rubbettino editore e silkstreetpress Emanuela Scarponi racconta l'evento
https://www.store.rubbettinoeditore.it/rassegna-stampa/festival-della-diplomazia-scriviamo-di-cina-incontro-con-gli-autori-antonio-malaschini-marco-lupis-22-10-2019/
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20 luglio 2024
UE: COLDIRETTI, AUMENTARE FONDI PAC O A RISCHIO 620 MILIARDI DEL SISTEMA AGROALIMENTARE
Prandini: “Recuperare terreno rispetto a Usa e Cina, ma risorse vadano ai veri agricoltori”
È essenziale che la nuova Commissione Ue faccia salire il budget per l’agricoltura per evitare che la produzione alimentare europea crolli, mettendo a rischio i 620 miliardi di euro del sistema agroalimentare italiano e favorendo le importazioni dai Paesi terzi. Servono più risorse per colmare il gap con Usa e Cina che garantiscono ai rispettivi settori molte più fondi. E’ l’appello lanciato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’Assemblea nazionale a Roma della più grande organizzazione agricola dell’Unione, all’indomani del voto per l’elezione di Ursula Von der Leyen, confermata alla guida dell’esecutivo Ue per i prossimi cinque anni. Presenti all’appuntamento insieme alle imprese agricole provenienti da tutte le regioni italiane il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il Presidente della Coldiretti Ettore Pradini, il vice premier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, il Presidente dell’Ice, Matteo Zoppas e dell’Amministratore Delegato di BF Federico Vecchioni.
La Politica agricola comune in Europa vale 386 miliardi di euro in totale fino al 2027 – ricorda la Coldiretti – di cui trentacinque miliardi di euro in Italia, un ammontare che mette le aziende agricole dell’Unione in una situazione di svantaggio rispetto al resto del mondo.
“A chi dice che la Politica agricola comune pesi troppo sul bilancio europeo serve ricordare che negli Usa il Farm bill vale 1400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione Europea – ha sottolineato Prandini -. Per stare al passo con la sfida geopolitica servono quindi più risorse per la Pac. Alla nuova Commissione europea chiediamo di accompagnare lo sviluppo del settore, investendo concretamente su innovazione e sostenibilità ma anche destinando una volta per tutte i fondi solo ai veri agricoltori, non ad esempio agli aeroporti con terreni”.
Produzione messa a rischio da cambiamenti climatici e tensioni internazionali. Fondi necessari per sostenere la produzione agricola – sottolinea Coldiretti - messa sempre più a rischio dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle tensioni internazionali che fanno esplodere i costi di produzione abbassando il reddito degli agricoltori, con il rischio di un crollo della produzione alimentare che andrebbe a danneggiare in primis le fasce più deboli della popolazione. L’aumento della dipendenza dell’estero porterebbe un netto trasferimento di ricchezza fuori dai confini dell’Unione, tagliando risorse preziose per le misure a favore del settore produttivo e dei cittadini, a partire da quelli più poveri. Le politiche sul cibo sono strettamente dipendenti dal livello di sovranità alimentare del Paese e non è un caso che lo stesso Farm bill americano destini parte delle risorse all’acquisto di buoni alimentari per gli indigenti.
Semplificazione burocratica per non gravare su aziende. Al tema delle risorse si abbina quello della semplificazione burocratica e del rispetto del principio di reciprocità. Dopo le manifestazioni pacifiche della Coldiretti a Bruxelles la Commissione ha compiuto un primo importante passo verso l’alleggerimento degli adempimenti a carico delle aziende agricole. Un passo che va ora rafforzato con una semplificazione ancora più profonda di tutte le regole della Pac che gravano su tutte le aziende, a prescindere dalla loro dimensione, considerato che oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche. Ma anche con politiche “verdi” che valorizzino il ruolo dell’agricoltore nella tutela dell’ambiente, rispetto alle follie estremiste che hanno sino ad oggi caratterizzato l’applicazione del green deal.
Principio di reciprocità per evitare pratiche sleali. Ma in Europa – rileva Coldiretti – deve imporsi anche il principio di reciprocità: le regole imposte ai produttori europei devono valere per chi vuole vendere nell’Ue. Se così non accade si traduce in concorrenza sleale. Il tema del caporalato di cui si dibatte molto è strettamente connesso a questa emergenza. E occorre anche cambiare il codice doganale sull’origine dei cibi che consente oggi di spacciare per cibo italiano quello che italiano non è. Una battaglia che ha portato oltre diecimila agricoltori della Coldiretti alle frontiere, dal Brennero ai porti, per chiedere un cambio di passo, con l’introduzione dell’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea.
