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CI SONO TUTELE NEI CONFRONTI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE USATA COME STRUMENTO DI RECLUTAMENTO DEL PERSONALE? di Alessandra Di Giovambattista

CI SONO TUTELE NEI CONFRONTI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE USATA COME STRUMENTO DI RECLUTAMENTO DEL PERSONALE?
di Alessandra Di Giovambattista

Ormai non si fa altro che sentir parlare di intelligenza artificiale (IA). Ma di fronte a quale rivoluzione ci troviamo? È la rivoluzione del nuovo secolo, o meglio del nuovo millennio; per intelligenza artificiale ci si riferisce alle capacità che possono avere delle macchine appositamente progettate per emulare, in modo comunque limitato, alcune delle capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento e la pianificazione. Essa permette di relazionare la macchina con l’ambiente esterno, cercando di risolvere problemi o di raggiungere un preordinato scopo. L’intelligenza artificiale gestisce in autonomia nozioni precedentemente acquisite e immesse dall’uomo, così da elaborare risposte e pseudo ragionamenti.
A differenza di quanto si possa credere si parla di intelligenza artificiale da più di 50 anni; ma è solo con l’incremento della potenza dei computer, che riescono ad elaborare grandi quantità di dati, e l’evolversi della costruzione e dell’analisi degli algoritmi che l’intelligenza artificiale ha compiuto enormi passi in avanti. Tanto che anche l’Unione Europea si è posta il problema della necessità della trasformazione digitale delle società. Volendo fare degli esempi molto limitati notiamo che l’intelligenza artificiale è alla base: delle analisi online che utilizzano motori di ricerca che sfruttano la massa di informazioni e dati forniti dagli utenti; dei software utilizzati per organizzare i rifornimenti di magazzino dei beni e predisporre gli inventari delle aziende; degli assistenti virtuali programmati per rispondere a determinate domande; dei programmi di traduzione automatica, di lettura, di scrittura e di riproduzione dei sottotitoli dei programmi video; dei software che assicurano alcune funzioni di sicurezza delle autovetture come ad esempio i sensori Vi-Das che individuano eventi pericolosi e possibili situazioni di incidenti; dei navigatori stradali per la determinazione dei percorsi più efficienti.
Tra le mille possibilità di utilizzo dell’intelligenza artificiale troviamo anche la funzione c.d. di recruitment, ossia di scelta ed ingaggio di lavoratori di aziende pubbliche o private che, nel brevissimo futuro, sembra dover prendere il posto delle tradizionali tecniche di reclutamento. Infatti oltre ai citati settori di applicazione dei sistemi di algoritmi, che tuttavia rappresentano davvero una minima parte degli utilizzi che oggi si possono fare delle tecnologie basate sull’IA, si assiste ad un loro utilizzo anche nell’ambito della selezione del personale, della sua assegnazione ad incarichi e funzioni, della valutazione dei risultati finalizzata anche al riconoscimento di promozioni e premi aziendali. Naturalmente il successo nell’uso degli algoritmi si basa sulle modalità con cui essi sono costruiti e sulla tipologia e quantità di informazioni in essi introdotti.
In via generale si sottolineano alcuni aspetti positivi riconducibili all’uso dell’intelligenza artificiale che consente di diminuire le risorse (in termini di tempo e di denaro) per l’attività di valutazione dei candidati, arrivando a scegliere i migliori. In particolare: gli algoritmi possono valutare grandi quantità di curriculum ordinandoli per esperienza e capacità tecniche, inoltrando ai candidati scelti dei messaggi personalizzati per il proseguimento dell’attività di ingaggio; l’intelligenza artificiale può essere programmata per ridurre i tempi di risposta ai candidati e la mole di lavoro a carico dei soggetti preposti all’attività di reclutamento; il colloquio con i candidati può essere gestito con rapidità e con uno sguardo verso altre qualifiche più confacenti alle caratteristiche ed alle capacità dei candidati stessi; l’intelligenza artificiale può archiviare e catalogare quantità ingenti di curriculum e rielaborarli anche per futuri nuovi contatti e finalizzarli per la selezione di candidati che meglio si prestino alla copertura di posizioni aperte anche utilizzando interviste virtuali che sono impostate sull’analisi delle espressioni facciali, del tono della voce, della gestualità e del lessico utilizzato dai soggetti; utilizzando gli algoritmi si può inviare tutta la documentazione burocratica necessaria per l’assunzione e si possono fornire tutte le informazioni iniziali per il primo impiego.
Tuttavia l’IA non presenta solo vantaggi, occorre infatti soffermarsi su quelli che potrebbero essere i problemi del prossimo futuro. Indubbiamente la criticità più sentita riguarda la reale possibilità che l’IA possa soppiantare alcune delle attività lavorative che oggi comportano mansioni ripetitive, dove non viene pertanto richiesta capacità di analisi, atteggiamento critico e creatività. In via generale occorre sottolineare che i criteri che impostano i software utilizzati dall’IA devono essere compatibili con la normativa giuridica vigente in un determinato paese; particolare attenzione va anche posta alla normativa antidiscriminatoria. Infatti poiché l’intelligenza artificiale si basa su dati storici può accadere che i risultati dell’analisi di ricerca ed assunzione del personale, anche se involontariamente, vengano influenzati negativamente da situazioni passate in cui la scelta dei lavoratori si basava su pregiudizi che davano luogo a scelte discriminatorie (in particolare alle preferenze di genere che hanno sempre penalizzato il lavoro femminile). Inoltre si pensi alla difficoltà di riconoscimento che potrebbero avere le nuove tipologie di approccio al lavoro, utilizzate dalle giovani future leve, da parte dell’IA che potrebbe non riconoscerle solo perché non presenti nel data base. Così come alcune fasce di potenziali lavoratori, ad esempio provenienti da contesti differenti o di etnia o fede religiosa non presenti in un dato mercato del lavoro, non potrebbero accedere al reclutamento del personale perché l’algoritmo, essendo stato caricato con dati passati, non può tener conto di modifiche del mondo del lavoro, se non con tempi più lenti rispetto alla realtà. Ciò implicherebbe delle ricadute negative, che potrebbero ampliare la già presente forbice di disuguaglianza sociale; ad esempio si è riscontrato che un software di scelta di personale, basato sul codice postale per individuare la residenza dei candidati, poteva escludere determinati soggetti perché abitanti in zone di periferia e marginali, fino ad incrociare in alcuni casi la problematica dell’etnia dei candidati e produrre quindi scelte discriminatorie. Ma si è visto anche come i giudizi sui social network, come ad esempio i “mi piace” (c.d. like), potevano, mediante incroci dei dati utilizzati, penalizzare i candidati in ragione del credo religioso, dell’etnia, dell’orientamento sessuale, dell’appartenenza politica, nonché della propria situazione sanitaria. In altri casi si è visto che l’algoritmo assegnava premi di produttività in misura prevalente a lavoratori maschi, appartenenti ad una certa fascia di età, ben lontano quindi dal riconoscere il merito in ragione dell’effettivo ritorno in termini di efficienza ed efficacia dell’attività prestata.
In via generale la più forte critica che si può sollevare riguarda il fatto che un algoritmo si basa su dati esclusivamente quantitativi, non potendo fare scelte in ragione dell’aspetto qualitativo del lavoro da valutare. Così come non saprebbe considerare situazioni innovative di prodotto o di processo perché ad esso sconosciute.
Aspetti che inoltre andrebbero chiariti riguardano come può un lavoratore sapere se la sua assunzione o il suo diniego siano da imputare ad una scelta fatta attraverso un algoritmo, e come può il lavoratore stesso verificare se tale scelta sia stata legittimamente presa in rispetto alle normative vigenti in materia di lavoro e di tutela dei diritti. Un primo strumento che potrebbe aiutare in tali fattispecie si individua nell’articolo 2 del decreto legislativo 216 del 2003; in esso si indica che per escludere qualsiasi forma di discriminazione occorre garantire il principio di parità, il quale comporta che non sia praticata alcuna discriminazione diretta o indiretta. Solo nei casi in cui i lavoratori reclutati mediante delle piattaforme online fossero riconosciuti come lavoratori dipendenti sarebbe sufficiente fornire elementi di fatto dai quali si possa presumere l’esistenza di atteggiamenti e comportamenti discriminatori; solo in tal caso infatti spetterebbe al datore di lavoro dimostrare che l’algoritmo utilizzato per la scelta dei lavoratori non presenti caratteristiche discriminatorie.
Già nel 2020 il libro bianco della Commissione europea in materia di intelligenza artificiale ha sottolineato, a fianco alle potenzialità, i possibili rischi che la pongono come un sistema di decisioni e scelte che nel futuro prossimo potrebbero non tutelare a dovere gli esseri umani. Occorre porre un argine sulla possibilità che i lavoratori siano soggetti esclusivamente ad azioni e decisioni elaborate da sistemi di intelligenza artificiale; questi tutt’al più possono essere concepiti come strumenti di supporto, ma non di sostituzione, alle scelte umane. Ad esempio si è visto che alcuni programmi di intelligenza artificiale per il riconoscimento facciale facciano più fatica ad identificare le donne di colore, rispetto a quelle di carnagione chiara, con ciò evidenziando delle distorsioni legate sia al genere sia alla razza. Di fatto mancano, ad oggi, delle norme che disciplinino la trasparenza e la conoscenza della tipologia degli algoritmi usati nella funzione di ricerca e reclutamento dei lavoratori. La situazione più paradossale che si potrebbe avere si riscontra nella possibilità che l’algoritmo vada a pescare, anche all’insaputa del suo creatore, nella miriade di dati su cui si poggiano le sue conoscenze ed inizi a fare connessioni logiche inaspettate e non programmate per le finalità iniziali, creando così, situazioni discriminatorie e anche illegittime in termini di scelte dei lavoratori.
Sempre sul tema si evidenzia che alcuni programmi utilizzati negli USA per valutare e scegliere il personale lavorativo si basano su video interviste online oppure su sfide basate su giochi elettronici. E’ evidente che tali processi di scelta vanno a penalizzare i lavoratori più anziani meno rapidi di giocatori giovani ed esperti! Tale aspetto induce a ritenere come sia distorto il principio per cui tutta la battaglia si giocherà esclusivamente sulla rapidità delle scelte e delle decisioni e non già sulle capacità, saggezza ed esperienza dei lavoratori. Ciò comporta un’ipotesi di futuro dove la rapidità la farà da padrona, dove l’uomo non potrà più valutare criticamente le proprie azioni ed i lavori assegnatigli; ma più in generale, anche le modalità di vita ne saranno influenzate, assisteremo a scelte e ad attività che produrranno sempre più freddezza ed automatismo e che scalzeranno l’approccio umano basato sull’attenzione ai rapporti interpersonali. La suddetta situazione ha quindi dato luogo a cause legali fondate sui risultati distorti derivanti dai processi di reclutamento mediante intelligenza artificiale, che implicano spesso anche un atteggiamento discriminatorio nei confronti del sesso femminile e delle minoranze. In particolare alcune società hanno abbandonato dei modelli di intelligenza artificiale per il reclutamento del personale perché questi software sceglievano candidati maschi rispetto a quelli femmine in quanto la serie storica dei dati sull’occupazione si basava, giocoforza, su numeri quasi tutti al maschile.
In conclusione diamo uno sguardo a come negli Stati Uniti ed in particolare nella città di New York una legge locale (la n. 1894-A) abbia dato delle direttive ai datori di lavoro che usano l’intelligenza artificiale per l’attività c.d. di recruitment. In particolare la legge ha cercato di tutelare i lavoratori da possibili discriminazioni attuabili in sede di procedimenti di reclutamento e di assegnazione di premi di produttività, nel caso siano utilizzati strumenti di decisione automatizzati. In modo sintetico si vogliono sottolineare alcuni aspetti: in particolare è previsto che sia illegale per un datore di lavoro o un’agenzia per l’impiego l’uso di strumenti informatici per le decisioni di assunzione di personale a meno che tale strumento non sia stato sottoposto ad apposita procedura di controllo attuata almeno un anno prima dal suo utilizzo. In più in caso di utilizzo di intelligenze artificiali il datore di lavoro dovrà mettere al corrente il candidato, almeno dieci giorni prima della selezione, che sarà utilizzato uno strumento automatico per la scelta del soggetto più idoneo; viene così permesso al futuro lavoratore di richiedere un procedimento di scelta alternativo. Infine la fonte dei dati su cui viene effettuata la selezione e la conservazione degli stessi devono essere sempre disponibili su semplice richiesta scritta da parte dell’aspirante lavoratore. È la prima volta che i datori di lavoro statunitensi saranno chiamati a rispettare una legge che cerchi di arginare le discriminazioni da parte di strumenti di assunzione e promozione basati su intelligenze artificiali; tuttavia tali leggi sono in crescita in quanto altri Stati degli USA stanno elaborando norme simili o comunque stanno adottando modalità per arginare il problema delle discriminazioni derivanti da processi decisionali automatizzati.
Pertanto proviamo a riflettere su come potrebbe una macchina sostituire una percezione umana basata sul rapporto interpersonale, sia nel bene sia nel male, ma pur sempre fondata su un’alchimia che può nascere solo da una relazione diretta tra datori di lavoro e lavoratori. Sembrerebbe piuttosto che tali tecniche automatizzate abbiano a cuore solo il risparmio del tempo in una società che ormai va a ritmi molto elevati, anche troppo, e che non presta più attenzione alle caratteristiche di ognuno di noi, unici e irripetibili, facendoci ripensare alla saggezza del proverbio per cui chi va piano va sano e va lontano….

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BIFF di Daniela Ghilardi Corea del Sud

 BIFF

Primo articolo su BIFF

Il Busan International Film Festival ha avuto inizio il 4 ottobre con una impeccabile cerimonia di apertura e la proiezione del film "Because I hate Korea" del regista Jang Kun-Jae e si è concluso il 13 ottobre, con la cerimonia di chiusura e la proiezione del film “The Movie Emperor” del regista cinese Ning Hao. Si tratta di un Festival imponente nelle dimensioni, con riferimento all’offerta non solo delle visioni, ma anche e soprattutto delle risorse dedicate alla produzione cinematografica, in termini di possibilità di contatti, accordi e finanziamenti. Una vetrina molto ambita, quindi, per tutti coloro che operano nel settore cinematografico, sia per introdurre il proprio film e quotarlo attraverso la risposta del pubblico, sia per trovare fondi e collaborazioni per il prossimo progetto.

Si sono tenute varie presentazioni di gala, con le proiezioni ed eventi sul tappeto rosso, durante i quali gli spettatori hanno avuto la possibilità di vedere i registi e gli attori di persona, tra cui “Green Night”, del regista di Hong Kong Shuai Han, “Monster”, dell'autore giapponese Hirokazu Kore-eda e “The Beast” del regista franco-canadese Bertrand Bonello.

Numerosi i titoli in programma, non solo di produzione orientale, ma anche nordamericana ed europea. Per l’Italia erano presenti Nanni Moretti con “Il Sole dell’avvenire” (A Brighter Tomorrow), Marco Bellocchio con “Rapito”(Kidnapped) Stefano Sollima con “Adagio”, Saverio Costanzo con “Finalmente l’Alba” (Finally Dawn), Andrea Di Stefano con “L’ultima notte d’Amore”(The Last Night of Amore), Alice Rohrwacher con “La Chimera”, Alain Perroni con “Una sterminata Domenica” (An Endless Sunday). Nelle varie sezioni in cui era articolato il festival si trovavano nomi importanti anche di altri Paesi occidentali, come Wim Wenders, presente con “Anselm” e Luc Besson con il film “Dogman”. Il Busan International Film Festival tuttavia si conferma come il più importante evento rivolto al cinema asiatico, offrendo una corposa proposta di produzioni orientali, con un focus sulla rinascita del cinema indonesiano.

Tra gli eventi organizzati dal Festival, ricordiamo due incontri speciali con i registi Lee Chang-dong, avente a tema il suo famoso “Poetry” (2010), e Ryusuke Hamaguchi, di nazionalità giapponese, incentrato sul suo nuovo lavoro “Evil Does Not Exist”, nonché la masterclass con il regista di documentari giapponese Kazuo Hara, specializzato nel riprendere storie di persone con disabilità o coloro che “si spingono oltre i confini della correttezza e dell’obbedienza nella società giapponese” (New York Times).

