06-02-2020


                                                                                                                                                                    I San del Kalahari
      Il quadro etnico anteriore all’arrivo degli Europei nell’Africa australe si presenta vivo e complesso e molto più articolato di quanto normalmente si ritenga. Gli studi storici, con una metodologia comparata che trae spunto dalle tradizioni orali e si avvale dell’analisi dei dati archeologici, etnologici, linguistici e botanici sono oggi progrediti nella ricostruzione del passato remoto dell’Africa. Le genti più antiche dell’Africa meridionale sono indubbiamente i Khoisan. Sono questi i nomi, Khoi e San, con cui gli studiosi preferiscono indicare rispettivamente gli Ottentotti e i Boscimani, termini di spregio coniati dai primi Europei. I Khoi furono detti Ottentotti con voce onomatopeica, perché nella loro fonetica vi sono frequenti suoni gutturali a schiocco (click), mentre i San furono detti uomini della boscaglia (Bosjeman in olandese, da cui l’inglese Bushman) perché dediti alla caccia. In realtà oggi si è inclini a considerarli due gruppi in uno, legati da una forma instabile di dipendenza tra padroni e servi corrispondenti a pastori e cacciatori, per cui era normale per un cacciatore San tentare di acquisire bestiame e trasformarsi in pastore, oppure per un pastore Khoi, se perdeva il suo armento, vivere esclusivamente di caccia. Agli antichi Khoisan appartengono le pitture rupestri disseminate nelle caverne e sotto i ripari dei kopjes di quasi tutte le regioni dell’Africa meridionale. Lo stile le raccorda con le pitture rupestri preistoriche dell’Africa e dell’Europa, dalla Tanzania al Sahara, dal Nord Africa alla Spagna e alla Francia. Ma l’evidente analogia delle forme e dello stile non viene considerata motivo sufficiente per supporre un’unità etnica o anche solo culturale dei loro autori. I Khoisan odierni non praticano più la pittura di questo genere. Vi sono però testimonianze che l’attestano viva ancora nel secolo scorso. Le incisioni sembrano più antiche.

     In genere ritraggono animali: gazzelle, antilopi, elefanti, struzzi. Mentre nel Sahara la fauna serve a stabilire l’antichità delle pitture, nell’Africa meridionale, dove gli animali dipinti sono ancora quelli di oggi, non si presta sempre allo scopo. La stratigrafia dei colori mostra che le pitture monocrome sono anteriori alle pitture bicrome e queste alle policrome. Il verismo delle figure animali è talvolta sorprendente per la raffinatezza. Vi sono rappresentati cacciatori singoli o coordinati in battuta, raduni sociali o rituali con uomini seduti a cerchio. Le figure umane sono quasi filiformi, ma colgono bene l’agilità dei movimenti. Spesso è possibile riconoscere l’appartenenza etnica delle figure: i Khoisan sono ritratti con statura bassa, colore giallo, rosso e bruno; i Bantu sono alti e di colore nero; gli Europei portano vestiti e sono armati di fucile. Il periodo pre-Bantu si fa risalire a prima del 1600; quello delle figure europee al XVIII e XIX secolo. Nell’interpretazione delle figurazioni non è necessario ipotizzare fantastici richiami storico-culturali. Per esempio, gli abiti sumeriani di alcune pitture non hanno nulla di sumerico, ma riproducono il modo di coprirsi degli abitanti delle montagne del Lesotho. Così pure, la singolare figura della gola di Tsibab nella Namibia, detta la dama bianca di Brandberg, è certamente un uomo africano ricoperto di decorazioni bianche e di perline secondo l’abitudine di moltissimi popoli africani. Se la spiegazione delle pitture per motivi magici può sembrare plausibile, sarebbe far violenza alle cose non riconoscere nel gusto della pittura, oltre l’abilità tecnica, il senso estetico di genti abituate al contatto della natura e a un grado notevole di partecipazione sociale. L’insediamento dei Bantu nell’Africa meridionale è relativamente recente. Risale ai primi secoli dopo Cristo. Tuttavia i movimenti migratori, con la formazione di nuovi gruppi etnici, non erano cessati ancora nel XIX secolo. Dei più antichi spostamenti ci sono rimaste numerose vestigia archeologiche che vengono alla luce con il progredire degli studi e delle quali le più imponenti sono quelle di Zimbabwe, conosciute ai più. Ma i Bantu si spingono oltre, espandendosi fino all’estremità dell’Africa australe dove incontrano mescolandosi i Khoisan che, in netta minoranza, risalgono verso Nord. La Namibia, Stato indipendente di recente istituzione, non può essere trattata quindi distintamente dal Sud Africa dal punto di vista storico-geografico ed etnico.