++CON EMBARGO ORE 10.30 DI VENERDI’ 19 LUGLIO++
PRATICHE SLEALI, COLDIRETTI: MAI SOTTO COSTI DI PRODUZIONE E OBBLIGO ETICHETTATURA IN EUROPA PER FILIERE EQUE
Alla nuova Commissione chiediamo un cambio di passo sulle politiche del cibo, su Nutriscore e direttiva packaging
Dall’Unione Europea è necessario un impegno per rafforzare le misure contro le pratiche sleali e tutelare così i produttori agricoli. Non solo, bisogna lavorare per filiere più eque che passi dall’obbligo di etichettatura su tutti gli alimenti in Europa, senza dimenticare di intervenire sul nutriscore e sulla direttiva packaging. Per l’occasione è stata allestita una mostra per toccare con mano le principali minacce che gravano sulla filiera agroalimentare nazionale e che rischiano si stravolgere in peggio in modelli di consumo e la dieta degli italiani.
Fermare le pratiche sleali. Coldiretti è stata l’unica organizzazione ad avere il coraggio di denunciare un colosso come Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, costretti sino ad oggi a subire le decisioni dell’industria senza poterle contestare per paura di ritorsioni. Un impegno che va esteso a tutti i settori, poiché il cibo prodotto dai nostri agricoltori non può essere trattato come una commodity alla mercé di poche multinazionali.
Modificare il codice doganale sull’origine dei cibi. L’Europa deve inoltre modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.
L’invito alla nuova Commissione è quello di assicurare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’Unione, sostenendo la proposta di legge europea promossa dalla Coldiretti per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi. Grazie alla ventennale battaglia della Coldiretti la provenienza è stata estesa a livello nazionale, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.
Stop al Nutriscore che mette a rischio 13 mld di Made in Italy. Inoltre, spiega Coldiretti, va fermata la diffusione dell’etichetta a semaforo che mette a rischio 13 miliardi di euro di esportazioni di prodotti italiani che finirebbero bollati sugli scaffali europei con valutazioni negative, a partire da quelli Dop e Igp, dando la falsa sensazione ai consumatori che molte delle più note eccellenze del Made in Italy a tavola facciano male alla salute. In questo modo una merendina artificiale diventa sempre preferibile a un pezzo di parmigiano reggiano o di grana padano.
Tra i vari dossier sul tavolo del prossimo esecutivo uno dei più pericolosi per l’agricoltura tricolore e la salute dei cittadini è, infatti, quello legato al Nutriscore, il sistema di etichettatura che “recensisce” i prodotti alimentari utilizzando i colori del semaforo, giallo, rosso e verde per indicare la salubrità dell’alimento, concentrandosi solo su alcune sostanze nutritive come zucchero, grassi e sale, ma senza tener conto delle quantità assunte. Un sistema sostenuto dalle multinazionali che penalizza prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e che è stato sino ad oggi adottato da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, mentre il Portogallo ha fatto da poco marcia indietro, grazie anche all’azione dell’Italia.
Ma soprattutto un sistema ingannevole che marchia col bollino rosso eccellenze del made in Italy, mentre lo stesso olio extravergine d’oliva, elisir di lunga vita, “viaggia tra la “C” e la “B”. Al contrario, cibi ultraprocessati di cui spesso non è nota neppure la ricetta vengono promossi a pieni voti col bollino verde e la lettera “A”. Un evidente tentativo di un pugno di oligarchi di mettere le mani sull’alimentazione mondiale, omologandola e sostituendo specialità da secoli presenti sulle tavole con prodotti di sintesi.
Intervenire sul regolamento packaging. Un altro nodo da sciogliere è quello del regolamento packaging. Il pressing di Coldiretti e Filiera Italia ha permesso di escludere dalle restrizioni bottiglie di vino e vasi per i fiori e di aumentare la discrezionalità di applicazione da parte degli Stati nazionali. Resta però incerto il destino dell’ortofrutta di IV Gamma come insalata in busta o confezioni di pomodorini e frutta, a rischio di scomparire dagli scaffali. Potrebbe, infatti, accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no, con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione.
