Il TEMA scelta è IL DISCERNIMENTO NELLA FORMAZIONE INIZIALE in Alcuni aspetti psicologici-pastorali e pedagogici con particolare riferimento alla Congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio.


PRESENTAZIONE DEL TEMA e INTRODUZIONE
Nel presentare il tema, e questa parte introduttiva della nostra ricerca, vedremo che il processo di formazione è un momento di aiuto a diversi livelli. Sia la persona che inizia un cammino di formazione sia le persone chiamate ad aiutare e accompagnare in questo lungo itinerario, sono chiamati ad aprirsi alle dimensioni umane e alle dimensioni trascendentali per rispondere adeguatamente ai compiti che ciò comporta. In questo processo, ci sono delle scelte da fare e per cui bisogna operare costantemente un discernimento. Allo stesso tempo che ci proponiamo centrare la nostra ricerca sul tema del discernimento nella fase iniziale della formazione, siamo consapevoli che «operare un discernimento adeguato non è facile, né immediato. Difficoltà di varia natura si frappongono».1 Noi vorremo orientare la nostra attenzione su qualche aspetti psicologici- pastorali/spirituali e pedagogici, perché lo vediamo come una necessità per questa tappa della formazione dei futuri consacrati, che poi però, continua lungo tutto l’arco della vita. Al di là della conoscenza dei fenomeni interni o esterni al soggetto umano, il lavoro formativo deve mirare a decifrare nella vita dei candidati i segni operati da Dio. Questo consiste in una constante percezione di sé per consolidare la propria identità, camminare assieme agli altri e scoprire la volontà di Dio su di noi: che cosa vuole che facciamo, che cosa gli è gradito nella situazione in cui ci troviamo, che cos’è perfetto a suoi occhi?
L’uomo non può separare i problemi che riguardano la sua umanità dai quelli dello spirito. I problemi della nostra umanità sono anche problemi dello spirito nella loro dimensione più profonda. Si riferiscono a Dio, così come tutta la nostra formazione deve riferirsi a Lui che ci ha scelti, chiamati, affidandoci una missione. La necessità di fare un discernimento in tutte le tappe della nostra vita quindi, nasce dal fatto che «non possiamo tracciare il piano con cui Dio deve mettersi in comunicazione con noi, né possiamo chiedergli di agire ordinariamente con miracoli, annullando ogni momento gli ostacoli offerti per natura dal nostro essere con i suoi limiti e la sua libertà».2 Il discernimento implica una capacità di giudizio, e quindi una sufficiente conoscenza di sé e una certa apertura alle realtà della vita e della propria vita, cioè, una sufficiente maturità, per fare delle scelte coerenti e in funzione di un progetto di vita. Il vero discernimento vocazionale non verifica tanto la semplice presenza dei valori vocazionali quanto l’efficacia dei valori vocazionali presenti. Le vere domande sono quindi: «perché prega?» «perché sta con la gente?» «perché è disponibile?» «i suoi comportamenti sono dettati dai valori o dai suoi bisogni personali?».3
Il discernimento, nell’ambito della formazione alla vita consacrata, oltre ad aprirsi alle dimensioni umani, deve prendere in conto i valori superiori dello spirito e quelli soprannaturali. In questo senso abbiamo cercato di dare una base teologica che parte dalla Bibbia e dalle tradizioni ecclesiali riguardo il tema del discernimento.4 Il discernimento è dunque l’arte della vita spirituale in cui io comprendo come Dio si comunica a me, come Dio - il che è lo stesso - mi salva, come si attua in me la redenzione in Gesù Cristo, che lo Spirito santo rende salvezza per me. Il discernimento è quell’arte in cui io sperimento la libera adesione a un Dio che liberamente si è affidato nelle mie mani in Gesù Cristo, un’arte pertanto in cui le realtà in me, nel creato, nelle persone intorno a me, nella storia mia personale e in quella più generale smettono di essere mute per cominciare a comunicarmi l’amore di Dio.5 Con gli aspetti psicologici e quelli spirituali, la nostra intenzione è di arrivare a una integrazione della persona tra il suo essere, il suo agire e ciò che è chiamato a diventare. Con le premesse di camminare e crescere in presenza di Dio e in relazione con gli altri, parleremo del discernimento come un conformare e indirizzare la vita, in tutte le sue manifestazioni, le proprie intenzioni, azioni e operazioni. Senz’altro, tutto questo secondo la volontà di Dio e non secondo la propria, però anche in sintonia con le dinamiche della crescita umana. In queste ultime (dinamiche della crescita umana), possiamo già capire perché intervengono in questo tema alcuni aspetti psicologici e pedagogici. Perché l’uomo non può crescere senza di esse.

