a cui era molto legato, e grande punto di riferimento per la sua intera vita.
Theo Van Gogh è sicuramente il suo affetto più caro, a cui si rivolge in ogni attimo della sua esistenza. Si avverte in questi scritti una immensa commozione in ogni sua parola, in ogni riga, commozione tradotta poi nelle sue meravigliose pennellate di mille colori.
E’ per tutto questo che la visita di questa originale mostra dovrebbe essere obbligatoria per tutti e per le scuole di ogni ordine e grado in particolare, per permettere a tutti i giovani di conoscere questo pittore straordinario, considerato il più celebre della storia dell’arte. Fu anche il più incompreso, tanto da arrivare prima a tagliarsi un orecchio e poi da arrivare al suicidio, avvenuto fortunatamente per noi, solo dopo aver completato la sua più grande opera artistica, mentre era ricoverato presso l’hôpital Saint-Paul de Mausole a Saint-Rèmy-de-Provence, dove giunge nel 1889 - a seguito di una violenta crisi quando Paul Gaugin lascia la sua casa di Arles - e vi resta fino al 1890.
Alla fine, infatti, cedendo di fronte al pregiudizio di tutti i paesani si fa rinchiudere volontariamente, ritenendosi pericoloso per sé e per gli altri.
E’ proprio dentro la sua piccola stanza d’ospedale che conosce il periodo più intenso dal punto di vista artistico, realizzando circa 150 dipinti e numerosi disegni.
La sua mente, infatti, non smette di viaggiare ed i suoi giardini - da lui frequentati quotidianamente, non potendo uscire - divengono essi stessi fonte di ispirazione per realizzare meravigliose scene, che nelle sue mani e con le sue pennellate rilevano la movimentazione delle forme, delle foglie, dei fiori, degli alberi, della natura che ci circonda che sfuggono al comune mortale, tra cui la “La Notte stellata” e “Le Iris”.
Tra i dipinti più interessanti si evidenziano: Il seminatore (1888), Contadine che zappano patate (1885), Tessitore e bambino su seggiolone (1884), Testa di contadina (1885), Vialetto nel giardino pubblico (1888).
Vale certamente la pena visitare la mostra anche per leggere le sconvolgenti lettere, le parole profonde intrise di emozioni, che si fanno poesia; brani psicologici e letterari, poco conosciuti fino ad oggi riguardanti il nostro Vincent: la Lettera di Vincent van Gogh ad Anthon van Rappard, Hague, 5 marzo 1883; Lettera di Vincent van Gogh ad Arnold Koning, Arles, 30 maggio 1888; Lettera di Vincent van Gogh ad Arnold Koning, Arles, 22 gennaio 1889; Lettera di Vincent van Gogh a Joseph Ginoux, Saint-Rémy-de-Provence, 2 febbraio 1890; Lettera di Vincent van Gogh ad Albert Aurier, Saint-Rémy-de-Provence, 10 febbraio 1890.
Completa la visita una sala meravigliosa, ricca di luci, colori riflessi su specchi illuminati e variopinti dove, quasi ad imitare il gioco di Van Gogh e le movimentazioni dei suoi punti di vista pittorici e grafici, vengono riprodotti i suoi dipinti, le scene, e i fiori; le figure dei suoi più grandi capolavori, con un sottofondo musicale che fa atmosfera.
E’ qui che il visitatore diventa esso stesso protagonista dell’arte di Van Gogh, rispecchiandosi anche lui in mille sfaccettature tipiche di questo labirinto giocoso, che fa girare la testa fino a perdere il senso di sé.
Maria Paola Santopinto

Numero Registrazione Testata: 202/2015 2 Dicembre 2015 Editore: ONG Africanpeople - C.F.: 97788610588
Direttore Scientifico: Ing. Maurizio Scarponi
ISSN : 2283-5041



24h PRESS AGENCY AFRICANPEOPLE

AFRICANPEOPLE NEWS

SILK STREET
AFRICANPEOPLE O.N.G.


“CAMBIAMENTI CLIMATICI
E
MIGRAZIONI "

SABATO 11 febbraio 2023, ore 16,30
Sala Italia - Via Ulisse Aldrovandi 16 - 00197 Roma


 

 

 

 

 

Programma

• ore 16,30 registrazione ospiti

Proiezione del documentario di Casa Africa “Argine prima del deserto”

Saluti ed introduzione del direttore scientifico della rivista Africanpeople scientific news, ing. Maurizio Scarponi.

Ore 17:

Intervengono:


• Prof. Gianluigi Rossi, Emerito di Storia delle relazioni internazionali e Storia dell’Africa: “Cambiamenti climatici e Migrazioni: il caso dell’Africa”.


• Prof.,Alessandro Bianchi-Urbanista: “Città e migrazioni”.


Pausa ore 18,00
18,30


• Prof. Claudio Margottini, geologo: “Quando il clima cambia la storia dell’Uomo”.

 

• Colonnello Francesco Laurenzi, giornalista metereologo. di Rai1“Uno mattina in famiglia”:“Un pianeta con i nervi scoperti”.

• Dott.ssa Laura Patrioli, psicologa: “Ecoansia e meteopsiche”.

 

 

Conclusioni

Dott.ssa Emanuela Scarponi, giornalista Agenzia di stampa Africanpeoplenews: “Le pitture rupestri nel deserto del Namib”.

***

ore 19,30 Concerto per piano di Piero Marsili

ore 20,00 Brindisi in Sala affreschi

rsvp 3479812139
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 



Cambiamenti Climatici E Migrazioni Apn
Apn-silkstreetpress Radio Web