Forte richiamo hanno esercitato, oltre alla possibilità di vedere una grande quantità di film in anteprima mondiale, le interviste che seguivano le proiezioni, rilasciate dai registi o dagli attori in presenza, e gli “Open Talk”, incontri svolti nell’arena all’aperto, senza biglietto d’ingresso, che hanno portato sul palco i membri principali dei vari cast. Tra questi eventi ricordiamo l’incontro con il cast di ”Hopeless”, il nuovo film che annovera tra i protagonisti Song Joon-ki (“Vincenzo”, Netflix).

Grande l’interesse suscitato anche dai quattro incontri della sezione Actor’s House, questi con prenotazione a pagamento, della durata di circa 40 minuti: spazi in cui l’attore, dopo una breve introduzione del conduttore, si è reso disponibile a rispondere a domande formulate principalmente dal pubblico in un clima informale e amichevole.
I protagonisti di questi incontri sono stati l’attore coreano americano John Cho (“American Pie”, dei fratelli Weitz, “Solaris” di Steven Soderbergh, serie riavviata di Star Trek, adattamento Netflix di “Cowboy Bebop), presente al festival con il film del 2018 “Searching”, del regista Aneesh Chaganty, riproposto nell’ambito della sezione incentrata sulla Diaspora del cinema coreano nel mondo, Song Joon-Ki, attore molto conosciuto e amato in Corea e in Estremo Oriente, e le attrici Youn Yuh-jung, vincitrice dell’Oscar alla miglior attrice non protagonista nel 2021 con il film “Minari” e Han Hyo-joo (“20th Century Girl” di Bang Woo-ri, “Believer 2” di Baek Jong-yul).
Purtroppo, il servizio di interpretariato è stato offerto solo quando sul palco erano presenti ospiti stranieri, quindi, nella sezione Actor’s House, solo per l’intervista di John Cho, che ha presentato il suo libro “Troublemaker”, edito nel 2022.


Il libro di Cho, classificato come testo per ragazzi, segue gli eventi dei disordini di Los Angeles del 1992 attraverso gli occhi di un ragazzo di 12 anni, che affronta la scuola e la famiglia, fornendo una prospettiva unica, quella coreano-americana, di un adolescente che sente di non poter essere all’altezza delle aspettative della famiglia, diversamente dalla sorella.
Cho ha spiegato come il libro sia stato partorito durante il lockdown del 2020 a New York, quando non potendo fare altro che pensare, aveva ripercorso gli eventi successivi all'assoluzione degli uomini videoregistrati mentre picchiavano Rodney King nel 1992, perché “allora sembrava che il conflitto fosse tra bianchi e neri, ma vi erano proprietà degli asiatici che venivano distrutte”. Anche allora, come durante la vicenda del Covid-19, gli asiatici in America sono stati fatti oggetto di aggressioni.
È stato chiedendosi come i suoi figli adolescenti avrebbero potuto spiegarsi gli eventi che stavano vivendo durante la pandemia, che Cho ha concepito il suo libro, nel quale risuona il tema tutto coreano delle aspettative della famiglia e della pressione cui si sentono sottoposti gli adolescenti coreani. Questo aspetto è molto presente nella cultura coreana e attraverso le parole di Cho si percepisce come per gli immigrati in America fosse ancora più marcato, dovendo la performance non solo assicurare un futuro al ragazzo in un mondo competitivo come quello americano, ma anche riscattare la condizione di immigrato, sia sua, sia, attraverso di lui, della intera famiglia.

Cho ha partecipato anche all’incontro svolto nell’ambito dello “Special Program in Focus: Korean Diasporic Cinema” insieme con i cineasti Steven Yeun (attore protagonista di “Minari”), Lee Isaac Chung (regista di “Minari”) e Justin Chon (“Twilight” saga).
Secondo Cho, la Corea sta subendo una trasformazione in termini di creazione di contenuti, con film e drammi coreani che ricevono sempre più attenzione. “Ci sono stati molti cambiamenti in molti settori e aree, ma la Corea in particolare sta attraversando un’era di trasformazione culturale”, ha affermato Cho, e “l’aumento dei contenuti coreani è molto significativo anche per i coreani della diaspora”.
Quello che maggiormente si nota, guardando i film proposti dal BIFF di quest’anno è che, come è stato detto in occasione dell’incontro sul cinema della diaspora, i registi coreani che non vivono in Corea sembrano essere “più coreani” di coloro che non hanno lasciato la Madrepatria. Forse per questo, è stato fatto notare, un film come “Minari”, nel quale si avverte lo stridore tra la cultura coreana di provenienza e quella americana di arrivo, ha ricevuto molti premi ma nessuno di questi è coreano.
Nel tempo, è stato detto, si è creato uno iato tra la comunità coreana in Nordamerica e il Paese di origine: se da un lato il cibo coreano in America ha un sapore diverso da quello che si trova in Corea perché si è “americanizzato”, dall’altro l’idea della cultura coreana che conservano i coreano-americani sembra essere ferma all’epoca della migrazione, mentre la realtà coreana sta rapidamente cambiando sotto tutti i punti di vista.

Il timore che avverte chi apprezza la cultura coreana e le sue esternazioni, dal cinema alla musica, all’arte, è che la società coreana si stia in realtà “americanizzando” e che, proprio come il cibo degli immigrati negli Stati Uniti, possa perdere il suo tipico sapore. È questo un dibattito aperto nella società coreana, che ha trovato spazio anche sulle pagine di blogger molto seguiti.
Quanto al Busan International Film Festival, si può dire che, in effetti, durante l’intero corso della manifestazione si è avvertita una scarsa attenzione per gli spettatori internazionali, essendo mancata la traduzione in numerosi ed importanti eventi. Addirittura, in alcuni casi la traduzione in inglese veniva effettuata senza microfono, ad uso esclusivo dell’ospite, lasciando alla platea internazionale la fruizione solo delle risposte. Un’organizzazione piuttosto singolare per un Festival che si pregia di qualificarsi come “Internazionale”. Tuttavia, è legittimo pensare che proprio questa scarsa attitudine alla comunicazione con gli stranieri sia ciò che ha preservato finora, in un mondo così fortemente globalizzato, le caratteristiche particolari di questa cultura e, in fin dei conti, questo è ciò che ci lascia sperare che la Corea riesca a preservare le sue specificità, senza trasformarle in folklore per appiattirsi sulle richieste, sempre più pressanti, del pubblico occidentale.
Pertanto, nonostante la frustrazione di non aver potuto proficuamente condividere larga parte degli eventi organizzati dal BIFF, ritengo sia andata bene così. Meglio dover imparare il coreano, per quanto difficile possa essere, per raggiungere una realtà che è unica, con tutte le contraddizioni che la caratterizzano nel modo di recepire il mondo contemporaneo e di interpretarlo, piuttosto che conquistare senza sforzo, attraverso la sua internazionalizzazione, un mondo che, fatalmente, per risultare facilmente fruibile finirebbe con il perdere le proprie peculiarità.

 

 

 

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15 Ottobre 2023

Presepi e mercati natalizi a Greccio, nella Valle Reatina di Emanuela Scarponi

 

Presepi e mercati natalizi a Greccio, nella Valle Reatina.

Luogo di preghiera e meditazione di San Francesco di Assisi, quest’anno ricorrono i festeggiamenti degli 800 anni della regola Francescana che renderanno Greccio luogo di culto e meta di pellegrinaggio dei molteplici viandanti che intraprenderanno il viaggio spirituale lungo la bella ed antica via salaria, a pochi passi dalla capitale.

Visita a Greccio e a Fonte Colombo

Con mezzi privati si raggiunge prima Fonte Colombo dove c’è l’appuntamento con la guida che ci accompagnerà per tutta la giornata.
Le date disponibili sono:
18 e 19 novembre in occasione dell’apertura degli stand "mercatini di natale"
25 e 26 novembre
1 e 2 dicembre
8 e 9 dicembre

programma particolareggiato
Arrivo a Fonte Colombo non più tardi delle 10,00.

Visita della FONTE COLOMBO, il santuario dove Francesco ha scritto la regola.
Passeggiata facoltativa nel bosco sotto l'eremo, dove si può ammirare la fonte dell'acqua sulla quale San Francesco vede le colombe. E da qui il nome FONTE COLOMBO.

Si raggiunge quindi il santuario di Greccio alle 11,30.

Si visita la chiesa, il chiostro, la cappella e poi la grotta dove San Francesco ha scritto la regola, ha rievocato la natività, (prenderà circa 1 ora di tempo).

Poi si visiterà l’antico monastero, costruito a ridosso della parete montagnosa, scavato nella roccia, da sembrare quasi un’unica struttura montuosa portante, dotata di finestre naturali, dalle quali ammirare il mondo circostante, respirare e sentire il rumore dell’acqua e delle foglie che si muovono col vento, come predicava San Francesco.
In questa atmosfera incantevole e di fiaba, vivevano all’interno delle mura reclusi, i monaci in meditazione, nelle loro strette celle, sitiate a ridosso della chiesetta del '200, rivestita di legno massiccio, ed adornata di un antichissimo leggio con il libro sacro scritto ad inchiostro in latino arcaico, sul quale quasi si poggiava, quanto era vicina, una antica lampada ad olio, appesa al soffitto da una pesante catena, la cui luce rossa e fioca, serviva proprio a leggere le preghiere, nel silenzio e nel buio dell’antico monastero; silenzio interrotto solo dallo scricchiolio del legno massiccio che ricopre ancora oggi il pavimento e le pareti della chiesetta a forma quadrata, circondata dalle postazioni dei monaci in preghiera ed in meditazione, che - immaginiamo - ricurvi su loro stessi a recitare preghiere, con il Rosario in mano, sotto il loro cappuccio marrone, ìl saio, il cordone bianco, ed i loro sandali di cuoio sui piedi nudi.


Si visita, infine, la chiesa del 1958, dove molteplici Pellegrini oggigiorno si recano a sentire messa recitata in varie lingue da sacerdoti e uomini di chiesa di tutto il mondo, a ricordare il Santo.

Qui si possono ammirare i circa 100 artistici presepi, donati da moltissimi paesi, che si ergono ad opere d’arte.
L’esposizione dei presepi ha luogo lungo uno strettissimo corridoio, situato nella parte alta della struttura, da cui si può scorgere l’altare della chiesa moderna e sentire messa in varie lingue, e costituisce di fatto il museo originale, che accompagna i pellegrini passo dopo passo e presepe dopo presepe verso l’antico monastero: sembra proprio essere progettato come percorso meditativo, lungo il quale il pellegrino entra passo dopo passo nella vita stessa di San Francesco e dei suoi insegnamenti, per seguirne le tracce ed i dettami cristiani, fino a comprenderne il significato profondo e vivere appieno la pace e la serenità che lui stesso infondeva nell’animo dei viandanti e Pellegrini del tempo di allora, del 200, quando questi luoghi erano più isolati di oggi, immersi nella natura.
Insomma in questo itinerario nuovo, natura e religione si mescolano in un unico afflato universale, quasi a rivivere i tempi di allora oggi, come mai è stato.
Si seguono i passi di San Francesco d’Assisi, che parlava agli uccelli, in un luogo di pace e serenità.

Greccio paese dista a meno di 15 minuti.

Alle 12,45 è previsto l’arrivo a Greccio paese.
Antico borgo medievale, Greccio paese e situato in cima alla montagna boscosa, ed e costituto dalla chiesa, la piazza e costruzioni medievali tutte attorno. La chiesa e raggiungibile dalla bella piazza protetta tutta attorno da case private medievale, locande e piccoli negozi artigianali, dove i pellegrini si dilettano a riposarsi dopo la salita dall’ eremo al paese e per godersi seduti un buon caffè caldo…
La bella chiesa medievale e raggiungibile dalla piazza tramite una austera scalinata, che permette di raggiungere il portale della chiesa e il punto panoramico più bello di Greccio, da cui si può ammirare la bellissima valle verde reatina che fa da sfondo a questo bellissimo paesaggio,
Il museo nuovo e ricco di presepi monumentali e dista 2 minuti dal santuario, Ospita molti presepi nuovi ed eccezionali.

È previsto il pranzo per le ore 13,40
al ristorante rinomato di Greccio, o a scelta libera nei locali, bar e mercati natalizi che offrono prodotti locali.
Il pomeriggio e dedicato alla visita dei mercatini tradizionali Natalizi
La guida ci lascerà alle ore 16,30.

Ps. l’associazione Interocrea e la via de’ flavi promuove iniziative culturali, tese alla promozione del territorio reatino, in collaborazione con enti locali, e aziende sulla Valle del Velino, da Cittaducale ad Amatrice.

Prossimo tour di sabato il 14 ottobre ad AMATRICE
visita del museo nuovo, aperto da poco, e del laboratorio di Restauro che il comune è riuscito a far aprire con la restauratrice conosciuta nella zona. Ci saranno dimostrazioni e spiegazioni del suo lavoro.

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testo di Emanuela Scarponi 

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11 Ottobre 2023

LEADERS Romeo Ciminello

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07 Ottobre 2023

Dalla privacy alla protezione dei dati personali: il diritto alla rettifica e all’oblio di Alessandra Di Giovambattista

Dalla privacy alla protezione dei dati personali: il diritto alla rettifica e all’oblio.

di Alessandra Di Giovambattista

 

L’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e dei c.d. social network, richiede necessariamente che si adegui la nozione di privacy alle più attuali esigenze di tutela della sfera privata.

Vediamo prima, però, cosa si intende per social network e come forse bisognerebbe parlare più appropriatamente di siti di social network, ossia piattaforme che abilitano forme di socialità attraverso il mondo informatico, cioè online. In particolare l’espressione social network ha il significato di rete sociale, ossia di un legame di tipo sociale tra individui connessi tra loro in ragione di specifici interessi. Per dare una immagine del concetto si può pensare ai nodi della rete come ai singoli soggetti che vi partecipano e alle corde tra un nodo ed un altro come ai legami, agli interessi, che collegano i diversi individui. Sui social network l’informazione viaggia velocissima e la condivisione di essa ne determina la credibilità. Successivamente si è elaborato il concetto di siti di social network dove si hanno piattaforme online nate per agevolare e abilitare reti di relazioni sociali. Attualmente i due termini possono sovrapporsi in quanto con social network si intendono le piattaforme che abilitano pratiche sociali e relazionali (facebook, instagram, twitter). In particolare i siti di social network consentono agli interessati di creare un profilo, avere una lista di utenti con cui connettersi, ampliare le proprie conoscenze, condividere fatti, situazioni, foto, esperienze e tutto ciò che interessa. Dai social network, il passaggio ai social media è rapido: questi ultimi attivano relazioni comunicative e sociali che si basano sulla pubblicazione, ma soprattutto sullo scambio e condivisione di contenuti; è infatti la condivisione di scritti, immagini e video che alimenta i flussi di conversazioni nei social media (per approfondimenti: Vittadini, 2018, Social media studies. I social media alla soglia della maturità storia, teorie e temi).

A ben vedere, parlando di privacy, oggi non è più tanto importante andare a considerare come i social network si interessino della vita privata dei singoli, a cui si contrappone il diritto al riserbo del fatto oggetto della notizia, quanto piuttosto andare a verificare come vengono utilizzate le informazioni da parte dei gestori dei dati, per garantire e tutelare il diritto che ha ogni singolo di conoscerne l’uso. Si assiste così ad un cambiamento del modello a cui far riferimento per la tutela del diritto alla propria immagine: si passa dal diritto alla riservatezza al “diritto alla protezione dei dati personali” che si basa sulla relazione tra chi fornisce e chi utilizza i dati personali al fine di garantire il bilanciamento degli interessi tra le parti del rapporto stesso. In sostanza le informazioni raccolte e poi diffuse per formare la notizia, in alcune circostanze possono contrapporsi  ai dati che il soggetto, più o meno consapevolmente, fornisce attraverso i social network e che divengono oggetto di elaborazione attraverso metodologie informatiche (come l’analisi c.d. dei big data) che restituiscono informazioni anche distorte e molto lontane dalla realtà.