20 luglio 2024
PRATICHE SLEALI, COLDIRETTI: MAI SOTTO COSTI DI PRODUZIONE E OBBLIGO ETICHETTATURA IN EUROPA PER FILIERE EQUE
Alla nuova Commissione chiediamo un cambio di passo sulle politiche del cibo, su Nutriscore e direttiva packaging
Dall’Unione Europea è necessario un impegno per rafforzare le misure contro le pratiche sleali e tutelare così i produttori agricoli. Non solo, bisogna lavorare per filiere più eque che passi dall’obbligo di etichettatura su tutti gli alimenti in Europa, senza dimenticare di intervenire sul nutriscore e sulla direttiva packaging. Per l’occasione è stata allestita una mostra per toccare con mano le principali minacce che gravano sulla filiera agroalimentare nazionale e che rischiano si stravolgere in peggio in modelli di consumo e la dieta degli italiani.
Fermare le pratiche sleali. Coldiretti è stata l’unica organizzazione ad avere il coraggio di denunciare un colosso come Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, costretti sino ad oggi a subire le decisioni dell’industria senza poterle contestare per paura di ritorsioni. Un impegno che va esteso a tutti i settori, poiché il cibo prodotto dai nostri agricoltori non può essere trattato come una commodity alla mercé di poche multinazionali.
Modificare il codice doganale sull’origine dei cibi. L’Europa deve inoltre modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.
L’invito alla nuova Commissione è quello di assicurare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’Unione, sostenendo la proposta di legge europea promossa dalla Coldiretti per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi. Grazie alla ventennale battaglia della Coldiretti la provenienza è stata estesa a livello nazionale, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.
Stop al Nutriscore che mette a rischio 13 mld di Made in Italy. Inoltre, spiega Coldiretti, va fermata la diffusione dell’etichetta a semaforo che mette a rischio 13 miliardi di euro di esportazioni di prodotti italiani che finirebbero bollati sugli scaffali europei con valutazioni negative, a partire da quelli Dop e Igp, dando la falsa sensazione ai consumatori che molte delle più note eccellenze del Made in Italy a tavola facciano male alla salute. In questo modo una merendina artificiale diventa sempre preferibile a un pezzo di parmigiano reggiano o di grana padano.
Tra i vari dossier sul tavolo del prossimo esecutivo uno dei più pericolosi per l’agricoltura tricolore e la salute dei cittadini è, infatti, quello legato al Nutriscore, il sistema di etichettatura che “recensisce” i prodotti alimentari utilizzando i colori del semaforo, giallo, rosso e verde per indicare la salubrità dell’alimento, concentrandosi solo su alcune sostanze nutritive come zucchero, grassi e sale, ma senza tener conto delle quantità assunte. Un sistema sostenuto dalle multinazionali che penalizza prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e che è stato sino ad oggi adottato da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, mentre il Portogallo ha fatto da poco marcia indietro, grazie anche all’azione dell’Italia.
Ma soprattutto un sistema ingannevole che marchia col bollino rosso eccellenze del made in Italy, mentre lo stesso olio extravergine d’oliva, elisir di lunga vita, “viaggia tra la “C” e la “B”. Al contrario, cibi ultraprocessati di cui spesso non è nota neppure la ricetta vengono promossi a pieni voti col bollino verde e la lettera “A”. Un evidente tentativo di un pugno di oligarchi di mettere le mani sull’alimentazione mondiale, omologandola e sostituendo specialità da secoli presenti sulle tavole con prodotti di sintesi.
Intervenire sul regolamento packaging. Un altro nodo da sciogliere è quello del regolamento packaging. Il pressing di Coldiretti e Filiera Italia ha permesso di escludere dalle restrizioni bottiglie di vino e vasi per i fiori e di aumentare la discrezionalità di applicazione da parte degli Stati nazionali. Resta però incerto il destino dell’ortofrutta di IV Gamma come insalata in busta o confezioni di pomodorini e frutta, a rischio di scomparire dagli scaffali. Potrebbe, infatti, accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no, con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione.
