SGUARDO DI DONNA 2023 a cura di RITA VALENZUELA
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BIFF
Primo articolo su BIFF
Il Busan International Film Festival ha avuto inizio il 4 ottobre con una impeccabile cerimonia di apertura e la proiezione del film "Because I hate Korea" del regista Jang Kun-Jae e si è concluso il 13 ottobre, con la cerimonia di chiusura e la proiezione del film “The Movie Emperor” del regista cinese Ning Hao. Si tratta di un Festival imponente nelle dimensioni, con riferimento all’offerta non solo delle visioni, ma anche e soprattutto delle risorse dedicate alla produzione cinematografica, in termini di possibilità di contatti, accordi e finanziamenti. Una vetrina molto ambita, quindi, per tutti coloro che operano nel settore cinematografico, sia per introdurre il proprio film e quotarlo attraverso la risposta del pubblico, sia per trovare fondi e collaborazioni per il prossimo progetto.
Si sono tenute varie presentazioni di gala, con le proiezioni ed eventi sul tappeto rosso, durante i quali gli spettatori hanno avuto la possibilità di vedere i registi e gli attori di persona, tra cui “Green Night”, del regista di Hong Kong Shuai Han, “Monster”, dell'autore giapponese Hirokazu Kore-eda e “The Beast” del regista franco-canadese Bertrand Bonello.
Numerosi i titoli in programma, non solo di produzione orientale, ma anche nordamericana ed europea. Per l’Italia erano presenti Nanni Moretti con “Il Sole dell’avvenire” (A Brighter Tomorrow), Marco Bellocchio con “Rapito”(Kidnapped) Stefano Sollima con “Adagio”, Saverio Costanzo con “Finalmente l’Alba” (Finally Dawn), Andrea Di Stefano con “L’ultima notte d’Amore”(The Last Night of Amore), Alice Rohrwacher con “La Chimera”, Alain Perroni con “Una sterminata Domenica” (An Endless Sunday). Nelle varie sezioni in cui era articolato il festival si trovavano nomi importanti anche di altri Paesi occidentali, come Wim Wenders, presente con “Anselm” e Luc Besson con il film “Dogman”. Il Busan International Film Festival tuttavia si conferma come il più importante evento rivolto al cinema asiatico, offrendo una corposa proposta di produzioni orientali, con un focus sulla rinascita del cinema indonesiano.
Tra gli eventi organizzati dal Festival, ricordiamo due incontri speciali con i registi Lee Chang-dong, avente a tema il suo famoso “Poetry” (2010), e Ryusuke Hamaguchi, di nazionalità giapponese, incentrato sul suo nuovo lavoro “Evil Does Not Exist”, nonché la masterclass con il regista di documentari giapponese Kazuo Hara, specializzato nel riprendere storie di persone con disabilità o coloro che “si spingono oltre i confini della correttezza e dell’obbedienza nella società giapponese” (New York Times).
Forte richiamo hanno esercitato, oltre alla possibilità di vedere una grande quantità di film in anteprima mondiale, le interviste che seguivano le proiezioni, rilasciate dai registi o dagli attori in presenza, e gli “Open Talk”, incontri svolti nell’arena all’aperto, senza biglietto d’ingresso, che hanno portato sul palco i membri principali dei vari cast. Tra questi eventi ricordiamo l’incontro con il cast di ”Hopeless”, il nuovo film che annovera tra i protagonisti Song Joon-ki (“Vincenzo”, Netflix).
Grande l’interesse suscitato anche dai quattro incontri della sezione Actor’s House, questi con prenotazione a pagamento, della durata di circa 40 minuti: spazi in cui l’attore, dopo una breve introduzione del conduttore, si è reso disponibile a rispondere a domande formulate principalmente dal pubblico in un clima informale e amichevole.