Di fatto si è passati da una protezione del diritto alla propria autonomia e alla tutela della propria sfera personale, alla necessità di tutelare un diritto di tipo dinamico legato alla velocità con cui circolano i dati personali nel palcoscenico della comunicazione affidata alle strumentazioni informatiche che ormai sono alla base della moderna economia di massa e del conseguente modello sociale. Quindi si è giunti a determinare che il concetto di privacy non può essere più considerato in termini di difesa di uno spazio fisico del soggetto, bensì è da ricondurre alla nozione di protezione dei dati, al fine di controllarne l’uso e la circolazione: più che alla sfera personale occorre soffermarsi sulle attuali regole di circolazione delle informazioni. Si delinea così la fattispecie del diritto alla protezione dei dati personali: le informazioni su una persona fisica individuata o individuabile devono essere raccolte e trattate in modo lecito. Pertanto il soggetto chiamato in causa deve avere la possibilità di esercitare il controllo, anche attivo, sui dati che vengono divulgati sulla propria persona, diritto che si estende anche alla rettifica dell’informazione. Quindi, il diritto alla protezione dei dati personali si basa non già sulla riservatezza, ma sul controllo del flusso di informazioni che si riferisce al soggetto. Dal punto di vista giuridico il diritto alla protezione dei dati personali è inteso come il diritto all’autodeterminazione informativa, cioè alla scelta di ogni soggetto di autodefinirsi e determinarsi.

Il recente regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, ha definito la disciplina del “diritto di accesso”; con esso si definisce uno strumento che il singolo può utilizzare per ottenere la correzione, il completamento o l’eliminazione di dati raccolti attraverso i social network. Questo diritto nasce come conseguenza della violazione dei diritti di esattezza, veridicità, correttezza delle informazioni condivise sui social; in tal modo si sottolinea la dinamicità del diritto alla protezione dei dati personali in quanto derivato dalla violazione di altri diritti fondamentali. Ma c’è di più: per esercitare questo diritto non occorre adire le vie giudiziarie ordinarie, bensì esercitare un potere di controllo diretto e continuo sulle piattaforme web, anche indipendentemente dalla lesione di un diritto. Pertanto la possibilità di eliminare notizie e dati condivisi su un social network diviene una tecnica di modifica delle regole sulla circolazione delle informazioni, costantemente monitorata dai diretti interessati e finalizzata alla tutela della riservatezza e della vita privata. Peraltro il diritto alla protezione dei dati personali, mediante il diritto di accesso, va anche oltre la tutela della propria vita privata in quanto non è necessario dimostrare una violazione del diritto alla propria riservatezza affinché siano applicabili le norme sulla protezione dei dati personali e del loro trattamento. La richiesta di accesso è rivolta al titolare del trattamento - società private, professionisti, pubblica amministrazione -  e il contenuto è relativo ai propri dati personali, alla conoscenza delle finalità del trattamento, alle categorie di dati, ai soggetti destinatari, al periodo di conservazione delle informazioni, all’origine dei dati, al loro trattamento mediante modalità informatiche di analisi e gestione, al trasferimento dei dati anche fuori dall’Unione europea.

In materia di tutela della riservatezza e del diritto alla privacy, la giurisprudenza ha coniato anche il “diritto alla rettifica”, già noto in ambito giornalistico; in particolare l’interessato ha il diritto di vedere rettificati i dati personali inesatti, e integrati i dati incompleti da parte del titolare del trattamento dei dati, senza ritardo. Pertanto qualora si riscontrino atti o fatti non rispondenti alla realtà o alla veridicità, il soggetto ha il diritto di modificare, dietro preventiva richiesta, i dati personali che lo riguardano.  

Con la condivisione sul web di dati ed informazioni di natura strettamente personale si è venuto delineando anche il “diritto all’oblio”, nell’ambito del diritto alla protezione dei dati personali, ossia il diritto a non essere più ricordato per fatti ed atti che nel passato furono oggetto di cronaca. Tale diritto trova un bilanciamento con il diritto di cronaca: quest’ultimo deve garantire la conoscenza di un fatto ritenuto rilevante per l’interesse pubblico, ma al tempo stesso deve essere circoscritto nel tempo, in ragione dell’effettivo valore che nel momento corrente può avere l’informazione per la collettività. In termini normativi bisogna sottolineare che il regolamento UE sulla protezione dei dati personali non fornisce una chiara rappresentazione del diritto all’oblio presentando piuttosto un serie di criteri di non facile applicazione. Tra le varie motivazioni si evidenzia l’interesse del soggetto a chiedere la cancellazione delle notizie personali qualora queste non siano più indispensabili rispetto agli scopi per i quali esse erano state raccolte e trattate, così come qualora abbia revocato il consenso alla gestione dei dati o questi siano stati utilizzati in modo non opportuno fino ad arrivare a configurare la fattispecie dell’illecito. Per contro non viene riconosciuto il diritto alla cancellazione qualora la gestione dei dati sia necessaria per garantire l’esercizio di altri diritti quali ad esempio la libertà di espressione e di informazione, oppure per finalità  meritorie come la ricerca storica, scientifica o culturale. È evidente che tali principi calati poi nella realtà, generano difficoltà interpretative; diviene infatti davvero difficile stabilire quando di fatto risulti necessario mantenere nel web informazioni personali che in tempi precedenti sarebbero per forza di cose cadute nell’oblio! Tuttavia spetta all’autorità garante della privacy o al giudice ordinario, decidere sulla richiesta portata all’esame dal diretto interessato affinché i dati a lui riferibili non restino visibili in modo permanente sui social network e più in generale nel web.

Tuttavia, ai fini della comprensione del contrasto tra diritto all’oblio e diritto di informazione pubblica, sono venute in soccorso alcune decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, della Corte di giustizia dell’Unione europea e della Corte di Cassazione in Italia; in particolare il bilanciamento tra questi due diritti influisce direttamente sul modo di concepire la democrazia. Infatti la pluralità di informazioni provenienti da diverse fonti e la loro trattazione in forma critica, sono a garanzia della libertà di informazione e di conoscenza; in tale contesto la giurisprudenza ha evidenziato che il diritto di cronaca è riconosciuto in presenza di tre condizioni: l’effettiva utilità dell’informazione per la società, la veridicità dei fatti rappresentati, la modalità corretta di esposizione della notizia al fine di escludere modalità eccessive o non civili di espressione. 

La Corte di giustizia europea, con la sentenza del 13 maggio 2014 relativa al caso Google Spain, ha affermato che il motore di ricerca su Internet è il responsabile del trattamento dei dati personali anche se le notizie sono pubblicate da terze persone. In tal modo qualora effettuando una ricerca si rinvengano dati e notizie sulla propria persona che si vogliono eliminare, occorre prima di tutto rivolgersi al gestore del motore di ricerca (Google) e qualora questo non dia seguito alla domanda si potranno adire le autorità competenti per ottenere la soppressione, in presenza dei dovuti presupposti, delle notizie non più interessanti per la collettività e che confliggono con il diritto alla protezione dei dati personali.

A ridosso di tale sentenza, il gruppo di lavoro “Articolo 29” – organismo oggi sostituito dal Comitato europeo per la protezione dei dati – pubblicò delle linee guida nelle quali erano definiti dei criteri orientativi che le autorità garanti nazionali, chiamate a decidere circa le controversie in materia di protezione dei dati personali, possono utilizzare. Tra i vari criteri se ne sottolineano alcuni che: servono a specificare se il richiedente è un personaggio pubblico, se è un minorenne, a determinare la tipologia di vita professionale o personale e a prevedere la verifica di eventuali collegamenti mediante link che possono nuocere alla persona ed alla sua immagine.

In via generale, attraverso la sentenza delle sezioni Unite della Corte di Cassazione del luglio 2019 (n. 19681 del 22.07.2019) si è consolidata l’impostazione per cui la rievocazione ed il ricordo di fatti imputabili ad un soggetto sono leciti solo qualora ci si trovi di fronte ad un personaggio che susciti nel presente un’attenzione da parte del pubblico; può trattarsi di un personaggio noto, o di un soggetto pubblicamente esposto. In caso contrario prevale il diritto alla riservatezza rispetto a fatti ed eventi passati che possono nuocere alla dignità ed all’onore e per i quali la collettività non mostra più interesse.

Questi criteri guida, oltre al fattore “tempo trascorso”, sono presi a base delle decisioni che vengono sottoposte all’attenzione del Garante della privacy a cui ci si rivolge per esercitare il diritto all’oblio, dopo mancata risposta o diniego alla richiesta presentata direttamente al gestore del motore di ricerca.  

 

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06 Ottobre 2023

ESISTE ANCORA UN DIRITTO ALLA PRIVACY? di Alessandra Di Giovambattista

ESISTE ANCORA UN DIRITTO ALLA PRIVACY?

di Alessandra Di Giovambattista

 

Le recenti tecnologie hanno contribuito ad assottigliare i limiti individuati dal diritto alla riservatezza, alla tutela della propria sfera personale; basti pensare alla funzione di geolocalizzazione contenuta nei cellulari o alla facilità con cui è possibile reperire gli indirizzi di posta elettronica: è alla portata di tutti il fenomeno della pubblicità indesiderata a causa della quale si ricevono telefonate e messaggi pubblicitari in qualunque ora del giorno sia sulle mail sia sui cellulari.

Ma c’è di più; basti pensare al fatto che qualora si parli con altre persone che sono fisicamente vicine, e quindi non al telefono, dopo poco arriva sul cellulare pubblicità che ha a che fare con beni o servizi attinenti all’argomento che si stava affrontando. La conclusione è: il telefono ci ascolta! Vi sono varie app (ma anche Facebook ed Instagram) caricate sui nostri cellulari che hanno come obiettivo quello di monitorare costantemente i comportamenti ed i discorsi delle persone; purtroppo però la causa di ciò è anche da ricercare nella leggerezza con cui noi stessi autorizziamo l’accesso al microfono o alla videocamera per utilizzare una qualsiasi app. Stesso discorso si può fare per le c.d. smart TV, o per strumenti di intelligenza artificiale (come ad esempio Alexa) che sono in grado di riprendere immagini ed ascoltare dialoghi che si svolgono nella stanza dove è posizionato il dispositivo. Secondo una compagnia israeliana di cybersecurity - la Check Point Software – la causa di queste ingerenze è da ricercare proprio nelle autorizzazioni che noi stessi diamo nel momento di installazione di app senza controllarne la provenienza e senza leggere le condizioni che si stanno accettando.

Molte aziende di marketing monitorano gli utenti nelle abitudini di consumo e gusti personali attraverso alcune tecniche di pubblicità che raccolgono informazioni personali, per poi proporre beni o servizi specifici; si consideri che raccolte di dati sulla tipologia dei consumi vengono svolte anche dalle banche ed istituti di credito attraverso il controllo della tipologia di prodotti che si acquistano con moneta elettronica.

La digitalizzazione delle immagini contribuisce poi ad una costante perdita della riservatezza e del controllo di azioni ed immagini rendendo così sempre più difficile la tutela della privacy. Condividere video o foto tramite internet significa perdere il controllo del materiale condiviso e permettere che tutti, indiscriminatamente, vengano a conoscenza del contenuto; la gravità della situazione è sottolineata quando le vittime sono i minori, spesso ignari delle conseguenze di quelle che potrebbero sembrare banali azioni.

Quindi oggi i problemi della privacy non sono più legati solo alla riservatezza e al controllo della divulgazione dei dati ed informazioni personali, ma si sono estesi verso un modo di esercizio del potere. Si assiste ad un cambiamento della struttura della società che sempre più si basa sull’accumulazione e la circolazione delle informazioni, come se fossero beni di primaria necessità, creando situazioni spesso tra loro paradossali dove se da un lato si incentiva la comunicazione, la conoscenza, la libertà di espressione ed il dialogo, dall’altro si compromette il confine tra quanto è riservato, personale e privato e quanto può essere di dominio pubblico. Pertanto con l’avvento degli strumenti informatici, primo tra tutti il personal computer (PC), e lo sviluppo della rete del web, la circolazione di informazioni personali diviene una regola del sistema della nuova società della comunicazione ed i dati assumono la natura di veri e propri beni con caratteristiche merceologiche ben definite. Non più informazioni interessanti per la cronaca o per la situazione contingente, riguardanti determinati soggetti perlopiù esposti pubblicamente, bensì tutte le micro informazioni che riguardano ognuno di noi e che divengono beni di scambio tra società di raccolta dati e società che ne gestiscono l’utilizzo.

Con l’espressione web 2.0 ci si riferisce alla rete digitale al cui interno troviamo i c.d. social networks dove gli utenti possono entrare, esprimere le proprie opinioni, costruire la propria immagine pubblica - cioè il c.d. profilo social - dar vita a dibattiti di varia natura; l’avvento di questa modalità di interconnessione tra utenti ha modificato la socializzazione ed i rapporti interpersonali e però ha anche contribuito in modo esponenziale alla raccolta di informazioni. I dati che percorrono il web riguardano foto, immagini, registrazioni vocali, ed informazioni di qualsiasi tipo, contenenti anche dati sensibili sulla propria vita sociale e personale che originariamente si condividono solo con soggetti che si autorizzano ma che successivamente, a cascata, possono essere visti ed ascoltati da utenti che il soggetto iniziale non conosce e che pertanto non ha autorizzato. Inoltre i dati avranno la caratteristica di permanere definitivamente sul web e questa loro persistenza diventa in realtà uno strumento di potere da parte di soggetti che potrebbero avere obiettivi non sempre meritori. Alcuni studi hanno evidenziato che spesso gli utenti sono del tutto ignari delle modalità di uso e divulgazione dei dati che gli stessi caricano sui social networks; in particolare si è arrivati a definire il paradosso (c.d. privacy paradox) per il quale gli utenti hanno a cuore la tutela della propria privacy ma di fatto non fanno molto perché ciò avvenga. In particolare una ricerca della PricewaterhouseCoopers ha evidenziato il timore, da parte degli utenti, dell’uso indiscriminato delle proprie informazioni da parte delle società di gestione dati e la conseguente possibilità di essere soggetti a rischio di attacco informatico, ma ciò nonostante gli stessi utenti fanno scelte senza ragionare sulle possibili conseguenze di queste ultime in termini di tutela della riservatezza. E’ stato notato che sembra esserci uno scollamento tra quanto si vorrebbe fare per tutelarsi e quanto realmente si fa attraverso atti pratici a tutela della propria privacy (come ad esempio concedere autorizzazioni o condividere foto, video e audio). Di fatto la leggerezza con cui si danno autorizzazioni attraverso gli strumenti informatici, apre il varco alla vulnerabilità della libertà di ciascuno che viene insidiata da forme sottili e pervasive di controllo che noi stessi alimentiamo per il gusto della costante condivisione, anche delle circostanze più banali.

La gestione di tutte le informazioni così recepite avviene attraverso l’analisi c.d. dei big data che gestisce la mole di dati di cui si dispone mediante le modalità di elaborazione dei computer; così si ha la possibilità di analizzare qualsiasi fenomeno non più in modo parziale, con l’aiuto ad esempio della inferenza statistica che analizza un campione rappresentativo e ne descrive l’andamento complessivo, bensì totalmente in quanto riesce a considerare tutti i dati relativi al fenomeno osservato.

Si consideri che in passato le informazioni erano raccolte in formato analogico, quindi allo stato grezzo e per essere analizzate dovevano essere prima trattate; oggi questo passaggio è del tutto inutile in quanto tutte le informazioni sono già prodotte in formato digitale che ne permette l’immediata analisi, aggregazione, organizzazione e comprensione. Ma c’è di più: oggi non sono più solo le persone che forniscono dati, ma già nel 2013 una ricerca ha evidenziato che viaggiando all’interno di un aereo Boeing 777 i sensori di bordo carpiscono un terabyte di dati (un terabyte è composto da 1.099.511.627.776 byte) durante un volo di tre ore, e dopo 20 di questi voli possono rilevare più dati di quelli che attualmente si trovano nella più grande biblioteca del mondo; con il miglioramento della tecnologia l'aereo sarà in grado di catturare per ogni volo, fino a 30 terabyte dai suoi sensori.

Inoltre il flusso dei dati raccolti, estremamente vari nella loro natura, è un fluire senza soluzione di continuità, in maniera dinamica sotto forma di informazioni raccolte e rilasciate ad una determinata velocità, ed estremamente variabili nei loro contenuti.

Altro aspetto fondamentale è poi la veridicità del dato, caratteristica che esprime la qualità dell’informazione. In tale ambito la tutela della privacy gioca un ruolo fondamentale per assicurare che le informazioni raccolte siano veritiere e reali. In un contesto in cui mancano regole a tutela della riservatezza, gli utenti più inclini a difendere la propria sfera privata saranno indotti a rinunciare ai servizi offerti dalla società dell’informazione o a disseminare dei dati falsi, al fine di indurre conoscenze distorte rispetto alla realtà. Invece fornire una regolamentazione sulla protezione dei dati personali e sulla tutela della riservatezza aiuterebbe gli utenti a discernere il tipo di dati da fornire, in ragione della finalità e aiuterebbe i titolari del trattamento dei dati a comprendere le informazione e ad isolare dati veritieri.  