 STATUS QUAESTIONIS
Se percorriamo, lungo la storia della Chiesa, le diverse spiritualità hanno affrontato il tema del discernimento, con diverse accentuazioni anche in rapporto alle diverse sensibilità carismatiche ed epoche storiche. Durante il Sinodo abbiamo riconosciuto alcuni elementi comuni, che non eliminano la diversità dei linguaggi: la presenza di Dio nella vita e nella storia di ogni persona; la possibilità di riconoscerne l’azione; il ruolo della preghiera, della vita sacramentale e dell’ascesi; il confronto continuo con le esigenze della Parola di Dio; la libertà rispetto a certezze acquisite; la verifica costante con la vita quotidiana; l’importanza di un accompagnamento adeguato.6 Il termine “discernimento” è usato in una pluralità di accezioni, pur collegate tra di loro. In un senso più generale, discernimento indica il processo in cui si prendono decisioni importanti; in un secondo senso, più proprio della tradizione cristiana e su cui ci soffermeremo particolarmente, corrisponde alla dinamica pastorale attraverso cui la Chiesa in una persona, un gruppo o una comunità cerca di accompagnare i candidati a riconoscere e di accogliere la volontà di Dio nel concreto della loro situazione: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21). In quanto attenzione a riconoscere la voce dello Spirito e ad accogliere la sua chiamata, il discernimento è una dimensione essenziale dello stile di vita di Gesù, un atteggiamento di fondo ben più che un atto puntuale.7
Il discernimento poi, è spesso associato alle scelte nei diversi momenti della vita, sia per riformare, sotto l’azione dello Spirito divino; sia per scoprire la forma concreta in cui Dio vuole che la persona dia l’immagine di Cristo. Dalla prospettiva psicologico-spirituale, si è arrivato anche a considerare che «deve accedere alle scelte solo chi è preparato spiritualmente».8 Ogni giorno, il discernimento è basilare e trattato da molti nell’ambito della pastorale e pedagogia delle vocazioni. Nella tappa dell’animazione e in quella della formazione. Assieme ai processi di discernimento, diventa decisiva la comunicazione oggettiva della Parola di Dio per formazione della coscienza, fondamentale in un processo di maturazione umana e spirituale soprattutto in un momento così delicato quale quello del processo di scelta dello stato di vita.9 Il nostro lavoro è partito quindi dallo sforza fatto già prima di noi, da tanti autori che hanno scritto facendo dei suggerimenti per il discernimento e l’accompagnamento verso la maturità, alla ricerca della volontà di Dio.

 OBIETTIVO DEL LAVORO
Gli obbiettivi di questo lavoro sono molteplici e varie secondo le relazioni che ogni persona stabilisce con gli altri. Il nostro interesse e il nostro obiettivo è quello di presentare il carattere imprescindibile della relazione in ambito cristiano. Ciò vuole dire il raggiungimento della realizzazione nella costruzione della relazione, con Dio e con gli altri. È lì dove le persone vivono il dono totale di sé in una logica di auto-trascendenza: “come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Per arrivare alla perfezione della relazione che si concretizza nella carità, nel fare sì che un dono totale, ci vuole un lungo cammino. Ecco perché al primo obiettivo associamo il processo psicologico- pastorale per fare dei suggerimenti utili nel cammino di formazione, ovvero, la maturità relazionale.

 ARTICOLAZIONI DEL LAVORO
Il nostro lavoro si è articolato intorno a tre capitoli. In un primo momento, ci siamo fermati sulla definizione del discernimento, i suoi contenuti e precisazioni nella formazione e nel discernimento. Con la centralità della persona al centro della propria formazione come primo protagonista, sottolineiamo altrettanto la necessità della variante oggettiva nei processi di formazione e di discernimento. Abbiamo dato un’attenzione riguardo al discernimento e decisioni, mettendo l’attenzione sulla relazione con Dio, la decisione, la preparazione, le tappe e la verifica, tutto nel discernimento vocazionale; abbiamo trattato anche nel secondo capitolo, di sviluppare i processi decisionali e relazionali. Con questi, cogliamo la necessità di prestare attenzione e in modo attivo alle diverse emozioni, superarsi e fare delle scelte coerenti con la proposta formativa alla vita consacrata nei contesti attuali. Con la grazia di Dio e con il protagonismo della persona, si deve entrare in una crescita armonica e integrale che non finisce mai. Con l’ultimo e terzo capitolo, abbiamo parlato dell’esperienza della formazione iniziale delle suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, nelle fasi, nelle sfide del discernimento e nella formazione iniziale in Africa; e in una prospettiva progettuale, abbiamo fatto delle proposte in linea dell’argomento in merito, per la formazione iniziale nella congregazione delle suore Minime di Nostra Signora del Suffragio in Africa; dove ora fiorisce la vocazione.