APN Publisher
IL VILLINO A ROMA
NEL PIANO REGOLATORE
E DI AMPLIAMENTO
DELLA CITTA’
1909
MAURIZIO SCARPONI
APN Publisher
All Rights Reserved
ISBN: 979-1281092044
APN Publisher
Via Ulisse Aldrovandi 16 –
00197 Roma
Roma 12 LUGLIO 2024
***
©Copyright 1996
by AP N
Publisher
Via Ulisse Aldrovandi 16 00197 Roma
All Rights Reserved
ISBN: 979-1281092044
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA "LA SAPIENZA"
FACOLTA’ DI INGEGNERIA
VI ciclo di dottorato di ricerca in Ingegneria edile
Tesi di Dottorato di Ricerca sul tema: "Il villino a Roma nel Piano Regolatore e di ampliamento della città 1909"
(I Piani Regolatore di Roma del 1873, 1882, 1906, 1909, 1926)
979-12-81092-44
PROF. Ing. Maurizio Scarponi
(Coordinatore: Prof. Ing. Enrico Mandolesi)
(Tutor: Prof. Ing. Franco Storelli)
INDICE
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IL VILLINO A ROMA
NEL PIANO REGOLATORE
E DI AMPLIAMENTO
DELLA CITTA’
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comunicato stampa
Coldiretti autorizza la libera e gratuita pubblicazione della foto: "I prodotti della biodiversità dai cinque continenti all'assemblea mondiale dei mercati contadini della World farmers market coalition con la Coldiretti a Roma"
12 luglio 2024
BIODIVERSITA’: COLDIRETTI, CONTADINI DI TUTTO IL MONDO A ROMA, DAI MERCATI UN NUOVO MODELLO DI CIBO SOSTENIBILE
Venerdì e sabato assemblea della World Farmers Markets Coalition alla presenza dei ministri Tajani e Lollobrigida
Con oltre 70 associazioni rappresentative da 60 paesi, 20.000 mercati coinvolti, 200.000 famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori, la World Farmers Markets Coalition apre la sua assemblea che per due giorni si e' tenuta all’interno del mercato di Campagna Amica del Circo Massimo a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro degli esteri Antonio Tajani, del ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida (presente nella mattinata di sabato), del sindaco di Roma Roberto Gualtieri oltre che del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del Segretario Generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo.
Nata nel 2021 su impulso di Coldiretti e Campagna Amica, la WorldFMC è un'organizzazione non-profit che fa parte dei dieci progetti selezionati nell'ambito del Programma Food Coalition della Food and Agriculture Organization (Fao). In poco tempo è diventata un punto di riferimento sulle tematiche internazionali del cibo locale, anche grazie all’esperienza italiana dei mercati contadini, con la rete di Campagna Amica che si propone oggi come modello a livello mondiale per aiutare le economie dei Paesi più poveri, a sviluppare filiere alimentari “dal basso” per difendere la democraticità del cibo e riappropriarsi dei processi decisionali a vantaggio della collettività. Un esempio è il MAMi (Mediterranean African Markets Initiative), finanziato dal ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale e svolto dal Ciheam Bari con la collaborazione della World Farmers Markets Coalition e Campagna Amica, che prevede la creazione di una rete di mercati in Tunisia, Egitto, Kenya, Libano e Albania.
Mentre le catene globali controllate dalle multinazionali, che spingono i cibi ultraprocessati, sfruttano territori e risorse, la maggior parte dell'umanità è nutrita da filiere alimentari di prossimità.
Uno studio di IPES-Food, intitolato "Food from somewhere: building food security and resilience through territorial markets", rivela che oltre il 70% della popolazione mondiale è alimentata da piccoli produttori e reti di agricoltori, che utilizzano meno di un terzo delle terre agricole e delle risorse globali.
Per questo, agricoltori da tutto il mondo, istituzioni, tecnici ed esperti nel campo dell'agricoltura e dello sviluppo comunitario, condivideranno esperienze all'interno di una comunità globale di pratiche dei mercati agricoli.
Rappresentanti di oltre 30 paesi e regioni diverse, tra cui Bangladesh, Brasile, Canada, Stati Uniti, Uganda, Vietnam, solo per citarne alcuni, uniranno le forze per supportare lo sviluppo di sistemi alimentari locali sostenibili. Questo incontro mira a colmare il divario tra le aree rurali e urbane, potenziando le economie locali, migliorando la sanità pubblica e promuovendo la biodiversità attraverso partenariati nei mercati agricoli.