 Emanuela Scarponi


04-02-2020


                                                                                                                 I Boscimani: la caccia e la danza

     I Boscimani sono il popolo più antico dell’Africa meridionale. Nonostante il loro stile di vita in una prospettiva prettamente etnocentrica ci possa apparire primitivo, essi vantano una lunga serie di tradizioni dal carattere piuttosto articolato.
Fra queste, quelle che sembrano particolarmente interessanti sono il modo in cui intendono la caccia e il valore “sacro” attribuito alla danza. La dieta dei Boscimani è costituita soprattutto dalle noci, ma essi tuttavia si dedicano alla caccia, prevalentemente la caccia alle antilopi.
     Per i Boscimani cacciare vuol dire cercare gli animali e parlare con essi. La caccia viene praticata per mezzo della sistemazione di trappole o utilizzando l’arco o la lancia. Prima di trovare un’antilope devono aspettare anche molti giorni: una volta avvistato l’animale, devono correre e quasi immedesimarsi con esso, i Boscimani dicono che correndo diventano come l’antilope. Finito l’inseguimento, inseguito ed inseguitori sono sfiniti, i Boscimani guardano l’animale negli occhi e comunicano con esso. L’animale in questo modo dovrebbe riuscire a capire che deve dare loro la sua energia, per permettere ai loro bambini di sopravvivere.
Si verifica così una sorta di assimilazione fra la preda ed i cacciatori, grazie alla quale si esplica un intento comunicativo, segno di una lotta ancestrale che si combatte ad armi pari. Ancora oggi i San si tramandano le medesime conoscenze.
     Per quanto riguarda la caccia può essere interessante spiegare come essa si svolge: innanzitutto vengono preparate le frecce, legando a piante simili a canne di bambù dei resti di ossa, usate come punte, che vengono coperte di veleno, estratto da particolari coleotteri, con un ramo elastico ed assieme a filamenti di piante fibrose viene preparato l’arco.
     Fin da piccoli i bambini vengono addestrati alla caccia che richiede anni di addestramento, esperienza ed allenamento nella ricerca, e cacciare di animali.
    Il cacciatore deve infatti rendersi conto di ogni più piccola traccia, che può rilevare la presenza dell'animale da cacciare. Ai bambini viene regalato un vero e proprio corredo, con archi e frecce giocattolo, per esercitare la mira. Ma, con il tempo, viene perfezionato, e tra i 15 ed i 18 anni, il ragazzo uccide la sua prima preda. Questo segna il suo passaggio verso l'età adulta, sancito da riti, tatuaggi ed incisioni sulla pelle. Dopo di ciò, il ragazzo viene considerato pronto per il matrimonio, altro rito di passaggio che porta quindi ad un miglioramento del proprio status.
     A proposito di ricerca di tracce e caccia, esistono molti termitai nel deserto ed i Boscimani seguono le tracce fresche dei formichieri che uccidono subito e li svuotano delle termiti che invece gli uomini rimettono in libertà, lasciandole sopravvivere.
    Un importante valore viene attribuito dai Boscimani alla danza, che considerano come una preghiera in grado di attivare le forze soprannaturali. Essi credono in una divinità celeste, che, per esempio in Namibia viene chiamata N!adima, ossia cielo o creatore.
Considerano una divinità anche la luna, ritenendola all’origine della morte. Poteri soprannaturali vengono attribuiti anche alle forze della natura e agli eroi protagonisti della loro storia più antica, ricordati oralmente attraverso racconti di generazione in generazione.
      Durante la danza i Boscimani tremano, saltano e sembrano entrare in trance, per invocare l’aiuto dei loro antenati e delle divinità. Questi devono aiutarli a scacciare le malattie e devono assisterli durante i riti di iniziazione.
     La danza di guarigione dura in genere circa sei ore, ma in alcune occasioni può durare anche un giorno intero. Le occasioni in cui si pratica la danza possono essere diverse: durante la caccia, la semina e la produzione artistica.
     Le donne stanno in cerchio e gli uomini ballano intorno a loro; il tutto avviene attorno ad un fuoco. I giri di danza diventano sempre più vorticosi e l’atmosfera inizialmente allegra si trasforma: alcuni entrano in trance, cominciano a sudare e il loro respiro diventa affannoso.
     E’ proprio questo il momento in cui si realizza l’obiettivo propiziatorio della danza e colui che la mette in atto entra in contatto con la divinità.
     La cultura della popolazione “San” del deserto del Kalahari, rimarcando la matrice culturale dell’area oggetto di studio, crea un ponte diretto tra la tradizione millenaria dei Boscimani e la nostra formazione classica di ricerca delle origini.
E quanto detto è particolarmente vero in questa circostanza, che ci permette di approfondire la conoscenza di una popolazione nomade di cacciatori e raccoglitori dell’Africa australe che vive nel territorio da almeno 20.000 anni, con ritrovamenti anche ben più antichi.
    Oltremodo interessante è l’origine genetica particolare che sembra costituire uno dei più antichi rami dell'evoluzione dell'Uomo moderno, essendo i Boscimani rimasti isolati geneticamente per un tempo stimato di 100.000 anni circa, oltre all'uso di un linguaggio di comunicazione unico del tutto originale basato su schiocchi, il linguaggio “clic”, e su segnali manuali trasmessi durante la caccia (infatti sono anche chiamati per tale caratteristica “uomini scorpione”).
Non meno significative sono le arti visuali, presenti in numerosi siti archeologici e caratterizzate dalla chiarezza di “petroglifi”, che risultano particolarmente significative ai fini di una comprensione della capacità espressiva primordiale umana, intesa anche come capacità di trasmissione e conservazione della cultura e della filosofia di un popolo.
Emanuela Scarponi

26-01-2020

 