I protagonisti di questi incontri sono stati l’attore coreano americano John Cho (“American Pie”, dei fratelli Weitz, “Solaris” di Steven Soderbergh, serie riavviata di Star Trek, adattamento Netflix di “Cowboy Bebop), presente al festival con il film del 2018 “Searching”, del regista Aneesh Chaganty, riproposto nell’ambito della sezione incentrata sulla Diaspora del cinema coreano nel mondo, Song Joon-Ki, attore molto conosciuto e amato in Corea e in Estremo Oriente, e le attrici Youn Yuh-jung, vincitrice dell’Oscar alla miglior attrice non protagonista nel 2021 con il film “Minari” e Han Hyo-joo (“20th Century Girl” di Bang Woo-ri, “Believer 2” di Baek Jong-yul).
Purtroppo, il servizio di interpretariato è stato offerto solo quando sul palco erano presenti ospiti stranieri, quindi, nella sezione Actor’s House, solo per l’intervista di John Cho, che ha presentato il suo libro “Troublemaker”, edito nel 2022.
Il libro di Cho, classificato come testo per ragazzi, segue gli eventi dei disordini di Los Angeles del 1992 attraverso gli occhi di un ragazzo di 12 anni, che affronta la scuola e la famiglia, fornendo una prospettiva unica, quella coreano-americana, di un adolescente che sente di non poter essere all’altezza delle aspettative della famiglia, diversamente dalla sorella.
Cho ha spiegato come il libro sia stato partorito durante il lockdown del 2020 a New York, quando non potendo fare altro che pensare, aveva ripercorso gli eventi successivi all'assoluzione degli uomini videoregistrati mentre picchiavano Rodney King nel 1992, perché “allora sembrava che il conflitto fosse tra bianchi e neri, ma vi erano proprietà degli asiatici che venivano distrutte”. Anche allora, come durante la vicenda del Covid-19, gli asiatici in America sono stati fatti oggetto di aggressioni.
È stato chiedendosi come i suoi figli adolescenti avrebbero potuto spiegarsi gli eventi che stavano vivendo durante la pandemia, che Cho ha concepito il suo libro, nel quale risuona il tema tutto coreano delle aspettative della famiglia e della pressione cui si sentono sottoposti gli adolescenti coreani. Questo aspetto è molto presente nella cultura coreana e attraverso le parole di Cho si percepisce come per gli immigrati in America fosse ancora più marcato, dovendo la performance non solo assicurare un futuro al ragazzo in un mondo competitivo come quello americano, ma anche riscattare la condizione di immigrato, sia sua, sia, attraverso di lui, della intera famiglia.
Cho ha partecipato anche all’incontro svolto nell’ambito dello “Special Program in Focus: Korean Diasporic Cinema” insieme con i cineasti Steven Yeun (attore protagonista di “Minari”), Lee Isaac Chung (regista di “Minari”) e Justin Chon (“Twilight” saga).
Secondo Cho, la Corea sta subendo una trasformazione in termini di creazione di contenuti, con film e drammi coreani che ricevono sempre più attenzione. “Ci sono stati molti cambiamenti in molti settori e aree, ma la Corea in particolare sta attraversando un’era di trasformazione culturale”, ha affermato Cho, e “l’aumento dei contenuti coreani è molto significativo anche per i coreani della diaspora”.
Quello che maggiormente si nota, guardando i film proposti dal BIFF di quest’anno è che, come è stato detto in occasione dell’incontro sul cinema della diaspora, i registi coreani che non vivono in Corea sembrano essere “più coreani” di coloro che non hanno lasciato la Madrepatria. Forse per questo, è stato fatto notare, un film come “Minari”, nel quale si avverte lo stridore tra la cultura coreana di provenienza e quella americana di arrivo, ha ricevuto molti premi ma nessuno di questi è coreano.
Nel tempo, è stato detto, si è creato uno iato tra la comunità coreana in Nordamerica e il Paese di origine: se da un lato il cibo coreano in America ha un sapore diverso da quello che si trova in Corea perché si è “americanizzato”, dall’altro l’idea della cultura coreana che conservano i coreano-americani sembra essere ferma all’epoca della migrazione, mentre la realtà coreana sta rapidamente cambiando sotto tutti i punti di vista.