 METODO
Tenendo conto della complementarità di approcci nella riflessione sulla fede e la crescita umana, ci proponiamo di seguire il metodo esperienziale della Psicologia -pastorale/ pedagogia vocazionale e/o della teologia spirituale10, per lo svolgimento della nostra ricerca. Il primo capitolo è dunque di natura fenomenologica e tratta di descrivere l’esperienza che l’uomo fa di Dio, sperimentata e conosciuta mediante la realtà vocazionale, formativa e il conseguente discernimento. Riteniamo centrale prendere in conto sia la dimensione oggettiva che quella soggettiva dell’esperienza di discernimento, per cui ci interessano gli aspetti psicologici e pastorale.
Il secondo capitolo è consacrato a una riflessione critico-teologica- pastorale. Abbiamo cercato di riuscire a mettere a confronto l’esperienza descritta, nella prima parte, con il vissuto ecclesiale. Si tratta di sviluppare i processi decisionali e relazionali. Con questi, cogliamo la necessità di prestare attenzione e in modo attivo alle diverse emozioni, superarsi e fare delle scelte coerenti con la proposta formativa alla vita consacrata nei contesti attuali. Con la grazia di Dio e con il protagonismo della persona, si deve entrare in una crescita armonica e integrale che possiamo razionalmente affermare, non finisce mai.
Nel terzo capitolo si propone una prospettiva progettuale, con delle proposte coerenti all’argomento in merito alla formazione iniziale nella congregazione delle suore Minime; trattando la parte ermeneutica, dove abbiamo voluto andare oltre la mera descrizione del significato per comprendere la complessità delle implicanze psicologiche e pastorali nel processo formativo. Dopo l’interpretazione del processo formativo, alla luce della psicologia e della pastorale, ci assumiamo il compito di suggerire qualche applicazione alla vita concreta in vista di una maturità formativa, pensando alla realtà delle suore Minime di Nostra Signora del Suffragio in Africa. È stato senz’altro un contributo in dialogo con gli studi fatti durante la formazione specialistica della pedagogia delle vocazioni o dei formatori- animatori vocazionale.

. FONTI
Le nostre fonti sono state costituiti principalmente dagli scritti del Magistero della Chiesa nella Bibbia e da alcuni autori che ci hanno avvertito della necessità di raggiungere una formazione più completa possibile per potere rispondere alle esigenze dei nostri tempi e dare intelligenza alla nostra fede11. Abbiamo preso in conto perciò quanto è stato scritto nell’ambito della maturazione relazionale e della vita spirituale. In modo particolare, ci siamo soffermati sugli elementi che riguardano il discernimento delle vocazioni e degli stati di vita, cioè, i processi formativi.

Nel primo capitolo, come abbiamo già detto nell’introduzione, ci siamo soffermati alla definizione del termine discernimento, Come specificato nella definizione riportato dal libro di Mauro Costa12, cosi, dalla sua natura la parola discernimento, nella lingua Italiana non si fa fatica perché, ha una caratteristica prevalentemente conoscitiva, nel distinguere il termine discernimento da quello di deliberazione ciò che connota l’esercizio della volontà e comporta una libera decisione, una scelta. Il termine discernement nella lingua francese è pieno di un significato che fa riferimento anche alla volontà, è molto più vicino a decisione o deliberazione. Nei suoi contenuti e precisazioni nella formazione iniziale e nel discernimento vocazionale; la sua esperienza, le sue sfide, il suo ruolo difronte alla decisione e le sue tappe nella formazione iniziale. Possiamo dire che, si tratta di un’arte capace di aprire alla verità i sensi e la mente di chi la pratica, facendoci andare oltre il conformismo, la rigidità delle ideologie, le sirene della moda e la mediocrità del così fanno tutti, che talvolta rischia di diventare l’unico criterio dietro al quale ci muoviamo. Il discernimento, ci offre la possibilità di uno sguardo più profondo e spirituale su noi stessi e sulle cose, ci rende interiormente liberi. Non conformatevi a questo mondo, scrive l’Apostolo Paolo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12,2)13. Giovanni Paolo II ricordava che il discernimento è uno dei numerosi doni che lo Spirito Santo ha elargito ai credenti per mezzo della sua Chiesa: «infatti, è lui che nella Chiesa suscita i profeti, prepara i maestri, guida le lingue, compie prodigi e guarigioni, produce opere mirabili, concede il discernimento degli spiriti, assegna i compiti di governo, suggerisce, ripartisce e armonizza ogni altro dono carismatico e, perciò, rende dappertutto e in tutto compiutamente perfetta la Chiesa del Signore»14.