In tale contesto diviene importante monitorare anche il trattamento dei big data che viene finalizzato alla combinazione dei dati per produrre algoritmi che consentano un’analisi predittiva; il rapporto tra big data e raccolta di informazioni personali, induce a riflessioni sul necessario bilanciamento tra rischi per la protezione dei dati personali e utilità e vantaggio derivanti dalla gestione di queste informazioni. L’analisi dei dati personali attraverso la metodologia dei big data, fa spostare il problema in un ambito molto delicato poiché l’esame dei big data, essendo di natura predittiva, può creare informazioni nuove ed anche false, costruite a partire da dati effettivi e reali. Questo si verifica perché le informazioni, essendo gestite attraverso algoritmi, possono produrre indicazioni distorte e non veritiere che possono tuttavia ricadere sulle persone e produrre danni diretti o indiretti irreparabili.

Di fronte a tutte queste metodologie che privano della libertà di riservatezza e di vita propria, ci si interroga se di fatto sia ancora valido ed efficace parlare di tutela della privacy: siamo costantemente seguiti, nostro malgrado, attraverso chip, orologi smart, televisioni, sensori installati nei luoghi più disparati, e tutto questo spesso anche dietro autorizzazione di leggi specifiche o per espresso volere di istituzioni sociali e politiche. Da alcune parti si è paventata l’idea che affermare che la tutela della privacy sia un problema superato e ormai del tutto inesistente potrebbe di fatto rappresentare un alibi per permettere a coloro che sono espressione di interessi economici e di potere internazionale di poter gestire in tutta libertà i dati di natura personale. Si consideri che secondo una ricerca condotta da una società americana, la IDC, le informazioni relative all’anno 2020 sui cittadini degli Stati membri dell’UE potrebbero valere complessivamente un trilione di euro: circa l’8% del PIL di tutti i Paesi membri della UE. La presenza di sensori e chip ormai quasi ovunque (prestiamo attenzione anche alle c.d. smart city), anche nel proprio corpo, consente di dare un prezzo a tutto ed in particolare a tutte le informazioni che ci riguardano. Tuttavia si sta assistendo, finalmente, ad una presa di coscienza da parte degli utenti circa i danni derivanti dalla poca attenzione alla riservatezza; non si deve rinunciare ai vantaggi derivanti dalla tecnologia solo perché ci sono alcuni attori economici che raccogliendo dati personali ne fanno poi uno strumento di potere (soffermiamoci anche sul fenomeno dei c.d. influenzer che ormai hanno plagiato le menti di tanti giovani). La tutela della privacy rappresenta un diritto che non solo deve schermare la curiosità di altri soggetti, ma deve essere posto a scudo dell’assetto democratico delle nostre società in difesa dei valori di libertà, dignità ed uguaglianza. Sarebbe bene che il mondo politico e giuridico si facesse carico di questa tutela al fine di trovare il giusto equilibrio tra sviluppo della scienza e della tecnologia e rispetto dei diritti dei singoli individui. La violazione della propria sfera personale provoca danni psichici e fisici, perdita di identità, furti, perdite finanziarie, discriminazione, sottrazione di dati protetti dal segreto professionale.

Quindi il problema della privacy sconfina verso il controllo della collettività mediante la raccolta di dati e la possibilità, attraverso l’intelligenza artificiale di far muovere tutti verso determinati obiettivi che il sistema politico potrebbe porsi, con intenti di controllo e di dominio autoritario sulle comunità. Tali finalità potrebbero essere raggiunte mediante le raccolte di dati sulle scelte politiche (che si controllerebbero attraverso il voto elettronico), sulle scelte di tipo religioso, sociale, sulle abitudini, i gusti ed i consumi dei singoli che se  manipolate e gestite da soggetti con mire autoritarie potrebbero sconfinare in controllo e perdita delle libertà costituzionali di pensiero, movimento ed opinione. Senza voler essere catastrofici si intravede all’orizzonte una possibile dittatura dell’informazione…

 

 

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30 Settembre 2023

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Programma

                 
 

 

 Intervento di Liu Weijun, Presidente della associazione "La nuova via della seta"

Gentili partecipanti, gentili amici cinesi della delegazione culturale, gentili signori e signore, buongiorno a tutti.

L'associazione la cooperazione economica e culturale La Nuova via della seta ha come obiettivo quello d'intensificare i rapporti di amicizia tra  l'Italia e la Cina.

Io sono il Presidente dell'Associazione. Sono molto lieto di essere oggi qui a presentare gli obiettivi e i punti più importanti della nostra associazione soprattutto a livello commerciale. Vorrei anche ringraziare il Senato della Repubblica italiana che ci ha permesso di organizzare qui in questa sala questo evento.

Oggi è il 1 ottobre ed è un giorno speciale perché oggi si festeggia il settantesimo anniversario della nascita della Repubblica popolare cinese.

Vorrei dare un augurio di bene a tutti voi che siete qui presenti.

L'incontro che abbiamo organizzato oggi è stata organizzata al fine di presentare com'è oggi la Cina, un paese in continuo sviluppo e presentarla agli amici italiani presenti in questa sala e la presenterò attraverso i 70 delegati cinesi che sono presenti oggi all'interno della sala  che si sono recati qui in Italia partecipare a questo evento per comprendere ancora meglio quella che è l'economia italiana, assaporare in prima persona la cultura italiana e per portare reciproci scambi tra i due Paesi, per intensificare e costruire sempre una maggior collaborazione economica e commerciale tra i due Paesi in un contesto sempre più globalizzato.

Il progetto della nuova via della seta è stato lanciato dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping in persona quest'anno il 22 marzo.

Il presidente Xi Jinping durante la sua visita in Italia ha firmato appunto un accordo in cui l'Italia entra definitivamente in questo grande progetto a seguito del memorandum di intesa firmato con la repubblica italiana.

Inoltre volevo anche ricordarvi che nel 2020 ci sarà in 50esimo anniversario per quanto riguarda l'inizio delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Cina.

L'ultima volta che Prodi è stato primo ministro ha istituito l'anno della Cultura e degli scambi culturali tra Italia e Cina. In quella occasione io ho preso parte rappresentando la comunità cinese in Italia. Ero con Romano Prodi e con il presidente della Ferrari,  Montezemolo e l'allora Ambasciatore della Repubblica cinese in Italia ha fatto una foto a me in compagnia di queste due eccezionali persone.

Se oggi mi sto impegnando a rafforzare i rapporti di amicizia tra i due Paesi lo devo a quel periodo, alla foto che potete edere alle mie spalle. Successivamente all'incontro di cui ha parlato l'ambasciatore ha visitato il luogo dove vivevo a quell'epoca, cioè la città di Teramo. Ho avuto anche l'onore di essere responsabile della delegazione che ha accompagnato l'ambasciatore da San Marino fino alla città di Teramo dove abbiamo organizzato degli eventi a sottolineare l'amicizia tra Italia e Cina.

Arrivati ad oggi l'associazione del consiglio per la cooperazione economica e culturale La Nuova via della seta ha indubbiamente dalla sua maggior esperienza per intensificare i rapporti tra i due Paesi.

Quello che voglio fare anche oggi e presentare anche a voi quelli che sono gli obiettivi di sviluppo della nostra associazione e cosa accadrà nel 2020 che sarà l'anno del turismo della cultura Italia - Cina.

E spero che ognuno di voi porti un contributo a quelli che sono i nostri ambiziosi progetti. Il primo progetto inizia da Roma. Infatti vorremmo far sì che ci siano sempre più italiani che si cimentino nello studio della lingua cinese ed aiutare le imprese italiani a far sì che si possano intensificare gli scambi con le imprese cinesi.

 Il secondo step del nostro programma è di avvicinare sempre di più l'Italia alla cultura cinese, quindi solo per citarne alcune la medicina tradizionale cinese oppure le arti marziali cinesi, anche perché per quanto riguarda la medicina tradizionale cinese non so se tutti siete a conoscenza che usiamo soltanto medicine naturali.

Molte volte anche il nostro cibo è in grado di curare il nostro corpo per non parlare della famosissima agopuntura, cercare di creare un ambiente sempre più verde, sempre più sostenibile ed evitando tutti quelli che sono gli elementi chimici.

Il terzo punto è di un progetto nelle città di Pechino e Xian che riguarderà la creazione di uno sportello di un ufficio Italia Cina. Per quanto riguarda invece il quarto punto nel 2020, a seguito dell'anno della Cultura e del turismo Italia-Cina vorremmo in quanto associazione consiglio per la cooperazione la Nuova via della seta istituire un padiglione a Roma,  Il quinto è quello di invece organizzare una giornata di festa che abbia come tema principale quello delle arti marziali organizzarla nella città di Roma.

il sesto invece ci occuperemo degli investimenti degli imprenditori cinesi italiani sia per quanto riguarda la parte commerciale che anche la ricerca scientifica, questo organizzando un programma chiamato proprio "investimenti italiani". Tutti sapete che l'Italia è famosa per l'industria, per l'idea di design i Brand famosi in tutto il mondo, la moda ed il cibo. Noi in Cina vorremmo imparare dall'Italia  per questi aspetti e quindi ci impegneremo ad intensificare le relazioni tra due Paesi.  

 
     
 

Intervento di On. Dorina Bianchi, già sottosegretario beni culturali e turismo

Io sono davvero onorata di essere qui oggi con tutti voi a festeggiare anche questa importante data per il popolo cinese.

Io naturalmente ringrazio l'associazione e ringrazio anche Leo per questo invito e credo che questo invito sia stato fatto sia perché in questi anni  ho imparato a conoscere la Cina dal punto di vista istituzionale

con tante missioni che sono state fatte per valorizzare quello che era la cooperazione nell'ambito dell'arte e del turismo e anche per una questione personale nel senso che io ho imparato tramite mio figlio che oggi ha 17 anni e che studia al convitto nazionale cinese ad amare il vostro paese.

Ogni anno si reca in Cina. Nel quarto anno è stato un anno intero preso un vostro liceo a Shangai. E come mio figlio tanti altri ragazzi italiani e romani stanno facendo questa bellissima esperienza che credo apra loro porte importanti anche per il loro futuro lavorativo.

Sono millenni che l'amicizia tra l'Italia e la Cina esiste: l'Italia la Cina sono due grandi emblemi della cultura orientale e la cultura orientale. La via della seta non ha aperto soltanto la strada a degli scambi di tipo economico e di merci ma ha aperto la strada anche allo scambio di personalità importantissime.

Qui vorrei ricordare anche perché siamo in questa bellissima sala illustri che comunque hanno lavorato per una migliore amicizia e conoscenza dei nostri due popoli.

Vorrei ricordare Marco Polo che arrivò in Cina prima di Cristoforo Colombo nelle due Americhe, Matteo Ricci, profondo conoscitore ed amico del popolo cinese,  l'unico straniero ad aver avuto un editto dell'imperatore cinese per poter essere sepolto a Pechino. Voglio ricordare anche oggi semmai due personaggi un po' meno noto rispetto a Marco Polo e Matteo Ricci che sono Giuseppe Castiglione. Gesuita. pittore che racconta attraverso le sue opere due culture lontane che però si incontrano e si comprendono e Prospero, il gesuita di Piazza Armerina, che tradusse Confucio in latino e che fu il primo ad aprire il mondo orientale a tutto l'Occidente.

Come ha avuto modo di dire il nostro presidente Mattarella, la nostra storia secolare di amicizia culturale e commerciale con la Cina deve servire oggi affinché attraverso la ritrovata via della Cina non transitino soltanto le merci ma anche le idee italiane ed i talenti e le soluzioni lungimiranti.

L'Italia ha lavorato in questi anni - è stato il primo Paese del G7 a partecipare al Forum one Belt one Road.  Il presidente Mattarella nel 2017 ha iniziato quello che era il piano operativo quadriennale 2017-2020 per la collaborazione economica, tecnologica e culturale tra l'Italia e la Cina.

Sullo sviluppo  della cooperazione tra Italia e Cina dal punto di vista culturale,  vorrei dire una parola anche per le tante iniziative che sono state portate avanti quando io ero Sottosegretario ai beni culturali ed al turismo con Franceschini.

 Ora Franceschini è rientrato e faccio un grande in bocca al lupo al nuovo Ministro ai beni culturali e questi programmi saranno sicuramente riportati avanti. Abbiamo molto lavorato per esempio sui siti unisco. L'Italia e la Cina sono i due paesi al mondo che hanno il maggior numero di siti UNESCO. Questo naturalmente - i siti UNESCO - sono dei siti dal punto di vista culturale ma anche identitario dei diversi Paesi davvero importanti e noi abbiamo iniziato e credo che continueranno il gemellaggio tra i siti italiani e cinesi. Questo che cosa vuol dire? Vuol dire che ci sarà promozione ed una maggiore attenzione verso la conservazione, la valorizzazione e soprattutto la fruizione dei siti UNESCO.

Naturalmente ci sono delle differenze tra i nostri due popoli: prima la lingua poi le abitudini. Abbiamo lavorato affinché dagli aeroporti in cui il turista cinese atterra fino alla visite guidate, tutto questo possa essere più facile e più fruibile in lingua cinese e con guide specializzate; un incontro e conoscenza anche non soltanto tra siti unesco ma anche tra città italiane oppure tra luoghi di grande identità come per esempio il paesaggio del Roero e di Monferrato con quelli che sono terrazzamento di riso di Honghe Hani; credo tutto quello che è una collaborazione tra le realtà più importanti e più rappresentative cinesi ed italiane.

Un capitolo va posto sulla questione mostre:  mostre di artisti e di arte italiana in Cina sono state moltissime. Io non le elencherò tutte ma mi piace ricordare perché io sono vengo dal Sud per esempio la mostra di Pompei e della cultura del Mediterraneo che ha toccato cinque grandi musei cinesi. Io ho inaugurato la prima apertura a Chengdu, ma poi è andata a Qin Shi Huang Mausoleum Museum di Xi'an,  a Wang, Canton, al  Museo della Sichuan; questo far conoscere quella che era l'archeologia e la cultura italiana ma soprattutto ha messo in piedi una collaborazione tra istituzioni e musei italiani e cinesi; cosa vi assicuro non di poco conto ma ormai noi abbiamo una collaborazione effettiva tra 25 musei italiani e cinesi.

Questo significa naturalmente che noi avremo sempre più persone che si occupano di arte di cultura cinese ed italiane che impareranno a lavorare  insieme e  porteranno avanti dei progetti sulla cultura e sull'arte insieme.

Credo che questo sia poi un po' quello che anche l'associazione di cui ha parlato Leo vuole portare avanti in Italia ed in Cina.

Infine, per ritornare ai giorni nostri anche parlare del mobile e di tutto del tutto quello che è stato del mobile dell'Expo che è stato portato dall'Italia in Cina e del grande successo che le nostre imprese naturalmente hanno avuto nel nostro Paese portando quel design e quel gusto che è tanto apprezzato nel mondo. Il  Salone del mobile ha avuto un grande successo a Shanghai e credo che eventi di questo tipo che facciano conoscere le imprese e le eccellenze italiane meritano il lavoro congiunto di tutti noi, delle istituzioni e delle associazioni delle imprese e degli enti locali. Con questo vi ringrazio e lascio la parola naturalmente agli operatori del settore.

 
   

Intervento di Gloriano Lanciotti, Presidente Camera di Commercio di Teramo

Buongiorno e desidero esprimere il mio più cordiale saluto di benvenuto soprattutto agli ospiti cinesi. Per me questa mattina è un grande onore essere qui e portare il saluto a nome della Camera di Commercio di Teramo.

È veramente un grande onore e vi ringrazio. Intanto ti faccio gli auguri per i 70 anni della nascita della Repubblica popolare cinese;  70 anni importanti che vi hanno portato oggi la più grande potenza economica al mondo. Un ringraziamento particolare lo devo fare al mio amico Leo Liu, il presidente della associazione, che conosco da tantissimi anni e grazie a lui siamo qui come Camera di commercio.

Io ritengo opportuno in maniera molto sintetica visti i tempi che la moderatrice ci ha dato di tratteggiare molto velocemente la nostra provincia di Teramo che ho l'onore di rappresentare che ovviamente è favorita per una posizione geografica baricentrica tra le due più importanti città metropolitane che sono Roma dove siamo e Napoli.

Quindi è una provincia con una presenza imprenditoriale molto importante. Abbiamo 42000 e imprese: una impresa quasi ogni 8 abitanti, altissima imprenditoriale.