Il timore che avverte chi apprezza la cultura coreana e le sue esternazioni, dal cinema alla musica, all’arte, è che la società coreana si stia in realtà “americanizzando” e che, proprio come il cibo degli immigrati negli Stati Uniti, possa perdere il suo tipico sapore. È questo un dibattito aperto nella società coreana, che ha trovato spazio anche sulle pagine di blogger molto seguiti.
Quanto al Busan International Film Festival, si può dire che, in effetti, durante l’intero corso della manifestazione si è avvertita una scarsa attenzione per gli spettatori internazionali, essendo mancata la traduzione in numerosi ed importanti eventi. Addirittura, in alcuni casi la traduzione in inglese veniva effettuata senza microfono, ad uso esclusivo dell’ospite, lasciando alla platea internazionale la fruizione solo delle risposte. Un’organizzazione piuttosto singolare per un Festival che si pregia di qualificarsi come “Internazionale”. Tuttavia, è legittimo pensare che proprio questa scarsa attitudine alla comunicazione con gli stranieri sia ciò che ha preservato finora, in un mondo così fortemente globalizzato, le caratteristiche particolari di questa cultura e, in fin dei conti, questo è ciò che ci lascia sperare che la Corea riesca a preservare le sue specificità, senza trasformarle in folklore per appiattirsi sulle richieste, sempre più pressanti, del pubblico occidentale.
Pertanto, nonostante la frustrazione di non aver potuto proficuamente condividere larga parte degli eventi organizzati dal BIFF, ritengo sia andata bene così. Meglio dover imparare il coreano, per quanto difficile possa essere, per raggiungere una realtà che è unica, con tutte le contraddizioni che la caratterizzano nel modo di recepire il mondo contemporaneo e di interpretarlo, piuttosto che conquistare senza sforzo, attraverso la sua internazionalizzazione, un mondo che, fatalmente, per risultare facilmente fruibile finirebbe con il perdere le proprie peculiarità.
Presepi e mercati natalizi a Greccio, nella Valle Reatina.
Luogo di preghiera e meditazione di San Francesco di Assisi, quest’anno ricorrono i festeggiamenti degli 800 anni della regola Francescana che renderanno Greccio luogo di culto e meta di pellegrinaggio dei molteplici viandanti che intraprenderanno il viaggio spirituale lungo la bella ed antica via salaria, a pochi passi dalla capitale.
Visita a Greccio e a Fonte Colombo
Con mezzi privati si raggiunge prima Fonte Colombo dove c’è l’appuntamento con la guida che ci accompagnerà per tutta la giornata.
Le date disponibili sono:
18 e 19 novembre in occasione dell’apertura degli stand "mercatini di natale"
25 e 26 novembre
1 e 2 dicembre
8 e 9 dicembre
programma particolareggiato
Arrivo a Fonte Colombo non più tardi delle 10,00.
Visita della FONTE COLOMBO, il santuario dove Francesco ha scritto la regola.
Passeggiata facoltativa nel bosco sotto l'eremo, dove si può ammirare la fonte dell'acqua sulla quale San Francesco vede le colombe. E da qui il nome FONTE COLOMBO.
Si raggiunge quindi il santuario di Greccio alle 11,30.
Si visita la chiesa, il chiostro, la cappella e poi la grotta dove San Francesco ha scritto la regola, ha rievocato la natività, (prenderà circa 1 ora di tempo).
Poi si visiterà l’antico monastero, costruito a ridosso della parete montagnosa, scavato nella roccia, da sembrare quasi un’unica struttura montuosa portante, dotata di finestre naturali, dalle quali ammirare il mondo circostante, respirare e sentire il rumore dell’acqua e delle foglie che si muovono col vento, come predicava San Francesco.