Nell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate15, papa Francesco, si è soffermato sul discernimento in generale, e riprende alcune delle sue riflessioni già applicate al discernimento della vocazione propria nel mondo. Il santo padre si rivolge a tutti e in modo particolare ai giovani, e dice che i giovani sono esposti a uno zapping costante, che è possibile in quanto i giovani possono simultaneamente navigare o interagire su due o tre schermi nello stesso tempo in diversi sfondi virtuali. Secondo il francescano Ubaldo Terrinoni «il discernimento è un dono dello spirito che ci aiuta a camminare verso Dio e a ricercare appassionatamente la sua volontà»16. Abbiamo visto che è opportuno fare alcune precisazioni del termine, descrivere la natura, indicare la finalità, esplicare la responsabilità17. Abbiamo trovato il bisogno di precisare che il discernimento vocazionale ha il compito di verificare l’esistenza di una chiamata specifica. viene presentato come un’abilità a valutare gli eventi, le situazioni e persone, alla luce del vangelo e come l’intima conoscenza dell’opera di Dio nel cuore degli uomini. Il discernimento vocazionale è una realtà molta complessa. È opportuno fare alcune precisazioni del termine, descrivere la natura, indicare la finalità, esplicare la responsabilità18. Per questo, possiamo dire che, il periodo di formazione, è tempo di grazia per aiutare il candidato a pervenire alla verità del proprio essere, che nell’ esperienza cristiana è leggibile in Cristo Gesù, l’uomo vero.
Nel secondo capitolo si tratta di sviluppare i processi decisionali e relazionali come ci spiega il titolo. Il processo implica il superarsi e fare scelte coerenti con la proposta formativa alla vita consacrata nei contesti attuali, aiutati dagli psicologi, dal Magistero della Chiesa e da alcuni autori. Come riferimento la teoria degli psicologi William James e Carl Lange, la quale ci aiuta a capire quanto l’aspetto fisiologico sia una componente essenziale ed indefettibile delle emozioni. Possiamo infatti affermare con certezza che non esista uno stato emotivo, di qualsiasi intensità, senza un’attivazione fisica correlata. La teoria periferica di James-Lange conferiva un valore così rilevante alla “fisicità” delle emozioni da sostenere come lo stesso contenuto dell’emozione fosse sostituito alla sperimentazione di una sensazione fisiologica che ne costituiva la causa eccitante19.
Per finire, Dopo l’interpretazione del processo formativo, alla luce della psicologia e della pastorale, abbiamo fatto nostro il compito di suggerire qualche applicazione alla vita concreta in vista di una maturità formativa, pensando sempre alla realtà delle suore Minime di Nostra Signora del Suffragio in Africa. In questo terzo e l’ultimo capitolo abbiamo messo in luce i protagonisti del discernimento vocazionale delle suore Minime, come in tutti gli ambiti formativi organizzati. Alcuni autori nell’ambito di psicologia, pedagogia e pastorale ci hanno aiutato per una ricerca utile nella materia. Tutto questo per arrivare allo svolgimento di un buon discernimento vocazionale dell’Istituto, come scrive Méthode G. nel suo libro Programmare e Valutare…, perché “L’attuazione dell’itinerario formativo esige la presenza di risorse umane o di protagonisti cioè attori competenti”20. Poiché il discernimento vocazionale delle suore Minime sia un vero passaggio di una comunità educativa, i protagonisti di essa sono educatori e educandi (Maestri e candidate in formazione). In esso il percorso di accompagnamento come dice il prof. Crea nel suo libro psicologia del discernimento, nel processo di discernimento o in un itinerario formativo, l’accoglienza e l’accettazione reciproca rende gli individui capaci di investire creativamente nel modo di essere aperti a riconoscere i segni della chiamata, passando dalle buone intenzioni ai fatti, e imparando così a essere dono, non solo per sé stessi ma anche per gli altri21.