Punto di forza è  l'industria manifatturiera specializzata nei settori tradizionali del made in Italy come l'abbigliamento, la pelletteria, i mobili per la casa, l'agroalimentare. 

Negli ultimi anni abbiamo ottenuto grandi risultati grazie anche la capacità di saper vendere sui mercati internazionali, infatti il nostro sistema imprenditoriale teramano presenta una spiccata volontà a lavorare sui mercati in tutto il mondo.

Un settore molto importante della nostra economia è anche il turismo e quindi è anche un invito agli imprenditori, a tutti voi a venire a visitare il nostro territorio e la nostra regione, la più verde d'Europa con 4 parchi nazionali e abbiamo delle straordinarie bellezze anche paesaggistiche, delle città e piccoli comuni bellissimi;  abbiamo un paese che si chiama Castelli, patria della ceramica che per noi è il fiore all'occhiello. L'incontro di oggi è testimonianza di come le nostre imprese quelle teramane siano orientate e vogliono ampliare i contatti e le relazioni con altri Paesi in particolar modo con la Cina.

Dopo la firma dell'accordo tra il Governo italiano e il governo cinese e l'inizio di una Cooperazione economica e commerciale e culturale tra i due Paesi.

Il primo appuntamento che sicuramente contribuirà a incrementare i rapporti di amicizia ma di lavoro e di incontri con le nostre aziende. Come veniva ricordato come Camera di commercio di Teramo già nel lontano 2009 abbiamo iniziato un rapporto di collaborazione con la Cina, aprendo rapporti importanti. Sono stato personalmente a Tianjin insieme all'amico Leo e abbiamo avuto modo di scambiare rapporti di amicizia e di business tra le aziende cinesi e le nostre aziende italiane.

Oggi dopo la firma del 22 marzo siamo ovviamente disponibili a riattivare questo percorso di collaborazione con il sostegno di uno sportello per le imprese per uno scambio culturale e uno scambio di business tra le due nazioni l'Italia e la Cina insieme all'associazione la nuova via della seta sia a Pechino (in cinese 北京S, Běijīng, letteralmente capitale del Nord) e X'ian, come viene chiamato.

Quindi con la collaborazione di Liu che preferisco chiamare Leo perché è anche un amico, siamo pronti come Camera di Commercio termino a pronto ad accompagnare le nostre aziende, le nostre imprese teramane ma non solo,anche  italiane, mettendo a disposizione la nostra organizzazione e le nostre professionalità con la speranza che l'incontro di oggi sia l'avvio vero e concreto di rapporti economici più intensi tra i nostri due Paesi, l'Italia e la Cina, che hanno una storia, una tradizione millenaria di cultura e di lavoro di saper fare. Quindi mi auguro veramente che da oggi possiamo partire per un nuovo inizio di rapporti economici di collaborazione. buon lavoro e vi do il benvenuto!

 
 

Intervento Bernardo Sofia, Presidente CNA Teramo

Bernardo Sofia, Presidente CNA, Teramo.  sportello italia-cina con oppurtunità per piccole e medie imprese.
Buongiorno a tutti.
Grazie mille Mariangela della presentazione.
Mi unisco sinceramente con grande emozione a questo intervento perché essere in una sala stupenda come questa che è la storia dell'arte italiana ricollegandoci alla storia dell'arte italiana, anche di quello che effettivamente è anche l'Italia. L'emozione più grande  è quello che l'amico Leo Liu riesce a organizzare nella presenza proprio di questa delegazione di cinesi qui da noi in italiani. Parliamo proprio di imprenditori di qualsiasi settore ma maggiormente direi dal punto di vista di collaborazione con tutti quanti le possibilità ed opportunità che possano  essere in Italia.
Ovviamente il mio saluto viene anche come CNA di Teramo come presidente che sono in carica oltre 2 anni dove rappresentiamo ovviamente una piccola dimensione a confronto di una dimensione cinese dove però reputo che le opportunità che si possono creare ovviamente sono di interesse generale sociale.
Aggiungo che da quasi 8 mesi sono  anche il presidente della poliinnovazione tecnologia abruzzese dove ovviamente potete immaginare che è fulcro per la nostra regione Abruzzo la possibilità di incrementare le collaborazioni di scambi e quindi seguire la nuova via della seta.
In questo giorno speciale ovviamente mi unisco ai miei precedenti relatori presenti so che per la nazione cinese sia un giorno più che speciale considerando l'attaccamento che il popolo ha verso la propria nazione e sono veramente contentissimo di poter essere oggi in questa sala e rafforzare le mie congratulazioni al popolo cinese. Vorrei andare al nocciolo del mio intervento di oggi che partiamo come annunciato anche dal dottor Lanciotti dove questo rapporto è nato oltre 10 anni fa e a distanza di 10 anni ci siamo rincontrati e abbiamo iniziato seguito il processo inizio 10 anni fa di questa collaborazione di della provincia di Teramo che a confronto alla Cina è una goccia in un oceano di collaborazione più operativa e quindi lo scorso 13 giugno è stato aperto a Teramo il primo sportello Cina CNA Teramo dove ovviamente a seguire di questo nel periodo estivo è stato aperto anche a pechino con grande onore ma con grande emozione che espongo questo, ma aggiungo che poi ovviamente come da programma andremo come una piccola delegazione ad aprire anche lo sportello di Cina Italia CNA Teramo tipicamente a X'ian.
Tutto questo è veramente lo sforzo che bisogna ormai - parlo anche da italiano - di dover mettere in discussione affinché si possa avere la possibilità di creare e di rafforzare questa sinergia di scambio tra l'Italia e la Cina da oltre 50 anni.
Oltre a quello che possono fare a livello nazionale ed a livello politico da parte mia sono convinto che l'importante è che sia quella di essere molto pragmatici e quindi essere operativi.
Quindi il fattore principale ovviamente è la dare uno sforzo anche da imprenditore - lo dico anche di persona - andando in maniera operativa e lungimirante lungo questa opportunità ma maggiormente di questo percorso.
Per questo nell'andare a rappresentare questo nucleo di imprese di attività di piccole e medie dimensioni con più volte che come ci siamo Confrontati con con you con Leo tipicamente Si possono creare se si stanno creando le strade affinché possiamo dare risposta ad entrambi i popoli affinché ci siano le dovute le dovute come dire interagire tra i due popoli di conseguenza qui mi diciamo concludo Dove posso come dire che il mio sforzo farlo come rappresentante di questo in Abruzzo sia quello di rafforzare e dare operatività a tutti questi in questo utilizzo di queste di queste risorse affinché un futuro al nostro ai nostri popoli ai nostri figli e ai nostri paesi Grazie mille

 
 

 Ji Shaol in, Presidente dell'Istituto di Ricerca del tempio equo del comitato del patrimonio immateriale cinese. CEO Switzeland China Cultura foundation

Buongiorno a tutti. Sono molto onorato di poter partecipare oggi a questo convegno organizzato dall'Associazione la nuova via della seta. La prima volta che sono entrato in contatto  con la cultura italiana  è 4 anni fa e credo questa sia veramente un una bellissima coincidenza perché i due Paesi hanno tutti e due una cultura molto antica ed una storia che risale a millenni di anni fa.
E posso dirlo con una frase conosciuta in tutto il mondo che tutte le strade portano a Roma!
Di tutte le strade penso che la più importante sia quella che parte dalla Cina perché è un Paese con una cultura così antichissima come la vostra.
Dalla città di lujan passando per quello che era l'inizio della Antica via della seta quindi l'Antica capitale, la città di Xìiang,  la cultura cinese è arrivata a Roma.
La nostra cultura è arrivata nel mondo occidentale anche grazie a importantissime personalità tra cui due italiani, Marco Polo e Matteo Ricci.
Inoltre alcuni aspetti della tradizionale cultura cinese sono potuti giungere in Italia diventando anche qui importantissime come solo per citarne alcuni il tè o la seta.
Quindi quello che posso dire è che l'Italia e la Cina sono due importantissimi Paesi anche grazie alle persone, ai due popoli che hanno reso questi due Paesi così importanti. E quindi il destino ha voluto che la prima volta 4 anni fa che io uscissi dalla Cina sono arrivato proprio in Italia.
La prima volta potrei dire che ho descritto Roma dicendo ok Questo è il paradiso! Dopodiché sono andato a Firenze poi a Milano e allora ho pensato: questo paradiso continua, è sempre più bello.  
Ad esempio posso dire di essere rimasto sbalordito dopo aver visto San Pietro in Vaticano Firenze il Duomo di Milano e ho detto: certo che se un Paese ha queste bellezze lo deve all'ingegno del suo popolo.
Inoltre io come anche i miei altri colleghi cinesi studiamo la storia di Roma ma anche la Storia d'Italia fin da quando siamo bambini.
Uno dei personaggi che mi è rimasto più impresso è proprio Leonardo da Vinci e il suo genio. E quindi sono in un paese di persone così importanti che hanno dato un contributo magnifico alla storia dell'umanità proprio in occasione del settantesimo anniversario della nascita della Repubblica popolare cinese.
E questo mi emoziona tantissimo (applausi).    
È un onore per me ma anche per gli altri 70 rappresentanti di questa delegazione cinese che è stata qui invitata dal Consiglio per la cooperazione economica e culturale della Nuova via della seta di esser qui per far si che i rapporti tra le imprese cinesi e quelle italiane possano intensificarsi. Anche noi saremo prima o poi in grado di imparare da voi la gestione dei brand di cui alcuni hanno più di 100 anni di storia, la qualità, il lavoro, l'artigianato italiano.
E le nostre aziende , dal pensare: Tutto nasce da un'idea per arrivare Poi alla progettazione ed alla realizzazione. Sicuramente dobbiamo imparare e studiare da alcune imprese italiane come possono essere la Ferrari, Lamborghini o Gucci e Prada,  aziende famose in tutto il mondo. Essendo in 70 rappresentiamo diverse imprese come ad esempio c'è Chi rappresenta l'impresa dei cosmetici, chi il turismo, la cultura, gli hotel, la ristorazione, i servizi in generale.
Quindi spero che ognuno di noi 70 possa imparare qualcosa da questo scambio con le imprese italiane e quindi a partire da oggi e dalla nostra partecipazione a questo forum organizzato dal consiglio la nuova via della seta spero  che ognuno di noi possa avere scambi culturali, economici, commerciali ma anche semplicemente di esperienze tra la Cina e l'Italia. Quello che posso augurare a tutti è che questo scambio porti tutti noi ad avere successo in quello che facciamo. Grazie a tutti.

 
 

Emanuela Scarponi:”Uno sguardo dall'Italia sul vasto panorama della Cina”

 

Per quanto riguarda il tema della nuova via della seta sia quella terrestre sia quella Marittima ci sono una serie di osservazioni interessanti che possono essere fatte. La prima è il concetto di visione e di futuro condiviso che sono la caratteristica di questa nuova iniziativa dal punto di vista cinese. Quindi visione, futuro condiviso, Cooperazione regionale aperta, e logica della Cooperazione tra partners che abbiano tutte e due un giusto guadagno nella realizzazione dell'opera.

In questi 70 anni bene o male più dopo che prima la Cina ha dimostrato di saper essere più keynesiana di Keynes, giocandosi  la carta degli investimenti presviluppo sul piano delle Infrastrutture.

Quindi non solo noi italiani ma direi tutto l'Occidente, tutta la politica e l'economia occidentale, dovrebbe guardare con molta attenzione il modello di sviluppo inclusivo che la Cina sta realizzando e che le permetterà secondo le parole del Presidente Xi Jinping di portare la Cina entro l'anno prossimo, il 2020, ad essere una società moderatamente prospera ed entro il 2049, cioè 100 anni dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese, ad essere una Repubblica forte e prospera, ricca addirittura.

Per quanto riguarda le implicazioni per l'Italia sono interessanti sia per quanto riguarda la nuova via della seta terrestre sia per quanto riguarda la via della seta marittima perché come sappiamo negli ultimi anni la Cina ha praticamente comprato il debito estero di tantissimi paesi e si è espansa soprattutto sul piano commerciale.

Da questo punto di vista è particolarmente interessata all'acquisto o alla partecipazione azionaria non soltanto del porto di Vado Ligure dove già la conosco la compagnia possiede il 40% delle azioni ma è interessata anche al porto di Genova e a uno dei porti del Nord Adriatico, o Venezia o Trieste.

Per concludere la Cina di oggi sembra essere l'unico vero grande Paese ad avere una vera visione globale sia dal punto di vista politico sia economico ed è pronta pronta ad assumersi tutte le responsabilità di una grande potenza, non forse contro gli Stati Uniti ma al posto degli Stati Uniti perché bisogna riconoscere che negli ultimi decenni il modello di sviluppo economico internazionale proposto dall'Occidente e in particolare dagli Stati Uniti non sembra né vincente né convincente mentre il modello di sviluppo proposto e realizzato dalla Cina sembra Vincente e tutto sommato molto convincente.

Concludo con una riflessione: è  ovvio che la nuova via della seta Marittima e terrestre avrà grandi implicazioni e impatti positivi per tutte le economie dei Paesi interessati sia quelli Asia Africa Europa sia quelli per la via Marittima naturalmente che per quanto ci riguarda è quello dell'Oceano Indiano nel canale di Suez ma in realtà la Cina è proiettata anche sul piano Marittimo verso le Americhe lungo l'area del Pacifico. E di fatto la comunità del Pacifico è l'area di maggiore sviluppo per il prossimo futuro.

E quindi l'ultima riflessione è questa: sono i potenziali rischi della realizzazione in particolare della via della seta terrestre. È chiaro che investimenti dell'ordine di 70 miliardi di dollari - le cifre naturalmente possono variare di anno in anno - non solo potrebbero attirare interessi delinquenziali , interessi della malavita internazionale , ma possono creare anche tensioni sul piano militare e del terrorismo, quindi dei ricatti del terrorismo perché vengono attraversati Paesi che spesso non hanno una stabilità e possono fare gola al terrorismo internazionale. Speriamo che la Cina sia in grado di gestire nella maniera migliore tuta questa massa di interessi e soprattutto che non si faccia coinvolgere nelle grandi tensioni internazionali che riguardano Stati Uniti, Europa Russa Europa  -Stati Uniti Iran perché il coinvolgimento della Cina sul piano commerciale e militare con l'Iran e l'annuncio e la realizzazione di accordi tripartiti Cina Russia Iran così come le esercitazioni militari congiunte Cina Russia Iran forse saranno un fattore di stabilizzazione, forse saranno un ulteriore fattore di pericolo per l'area e per il mondo. Ma confidiamo che la saggezza cinese più che millenaria risolva questi problemi.

 
 

Marco Galie, Vice Presidente dell’ASS. WUSHU Italia internazionale (Ciwa).  festa culturale di arte marziale cina internazionale

 

Buongiorno a tutti e ben trovati.

faccio una premessa: per me  è una giornata importantissima e sono onoratissimo ed emozionatissimo di stare qui.

Per un amante della cultura millenaria cinese trovarsi qui in un' aula del Senato il giorno dell'anniversario della fondazione della repubblica popolare cinese per me che amo le arti marziali cinesi da quando sono bambino e che le pratico con grande passione e con grande amore è una emozione indescrivibile.

Il nostro progetto nasce dall'incontro mio e del presidente Liu che anch'io chiamerò affettuosamente Leo in quanto siamo amici nasce per la diffusione di questo patrimonio e per la condivisione con le tantissime realtà che in Italia sono appassionati a questo settore.

questo evento sarà un'occasione per poter finalmente unificare un settore e portare ancora di più sviluppo, conoscenza e pratica di questa stupenda disciplina che è l'arte marziale cinese con tutto quello che lo accompagna perché sappiamo benissimo che per il popolo cinese le arti marziali sono una base fondamentale della cultura.

A questo proposito porto il saluto di oltre 60 associazioni sportive che sono distribuite su tutto il territorio nazionale e che hanno aderito a questo progetto che avrà il suo culmine ad ottobre 2020 con un evento internazionale di cultura tradizione e sport di arti marziali cinesi qui a Roma al quale hanno già aderito 11 nazioni europee.

Siamo certi che questo contribuirà in maniera importante alla diffusione fedele di quello che è il vostro patrimonio culturale ed al quale noi siamo tanto affezionati Per questo noi lo definiamo più che un obiettivo un sogno la realizzazione di un sogno e se siamo qui a per cui vi ringraziamo della fiducia che ci avete accordato Vi ringraziamo del supporto e di tutto l'aiuto che ci darete nel prosieguo di questo progetto. speriamo di incontrarci tutti al più presto ad ottobre a Roma per fare una grandissima festa di quello che è l'unione di queste due grandi civiltà.