Il valore del cibo di prossimità. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Fao, gli agricoltori di piccola scala e a conduzione familiare producono l’80% dell’approvvigionamento alimentare nell’Africa sub-sahariana e Asia. In media, con il fabbisogno alimentare delle città viene fornito principalmente da un’agricoltura attiva nel raggio di 500 km. Per fare qualche esempio, che avvalora tale dato, metà della frutta e della verdura consumata in Messico è venduta nei mercati, 30 milioni di italiani acquistano direttamente dagli agricoltori, e negli ultimi tempi i mercati contadini sono quadruplicati sia in Italia che negli Stati Uniti.
La situazione in Italia. In Italia, negli ultimi cento anni, si è perso il 75% delle varietà di frutti secondo l’allarme lanciato dalla Fao. Coldiretti ha invertito la rotta, salvando 418 cibi antichi grazie ai mercati degli agricoltori e alle fattorie di Campagna Amica. Con 5.547 prodotti alimentari tradizionali censiti, 320 specialità Dop/Igp e 526 vini Dop/Igp, l'Italia è leader mondiale in biodiversità alimentare. Italia che è anche leader in Europa con quasi 80mila operatori nel biologico. Sul territorio nazionale – spiega Coldiretti – oggi ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole.
Medio Oriente in crisi: Israele e Palestina quali prospettive.
Il giorno di mercoledì 3 luglio u.s.. si è tenuto un dibattito molto interessante per la Fondazione Paolo Ducci Ferraro di Castiglione: Medio Oriente in crisi. Israele e Palestrina quali prospettive?
L’evento ha avuto luogo nella splendida cornice, della Sala della Promoteca, in piazza del Campidoglio, da cui si accede, dalla scalinata del Vignola.
Il Presidente della Fondazione Ducci, Paolo Ducci Ferraro di Castiglione con questo evento sottolinea il contributo degli oratori presenti in Sala per discutere delle prospettive di Israele e Palestina, in guerra
Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma Capitale, ringrazia Il Presidente Paolo Ducci, saluta ed introduce al dibattito i relatori della conferenza: l’Onorevole Mustafa’ Barghouti, Presidente dell’iniziativa Nazionale Palestinese, l’Onorevole Shlomo Ben Ami ex ministro degli Esteri di Israele, Amb. Ferdinando Nelli Feroci Presidente dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia della Vita,
Lucio Caracciolo Direttore della Rivista Limes, Presidente del Consiglio Scientifico della fondazione Ducci, insieme a Alan Friedman, giornalista, economista, Presidente onorario della fondazione Ducci, saranno i moderatori.
Il conflitto Israelo-Palestinese è molto complesso, ha origini remotissime.
Nasce da una questione apparentemente non difficile, da comprendere.
Due popolazioni rivendicano lo stesso territorio, accade una espulsione di insediamenti territoriali che viene ad allocarsi in un’area, oltre i confini delle due zone ed estende in questo modo il conflitto.
Si verifica una guerra, ed è indecifrabile. Sono stati versati fiumi di inchiostro ed innumerevoli ed autorevoli voci si sono elevate senza nessun ascolto.
Nessuno dei due combattenti è disposto a cedere.
Al momento non c’è una intermediazione di un processo di pace, qualsiasi offerta è stata rigettata.
Nessuno sa cosa ci sarà nel futuro prossimo.
Interessante dibattito tra i due Onorevoli, ai quali si aggiungeranno tutti gli altri interventi fino la conclusione dell’evento.
Paolo Ducci, presidente dell’omonima Fondazione ringrazia i relatori intervenuti, per i contributi dati e per i motivi di interesse all’incontro culturale per l’attuale crisi in Medio-Oriente, rivolti in questa occasione al numeroso pubblico presente, nella Sala della Promoteca del Campidoglio.
Dopo questo primo evento seguiranno altri contributi in argomento da parte dei relatori, per le prospettive di Israele e Palestina.
Israele ha una moltitudine di aree protette, bellezze naturali, tanti luoghi belli di interesse, con culture incredibilmente diverse. La Palestina ricca di storia di bellezze naturali ed artistiche uniche. Terre legate all’agricoltura.
E’ atteso il dialogo tra i due interlocutori, con i negoziati, a condizioni di reciproco rispetto, in armonia con i principi di buon governo e di amicizia tra i popoli
A cura di Claudia Polveroni Apn publisher per African People, rivista Silkstreet
La Giornata dell’Oriente
Il 5 giugno alle ore 16 ha inizio la giornata dell’Oriente, organizzata dalla rivista Silkstreetpress, molti gli astanti fra il pubblico, nella sala Italia dell’Unar in Roma.