VALUTAZIONE e I LIMITI
- Il tema è stato molto interessante e ampio che si può sviluppare in tanti percorsi formativi, perché ed è utile non soltanto per la formazione consacrata ma anche per tutta la vita ordinaria.
- Come tutte esseri umani, mi sono trovata limitata in tante cose in questa ricerca, in anzi tutto con la scusa di Covid, non ho potuto aver alcune informazioni utili che volevo e ho cambiato più volte l’idea iniziale…
Detto questo, ho finito, vi ringrazio di vero cuore.


CONCLUSIONE GENERALE
Al termine di questo lavoro vogliamo precisare che il capitolo I è stato un lavoro lungo e complesso, che abbiamo voluto riportare alcune linee guida teoriche del magistero ed i contributi di alcune voci esperte alla vita consacrata. L’esercizio del discernimento vocazionale in questo lavoro (Discernimento nella Formazione Iniziale con alcuni aspetti psicologici- pastorali/spirituali e pedagogici) è risultato come un processo formativo ed educativo che non si limita solo alla formazione iniziale. Infatti, la propria ricerca di amore è in continuo aggiornamento, con il contributo supremo di Dio padre fonte e culmine della ricerca vocazionale. Abbiamo così sottolineato nel primo capitolo che è di natura fenomenologica ed abbiamo provato a descrivere l’esperienza che fa l’uomo di Dio, sperimentata e conosciuta mediante la realtà vocazionale, formativa ed il conseguente discernimento. Seguendo alcuni itinerari di natura pedagogica pastorale, ci si può ricollegare a taluni aspetti segnalati nel documento partire da «Nuove vocazioni per una nuova Europa», le scelte strategiche e urgenti, che O.M. Llanos presenta nel suo libro22… “iniziare a seminare al tempo giusto (preadolescenza, adolescenza e cultura vocazionale), la promozione della vocazione specifica e il contributo della donna nella pedagogia vocazionale odierna”. Qui si rivolge proprio a noi ed abbiamo anche messo in luce il confronto dell’esperienza di una riflessione critico-teologica che è stata descritta, nella prima parte, con il vissuto ecclesiale. In seguito è stato evidenziato anche l’elemento di ogni vocazione, in particolare la chiamata alla vita religiosa che chiede dunque di essere “affrontata”, verificata nella preghiera e con la Parola di Dio. Richiede altresì uno sguardo onesto e sincero su sé stessi e quindi una conoscenza e una consapevolezza di sé; esige un cammino di discernimento serio; matura e si rivela nell’accompagnamento spirituale ed umano accanto a delle buone guide.
Per comprendere la propria vocazione serve tanta umiltà23, disponibilità, pazienza, voglia di mettersi in gioco e rischiare, ascolto e ricerca di ciò che è essenziale, docilità nel farsi guidare e accompagnare ... Occorre mettersi in strada… Serve farsi pellegrini e mendicanti… per poter riconoscere un giorno e dire che sono stato un servo inutile ma il Signore mi ha esaltato. In seguito, con la parte ermeneutica nel secondo capitolo, abbiamo cercato di andare oltre la descrizione e comprendere la complessità delle implicanze psicologiche e pastorali nel processo formativo dell’Istituto delle suore Minime. Successivamente l’interpretazione del processo formativo, alla luce della psicologia e della pastorale, abbiamo fatto nostro il compito di suggerire qualche applicazione alla vita concreta in vista di una maturità formativa riformata, pensando alla realtà delle suore Minime di Nostra Signora del Suffragio in Africa. Senz’altro è un contributo in dialogo con gli studi fatti durante la formazione specializzata della pedagogia delle vocazioni o dei formatori- animatori vocazionale all’Università Salesiana di Roma. Abbiamo avuto anche la necessità di riprogettare e rielaborare il progetto formativo dell’Istituto per una splendida adattazione in Africa dove l’Istituto rinasce per adesso, per il bene della congregazione secondo le costituzioni, i regolamenti propri e della Chiesa universale. Il cammino vocazionale che parte dai più giovani, «La preadolescenza è stata chiamata “la prefigurazione emotiva” del divenire vocazionale»24, perciò «l’approccio ideale della pedagogia è quello di “camminare insieme” nelle situazioni reali» del preadolescente.