 
 

Hu Jingyun, direttore degli affari internazionali, federazione di collegamento dell'industria e del commercio della Regione Liaoning (Cina)

 

Signori signore amici,  un saluto a tutti. Oggi è il settantesimo anniversario della nascita della Repubblica Popolare Cinese ed è un onore essere qui invitati dal Consiglio per la cooperazione economica e culturale La Nuova via della seta e ovviamente anche io non posso che dire di essere onorata di essere qui all'incontro e tenere anche un discorso.

Tengo a dire un modo di dire usato in Cina ma credo anche in tutto il mondo e cioè che tutte le strade portano a Roma. Quindi Roma sarà uno dei capolinea della nuova via della seta. Il 22 eravamo a X'ian, la vecchia città da cui cominciava la vecchia via della seta.

Quando parlo del 22 mi riferivo al 22 marzo che uando c'è stata la firma del memorandum e io già sapevo che il 1 ottobre la firma sarebbe andata a buon fine e quindi il 1ottobre avrei festeggiato il settantesimo anniversario della nascita della Repubblica popolare cinese in quella che sarebbe diventata una delle città più importanti di questo progetto Roma. E siamo veramente tutti molto contenti di essere qui a Roma, oltre che per partecipare a questo evento per assaporare un po' la città che è nata più di 2000 anni fa.

In accordo a quelli che sono dei dati dell'Unione Europea posso dire che il 99% delle imprese italiane appartengono alla categorie delle piccole e medie imprese. Quindi l'Italia è la patria delle piccole medie imprese e l'Italia è considerata eccellenza per quanto riguarda alcuni settori, per quanto riguarda il design, la moda, la scienza.

Comunque anche in Cina sono presenti queste piccole e medie imprese che hanno rapporti con più di 3000 piccole e medie imprese italiane. Queste piccole e medie imprese cinesi  sperano di svilupparsi e di crescere grazie anche ai rapporti con le piccole e medie imprese italiane.

Quindi mi auguro che tra i due Paesi possano nascere vari accordi che porteranno in futuro allo sviluppo comune tra  questi due settori delle piccole e medie imprese sia italiane sia cinesi.

Quando parlo di questo ,mi riferisco sia alla moda, al design ma anche ad esempio all'istruzione e ad altri settori .

Da quando mi occupo di rappresentare la Camera di commercio della provincia della regione di  Liaoning quindi dal 2008 già sono stati molti i progressi di queste piccole e medie imprese cinesi.

In un mondo sempre più globalizzato non possiamo tirarci indietro da questa crescita e sviluppo comune ma anche il processo di globalizzazione può dare una mano alle piccole e medie imprese per crescere ed espandersi.

Crediamo quindi che possano veramente darci tanto questi nuovi accordi che firmeremo quelle piccole e medie imprese italiane. Quindi auguro tutto il meglio a questo forum e al futuro culturale della nuova via della seta.

 

 
 

Antonio Franceschini, CNA Italia settore internazionale

Grazie all'associazione del consiglio per la cooperazione economica e culturale La Nuova via della seta per l'invito, grazie agli amici e colleghi di Teramo, al presidente della Camera di Commercio, al presidente della CNA di Teramo per il coinvolgimento di CNA nazionale.

Ovviamente è un grande piacere per noi come Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della piccola e media impresa essere qui quest'oggi e celebrare con voi il settantesimo anniversario della Repubblica Popolare Cinese. Abbiamo avuto grazie al fuso orario stamattina di vedere le celebrazioni nel vostro Paese svolte tramite la televisione il presidente Xi Jinping la parata e quindi continuare oggi con a condividere una tappa molto importante nella storia del mondo.

Voglio citare alcuni numeri per meglio far comprendere la CNA che nasce nel 1946; associa oltre 600.000 imprenditori, è presente in tutte le regioni d'Italia, in  oltre delle 100 province italiane ed ha una rete sul territorio nazionale di circa 1000 uffici.

Abbiamo poi un'organizzazione interna che ci vede raggruppare le imprese per unioni settoriali che vanno dal settore della moda, alla meccanica, l'arredo, l'artigianato, settore artistico e quello dei servizi e di tutte quelle che sono le attività produttive e di servizio per il sistema economico ed anche 5 raggruppamenti di interesse che vedono in maniera trasversale la confederazione impegnata sui settori del turismo, del cinema audiovisivo, dei giovani imprenditori, delle donne imprenditrici e delle professioni.

Il CNA associa in Italia anche imprenditori che hanno origine in altri paesi. E in quest'ottica mi piace segnalare che nella compagine degli associati CNA Ci sono circa 800 imprenditori di origine della Repubblica Popolare Cinese che hanno sede in Italia e che hanno avviato l'impresa e hanno scelto la nostra associazione presentata e di servizi.

Chi mi ha preceduto ha fatto riferimento all'importanza delle piccole e medie imprese. Quindi per noi credo che sia interessante anche grazie all'apporto di quanto già sviluppato a Teramo proseguire in una collaborazione.

Il titolo parla di interscambi culturali ed economici. Credo che per quella esperienza che già CNA ha sviluppato e sta sviluppando sul mercato cinese ma anche per la presenza di operatori cinesi all'interno della propria compagine associativa sarà sicuramente più facile stabilire delle collaborazioni  del sistema di piccole e medie imprese cinesi e quindi sviluppare nel prossimo futuro delle collaborazioni che vadano oltre scambi puramente commerciali ma in una ottica, come si dice - Win Win -  diano la possibilità ad entrambe le realtà economiche di piccole medie imprese di meglio conoscere e meglio prosperare nella scenario internazionale.

Ho detto che la confederazione è impegnata diversi settori. Quindi credo potremmo trovare collaborazioni come anche già sviluppando della tecnologia del turismo e quindi già dai prossimi giorni credo che con i vostri rappresentanti qui in Italia potremmo approfondire questi temi.

Alcuni analisti hanno messo in evidenza come questo - citando quello che stiamo vivendo come il secolo asiatico -

Sicuramente in questo secolo la Cina sta giocando un ruolo da forte protagonista. Noi vogliamo però rimarcare come le relazioni del nostro paese  molto più piccolo per dimensioni rispetto alla Cina sono relazioni datate.

È già stato citato una volta Matteo Ricci.

Ma penso che molti di voi avranno in mente anche il  planisfero che Matteo Ricci disegnò nella metà del 1500 mettendo al centro del planisfero l'Asia ed in particolare la Cina, quindi un personaggio che sicuramente fu preveggente e vide molto prima quale potesse essere l'importanza del popolo della Cina sullo scenario internazionale. Sappiamo tutti  che la giornata è impegnativa. Ringrazio ancora per l'attenzione e come CNA nazionale ci mettiamo sicuramente a disposizione per proseguire il confronto e supportare quanto più possibile le attività già operative messe in campo dai colleghi di CNA Teramo e dall'associazione qui rappresentata dal presidente Liu.

 
 

Zhu Yuhua, presidente consiglio promozione commercio italo-cinese

Gentili presidente Leo, gentili amici italiani e gentili amici che siete venuti qui dalla Cina vi auguro un buon pomeriggio. L'obiettivo di questo incontro è quello di intensificare e di ampliare e concentrarci su quelli che sono gli scambi tra Italia e Cina.
Devo ancora ringraziare il presidente Leo della dell'associazione del consiglio per la cooperazione economica e culturale  della seta per avermi invitato qui e poter palrare in questa splendida aula e poter parlare a tutti voi.
Io sono Zhu Yuhua, presidente del consiglio per la promozione del Commercio italo cinese ma ho anche un nome italiano che è Simona che mi è stato dato 30 anni fa da quando ho cominciato a vivere in Italia e quindi posso dire avendo questo fantastico nome italiano di essere Sì cinese ma anche italiana
Allora dirò in dirò in poche parole lo sviluppo tra gli scambi commerciali tra Italia e Cina partendo da 4 anni fa quindi dal 2015. È importante dire che se c'è stato questo bisogna ringraziare alcune eccellenti personalità e una di questa è proprio il signor Leo che è qui presente oggi. 4 anni fa siamo stati molto onorati perché nel nostro nell'evento che abbiamo organizzato ha preso parte anche l'allora ambasciatore cinese in Italia e c'ha augurato il meglio per il futuro. Ma dobbiamo anche ringraziare l'aiuto di 30 italiani che ci hanno dato una mano e tutti gli anni  organizziamo di recarci in Cina per la promozione della produzione italiana.
Volevo ricordare che a marzo di quest'anno il presidente cinese è venuto in visita in Italia. Il mese successivo il 4 marzo invece mi sono recata in Cina.
Come dicevo, andiamo spesso in Cina precisamente nella provincia del Gansu , che era anche un piccolo tratto dell'antica via della seta Dove ho fatto promozione di quella che è la cultura italiana.

 
 

Maurizio Quarta, esperto sviluppo business internazionale

Buongiorno grazie a tutti, vorrei esordire con un osservazione: l'iniziativa One Belt One Road è sicuramente positiva perché focalizza l'attenzione su tante attività da fare. Però in realtà è tanti anni che esistono flussi diretti con la Cina.

Infatti sarebbe più corretto parlare di "more belts more roads".

Penso che da tanti anni fa si stanno sviluppando tante attività. Quindi questo qui è semplicemente il  punto di arrivo di un processo che sta andando avanti.

Per quanto riguarda i punti focali per noi e per il discorso di Leo sono in particolare due: l'attenzione alle piccole e medie imprese; i processi di internazionalizzazione Nel senso che noi operiamo già da anni aiutando le piccole e medie imprese italiane a fare operazioni dirette all'estero; quindi ci concentriamo non tanto sulle operazioni di esportazione molto banalmente quanto su attività di tipo diretto, quindi creazione di joint ventures, acquisizioni, operazioni di questo tipo.

Per quanto riguarda la Cina ormai sono 7 anni che abbiamo partner cinesi e lavoriamo in questo modo. Noi aiutiamo le imprese italiane ad insediarsi in Cina utilizzando manager Management cinesi, quindi manager locali che conoscono bene cultura, lingua, usi, leggi del territorio. Lo stesso facciamo al contrario.

Quindi aziende cinesi, a parte le multinazionali, anche piccole e medie aziende cinesi che vogliono fare operazioni in Italia quindi con manager italiani, questo anche per favorire una migliore e più proficua integrazione tra le culture poiché sono due modi completamente doversi di gestire le aziende.  

Con ciò vi ringrazio anche per stare nei tempi che mi sono stati dati e buon lavoro e buona ripresa di lavoro nel pomeriggio.

 
 

Cheng Yinghua, responsabile per l’internazionalizzazione della camera di commercio

Gentile presidente Leo, gentili amici cinesi, italiani, signori e signore un buon pomeriggio a tutti.  

Sono xili jen chian e sono anch'io qui per portare un discorso a questo forum importante e sono molto onorata di questo evento e vi ringrazio per avermi invitata a questo forum da rappresentante  di che è venuta qui in Italia per instaurare nuove collaborazioni e quindi un grazie a tutti.

C'è anche un modo dire cinese che hanno già detto i miei colleghi che sottolinea l'importanza di queste relazioni che ricalca l'importanza della cultura dell'antica cultura cinese.

Oggi è ci sono esperti che rappresentano alcune eccellenze nella piccola e media impresa cinese ma anche in ambito culturale e non riesco a presentarli tutti. Sono molto affezionata a tutti loro e alcuni di loro hanno già dato un grande contributo a quelle che sono le relazioni tra le i,perse italiane e cinesi, soprattutto dal punto di vista dell'istruzione e culturale anche perché l'istruzione significa denaro. Sono onorata di partecipare a questo forum e dare un grande contributo a tutti i miei amici italiani.

Dalla mia ho una esperienza di venti anni come promotrice della cultura orientale in Occidente e ho aiutato in Cina alcune organizzazioni che si occupavano di arti marziali sia imprese piccole grandi medie e a farle diventare importantissime. Noi crediamo che avendo dalla nostra questa importante esperienza possiamo condividere insieme ai nostri amici italiani questi successi attraverso il progetto La Nuova via della seta.

Quindi iniziando dai primi incontri che ci sono stati da un anno a questa parte, sia a livello di fusione economica e commerciale culturale e anche rapporti umani tra i due diversi popoli e spero che tutti voi presenti qui in questa sala abbiate l'occasione di venire in Cina. Auguro il meglio a tutti voi presenti in questo forum.

 
 

On. Stefania PEZZOPANE 

Buongiorno a tutti carissimi amici. Sono felice ed orgogliosa di poter portare a voi il mio cordiale e sincero saluto di benvenuto. Ringrazio il presidente Lanciotti, saluto tutti gli amici italiani e teramani e abruzzesi, ma soprattutto saluto voi, i cari amici della via della seta. Sono una parlamentare deputata della Repubblica. Rappresento la maggioranza del Governo italiano; saluto con favore l'accordo che il Presidente del Consiglio Conte ha determinato con le autorità cinesi. Lo vedo come uno strumento di grande prospettiva per gli scambi economici, culturali, sociali tra i nostri Paesi.

Ringrazio davvero tutti. Io ho avuto la fortuna di svolgere un viaggio istituzionale in Cina qualche anno fa e sono rimasta folgorata non solo dalla bellezza del vostro Paese, dalle differenze con il nostro Paese, dalle vostre capacità, dall'arte, dalla cultura, dall'ottima cucina, ma soprattutto sono rimasta colpita dalla velocità dei vostri percorsi, dalla capacità che chiunque io abbia incontrato mi ha dimostrato - di vedere degli obiettivi a breve, media e lunga scadenza e poi di raggiungerli. Ricordo le autorità locali che mi raccontavano come avrebbero costruito un palazzo, una scuola, come avrebbero lavorato sui quartieri più difficili di Pechino, con delle scadenze precise, con un percorso chiaro.

E io allora pensai: andranno molto, ma molto avanti, andranno molto, ma molto avanti. E così è accaduto. E io di questo ne sono felice.

La provincia di Teramo e l'Abruzzo hanno sicuramente molti vantaggi, molti pregi, molte qualità. È sicuramente molto speciale: c'è un sistema imprenditoriale molto attivo e molto dinamico.

Credo quindi che questo incontro con così tante autorità imprenditori, forze sociali possa essere base di produttive attività e scambi economici e culturali. È per quello che potrò in stretto raccordo con il presidente Lanciotti e con tutto il gruppo di imprese di aziende di associarsi questo progetto.

Cercherò di sostenerlo, di ampliarne le prospettive, di favorire fatti concreti perché credo che entrambi ne potremmo ricavare importanti vantaggi.

Concludo dicendo che Roma, questa straordinaria e bellissima città, vi accoglie, che l'Abruzzo non vede l'ora di accogliervi - già c'è una presenza importante  vostra in Italia ed in Abruzzo - e che la via della seta può rafforzare e incrementare questo scambio.

Quindi spero proprio di potervi accogliere a casa nostra, in Abruzzo, nei nostri territori che voi sapete hanno subìto anche una tremenda tragedia naturale, che è diventata anche una tragedia economica ed una perdita di vite umane. Ma da ogni tragedia e da ogni disgrazia noi ci rialziamo, rialziamo la testa e guardiamo oltre.  L'occasione di oggi è proprio per guardare oltre e costruire un futuro per la nostra gente che sia un futuro di prospettive e con voi molte cose possiamo fare e quindi vi ringrazio per la vostra amicizia per la vostra presenza e per quello che faremo insieme.