                                                                                         Islanda: orsi polari
    Dopo aver attraversato il villaggio di Kirkjubaejarlaustur, proseguiamo lungo la costa meridionale verso il Parco Nazionale di Skaftafell, un’oasi verde fra le lingue di ghiaccio che precipitano dai ghiacciai Oraefajokull e Vatnajokull fino all’oceano, per perdersi nella laguna glaciale di Jokulsarlon.
    Qui gli iceberg galleggianti creano un’atmosfera magica poiché capita che trasportino orsi polari provenienti dalla lontana Groenlandia, naufraghi sulle coste islandesi a bordo di "scialuppe" di ghiaccio. Ciò accade a causa del surriscaldamento del Pianeta Terra e dello scioglimento dei ghiacciai eterni.
Sono immagini per me nuove di un paesaggio incantato, lontano dalla nostra vecchia Europa: siamo vicini al Polo Nord ed assistiamo al miracoloso spettacolo del tramonto artico, visibile solo grazie ad un fortunoso cielo splendente, fenomeno assai raro a queste latitudini.
     Cielo e acqua si incontrano in un susseguirsi di gradazioni del colore blu, che sembrano richiamare le infinite sfaccettature dell'animo umano, dal celeste del cielo al blu profondo del Mare Artico, nel quale sono numerose le foche che nuotano e che smuovono acque altrimenti immobili, e sullo sfondo del quale un orso silenzioso e quieto le attende mimetizzato. Il paesaggio è surreale e ricorda l'ambientazione propria delle antiche Saghe Vichinghe.
      Comincio a scattare fotografie senza sosta, come un vero esploratore che d'improvviso si perde nell'immensità della bellezza del paesaggio celestiale che ha di fronte, abitato da fate, elfi, gnomi e folletti.
     Come in un incantesimo mi sento sospesa tra cielo e acqua, sorretta dai ghiacciai eterni sotto di me, su cui sosto immobile, e dai trasparenti iceberg delle forme più variegate, che galleggiano elegantemente sulle acque fredde, scolpiti dai venti forti del Nord e dal calore del sole che, penetrandoli, creano meravigliosi giochi di luci e di ombre: su di essi puntello le mie scarpe da trekking per andare un po' più in là....e camminare sulle fredde acque del Mare Artico, timorosa di scivolare e perdermi per sempre nel blu profondo sotto di me.
    A tratti, in questo paesaggio artico, si intravede il colore marrone intenso della nostra amata terra...
    Ma, ad una osservazione più attenta, propria di una antica cacciatrice vichinga, che le mie fattezze ricordano secondo Margaret, la mia guida islandese, emerge - immobile come roccia - un enorme animale dalla coltre pelliccia marrone a chiazze più chiare e più scure....è l'orso polare!
    Si volta, probabilmente tormentato dal flash della mia macchinetta fotografica, ed il suo muso scuro finisce per rispecchiarsi nelle acque limpide ed immobili del mare sottostante, a distanza ravvicinata dalle foche che nuotano indisturbate, ignare della presenza del loro predatore.
    Una lunga ed ampia distesa di ghiacciai eterni sullo sfondo, situata tra antichi vulcani e terre desolate e piatte, ricoperte di lava innevata, fa da cornice a questo paesaggio incantato...siamo al Polo Nord!
    Un ultimo scatto prima di lasciare questo paradiso incantato....presto
il sole tramonterà dietro l'orizzonte polare e la leggendaria stella Vega si ergerà luminosa per guidare i viaggiatori nella lunga notte artica, forse per ricordarci che non esistono confini nel ricercare la vita e l’amore e le bellezze nelle molteplici forme e sembianze in cui si manifestano, sul nostro pianeta come su altri.
     Mentre tutto sembra acquietarsi nella lunga notte artica, ecco d'improvviso l'aurora boreale colorare di verde smeraldo la volta del cielo, effetto dei venti solari che attratti dai poli magnetici terrestri, rendono il paesaggio artico incantato.

Emanuela Scarponi
 

 

 


28-01-2020

 


Intervista al Console della Namibia, dr. Petter Johannesen

 

 

 

Emanuela Scarponi - Buongiorno. Mi chiamo Emanuela Scarponi e sono qui per divulgare il libro sulla Namibia scritto in collaborazione dell'Isiao. Come stanno gli Himba che non vedo dal 1995?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Stanno benissimo, grazie!

Emanuela Scarponi - Un caro saluto a tutti loro! Ho tentato sempre di ricontattarli, senza riuscirci. Colgo questa occasione per conoscere da lei l’attuale situazione politica della Namibia, con particolare riferimento al tipo di democrazia.

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia.- La Namibia è indipendente da venti anni. Abbiamo appena avuto le elezioni presidenziali e parlamentari che si sono svolte assolutamente in piena trasparenza e con grande soddisfazione. Il Presidente uscente Pohamba è stato rieletto. Il partito al Governo della Swapo ha mantenuto le sue quote, cedendo una piccolissima frazione. La Namibia è una democrazia compiuta che funziona. Non ci sono problemi di carattere politico!

Emanuela Scarponi - Quanti partiti ci sono?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Ci sono una decina di partiti: otto partiti importanti e due assolutamente inutili. Però abbiamo un sistema bicamerale, di cui una è la Camera alta, suprema, paragonabile alla Camera delle Regioni tedesca, fatta di persone nominate dal Presidente. Il sistema politico namibiano non è basato su una rappresentanza maggioritaria, ma proporzionale. Pertanto sono rappresentati anche i piccolissimi partiti. Ma la Swapo è il partito pesante della Namibia, e conta il 63 per cento della popolazione.

Emanuela Scarponi - Sono rappresentati gli Himba in Parlamento?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Gli Himba non sono rappresentati in Parlamento. Noi abbiamo una distinzione di carattere politico e non etnico. Ci sono partiti politici e sicuramente gli Himba votano per la Swapo come gli Herero. In Namibia non c’è una rappresentanza etnica. Dal mio punto di vista è un grande passo avanti. Il Parlamento non deve rappresentare le etnie. I partiti sono trasversali alle etnie.

Emanuela Scarponi - Vanno dalla destra alla sinistra come in Europa?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Non c’è destra o sinistra. Sono partiti giovani ancora legati alla rivoluzione, alla indipendenza ed alla lotta di classe, di acquisizione dei diritti.