Confrontando la ricerca con gli orientamenti del Magistero della Chiesa, possiamo aggiungere in sintesi di tutto ciò che abbiamo studiato nel tema, il brano del libro dell’anno della vita consacrata in cui: “Dio Padre, nel dono continuo di Cristo e dello Spirito, è il formatore per eccellenza di chi si consacra a Lui. Ma in quest’opera Egli si serve della mediazione umana, ponendo a fianco di colui che Egli chiama alcuni fratelli e sorelle maggiori. La formazione è dunque partecipazione all’azione del Padre che, mediante lo Spirito, plasma nel cuore dei giovani e delle giovani i sentimenti del Figlio. Per questo occorre formarsi a saper comprendere i segni della volontà di Dio e della sua Parola, che si fa voce urlante negli eventi della propria storia e nei segni dei tempi. E. Bianchi nel suo libro, dice che il “discernimento vuol dire esercitarsi a rimanere, a sostare saldamente e con fiducia nella Parola che è Cristo”25. I formatori e le formatrici devono perciò essere persone esperte nel cammino della ricerca di Dio per essere in grado di accompagnare anche altri in questo itinerario. Attenti all’azione della grazia, essi sapranno indicare gli ostacoli anche meno evidenti, ma soprattutto mostreranno la bellezza della sequela del Signore ed il valore del carisma in cui essa si compie. Ai lumi della sapienza spirituale si uniranno quelli offerti dagli strumenti umani, che possano essere d’aiuto sia nel discernimento vocazionale, sia nella formazione dell’uomo nuovo, perché divenga autenticamente libero. Strumento basilare di formazione è il colloquio personale, da tenersi con regolarità e con una certa frequenza, come uso di insostituibile e collaudata efficacia. Di fronte a compiti tanto delicati appare veramente importante la formazione di formatori idonei, che assicurino nel loro servizio una grande sintonia con il cammino di tutta la Chiesa. È stato sottolineato anche l’importanza di creare adeguate strutture per la formazione dei formatori, possibilmente in luoghi dove sia consentito il contatto con la cultura in cui sarà poi esercitato il proprio servizio pastorale.
In quest’opera formativa gli Istituti già meglio radicati devono dare un aiuto agli Istituti di più recente fondazione o quelli in difficoltà, grazie al contributo di alcuni dei loro membri migliori”26. Qui possiamo aggiungere che ci mancano proprio i formatori esperti con la scusa delle mancanze di vocazioni negli istituti. Di questo fatto, gli istituti e l’intera Chiesa è in continuo lamento per la scarsa formazione dei formatori che genera la mancanza delle vocazioni. In questa ricerca possiamo proporre che non dobbiamo scoraggiarci per le poche vocazioni che abbiamo, possiamo offrire delle occasioni formative adeguate a un futuro migliore di ogni Istituto per il bene della Chiesa. Come si dice nel linguaggio popolare “pochi, ma bravi! O ancora “pochi ma di buona qualità, senza cercare tante vocazioni dalla qualità scarsa che ne combinano sempre o quelle che nessuno riesce a gestire, per poi trasmettere delle eresie al popolo di Dio anziché la buona testimonianza cristiana” o ancora dei consacrati che rovinano delle vocazioni e fanno vuotare le comunità. La Congregazione delle suore Minime come tanti altri Istituti è in crisi vocazionale, in Europa, Argentina e Colombia ci sono missioni da tanti anni, ma le difficoltà non sono solo a livello culturale, perché, in Africa ad esempio, c’è il vero problema degli abbandoni dell’Istituto sia nella formazione iniziale che dopo la professione perpetua.