Ad intrattenere gli ospiti, il concerto per piano del maestro Piero Marsili, che ha curato con pezzi liberamente tratti, da temi orientali, le tre sessioni.
Il secondo convegno sull’Oriente, dopo quello recente al Festival dell’Oriente.
Apre l’evento, il professor Bruno Grassetti.
Il professore B. Grassetti è un ingegnere impegnato nei suoi sessant’anni di attività lavorativa, caratterizzata anche da rapporti con la Cina, da parte del Governo italiano.
Il leitmotiv del convegno è una festa: un salotto, ed una palestra.
Salotto accogliente per l’evento culturale e palestra che allena le menti per pensieri, riflessioni e punti critici di un gruppo di studio per appassionati, nessuno escluso per chi vorrà cimentarsi con i propri contributi dai diciotto ai novanta anni, con una componente scientifica, storica e filologica, una fruizione per le nuove e future generazioni.
L’Oriente ricco di tradizioni millenarie, tramandazioni e storia ha un fascino ancora da conoscere e divulgare.
Non tutti sanno che il popolo cinese ha compiuto un allunaggio dall’altra parte della luna, quella che non si vede, in questi ultimi giorni. Un segno della avanguardia tecnologica.
FMI e BM danno alla Cina una posizione di leader, per l’economia a parità di potere di acquisto delle monete degli altri Stati.
Nel 1979 le Nazioni Unite, attraverso la costituzione di un fondo per la Scienza e per la Tecnologia decisero
che la Scienza e la Tecnologia non dovessero essere di solo appannaggio dell’Occidente ed inclusero l’Oriente per le strategie del futuro.
Il Professore Grassetti, ingegnere, ebbe un riconoscimento di un titolo nel 1983 e nell’anno 1984 si recò in Tientsin, ben quaranta anni orsono, nel piccolo territorio dove era anche presente anche l’Italia.
Rimanda questa trattazione ad una prossima volta per illustrare la concessione italiana a Tientsin.
Nel 1984 in questi territori vi erano praterie e il compito del professore si sarebbe dovuto svolgere in un ufficio costruito in una delle praterie.
La Cina competitiva nel campo informatico, tecnologico nella contesa con gli Stati Uniti.
Tecnologia, velocità, vettori influenti per la salute del pianeta che rasenta una crisi sull’orlo dei nervi.
Questo momento attuale comporta una lotta, alla drammatica conduzione della nostra esperienza sulla terra.
Dal pubblico il professor Romeo Ciminiello pone una questione dicendo che: “l’America: inventa e costruisce, la Cina copia a tutto spiano e l’Europa regola.
La Cina appartiene alla sua cultura storica e non sappiamo se anche questa sua ultima vicenda di allunaggio sia frutto di una azione di spionaggio”. L’ingegner Grassetti risponde che: “la Cina al momento non fa niente, studia le mosse dell’avversario. Punta alla zona nevralgica del nemico: il profitto”.
“Gravi sacche di povertà gravano sulla Cina che è ancora in un processo comunista” interviene il dottor Piero Musilli. “Il paese grazie al dollaro e all’euro si è risollevato” replica l’ingegnere.
“Gli Stati Uniti d’America si dice che abbiano un debito globale di più 30.000.000 milioni di dollari e pagano gli interessi alla Cina che se decidessero di non pagare più gli interessi alla Cina, spunterebbe un problema non da poco”. Conclude il dottor Piero Musilli. Dal pubblico c’è un’altra domanda in riferimento all’interruzione dei rapporti della via della seta. La Cina a fronte di questa chiusura avrebbe potuto essere con in mano i crediti dalla America e mettere la stessa in crisi. Interessante confronto dal pubblico di due tesi.
Il professore decide di fermarsi, per una pausa e di dare tempo al tempo, per riflettere sugli argomenti appannaggio programmatico per l’intero anno che verrà.
Prima di lasciarsi in anteprima per il prossimo incontro si discuterà sulla concessione italiana di Tientsin come già detto e della penetrazione della Cina in Africa.
Le note musicale del maestro di piano Piero Marsili ci permettono di resettare le menti, pronti all’ascolto delle prossime relazioni.