Emanuela Scarponi - Siete tutti felici della indipendenza della Namibia?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Molti namibiani bianchi di estrazione boera avrebbero preferito rimanere parte del Sud Africa ma con l’evoluzione del Sud africa credo che adesso stanno meglio.
Emanuela Scarponi - Mi può descrivere la situazione dei bianchi in Namibia?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - I bianchi subiscono ancora la discriminazione della maggioranza. Questo è un problema non solo in Sud Africa ma in tutti i mondi dove i bianchi sono stati sistema di potere e dove i neri sono stati tenuti lontano dalle scelte politiche. Adesso che è il rovescio devono accettare democraticamente lo stato dell'arte dato che sono in netta minoranza, (8,10 percento).

Emanuela Scarponi - Che mi dice del sistema scolastico?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Il sistema scolastico è buono. La Namibia è uno dei paesi africani con un elevatissimo grado di scolarizzazione: il 94 per cento dei bambini va a scuola.

Emanuela Scarponi - Quali lingue studiano?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Studiano l’inglese e l’afrikaans. Ci sono anche le scuole tedesche.

Emanuela Scarponi - Il bantu si studia?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - No. È solo una lingua orale.

Emanuela Scarponi - Che mi dice del rapporto tra bianchi e neri in Namibia?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Il rapporto tra bianchi e neri in Namibia è complesso soprattutto perché adesso che i bianchi soffrono di un complesso di superiorità non solo in Africa. In secondo luogo, gli africani prescindendo dal colore sono ignavi per natura. Non c’è differenza sostanziale tra bianco e nero. Fa parte del Dna. Immaginiamo che il bianco pensi come noi in Europa. Attribuiamo loro dei meriti che non hanno perché siamo illusi. Il bianco africano è identico al nero solo che noi, siccome siamo bianchi, li vediamo con occhi diversi ma se si scava in fondo sono uguali. Hanno un livello di educazione leggermente superiore e per questo sguazzano in questa loro apparente superiorità di conoscenza. Ma il rapporto tra bianco e nero è buono. In questo momento la convivenza è civile e la riconciliazione è stata compiuta.

Emanuela Scarponi - Da quante generazioni è in Namibia?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - Abbiamo bianchi di origine tedesca che vivono in Namibia dal 1870-'80.
Emanuela Scarponi - Quali sono i rapporti economici e istituzionali col nostro Paese?

Petter Johannesen, console onorario della Namibia in Italia - I rapporti economici e istituzionali con l'Italia sono fin troppo pochi e modesti, a causa di tre fattori: il mercato domestico namibiano è piccolo anche se ci sono due milioni di abitanti. Abbiamo qualche poche decine di migliaia di famiglie. Pertanto il mercato interno domestico è modesto ed è difficile per un operatore internazionale globalista come quello italiano andare in Namibia perché gli costa troppo ed allora usa il tramite commerciale che si trova in Sud Africa.
Quanto alle esportazioni namibiane, siamo molto forti per il pellame. Oltre il 70 per cento delle pelli prodotte in Namibia vengono in Italia; seguono poi la carne bovina, che vorremmo esportare maggiormente, la pelle di karakul prodotto straordinario, ed infine il turismo che sta diventando un elemento dell’economia interna importantissimo e l’Italia si affaccia in competizione agli altri attori europei.

Emanuela Scarponi

 

25-01-2020

 

                                                      Michela Sunquest's interview about Zimbabwe to Emanuela Scarponi
                                            (Intervista a Michela Sunquest, console onorario del turismo dello Zimbabwe in Italia).

SCARPONI. Good morning, Michela. What is the situation in Zimbabwe? Is it possible to visit it?
(Buongiorno, Michela. Qual è l’attuale situazione dello Zimbabwe? E’ possibile visitarlo?)

Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. Good morning, my name is Michelina Gabrié Sanquest. Recently, there have been reports in the news regarding the political transformation of Zimbabwe. President Mugabe was peacefully dismissed. Contrarly to the reports in the European and American media, there was no coup d'etat. The country now has a new president who also served as vice president previously. The situation is normal and there were no problems of a political nature. No one died and no one got injured. The country is proud to share it's rich history and heritage with Italy.
There are many archaeological sites in Zimbabwe. We have Victoria Falls which are counted among the Unesco world heritage sites for a good reason and are known the world over. In Masvingo we have the Great Zimbabwe archaeological site where you will also find rock paintings.
Furthermore, we have many parks which are second to none and rival the very best in Kenya,Tanzania and South Africa.I would go so far as to say that the Great Zimbabwe is a great medieval palace.The biggest park in Zimbabwe is the Hwange National Park which is adjacent to the Victoria Falls.In this park you will find the Big Five,s something which is rare indeed. We also have Masvingo where you will find the Great Zimbabwe,the origin of the word Zimbabwe.We have the famous Victoria Falls.Excuse me for repeating this but I feel it is important to focus on these attractions.We have the famous Kariba Dam which straddles the border with Zambia.This dam was constructed by the famous Italian company Salini Empregilo. Among it's many works Salini is currently involved in a Dam construction project in Ethiopia.The activities in Victoria Falls.The Victoria Falls are not the only tourist attraction in the area. They have made a name for themselves as a centre of adventure.The nature and animals are uncontaminated.If you stop to gaze at the many Baobabs,you will be amazed to see a pride of lions fight and tug their prey in the morning.You may also find yourself still with fear as you face the big herds of elephants and buffalos that mingle in total freedom.The mystic atmosphere of the western plateaus.There is nothing more beautiful than waking up early in the morning to watch the sun slowly rise above the mountain crests,marking the dawn of a new day.The mythical Kariba Dam and the 111 km long mighty Zambezi where one can enjoy activities such as ferry rides while watching birds,animals and the sunset.I therefore urge you not to miss this opportunity to visit Zimbabwe.This a unique chance to do so.Thank you.