In questa atmosfera incantevole e di fiaba, vivevano all’interno delle mura reclusi, i monaci in meditazione, nelle loro strette celle, sitiate a ridosso della chiesetta del '200, rivestita di legno massiccio, ed adornata di un antichissimo leggio con il libro sacro scritto ad inchiostro in latino arcaico, sul quale quasi si poggiava, quanto era vicina, una antica lampada ad olio, appesa al soffitto da una pesante catena, la cui luce rossa e fioca, serviva proprio a leggere le preghiere, nel silenzio e nel buio dell’antico monastero; silenzio interrotto solo dallo scricchiolio del legno massiccio che ricopre ancora oggi il pavimento e le pareti della chiesetta a forma quadrata, circondata dalle postazioni dei monaci in preghiera ed in meditazione, che - immaginiamo - ricurvi su loro stessi a recitare preghiere, con il Rosario in mano, sotto il loro cappuccio marrone, ìl saio, il cordone bianco, ed i loro sandali di cuoio sui piedi nudi.
Si visita, infine, la chiesa del 1958, dove molteplici Pellegrini oggigiorno si recano a sentire messa recitata in varie lingue da sacerdoti e uomini di chiesa di tutto il mondo, a ricordare il Santo.
Qui si possono ammirare i circa 100 artistici presepi, donati da moltissimi paesi, che si ergono ad opere d’arte.
L’esposizione dei presepi ha luogo lungo uno strettissimo corridoio, situato nella parte alta della struttura, da cui si può scorgere l’altare della chiesa moderna e sentire messa in varie lingue, e costituisce di fatto il museo originale, che accompagna i pellegrini passo dopo passo e presepe dopo presepe verso l’antico monastero: sembra proprio essere progettato come percorso meditativo, lungo il quale il pellegrino entra passo dopo passo nella vita stessa di San Francesco e dei suoi insegnamenti, per seguirne le tracce ed i dettami cristiani, fino a comprenderne il significato profondo e vivere appieno la pace e la serenità che lui stesso infondeva nell’animo dei viandanti e Pellegrini del tempo di allora, del 200, quando questi luoghi erano più isolati di oggi, immersi nella natura.
Insomma in questo itinerario nuovo, natura e religione si mescolano in un unico afflato universale, quasi a rivivere i tempi di allora oggi, come mai è stato.
Si seguono i passi di San Francesco d’Assisi, che parlava agli uccelli, in un luogo di pace e serenità.
Greccio paese dista a meno di 15 minuti.
Alle 12,45 è previsto l’arrivo a Greccio paese.
Antico borgo medievale, Greccio paese e situato in cima alla montagna boscosa, ed e costituto dalla chiesa, la piazza e costruzioni medievali tutte attorno. La chiesa e raggiungibile dalla bella piazza protetta tutta attorno da case private medievale, locande e piccoli negozi artigianali, dove i pellegrini si dilettano a riposarsi dopo la salita dall’ eremo al paese e per godersi seduti un buon caffè caldo…
La bella chiesa medievale e raggiungibile dalla piazza tramite una austera scalinata, che permette di raggiungere il portale della chiesa e il punto panoramico più bello di Greccio, da cui si può ammirare la bellissima valle verde reatina che fa da sfondo a questo bellissimo paesaggio,
Il museo nuovo e ricco di presepi monumentali e dista 2 minuti dal santuario, Ospita molti presepi nuovi ed eccezionali.
È previsto il pranzo per le ore 13,40
al ristorante rinomato di Greccio, o a scelta libera nei locali, bar e mercati natalizi che offrono prodotti locali.
Il pomeriggio e dedicato alla visita dei mercatini tradizionali Natalizi
La guida ci lascerà alle ore 16,30.
Ps. l’associazione Interocrea e la via de’ flavi promuove iniziative culturali, tese alla promozione del territorio reatino, in collaborazione con enti locali, e aziende sulla Valle del Velino, da Cittaducale ad Amatrice.
Prossimo tour di sabato il 14 ottobre ad AMATRICE
visita del museo nuovo, aperto da poco, e del laboratorio di Restauro che il comune è riuscito a far aprire con la restauratrice conosciuta nella zona. Ci saranno dimostrazioni e spiegazioni del suo lavoro.
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testo di Emanuela Scarponi
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