 
 

Zhu Yuhua, presidente consiglio promozione commercio italo-cinese 

Grazie a tutti di essere qui.
Oltre all'anniversario dei 70 anni della Repubblica popolare cinese e alla nuova via della seta vorrei sottolineare che l'anno prossimo sarà il cinquantesimo anniversario della nascita delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina.  In brevi parole, vorrei rappresentare ciò che facciamo in questa sede.
Saremo presenti al Festival dell'Oriente di Roma il prossimo 5 maggio in seguito ad un accordo con la provincia cinese del Liaoning per rappresentare gli investitori cinesi in Italia.
Questa è una grande occasione per questi imprenditori e per intensificare i rapporti reciproci tra questi due Paesi sia dal punto di vista delle relazioni umane sia per quanto riguarda la produzione commerciale e le grandi le grandi firme e Brand. L'altro progetto è quello di portare un po' di Italia in Cina e quindi precisamente nella città di Shenjang , capoluogo della provincia della regione Liaoning. anche in supporto della municipalità di Shenyang della provincia di Liaoning , quello dell'edificazione, la costruzione di una strada pedonale commerciale che ha come tema principale l'Italia, il made in Italy, i grandi Marchi italiani.
Appunto in questo spazio, nella città di Shenyang, in questa via pedonale il tema principale sarà oltre al made in Italy il design italiano, la bellezza italiana e tutto ciò che produce questo bel Paese.
 È una strada di più di un chilometro, in posizione strategica perché Shenjang  si trova nel Nord-Est della Cina, ed è una delle principali città di questa regione.
E credo che questo progetto possa portare buoni risultati ed essere anche un trampolino di lancio per alcune imprese italiane che vogliono aprirsi alla Cina. Speriamo che dopo che partirà questo progetto a Shenyang,  ci saranno sempre più persone che saranno interessate al made in Italy ed ai brand italiani.
Quindi volevo dare un benvenuto ed un  augurio di successo a tutti i progetti che riguardano Italia e Cina ed auguro tutto il meglio a questi 70 anni della Repubblica Popolare Cinese ed ovviamente anche al nostro forum. grazie a tutti.

 
 

Ing. Maurizio Scarponi, silkstreetpress, responsabile per progetti architettonici

Buongiorno a tutti. Intervengo come rappresentante della testata giornalistica Silkstreetpress che fondamentalmente ha lo scopo di divulgare l'informazione soprattutto di qualsiasi genere in particolare culturale tra l'Italia e la Cina.

Quindi è quella presenza che vuole - e già lo fa in realtà - rendere le comunicazioni e la conoscenza se vogliamo nel senso più profondo del termine tra le due culture. Fondamentalmente se non c'è conoscenza, non c'è un'informazione continua costante e profonda fondamentalmente non si va mai avanti.

Invece con la conoscenza e con l'informazione questo sarebbe possibile; sarà possibile perché è proprio quello che vogliamo.

Quindi come testata giornalistica abbiamo esattamente questo scopo. Ho visto che si cercano scambi commerciali e culturali, di tutti i generi e va benissimo. Ma ogni scambio deve essere supportato necessariamente da una informazione,  più al più chiara, più limpida possibile ed è esattamente quello che vogliamo assicurare con questa nostra iniziativa. Questo è esattamente quello che vogliamo. Questo è possibile in tutti i campi ovviamente. Ho sentito adesso iniziative a livello urbanistico e architettonico che verranno realizzate o sono già in atto in Cina.

Ebbene, anche da un punto di vista puramente tecnico, più questa trasmissione di comunicazione è profonda e chiara e meglio è per tutto perché effettivamente è l'interesse che noi vogliamo. Quindi ringrazio tutti i presenti in questa splendida cornice romana e mi auguro che questa iniziativa e questi contatti questa comunicazione che vogliamo assicurare sia il più possibile ampliata e approfondita.  

 
 

Emanuela Scarponi

Buongiorno, sono Emanuela Scarponi.

Nasco linguista ed esperta di Lingue e Civiltà straniere, nonché grande viaggiatrice. Mi piace ricordare Marco Polo in questa occasione con la via della seta. Siamo qua perché Marco Polo nel 1260 partì da Venezia, prese la nave in cerca di avventura e di nuove scoperte e come esploratore ci riportò indietro anche gli spaghetti oltre che la seta.

Siamo un Paese di grandi esploratori.

Oggi abbiamo la possibilità in questa sala bellissima che il Senato ci ha offerto di parlare nuovamente di comunicazione e anche un po' di politica estera, come ci insegna la senatrice Pezzopane che ringrazio anche personalmente per essere qui ma anche come rappresentante dell'Abruzzo, che è una regione a noi molto vicina.

Siamo qua in particolare con Silkstreetpress che è parte di questa iniziativa editoriale ma anche culturale che va avanti da circa un anno che si sta sviluppando grazie alla collaborazione di studiosi e giornalisti e che soprattutto nasce dall'idea di raggruppare gli studiosi di orientalistica più importanti italiani che ogi vede uno sviluppo politico..

Il nostro compito difficilissimo è quello di mettere insieme politica, cultura, economia, e comunicazione soprattutto, di cui mi sento un esponente scientifico autorevole.

Quindi vi ringrazio molto per essere tutti qui presenti così numerosi e per portare in Italia i vostri valori culturali.

Come è stato detto, dalla comunicazione nascono sempre proficue relazioni culturali, sociali ed economiche, anche al fine soprattutto di creare una comunità multietnica in Italia.

 

 

 

Festival della diplomazia

Scriviamo di Cina : incontro con gli autori Antonio Malaschini, Marco Lupis 22 ott 2019
 
 

 Recensione di Emanuela Scarponi

Lo scorso 22 Ottobre, nell’ambito della 10° edizione del “Festival della diplomazia”, organizzato dalla “Rubbettino Editore”, si è svolto l’incontro intitolato “Scriviamo di Cina: incontro con gli autori”.

In particolare, nella cornice della Sala Italia presso la sede dell’ “UNAR” (Unione Associazioni Regionali di Roma e del Lazio) e promossa dall’ “Associazione dei Piemontesi a Roma” in via Aldrovandi, sono intervenuti Antonio Malaschini e Marco Lupis, autori rispettivamente dei volumi “Come si governa la Cina – Le istituzioni della Repubblica Popolare Cinese” ed “I cannibali di Mao – La nuova Cina alla conquista del mondo”.

Moderati dal noto economista e sinologo Romeo Orlandi, vice presidente di “Osservatorio Asia”, gli autori hanno dato vita ad un incontro che ha permesso di approfondire da punti di vista assai diversi l’attualità cinese nelle sue dinamiche politiche, economiche e culturali.

Se infatti da una parte Malaschini ha privilegiato attraverso il suo lavoro un approccio alla conoscenza della cultura cinese basato prioritariamente sugli aspetti “strutturali” del sistema organizzativo politico cinese, Lupis ha invece percorso la direzione della conoscenza “on the road” (“sulla strada” come dallo stesso sottolineato).

D’altra parte Malaschini ha mantenuto un approccio degno di una conoscenza assai approfondita della materia “tecnica” organizzativa, economica e giuridica, maturata sin dalla formazione culturale e dalla pluridecennale attività, ai più alti livelli, presso le nostre istituzioni, mentre Marco Lupis ha tenuto l’approccio giornalistico che lo caratterizza da sempre nella sua attività di corrispondente ed inviato speciale per conto delle più importanti testate giornalistiche italiane.

Di certo colpisce la conoscenza dettagliata dei sistemi istituzionale e partitico cinesi descritti nel testo da Malaschini, che analizza non solo l’evoluzione storica recente della Cina moderna (dalla generazione di Mao a quella di Xi, passando per Deng, Jiang Zemin ed Hu Jintau), ma anche e soprattutto l’attuale funzionamento del potere reale che controlla ogni aspetto della vita cinese. Un’analisi dei parallelismi e delle connessioni tra la struttura del partito comunista e quella dell’Istituzione, nell’ottica di una sovrapposizione che consente la gestione diretta dell’economia, della finanza, della cultura, dello sviluppo e comunque di ogni aspetto organizzativo del paese da parte del Comitato centrale.

Una organizzazione fortemente verticistica oggi impersonata da Xi che, attraverso la selezione dei gruppi dirigenti (certamente caratterizzati dalla assoluta ortodossia al pensiero dominante, ma anche da specifiche competenze) e l’azione di gruppi ristretti di guida e dipartimenti organizzativi con speciali poteri, controlla i risultati soprattutto economici e ne guida lo sviluppo.

Il tutto, come sottolineato dall’autore, nell’ottica di un pensiero che affonda le proprie radici nel confucianesimo e che si contrappone indiscutibilmente alle origini occidentali basate sulla “democrazia” greca classica. In altre parole, una logica che vede prevalere gli interessi del gruppo d’appartenenza rispetto a quelli individuali e che predilige i risultati (“output”) rispetto ai processi.

L’autore non dà conclusioni in merito ad un eventuale modello da confrontare; si sofferma solo sul termine “autoritarismo”, che certamente continua a contraddistinguere la Cina oggi, pur nella consapevolezza di un’evoluzione che sta permettendo a milioni di persone di affrancarsi dalla loro condizione di povertà assoluta.

Ed ancora non affronta il problema del futuro della Cina che, secondo le previsioni di molti, dovrà certamente fare i conti con i diritti politici, civili, economici e sociali. Forse nel solco dell’antica tradizione.

Concludendo, un lavoro di notevole spessore che, impostato su solide basi “tecniche” che evidenziano l’estrema competenza specifica dell’autore, si pone sempre all’interno di una linea di pensiero culturale, storica e filosofica, che permette di descrivere lo sviluppo cinese secondo un’analisi complessivamente ampia ed un taglio certamente “colto”.

 

Del tutto capovolto l’approccio di Lupis che, attraverso l’esperienza diretta vissuta per anni in Cina (ma anche in molte altre parti del mondo), cita evidenze narrate da un tipico giornalismo di cronaca riferito ai cambiamenti ravvisati dal 1975 ad oggi ed ai confronti con la cultura cristiana.

Lupis si sofferma sul problema di un’espansione militare violenta, che non ritiene però tipica della cultura cinese, caratterizzata invece da metodi espansivi soprattutto economici ispirati da “calma e pazienza”. Con il metodo del “prenditi tempo e nascondi la tua forza” la Cina è infatti già penetrata commercialmente in Africa e si appresta a consolidare la propria economia in Europa attraverso la nuova “via della seta”.

Nella parte finale dell’incontro, il moderatore ha introdotto la questione chiave oggi forse più dibattuta, ovvero se nel modello cinese, emerso tra la fine del modello socialista reale e la grave crisi che attanaglia il capitalismo liberista, è possibile individuare una “terza via” che garantisca uno sviluppo economico ed una ricchezza sociale diffusa, pur nella limitazione delle libertà e dei diritti individuali e ed in generale della partecipazione democratica.

Gli autori, pur nel ritenere impossibile nelle condizioni attuali, per l’occidente, condividere uno sviluppo sulla base del modello cinese (nessun occidentale rinuncerebbe ai diritti acquisiti grazie all’adozione dei principi tradizionalmente democratici), modello di cui peraltro si cominciano ad evidenziare incrinature sempre più evidenti, hanno comunque convenuto sull’innegabilità dei risultati economici raggiunti conseguenza dell’efficienza dei metodi organizzativi adottati in Cina.

Rimandando i lettori a prossimi convegni, ricordo che la “Silk Street press” (di APN publisher-UNAR) ha patrocinato l'evento.

Emanuela Scarponi

 

 

 

ORLANDI. Signori, buonasera benvenuti in questo splendido setting alla presentazione di due libri. Il mio nome è Romeo Orlandi. Ho il compito di presentare i libri di due persone molto più conosciute, importanti e valide di me che hanno scritto due eccelenti libri sulla Cina che questa sera portiamo alla vostra attenzione.

Alla mia destra Antonio Malaschini: come direbbero gli statunitensi a man who needs no introduction tante sono le sue cariche ricoperte (da consigliere di Stato a segretario generale del Senato a consulente dei ministri, oltre che alla sua fama di intellettuale che scrittore oltre che costituzionalista).

Alla mia sinistra Marco Lupis,  una persona che ha vissuto ad Hong Kong, tra il resoconto della sua attività professionale e quello più intimo ed affettuso della sua famiglia che si è moltiplicata in Oriente.

 

Dopo l'introduzione lascerò la parola ai descrittori, dopo di che lasceremo un po' di spazio anche per domande.

Sono due libri estremamente diversi per l'argomento che trattano che è ovviamente la Cina completamente diversi ma complementari.

Il libro di Malaschini ci dà un quadro articolato, preciso, organico e strutturato della dimensione politica ed istituzionale della Cina, che fa giustizia di una serie di luoghi comuni che alimentano la conoscenza di questo Paese che nonostante sia la seconda economia al mondo, uno dei Paesi più grandi, un Paese che  domina le leggende internazionali insieme agli Stati uniti, è ancora incredibilmente poco conosciuto in Italia. E ci dà uno spaccato della vita politica ed istituzionale cinese ripercorrendo prima la parte più squisitamente storica dell'evoluzione della Cina e poi quella più formalmente costituzionale, per cui leggendo questo libro vediamo gli appuntamenti storici che hanno composto la storia moderna e contemporanea della Cina, dalla fondazione dell'Impero cinese nel 221 a.c., dal primo imperatore Qin Shi Huang o Qin, dall'opera di Confucio che si contrappone - ci dice l'autore - all'opera dei legisti o dei legalisti.

Confucio - come ricordo a me stesso - introduceva soprattutto il concetto di norma, il concetto di consuetudine, di armonia mentre i legisti erano più radicali nell'affermazione della legge perché sostenevano che l'indole umana fosse sostanzialmente cattiva e dunque da regolare, reprimere e talvolta da condannare.

Attraverso questa tra legisti e confuciani si arriva al rifiuto della Cina di intercettare la modernità della Rivoluzione Industriale portata da una missione famosa del re Giorgio III di Inghilterra che aveva affidato all'ammiraglio Maccartney la possibilità della prima missione commerciale in Cina che i britannici pensavano nel 1793 fosse il più grande mercato del mondo e da quel giorno lo sentiamo ripetere costantemente.

E l'imperatore Qianlong invece rifiutò questa opportunità ed in un regime autocratico sinocentrico e voluto condannò la Cina stessa a decenni di stagnazione e arretratezza.

E poi il percorso si dipana attraverso gli avvenimenti più recenti, della guerra dell'oppio, della conquista britannica e semicoloniale, del passaggio di Hong Kong alla corona britannica, al declino dell'impero, alla Repubblica nazionalista fino all'affermazione - è il settantesimo anniversario - la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese da parte di Mao Zedong e la presa del potere da parte del partito comunista, che mette in fuga i nazionalisti a Taiwan.

All'interno di questi 70 anni di Repubblica popolare cinese, abbiamo 5 o 6 passaggi costituzionali, cioè la Costituzione si adegua alla variazione del momento politico.

E qui interviene un pezzo straordinario del libro, che finalmente smentisce questo luogo comune, banale e consolidato, che in Cina ci  sia una sovrapposizione anche formale tra Stato, partito ed il governo che di fatto è così.  Xi Jinping è l'uomo più potente del Paese ed è anche Presidente della Repubblica e anche presidente della commissione militare, ma le  funzioni nella struttura ed architettura istituzionale sono divise.

In Cina c'è il Comitato per le elezioni costituzionali, Consiglio di Stato,  c'è la magistratura e l'esercito, c'è l'assemblea nazionale del Popolo, l'equivalente del nostro Parlamento che si riunisce ogni anno una volta sola l'anno ma che ha un comitato permanente. 

Quindi la struttura e l'equilibrio dei poteri anche se formalmente più che sostanzialmente sono garantiti. E in più alcune parti soprattutto quelle che si riferiscono alla tutela dei diritti umani - ci dice il prof. Malaschini - non sono lontane dalle affermazioni talvolta non dalla pratica di quelle delle Costituzioni occidentali.

Per cui  leggere questo libro è una finestra aperta oltre che iniezione di intelligenza: si capisce molto meglio perché le cose vanno in un certo modo in quel Paese e che la struttura organizzativa istituzionale è quella di un Paese che si porta dietro 5000 anni di sotria.

Alcuni secoli sono stati sonnolenti; alcuni altri sono stati un po' più svegli. Adesso sicuramente l'epoca della Cina dei record della rottura di ogni ordine mondiale prima della Cina stessa.

 

Lo vediamo anche nell'altro libro che dietro l'apparente innocenza dei rapporti giornalistici ci dice come è la Cina di oggi e la Cina dei 25 anni dei 30 anni nei quali Marco Lupis è stato in Cina, soprattutto ad Hong Kong. ha vissuto 2 anni a Pechino quando ci stava la sars nel 2003, strano che non ci siamo visti. Abbiamo vissuto entrambi questa esperienza che definire straordinaria significa dire una cosa fuori dall'ordinario e ci dà un quadro allarmante della Cina.

Come tutti i bravi giornalisti va in cerca di notizia che fanno notizia e in Cina le notizie che fanno notizia ve ne sono a iosa.

Marco ha ripercorso in pochi anni 70 anni di Repubblica Popolare Cinese. Quindi ci ricorda nel libro il grande balzo in avanti che ha fatto. D'altra parte il titolo di questo libro è un po' spiazzante: i cannibali di Mao.  Magari uno potrebbe pensare che c'è qualcuno che ha cannibalizzato Mao, nel senso dell'informatica.