(Buongiorno, mi chiamo Michelina Gabrié Sanquest. Recentemente, ci sono state notizie nelle notizie riguardanti la trasformazione politica dello Zimbabwe.
Il presidente Mugabe è stato pacificamente licenziato. Contrariamente a quanto riferito dai media europei e americani, non c'è stato alcun colpo di stato. Il paese ora ha un nuovo presidente che in precedenza era anche vicepresidente. .La situazione è normale e non ci sono stati problemi di natura politica. Nessuno è morto e nessuno è rimasto ferito. Il paese è orgoglioso di condividere la sua ricca storia e il suo patrimonio con l'Italia. Ci sono molti siti archeologici in Zimbabwe. Abbiamo le Cascate Vittoria che sono annoverate tra i siti del patrimonio mondiale dell'Unesco per una buona ragione e sono conosciute in tutto il mondo. A Masvingo abbiamo il sito archeologico del Grande Zimbabwe dove troverai anche pitture rupestri.
Inoltre, abbiamo molti parchi che non sono secondi a nessuno e rivaleggiano con i migliori in Kenya, Tanzania e Sud Africa. Direi che il Grande Zimbabwe è un grande palazzo medievale. Il parco più grande dello Zimbabwe è l'Hwange Parco Nazionale che è adiacente alle Cascate Vittoria. In questo parco troverai i Big Five, qualcosa di davvero raro. Abbiamo anche Masvingo dove troverai il Grande Zimbabwe, l'origine della parola Zimbabwe. Abbiamo le famose Cascate Vittoria. Scusa se lo ripeto, ma ritengo sia importante concentrarsi su queste attrazioni. Abbiamo la famosa diga di Kariba che a cavallo del confine con lo Zambia.Questa diga è stata costruita dalla famosa azienda italiana Salini Empregilo. Tra i tanti lavori Salini è attualmente impegnato in un progetto di costruzione di una diga in Etiopia. Le attività alle Cascate Vittoria. Le Cascate Vittoria non sono l'unica attrazione turistica della zona. Si sono fatti un nome come centro di avventura. La natura e gli animali sono incontaminati. Se ti fermi a guardare i tanti Baobab, rimarrai stupito di vedere un branco di leoni combattere e strattonare la loro preda al mattino. potresti anche ritrovarti ancora con la paura mentre affronti le grandi mandrie di elefanti e bufali che si mescolano in totale libertà. L'atmosfera mistica degli altopiani occidentali. Non c'è niente di più bello che svegliarsi presto la mattina per vedere il sole sorgere lentamente sopra le creste delle montagne, che segnano l'alba di un nuovo giorno. La mitica diga di Kariba e il possente Zambesi lungo 111 km dove si possono praticare attività come le gite in traghetto mentre si osservano uccelli, animali e il tramonto. Vi esorto quindi a non perdere questa opportunità per visitare lo Zimbabwe. Questa è un'occasione unica per farlo. Grazie).

SCARPONI. What is the current political situation in Zimbabwe?
(Qual è l’attuale situazione politica nello Zimbabwe?)

Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. Well, foreign investors can go and freely invest in any sector they want without fear.I am personally launching a tour operator business in Victoria Falls.I will naturally have to partner with a local business person as is prescribed by the law.The equity is split 52% to 48% between the foreign and local partners respectively.

(Bene, gli investitori stranieri possono andare e investire liberamente in qualsiasi settore che vogliono senza paura. Sto lanciando personalmente un'attività di tour operator a Victoria Falls. Dovrò naturalmente collaborare con un imprenditore locale come prescritto dalla legge. Il capitale è ripartire dal 52% al 48% rispettivamente tra i partner stranieri e locali).

SCARPONI. So the legend of Livingstone endures...?
(E la leggenda di Livingstone?).

Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. Yes the legend is unique.
(Si).

SCARPONI: The beautiful Victoria Falls?
(Le belle cascate Vittoria?)

Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. Yes these beautiful falls.I will say it again, there is a reason why they are one of the Unesco world heritage sites.
(Si. Lo ripeto: ci sarà una ragione per cui sono state dichiarate patrimonio dell’Unesco).

SCARPONI. Regarding the soldiers...?
(ed i soldati?)


Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. I'm of the opinion that, by the way this is shared by many, all this is just a big fabrication on the part of the American and European media.There was no coup d'etat .It was just a transition from President Mugabe, who by the way was 93, to a new one, Emmerson Dambudzo Mnangagwa born in 1942, is a Zimbabwean politician who has served as President of Zimbabwe since 24 November 2017. A member of ZANU–PF and a longtime ally of former President Robert Mugabe,and was Mugabe's Vice President until November 2017, when he was dismissed before coming to power. He secured his first full term as president in the disputed 2018 general election.
(Sono dell'opinione che, dal modo in cui questo è condiviso da molti, tutto questo è solo una grande invenzione da parte dei media americani ed europei. Non c'è stato nessun colpo di stato. È stata solo una transizione dal presidente Mugabe, che tra l'altro aveva 93 anni ,a uno nuovo. Emmerson Dambudzo Mnangagwa, nato nel 1942, è un politico dello Zimbabwe, e presidente dello Zimbabwe dal 24 novembre 2017. Membro dello ZANU–PF e alleato di lunga data dell'ex presidente Robert Mugabe, è stato vicepresidente di Mugabe fino a novembre 2017, quando fu destituito prima di salire al potere. Si è assicurato il suo primo mandato completo come presidente nelle contestate elezioni generali del 2018).

SCARPONI. Is he not of the same political order as the previous president?
(Non è della stessa corrente del vecchio presidente?)


Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy: He shares certain views with the former president but he is more flexible when it comes to matters of the economy.
(Condivide alcuni punti di vista con il precedente presidente, ma è più flessibile in materia economica).

SCARPONI. OK, he is more flexible and younger as well. Is he of the same ethnicity as well?
(Ho capito. È più flessibile e più giovane. E della stessa etnia?)


Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. Yes he is Shona. In Zimbabwe there are four ethnicities.The Shona are from the Capital.The Ndebele are from Bulawayo.You also have the Zulu and the Tonga.The Tonga are from the area which straddles the border between Zimbabwe and Zambia.
(Si. E uno shona. Ci sono 4 etnie nel Paese. Gli Shonavivono nella Capitale. Poi ci sono gli Ndebele, a Bulawayo; gli Zulu, ed i Tonga, che vivono nell’area al confine tra Zimbabwe e Zambia.
.

SCARPONI. Is the Great Zimbabwe opened to tourists?
(Great Zimbabwe è aperto ai turisti?)


Michelina Gabriè Sunquest, Honorary Consul of Tourism of Zimbabwe in Italy. Yes the Great Zimbabwe is opened to tourists. It is in Masvingo which has some very beautiful lodges and it feels like the real Africa.I do not mean to take anything away from the other countries in Africa but I am in love with Zimbabwe.
(Si. Si trova a Masvingo, dove si puo stare in bellissimi lodge che ti fanno sentire nella vera Africa. Non voglio togliere niente agli altri Paesi, ma io amo lo Zimbabwe).

SCARPONI. Thank you very much. .Goodbye.
(Grazie tante. Arrivederci).
Emanuela Scarponi

 



27-01-2020


                                                                                                                          INTERVISTA ad ingegner Bruno Grassetti La Sapienza di Roma, esperto di Cina 

27-01-2020 
Scarponi (SSP). Ingegnere Grassetti, come esperto di Cina, siamo qui a chiederle della Nuova via della seta. Le do senz'altro la parola.

GRASSETTI. Vorrei dare innanzitutto una visione generale: stiamo parlando della Via della Seta, quali sono fondamentalmente le tematiche da affrontare?
La prima cosa è conoscere, perché sappiamo poco di questo mondo, quali sono i Paesi coinvolti, perché sono così interessanti, quale è stata la loro storia, da dove vengono. Credo che bisogna fare innanzitutto un inquadramento storico e invito chi ci ascolta a fare una ricerca al riguardo.
La seconda cosa è chiedersi perché sono così ricchi. Evidentemente il punto più interessante è che questi Paesi sono ricchi; altrimenti nessuno si sarebbe fatto venire in mente la Via della Seta. Ci sono risorse, materie prime, fonti energetiche. Ed è questo che fa di quei Paesi un argomento così interessante.
Terzo: e allora, se vengono da lontano, perché non ricordiamo che in quelle zone c'è la Persia con i famosi Parti, che hanno litigato con Roma ai tempi di Traiano ed Aureliano. Noi non l'abbiamo avuta vinta con loro. L'unico che è riuscito a penetrare quei territori e ad avanzare veramente molto in là è stato Alessandro Magno, il figlio del famoso Filippo il Macedone, che aveva avuto come maestro - te lo ricorderai - Aristotele. Questi sono i presupposti culturali e storici della Via della Seta, tutta materia da approfondire.
Il nome Via della Seta viene da un ricercatore tedesco, che gli ha dato questo nome che in effetti è la Via della Seta, la Via delle Spezie, la Via dei Tappeti e cioè di tutto quello che si poteva trafficare e commerciare, come hanno fatto i famosi Polo (Marco Polo, lo zio, il padre, eccetera). In fondo perché sono andati fino a laggiù? Perché erano attratti dalla voglia di fare commerci sempre più interessanti e sempre più ricchi. Tra l'altro, quando loro sono stati in Cina, la Cina non era comandata dai cinesi, ma dai mongoli.
Infatti ti racconto un piccolo episodio della mia vita: per tre volte sono stato invitato addirittura - perché da quelle parti devi essere invitato - dalla televisione interna della Mongolia, perché tramite una mia amica cinese sono stato messo in contatto con colui che aveva scritto tutta la sceneggiatura di un grande film su Marco Polo, del quale film mi avevano incaricato di essere una sorta di delegato, di ambasciatore per raccogliere fondi in Europa.