Interviene la dottoressa Alessandra DIgiovambattista, presentata dalla giornalista Emanuela Scarponi, autrice tra l’altro di un libro su: “Katmandu la Valle incantata”. Emanuela Scarponi si sofferma per l’interesse e lo studio che suscita l’Oriente, fonte inesauribile dalla quale attingere informazioni, culture usi e costumi.
Alessandra Digiovambattista pone in risalto l’azione pregevole di donne riunite in gruppo, nel Bangladesh con l’intento anche di dar luogo ad un ciclo produttivo economico.
Spicca il nome di Edmund Strother Phelps considerato capostipite dei neo keynesiani. Per la sua comprensione di modelli economici, strettamente legati, al territorio di appartenenza.
Premio Nobel della pace del 2006. Grazie alla sua spiegazione sulle relazioni tra gli effetti a breve e a lungo termine delle politiche economiche. Importante fare un passo indietro in questo momento e recuperare l’immagine di Ernst Friedrich Schumacher, nato in Germania nel 1911.
Schumaker studia in Inghilterra conosce i più importanti economisti. Durante il periodo critico della seconda guerra mondiale fugge dalla Germania e viene relegato in una fattoria in campagna in Inghilterra, lo possiamo considerare padre della green economy. Fautore del pensiero orientale ed inizia ad osservare la natura ed il territorio e come siano determinanti per l’economia. Il problema del vulnus dell’Occidente è: il profitto, con la pubblicazione del suo testo: “Piccolo e bello”, mette in risalto la carenza di rispetto considerazione e condivisione dell’ambiente.
Phelps studia in Occidente e diventa professore ed insegna economia in considerazione della sua formazione e si sente come un interprete sul palcoscenico. Torna sul suo territorio e cerca capire le persone che sono in estrema povertà.
Quarantadue persone cercano di avviare una attività economica, commerciale e non riuscendo a decollare, si rivolgono ai ricchi del paese, accade che si sentono strozzati dagli interessi.
Phelps li finanzia dopo un accordo con la banca riesce a riscattare i suoi clienti, persone povere che a fronte di piccole rate daranno, la restituzione del dovuto.
Phelps fonda una banca e costituisce un gruppo per accoglienza e solidarietà che fà fronte a chi per tempo non riuscirà a restituire la somma che gli era stata dovuta, chi di converso riuscirà a fronteggiare il debito potrà diventare socio bancario per condividere l‘utile. Phelps punta l’indice contro L’Occidente che alimenta la forbice tra ricchi e poveri. L’uomo sembra essere appiattito nelle sue risorse.
Phelps ha analizzato le donne del suo paese più capaci di fare gruppo sono più solidali e sono prudenti non buttano i soldi né al gioco né al vizio dell’alcool, per essere maggiormente autonome ed in condivisione.
Come può accadere che un economista sia stato insignito del premio Nobel in sintesi è: quel particolare senso di attenzione e cura del mondo circostante, della natura, del territorio.
Ciascun modello di appartenenza è di difficilissima esportazione, se funziona da una parte di una area territoriale non è provato che possa funzionare da altre parti.
Rispetto e tradizione degli altri paesi e non si possono impiantare industrie inquinanti e lasciare che i ragazzi siano da noi, per studiare ma fondare Università nei luoghi di provenienza di quei ragazzi che lasciano per forza maggiore la propria terra. Alcuni paesi sono seduti su risorse auree e questo è esempio di scarsa innovazione.
Phelps viene espulso dalla banca e all’inizio del 2024 viene messo in prigione per reato di evasione fiscale e mancanza di osservanza di regole lavorative. L’azienda vive e subisce nell’ambiente lo stesso esperimento che ha funzionato in Oriente in India, in Bangadlesh non è sicuro funzioni in Africa. La conoscenza del territorio è basilare per il controllo sociale, anche a livello di reputazione ognuno controlla se stesso e questo migliora l’economia.
Phelps ha basato il suo modello articolato su diciassette punti ed ha, accuratamente, studiato il fenomeno demografico.
Alessandra DIgiovambattista è stata, In un recente viaggio, in Arabia Saudita il nuovo Principe ha permesso alle ragazze di guidare l’auto, di frequentare l’Università. Con l’intento di restituire alle donne libertà e dignità, sapendo usare una normale diligenza e gradualità.