Qui si tratta di antropofagia: durante il grande balzo in avanti - Marco lo riporta con cognizione di causa - ci sono stati dei fenomeni di cannibalismo dovuti al fallimento del grande balzo in avanti del 1958-'60 con una carestia straordinaria, con calcoli economici fatti male, gli altiforni che producevano acciao inservibile che ha portato una crisi economica spaventosa, una mancanza di tutto nelle campagne e ci sono stati anche dei casi di cannibalismo.  

L'elenco dei cahier de doléances continua.  Mancanza di diritti umani, la rivoluzione culturale ,animata da un fanatismo ideologico che non conosceva limiti, vedi  i campi di rieducazione dove venivano messi i dissidenti; legare Hong Kong alla volontà di Pechino. Insomma Marco andava a caccia di cose che non funzionano.

 Comunque ne evince un dinamismo che può provocare ammirazione ma anche timore e talvolta sdegno: tutto questo afferisce alla possibilità che un giorno vicino o lontano tutti quanti possiamo rimandare un po' Cina, un po' più cinesi. Per cui l'idea che cimossa essere un modello da imitare lo preoccupa: fino a che punto nel panorama internazionale ha delle ripercussioni sul nostro stile di vita?

Alcuni sostengono che già chiudiamo le fabbriche per colpa dei cinesi e poi forse saremo costretti a fare gli orari di lavoro simili a loro.

Intervento di Antonio Malaschini

Antonio Malaschini.  Grazie per la troppo generosa presentazione.  

Entro subito nel merito della questione.

Il mio libro si chiama "Come si governa la Cina" che non è una esortazione ma vuole essere una descrizione naturalmente. A questa domanda normalmente si risponde sempre: in Cina governa il partito, è stato ricordato. È semplicemente questo però uno spostare la domanda. Perché non ci si chiede allora come si governa il partito, quali sono i rapporti interni al partito, i rapporti del partito con le istituzioni; e quindi bisogna di nuovo riesaminare la situazione.

Una premessa: quando noi parliamo di Cina - sono il primo a farlo - ci portiamo dietro un bagaglio culturale fatto di 2,3000 anni di esperienza politologica, sociale, culturale e così via.

La Cina - è stato ricordato -  è un grande Paese, è un Paese con una tradizione più che millenaria, probabilmente precedente alla nostra, specialmente in alcuni aspetti dell'organizzazione dello Stato.

I nostri concetti quindi vanno visti con una certa cautela e non possono essere rapportati immediatamente all'esperienza cinese.

Faccio soltanto un esempio del tutto evidente: la Cina non è un Paese democratico. È vero. Ma allora dobbiamo esaminare un concetto di democrazia che nasce in Grecia, si applica in Grecia con Pericle per non più di 20, 30 anni; scompare,  va sotterraneo a parte qualche illuminato autore; riappare verso la fine del Settecento in circoli ristrettissimi in Gran Bretagna; riappare dopo la Rivoluzione francese dell'800 in Occidente; riappare verso la seconda metà dell'800.

Da noi non dimentichiamo che dal '47 esiste il suffragio universale e che viene applicato.

E non dimentichiamo altresì che la democrazia non è soltanto il sistema elettorale, il voto, l'eguaglianza dei cittadini davanti all'espressione del voto: la democrazia è la separazione dei poteri, il controllo dei poteri l'uno con l'altro, la libertà personale, libertà di stampa, la libertà economica.

Sono tutta una serie di cose che però sono il frutto della elaborazione occidentale del modello politico nel quale viviamo per cui quando si dice che in Cina non c'è la democrazia, è verissimo; in Cina non c'è democrazia. Ci sono altre cose.

L'errore - come diceva Napoleone - di portare la democrazia con le baionette negli altri Paesi va evitato. L'hanno fatto anche recenti presidenti americani, francesi e così via.

Dobbiamo renderci conto che il modello culturale cinese, come modello asiatico, di Hong Kong, il modello di Singapore, il modello giapponese, in parte il modello indiano partono da presupposti assolutamente diversi.

È stato prima citato Confucio. Non è banale fare riferimento a Confucio quando si parla di Cina.

Tutti lo fanno ma hanno una ragione. Il Confucianesimo è la base di quelli che sono i cosiddetti valori asiatici. Di essi se ne è riparlato verso la fine del Novecento, nel momento in cui si voleva caratterizzare l'impulso delle tigri asiatiche, tra le quali veniva annoverata anche la Cina, stavano dando alla loro economia.

Quali sono i valori asiatici allora? Innanzitutto la subordinazione degli interessi individuali al gruppo di appartenenza.

Non voglio dare giudizi, specialmente di valore morale politici o culturali - è così - accompagnati - sto leggendo una parte del libro - dalla disciplina, dal rispetto delle gerarchie familiari e sociali, dalla spinta al proprio miglioramento in campo educativo e professionale, dalla ricerca dell'eccellenza nella sovranità, nel prevalere dei diritti rispetto ai doveri.

Anche qui non voglio dare un giudizio e quindi dare un rapporto diverso con l'autorità rispetto al prevalere dei valori individuali che tutta la nostra cultura - dalla Grecia a Roma al Cristianesimo all'individualismo, al liberalismo - hanno sempre considerato come il punto di riferimento nell'analisi dei problemi politici, sociali, politici.  

In Cina - potremmo discutere ore su questo  - l'individuo è subordinato alle gruppo. E questo spiega anche la delicatezza con la quale vanno applicati i concetti di libertà, uguaglianza e democrazia nell'analizzare - non dico giudicare - i problemi cinesi.

Qual è il criterio allora di "giudizio" ? E anticipo le conclusioni del libro altrimenti starei a parlare per ore...

Il giudizio sull'esperienza cinese e asiatica nasce da un concetto sviluppato anch'esso in Occidente. L'output come autolegittimazione.

La legittimazione del sistema politico deriva dal suo output, dai suoi risultati, da quello che produce per il cittadino.

E allora questi autori dicono: non possiamo giudicare la Cina in base a criteri del processo democratico - metodo con il quale io raggiungo certi risultati ma in base ai risultati stessi - tralasciando - e anche qua potremmo andare molto avanti - poi l'evidente critica al criterio basato sull'output: quando questo output non c'è più, come cambio questo output ?

In Occidente diciamo che eleggo qualcuno diverso. In Cina questo non accade.

Però non dimentichiamo le radici culturali profondamente diverse che i nostri metri di giudizio debbono tener conto quando esaminano una realtà come quella della Cina.

Abbiamo detto: benissimo in Cina comanda il partito. La visione che si ha del partito è del monolite; una struttura talmente forte da riuscire ad imporsi su tutto, sulle istituzioni - formalmente è esatto - diverse da quelle del partito. Esiste una Costituzione del Paese ed esiste una Costituzione del partito. Formalmente sono assolutamente diverse.  

Il partito in Cina non è una struttura monolitica ma non lo è esistita in tutta la storia dei partiti.

Lo dimostra per la Cina proprio il susseguirsi dei contrasti, delle lotte, dei massacri. Ce ne parlerà tra poco Lupis.

La struttura del partito si differenzia per diverse ragioni: la prima è che nel partito sono molto più forti che da noi le ripartizioni dovute alle generazioni che si succedono nel partito, che non è soltanto un fatto di età; è  che ogni generazione è portatrice di una propria visione della politica, del benessere sociale, degli obiettivi da raggiungere e cerca comprensibilmente di trasmettere questa propria visione agli altri, a quelli che verranno dopo di loro.

Normalmente - non ve le sto ad elencare - si dice che in Cina sono presenti 5 generazioni. La prima generazione è quella di Mao, poi quella di Deng, la più importante probabilmente è la terza generazione degli ingegneri - chiamiamoli così - che dopo Deng, hanno consentito per molti anni al segretario del partito Jiang Zemin dal 1989 al 2002, di realizzare quello che viene chiamato il miracolo economico cinese.

Le generazioni successive sono quelle di Hu Jintao che all'inizio seguiva il processo di modernizzazione di Deng che successivamente ha affievolito questa sua spinta per andare verso quella che con Xi Jinping è di nuovo una generazione - è un eufemismo - fortemente autoritaria e che negli ultimi anni dopo il Congresso del 2017 ha accentuato questi suoi caratteri di governo fortemente autoritari. L'importanza delle generazioni della politica del partito cinese è dimostrata dall'esistenza per un certo numero di anni di una cosa che veniva chiamata "Commissione centrale di consultazione", di cui facevano parte i vecchi dirigenti del partito, vecchi dirigenti non rottamati ma che nelle conferenze annuali che in genere precedevano durante l'estate i congressi del partito, le riunioni dell'assemblea Nazionale e così via avevano una influenza assoluta nella definizione delle politiche e nella scelta di coloro che le politiche avrebbe portato avanti.

Non c'è più la Commissione centrale di consultazione ma l'influenza degli anziani nel partito è ancora assai forte. Accanto a questa divisione, la divisione all'interno del partito di cui si parla più frequentemente è quella tra i cosiddetti princìpini e la lega della gioventù comunista. I principini sono considerati - nella terminologia  normale - i figli della dirigenza del partito ma non è soltanto un fatto dinastico; è che la dirigenza del partito finora ha sempre rappresentato le province più avanzate, delle province della costa, dell'Est; là si è sviluppato il partito negli anni '20, si è sviluppato negli anni '30, la lunga marcia ha avuto luogo da quelle parti, gli sviluppi economici sono sviluppati là.

Quindi si tratta non soltanto più di dinastia ma di radicamento sociale, politico e culturale molto forte che chiaramente privilegia chi succede alle diverse cariche del partito.

A questa si contrappone la lega della gioventù comunista che è diffusa - diversamente dalla componente che abbiamo esaminato finora -  di essa fanno parte circa 90 milioni di persone.

I ragazzi cinesi tra i 14 ed i 28 anni hanno quasi il dovere di provare ad iscriversi alla lega.

Non è un percorso facile, come non è facile il processo vedremo tra brevissimo di iscrizione al partito. Anche su questo non mi voglio soffermare ma è un canale della formazione della classe dirigente estremamente interessante.

Oltre questo ci sono altre caratteristiche che non danno del Partito una visione  democratica. È evidente che province è più sviluppate come quelle costiere avranno problemi diversi dalle province dell'interno per cui sotto un profilo di politica economica, finanziaria, dell'assistenza, ci saranno gruppi diversi di pressione interni che fanno riferimento alle province; esse sono fatte da 400 milioni di persone, quindi è un concetto che ha una sua forza di rappresentanza.

 Poi all'interno del partito le forze fanno riferimento alla burocrazia, alle aziende di Stato, quindi è un concetto che ha una sua forza di rappresentanza. C'è la componente ideologica naturalmente tra chi è più favorevole ad un'apertura economica e chi invece vuole - come sta accadendo nell'ultimo periodo - ribadire l'importanza della componente e della guida ideologica anche sullo sviluppo economico e poi c'è la componente dell'esercito.

I dati statistici sono assai interessanti: tra le varie componenti dell'assemblea nazionale e del partito l'esercito ha diritto ad un numero di rappresentanti assolutamente sproporzionato rispetto alla componente complessiva, ancora superiore a quello della più grande delle province dell'assemblea nazionale, il che dà all'esercito una luce molto forte all'interno della struttura di governo cinese.

Anche su questo devo correre: come si diventa membri del partito? E' un processo di fortissima selezione, specialmente nell'ultimo periodo. Normalmente vengono accolte le domande di uno su dieci. Il processo inizia con una richiesta presentata nel proprio luogo di lavoro, di studio, nelle proprie ripartizioni territoriali; deve essere presentata da due persone, accompagnata da una relazione. C'è uno scrutinio lunghissimo che coinvolge i propri familiari, colleghi di lavoro, i superiori, portato avanti sia dalla struttura di partito alla quale scrivere collettivamente. C'è poi un assessment fatto collettivamente, se lo si supera c'è un anno di prova. Al termine dell'anno di prova c'è un ulteriore accertamento un'ulteriore un momento di confronto assai difficile perché vengono esaminati insieme, in un'unica riunione, tutti i potenziali candidati: quindi mors tua vita mea.

Si cerca di mettere in evidenza i punti deboli della candidatura dell'uno e dell'altro soggetto; quindi certamente c'è un giudizio basato - lo do per scontato - sulla conformità ideologica di chi vuol essere iscritto al partito alla corrente linea del partito. Mi preme sottolineare che è assai importante anche il criterio di valutazione dei meriti della persona.

Soltanto per trattare il senso di questa affermazione dopo l'ultimo congresso del partito ai nuovi iscritti il 42,8 per cento degli iscritti aveva un diploma o una laurea e grandissima parte degli iscritti - anche qua oltre il 40%  - era composto di giovani al di sotto dei 35 anni. Quindi è un sistema che riesce ad intercettare le eccellenze che si conformano ad un certo modo di vedere la politica.

E allora qual è il rapporto di questa struttura così forte con lo Stato, con le istituzioni che - ripeto - essitono ?

Io non parlo ma è tutto un processo ben articolato a livello centrale: Governo, la magistratura e la Procura Generale e così via.

E' un rapporto che inizialmente si poteva definire un rapporto di controllo,  successivamente un rapporto di parallelismo; attualmente è l'ultimo discorso Xi Iinping   è quasi un discorso di integrazione.  

Faccio un esempio perché spiegare la realtà cinese in 10 minuti è un pochino complicato.

 Il partito attraverso il comitato centrale ha una serie di strutture del partito presiedute dal comitato centrale che sono esattamente parallele - parallelismo di cui parlavo prima - alle corrispondenti strutture di governo.

 Adesso soltanto brevemente come si chiamano alcune strutture.

Alcune commissioni del comitato centrale, parallele ad alcuni campi di intervento normali per noi dello Stato: tutte queste commissioni sono presiedute da Xi Jinping, il vicepresidente di tutte queste commissioni è Li Keqiang che è Presidente del Consiglio ed è il vice di Xi Jinping.

Abbiamo una commissione per la finanza e l'economia, una commissione per gli affari esteri, una commissione per la sicurezza nazionale, cyber security e informatizzazione, una commissione per l'integrazione del settore militare e quello civile; una commissione del controllo contabile, una commissione delle riforme - se n'è fatto riferimento poco fa - che è il vero motore della ispirazione della politica cinese in tutti i settori.

Tutte queste commissioni sono presiedute da Xi Jinping, sono parallele a grandi settori di sviluppo e di articolazione dello Stato e prevalgono nel modo più assoluto.

Per dimostrare questa prevalenza riporto soltanto un esempio:  c'è un altro dipartimento-organizzazione del partito - anche qua nominato dal comitato centrale preceduto da esponenti autorevoli del partito, che si chiama dipartimento organizzazione.

Una ricerca del Financial Times qualche anno fa sul la struttura del partito - ha precisato che negli Stati Uniti un equivalente del Dipartimento di organizzazione - inizia la citazione - sovrintenderebbe alla nomina dei governatori e dei deputati di tutti i singoli stati, sindaci nelle maggiori città, dei capi dell'agenzia di regolazione - dalla Consob all'antitrust, della dirigenza di società come General electric e delle 50 restanti maggiori società, giudici della Corte suprema, degli editori del New York Times, Washington journal, tante volte giornale Washington Post e dei presidenti dell'università di Yale, Harvard, delle altre maggiori dei responsabili di fondazione Brook execution, e qui mi fermo.

Questa commissione del partito, dipartimento organizzazione del partito, oltre ad avere il compito proprio di guidare la struttura per partito, guida di fatto la struttura dello Stato.

Ultima caratteristica del partito sono guida del partito un rapporto con le istituzioni sono i cosiddetti gruppi ristretti di guida. Non esiste un equivalente nella cultura occidentale e nella struttura di governo occidentale.

Si tratta di gruppi nominati ad hoc sempre dal comitato centrale del partito per l'esame che se ne possono fregare la ripartizione delle competenze istituzionali di tutte le norme che disciplinano una qualche materia ed il cui ruolo è di trovare risposta all'output e dare risultati.

Faccio soltanto un esempio: la Cina prima fino a poche ritardo dai microchip.

Dipendeva ancora in parte cioè dipendeva assolutamente da tecnologia americana è stata costituita

Questa gruppo ristretto ha messo insieme le competenze del ministero della ricerca e dell'Istruzione, dell'industria, del commercio e della sicurezza pubblica ed ha dato dei risultati. (Applausi) 

APN - Festival dell'Oriente 4 maggio 2019

 

APN - Festival dell'Oriente 4 maggio 2019

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