Mi divertiva questo fatto di essere coinvolto e allora abbiamo fatto riunioni, siamo stati alla televisione della Mongolia, perché poi era la loro tv interna e adesso avrai capito perché ci metteva un sacco di soldi.
Inesorabilmente però è venuto il momento in cui abbiamo dovuto chiedere il permesso alla televisione cinese, che sarebbe stata lei poi, oltre alla televisione della Mongolia interna, a mandare in onda il film. Dopo una serie di riunioni ci ha detto di no: "Noi non ve la accettiamo. E sapete perché?" Proprio perché in quel periodo la Cina non era comandata dai cinesi, ma dai mongoli. Ed i cinesi dicono: "Non vi diamo dei soldi per far vedere la Cina comandata da altri".
Hai capito? Ed io, dopo tre viaggi nell'arco di otto mesi, ho dovuto rinunciare a questo incarico, perché la CCTV, televisione di Stato mi aveva detto di no.
Però, tornando ai territori, ci sono dentro tutti, perché se partiamo da qui, dall'Europa Orientale quindi dalla Polonia, attraversi subito l'Ucraina, poi già sei sul Caspio e quindi hai tutto il Caucaso, l'Azerbaijan, sotto la Persia, poi l'Afghanistan, un po' più in là c'è il Tajikistan, il Turkmenistan, sopra il Kazakistan, l'Uzbekistan, fino a che non arrivi in Cina.
Quindi si incontrano tutti questi Paesi, che secoli fa hanno avuto l'invasione dei Mongoli arrivati fino alle nostre parti e la Turchia è stata poi abitata da una serie di popolazioni mongole, pure di origine turca, da dove deriva anche il suo nome attuale.
E l'Impero romano è stato molto a contatto con queste popolazioni. Poi da qui si sono spostati al centro e sono diventati Unni; poi dalla Svezia sono venuti i Vandali, pian piano sono scesi giù e sono andati addirittura in Africa. Ti ricorderai che la parte settentrionale come il Marocco, piuttosto che la Libia e l'Algeria sono stati per un periodo controllati dai Vandali, dagli Svedesi. Quindi c'è una storia alle spalle veramente impressionante. Detto questo, su che cosa c'è dentro, sul perché sono importanti, sul perché c'è tanta ricchezza veniamo al giorno d'oggi.
Nessuno fino ad oggi aveva inventato un'operazione, come quella che si è inventata Xi Jinping. Cosa si è inventato questo grande uomo?
Mentre gli Americani si sono inventati di andare a fare la guerra all'Iraq, poi sono andati in Afghanistan mettendosi a fare la guerra anche lì, eccetera, i cinesi cosa hanno detto? A noi con questi Paesi ci interessa fare gli affari.
Certo lo fanno alla loro maniera, come chi è padrone dei quattrini, il quale viene e ti dice: "ti do i quattrini, tu ti indebiti con me e allora o mi paghi con il manganese, con il petrolio, con quello che hai in casa o altrimenti in qualche maniera ti leghi” e nel mondo tutti sono impauriti da questo modo di fare.
L'altro modo di fare, che la gente non gradisce a livello globale e di pensiero, soprattutto in Occidente, è che la Cina ci fa lavorare i suoi operai. Però anche questi sono casi singoli e che se vai a vedere poi anche i casi singoli scopri che invece non è vero, nel senso che la Cina ha tutto l'interesse a far sì che ci siano le maestranze locali, che sanno parlare innanzitutto la lingua del luogo, che quindi evidentemente oltre a creare posti di lavoro, aiuta anche a formarsi.
Questo modo di fare dei Cinesi, si può confrontare con quello dei paesi occidentali che, sottolineando l’importante aiuto religioso e delle varie opere educative e di carità, sostanzialmente i Francesi hanno imposto a 14 Paesi di parlare la lingua francese, i Portoghesi hanno imposto ad Angola e Mozambico di parlare portoghese, mi dici cosa vuol dire?
Nel Sudafrica, hanno imposto di parlare l'olandese. Allora, scusate, ci sono due modi differenti di fare colonialismo. Il colonialismo occidentale non è stato molto gentile al riguardo. Quello della Cina sarà pure non gentile altrettanto, perlomeno le opere le fa.