Segue la dottoressa Emanuela Irace, giornalista, con la sua relazione sui Curdi ha considerato il ruolo dominante, della donna Curda.
“Le radici Ebraiche nel pensiero di Kafka”, scritto da Giovanna Canzano chiude la rassegna del Convegno, per la giornata dell’Oriente del cinque giugno.
Comprendere le problematiche che Giovanna attraversa con il suo testo ci consente una visione più ampia del significato dell’esistenza per, Franz Kafka.
Luisa Gasparri illustra aspetti salienti dell’opera letteraria di F. Kafka analizzando alcuni passi, centro della narrazione.
Il termine kafkiano è un aggettivo che illumina il concetto di cui vogliamo parlare come il felliniano racchiude la comprensione della situazione alla quale, ci vogliamo riferire.
Kafka ha esplorato l’ansia e l’incomunicabilità dell’individuo nella società moderna, tuttavia non si discosta dal concetto di arte e natura. Attinge dalla cultura dell’Europa e dalle antiche radici della sua famiglia di origine ebraica e descrive nelle sue opere, l’epoca di un crollo delle grandi certezze.
Si riferisce all’ebraismo e si riferisce al sionismo. C’è un portato storico, ed è quello che dice parlando della nuova cabala è un qualcosa che abbraccia i caratteri dell’ebraismo.
Anche Thomas Mann scrittore decadente dove con: “Giuseppe e i suoi fratelli” estrapola un modo di riappropriarsi della spiritualità ebraica, senza sfiorare il sionismo.
Kafka non trova conforto nel Cristianesimo, il suo rapporto con l’ebraismo è molto fondato.
Ricordiamo che il rapporto con l’ebraismo è qualcosa di connesso con la cabala che dà luce in una situazione complicata che pervade l’animo umano.
La sua intransigenza ci lascia incredibilmente delusi, passi in cui si elencano una serie di fallimenti e come l’unico elemento salvifico sia: la scrittura, intesa come preghiera.
Lo spirito ebraico è capzioso, Dio: la distanza è incolmabile.
Il ponte del collegamento descritto in un racconto. Il ponte si gira, si rompe, cade e scopre la vulnerabilità innanzi all’inaccessibilità del divino. Non nel dormire, dove è impossibile scegliere Dio in comunione perché si è in stato di sonno.
Dan Larsen, poeta continua a parlarci del libro
Kafka viveva nella magica città di Praga, bagnata dal fiume Moldau.
Città imbibita di arte. Nel quartiere ebraico molti aneddoti, misteri e siti storici: piazza dell’orologio, ponte Carlo, la casa di Kafka. Lo scrittore, un tipo strano, frequentava i bordelli, conosceva i segreti di Praga e apprezzava tra i suoi interessi: gli indiani d’America.
La teoria della metamorfosi, parte interessante del libro.
Come nasce l’idea di organizzare eventi culturali da parte di Giovanna Canzano chiede D. Larsen.
Nel 1983 anniversario del centenario di Kafka, Giovanna ha organizzato un evento e da quel giorno ha tratto l’ispirazione per laurearsi con tesi di discussione con lo stesso titolo, del libro.
Alessandro Denti ci parla di un filosofo e di uno psicanalista, che avevano scritto su Kafka. Dopo che Luisa Gasparri ci ha parlato del mondo ebraico. Forse, si vedono persone che avvertono fastidio per l’elemento ebraico.
Oggi occorre recuperare questo ebraismo anche wallstreet ci rafforza in questo imprinting.
Se parliamo di cabala parliamo della via mistica, l’idea della riconquista del tempo. La Cabala centra molto con libro di Giovanna.
Alessandro Denti con vivace interpretazione trova qualcosa in comune con l’autore, Mordecai G. Langer che scrisse: “Le nove porte. I segreti del chassidismo”.
Il testo ambientato fra le atmosfere della Francia del Nord ed il caldo afoso di Panama, ci consente di addentrarci nel buio e chiaro regno dei chassidim, nucleo di quell’universo disperso.
Dal particolare mondo occluso ed anacronistico delle comunità chassidiche nelle gelide pianure orientali, non si eleverà più un suono.
Termina qui, il convegno della Giornata dell’Oriente del 5 giugno 2024.
A cura di Claudia Polveroni Apn Publisher per African People news, rivista Silkstreet.