Questo problema non fa solo parte di una cultura o di un continente; piuttosto, possiamo anche ben dire come Papa Francesco che in “questo momento la fedeltà è messa alla prova […]. Siamo di fronte ad una “emorragia” che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa. Gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono, dopo un discernimento serio, di non avere mai avuto la vocazione; però altri con il passare del tempo vengono meno alla fedeltà, molte volte solo pochi anni dopo la professione perpetua. Che cosa è accaduto?»27. L’interrogativo sollevato da Papa Francesco non può cadere nel vuoto. Di fronte al fenomeno degli abbandoni dello stato di vita consacrata e clericale, denominatore di situazioni diversificate, da tempo la Chiesa si interroga sull’atteggiamento da assumere28. La stessa vita consacrata è stata più volte sollecitata a riconoscere, discernere ed accompagnare situazioni di disagio o di crisi e a non ridurre il fenomeno solo ad un allarmante quadro statistico senza allo stesso tempo, interrogarsi sul senso e sulle implicazioni della fedeltà e perseveranza di una vocazione alla sequela Christi. Che consiste in un cammino di conversione e di purificazione che aiuti a riscoprire il fondamento e l’identità della propria chiamata, senza lasciarsi andare al pessimismo o alla frustrazione logorante di chi si sente impotente e si prepara al peggio. «La tentazione della sopravvivenza trasforma in pericolo, in minaccia, in tragedia ciò che il Signore ci presenta come un’opportunità per la missione. Questo atteggiamento non è proprio soltanto della vita consacrata, ma in modo particolare siamo invitati a guardarci dal cadere in essa»29. Il mondo è in difficoltà, la guerra in tante parti del mondo, il Covid-19, le calamità naturali, la morte e le malattie diffuse dappertutto, le crisi economiche nella società intera, tutto ciò genera la scarsa vocazione.
«La fiducia deve crescere - afferma Papa Francesco - proprio quando le circostanze ci buttano a terra»30. L’altra cosa più importante che possiamo prendere in considerazione con molta attenzione in questa ricerca è che nonostante tutte le teorie e le pratiche riportate, suggerite, ritenute ed imparate nella tesi, la psicologia, pedagogia, pastorale, teologia o spiritualità sono i fattori principali che dovrebbero aiutare ogni candidata ad intraprendere al meglio il suo percorso decisionale. Assieme alle altre scienze umane è necessario collaborare per modellare, trasformare e formare lo sposo o la sposa chi si prepara per incontrare giorno dopo giorno il suo sposo Gesù: che è Maestro per eccellenza di ogni vocazione e di ogni scelta di vita umana. Poiché questa scelta come scelta di matrimonio ha bisogno di una persona matura umanamente e spiritualmente per poter sopravvivere nella lotta della propria scelta. La lotta la può vincere solo una persona preparata molto bene con una formazione integrale. Siamo tutti chiamati a lottare e collaborare per andare avanti per bene in tutti i punti delle nostre scelte. Pregando e sostenendoci gli uni con gli altri, aiutandoci progressivamente avvicenda nel portare la propria croce. Preghiamo il Signore che ci sostenga e ci accompagni sempre nell’esercizio di qualsiasi discernimento e soprattutto quando siamo chiamati ad aiutare gli altri nello scegliere la propria vocazione. Non possiamo concludere questa ricerca senza sottolineare che la Minima si forma anche nella missione dell’Istituto in cui collabora per la promozione della donna ma condividendo la vita con le persone a lei affidate dall’Istituto stesso, dall’educazione dei più piccoli fino all’accompagnamento delle persone anziane in fin di vita.

RINGRAZIAMENTI
Ringrazio anzitutto il Signore guida delle mie azioni, che mi ha sempre sostenuto in tutto con il suo Spirito Santo; ringrazio i miei Defunti che invisibilmente ho confermato di aver scritto la tesi insieme a loro. Grazie al mio angelo custode ormai in cielo Padre Jean Paul Avokandoto con cui ho scelto questo tema, confrontandoci assieme fino all’elaborazione del progetto approvato; senza dimenticare la nostra santa collaborazione in tutto, pensando ogni giorno alla perfezione per la vita eterna, fino ad ora mi è stato sempre vicino. Tra le tante fatiche dell’apostolato e del cammino verso l’UPS, ci siamo riconosciuti Angeli Custodi a vicenda per cinque ultimi anni del suo pellegrinaggio terreste. Lo sostenevo quando era vivo ed ancora oggi continuo a confermare che egli è stato un Santo anche se il mondo non lo ha conosciuto, conoscendo i suoi limiti, i suoi peccati e la sua bravura posso credere che sia accanto a Gesù e Maria, che ha servito e amato. Chiedo a lui di continuare a pregare per me come faccio anche io per lui.