Emanuela Scarponi


13-01-2020

                                                                                          Fake news e negazionisti


        Compito dei giornalisti è di raccontare scientificamente e con linguaggi onesti il presente con un occhio a ciò che è stato e a ciò che vivremo, tutti quanti per il bene comune, senza chiuderci negli interessi specifici e nei particolarismi. Il ruolo di una istituzione culturale è, infatti, quello di continuare a garantire un approfondimento culturale ed un dibattito pubblico il più laico e plurale possibile. Per sconfiggere questa epidemia e andare oltre la crisi, occorre, infatti tanta cultura e conoscenza. Compito essenziale è capire cosa è cambiato dall’inizio dell’emergenza, e qual è stata la reazione della gente davanti alle epidemie nel corso dei secoli.
        Il sociologo Keith Kahn-Harris ha scritto uno dei testi più affascinanti sul negazionismo. Nel libro “Denial: the unspeakable truth, uscito nel Regno Unito nel 2018“ l'autore distingue il concetto di negazione e negazionismo.
       Mentre la negazione è un processo individuale che rimanda al rifiuto psicologico di accettare come vero un fatto assodato come una specie di processo di rimozione che ricorda il tentativo di ignorare una verità scomoda il più a lungo possibile, il negazionismo, invece, non si limita a rimuovere la realtà ma ne costruisce una alternativa. In questo senso è un processo più complicato, che chiama in causa le diseguaglianze e le strutture di potere della nostra società. Esistono molti esempi di negazionismo: da quello che minimizza o respinge i rischi del riscaldamento globale a quello che mette in discussione l’Olocausto, fino al negazionismo dell’hiv.
        Preso atto di questa distinzione sociologica, il mio scritto vuol essere uno spunto di riflessione per spiegare e raccontare l’emergenza Coronavirus, da più punti di vista grazie a scienziati, giornalisti, istituzioni, testimoni e comunicatori, spiegando con l'aiuto di Denial cosa è l’internazionale negazionista. Il negazionismo rivela infatti la volontà di confutare fatti empiricamente accertati per costruire una società alternativa, a partire spesso da un desiderio inconfessabile. Negli ultimi mesi il concetto di negazionismo è stato evocato in tutti i Paesi colpiti dall’epidemia di covid-19.
      Raccontando l’aumento dei contagi in Africa, per esempio, la Bbc ha parlato di negazione per descrivere la reazione della popolazione di alcuni Paesi. In Nigeria, dove il lockdown è stato introdotto ancora prima che il virus si diffondesse per evitare il collasso del sistema sanitario, queste misure sono state accolte con diffidenza dall’opinione pubblica. Molti, infatti hanno una sorta di rifiuto psicologico nell’accettare la pandemia come un problema reale. Ebbene, ci siamo preparati in questi mesi ad affrontare questa eventualità. Ed ora ci siamo. Continueremo il nostro impegno intellettuale e chiederemo al pubblico di continuare a seguirci on line per avere contezza di quanto accade realmente. Tale gravissima situazione può, infatti, rappresentare una grande sfida ed una grande opportunità per diminuire i divari digitali, oggi condizione indispensabile per poter affrontare, senza paure, il nostro incerto presente. Per questo compito che ci spetta, sento di dover esprimere un enorme ringraziamento verso i tecnici e tutta la squadra degli organizzatori del “Convegno di storia”, Giovanna Canzano innanzitutto, il cui senso di responsabilità e di attaccamento ai valori della cultura potrà consentire la prosecuzione nella massima sicurezza e garantire il nostro personale impegno per la società.
      Purtroppo l'informazione, in generale, ed i mass media tradizionali non approfondiscono molti fatti. Ed ecco perché nascono nuove fonti di informazione, come internet, o iniziative editoriali specifiche. La tv, internet, il computer, i mobile phones sono mezzi e strumenti di connessione totale, sempre più veloci e precisi a tal punto da arrivare prima di chiunque altro all'obiettivo preposto. Ciò accade nel mondo virtuale nel quale siamo ormai confinati, specie da quando la pandemia ha avuto inizio. Ed ecco che l'informazione si sposta e ci raggiunge in casa, mentre cerchiamo di avere informazioni dalla tv o dai nostri potentissimi iPhone.
       Però, il mondo di internet porta con sé notizie vere e false. E nessuno può al momento contrastarle. Anche il confronto politico si è spostato su questi mezzi di comunicazione tanto che noi riceviamo continuamente informazioni e controinformazioni dalla rete web. Per l’esattezza, ne siamo bombardati. Se, da un lato, Internet permette la piena libertà di informazione, dall'altro può creare false realtà virtuali. E così, a ben vedere, la confusione è l'unica cosa che regna nel migliore dei casi. Purtroppo, però, la demagogia politica incide nel raccontare le cose differentemente dalla realtà. Faccio l'esempio della didattica a distanza, tematica che ho seguito da vicino.
Non si sa l’origine del covid 19, ma certamente la seconda ondata di autunno è stata sicuramente sottovalutata ed è più grave della prima ondata a mio modesto parere. Mentre, infatti, a marzo il covid 19 era circoscritto all'area di Bergamo, ora è ovunque. In questo frattempo il covid sta prendendo il Lazio, la mia regione, con un aumento vertiginoso di casi e solo adesso comincia a toccarci da vicino colpendo i nostri cari, e le vittime non sono solo anziani, come si diceva inizialmente. Tra l'altro, sembra che il covid lasci tracce sul sistema nervoso umano.
  A tale proposito, merita un adeguato approfondimento la polemica della d.a.d. - didattica a distanza - e della crisi in cui versa la scuola italiana nelle sue componenti in questo momento storico. Chiudere le strutture scolastiche non significa, infatti, smettere di studiare o insegnare. Insegnare ed apprendere con l'ausilio dei moderni mezzi informatici significa cogliere l'occasione e sfidare la nostra intelligenza per imparare a vivere in un mondo nuovo, dove lo spostamento fisico delle persone non è più indispensabile. Tale atteggiamento generalizzato a tutti, oltretutto, comporta una grande riduzione dell'inquinamento atmosferico.
Infatti, mentre le persone, durante la pandemia, sono costrette alla prigionia ed all'isolamento sociale, abbiamo assistito ad un miglioramento netto del livello di inquinamento atmosferico ed alla colonizzazione graduale delle nostre città da parte di fauna e flora, prima relegate alle zone boscose. Addirittura, abbiamo assistito al riapparire dei delfini nelle acque delle coste laziali. Ebbene, opposizione e forze governative continuano a combattere la loro guerra nella stanza dei bottoni mentre i poveri continuano a morire, ignari della verità.
    A tale proposito, il tema guida e spunto di riflessione di questo anno è l'approfondimento di tematiche legate alla crescente diffusione delle "fake news” nei media, da cui si auspica una riflessione sui media, sulla scienza e sull'informazione attendibile, nell'era dei negazionismi. L’informazione è indispensabile perché i cittadini possano avere contezza di quello che succede. Professionisti del settore giornalistico ed audiovisivo devono quindi assolutamente prendere posizione rispetto a questo fenomeno.
   Le fake news" e, più' in generale, le informazioni imprecise o fuorvianti su argomenti scientifici sono di particolare impatto sui cittadini (dai "no-vax" al negazionismo del cambiamento climatico e così via).
   La pericolosità sociale di questo fenomeno è emersa, in particolare, nel corso dell'attuale pandemia, obbligandoci a porci, ora più' che mai, l'interrogativo sulla responsabilità che devono avere i media, in primis quelli di servizio pubblico, in materia di divulgazione di questioni di rilievo scientifico. Bisogna quindi innanzitutto prendere in considerazione l’approccio “scientifico” adottato nel trattamento dell’attuale crisi sanitaria e sulle nuove sfide dell’informazione scientifica, emerse in relazione alla pandemia. La necessità di una programmazione coinvolgente in quest’ambito, in grado di interessare anche le fasce di pubblico giovanili, al di là dell’audience tradizionale, è divenuta ormai una priorità per tutto il settore radiotelevisivo, in Europa e nel resto del mondo. Bisogna porre in evidenza, in particolare, le difficoltà e le opportunità sorte con il Covid19 nel lavoro del comunicatore scientifico nella lotta contro la pseudoscienza e nella diffusione di fake news. Tra le migliori soluzioni, vi è la necessaria interazione tra media nuovi e tradizionali e l’adozione delle buone pratiche esistenti in questo ambito.
Emanuela Scarponi