Ringrazio il mio relatore, il Prof. Giuseppe Crea; posso esprimere solo la mia gratitudine per avermi guidata con tanta pazienza ed essere stato sempre pronto ad aiutarmi a riportare il meglio. Grazie al Prof. Mario Llanos, il mio correlatore, che con tanta pazienza mi ha trasmesso circa la metà del sapere pastorale e vocazionale professionale del percorso universitario. Ringrazio il Prof. Tognacci Stefano, presidente di questa discussione, grazie di cuore; il Prof Roggia e tutto il gruppo gestore del nostro Curriculum grazie di tutto. Ringraziamenti alla precedente Madre Generale Chiara con il suo consiglio, la ringrazio di vero cuore per l’opportunità di questo percorso formativo che mi hanno offerto, per il mio bene ed il bene del nostro Istituto. Mi hanno orientato in questo percorso più impegnativo e penitenziale, non ero convinta all’inizio, ma mi rendo conto che le materie apprese mi hanno salvato la vita e la vocazione. Grazie anche all’attuale Madre Generale Monica, insieme al suo consiglio per la finizione del mio percorso accademico. Grazie alle due mie comunità della Casa Speranza e Torre Maura per la loro pazienza, preghiera e buona volontà. Un grazie particolare a suor Maria Aurora che è stata la mia maestra d’italiano per il primo Capitolo ed a suor Maria Paola a Brazzaville che mi ha incoraggiato e aiutato all’ultimo capitolo. Un grande grazie particolare a Lorenzo e Francesca che hanno curato nell’ultimo minuto l’Italiano di tutta la tesi. Grazie di tutto alla mia università ed ai miei cari colleghi studenti per la collaborazione; grazie ai miei collaboratori privati per la loro buona volontà e multiplo sostegno.
Infine, ringrazio con affetto tutti voi per la vostra presenza e fraternità, vi abbraccio. Che Dio, fonte di ogni bene, vi ricompensi tutti e vi benedica nel nome di Gesù e Maria.

INDICE……………………………………………………………………………2
INTRODUZIONE………………………………………………………………..8
CAPITOLO I
Formazione e discernimento…………...………………………………………10
1. Discernimento nella formazione iniziale…………………………………….11
1.1. Cos’è il discernimento, contenuti e precisazioni…………………………11
1.2. Natura, finalità e responsabilità del discernimento……………………… 16
1.3. L’importanza del discernimento nelle prime fasi formative……………...18
1.4. Discernimento, spiritualità e formazione…………………………………21
2. L’esperienza della formazione iniziale ………………………………………24
2. 1. Fasi della formazione iniziale……………………………………………24
2. 2. Sfide nel discernimento e nella formazione ……………………………..26
3. Discernimento e decisioni…………………………………………………….29
3.1. La relazione personale con Dio …………………………………………..30
3.2. Prima di decidersi: come prepararsi spiritualmente………………………32
3.3. Le tappe del discernimento spirituale…………………………………….34
3.4. La verifica dopo il discernimento………………………………………...37

CAPITOLO II
Processi decisionali e relazionali (attivi, emotivi) ……………………………40
1. Formazione come qualcosa di significativo…………………………………40
1.1. Percezione di sé…………………………………………………………..40
1.2. Alterità e relazionalità……………………………………………………43
1.3. Continuità e progettualità………………………………………………...46
2. Discernimento e processi decisionali………………………………………...48
2.1. Elementi del discernimento………………………………………………48
2.2. Il Discernimento nell’ottica di Papa Francesco…………………………..53
2.3. Discernimento e situazioni difficili………………………………………57
2.4. Formazione al discernimento…………………………………………….61
3. Formazione come tempo di grazia per la lotta della vita consacrata.………65
3.1. Alla scuola dello Spirito………………………………………………….65
3.2. Crescita armonica e integrale…………………………………………….67
3.3. In continuo rinnovamento………………………………………………..70

CAPITOLO III
I protagonisti del discernimento e la prospettiva progettuale delle suore Minime di Nostra signora del Suffragio in Africa………………………………………74
1. I protagonisti del discernimento……………………………………………..76
1.1. La centralità della persona in formazione……………………………….76
1.2. Formatori competenti e lavoro di equipe………………………………..79
2. Prospettiva progettuale……………………………………………………...82
2.1. Avviare processi decisionali…………………………………………….83
2.2. Progetto e discernimento………………………………………………..85
2.3. Principali linee del Metodo utilizzato…………………………………..89
2.4. La valutazione della ricerca o verifica/ analisi…………………………..93

CONCLUSIONE GENERALE……………………………………………….94
RINGRAZIAMENTI………………………………………………………….97
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………99