Titolo: Spiaggia Sardina

Tecnica: grafite su carta Accademia da Fabriano (200 gr)

Misure:
misure del dipinto: 90x60 cm
misure con passe-partout e cornice: 114x84 cm

Recensione:

“Spiaggia Sardina” è una opera in grafite che ne approfondisce uno spaccato di vita antica dell’attività di pesca, nel caso, del villaggio di Matosinhos in Portogallo.
All’inizio del XX secolo i pescherecci scaricavano i loro pesci posando le reti direttamente sulla battigia della spiaggia.
Le sardine venivano sucessivamente lavate nell’acqua del mare per essere transportate in ceste di vimini ai punti vendita del pesce o agli stabilimenti conservifici.

 

 

 

 

 

 

 

Biografia
Figlio di Giacomo (nato nel 1878, albergatore richiamato in servizio sul fronte dell'Isonzo e in Trentino sul monte Corno[5]) e Rosa Silvestri (originaria di Rovereto sulla Secchia)[6]. Durante le fasi finali della Seconda guerra mondiale, Angelo Del Boca fu costretto ad arruolarsi nella Repubblica Sociale Italiana al fine di scongiurare l'arresto del padre da parte delle autorità di Salò, che ricorrevano all'arresto dei familiari dei giovani in età di leva per costringerli a unirsi alle file della Repubblica Sociale[7]. Venne quindi inviato in Germania, dove si sottopose all'addestramento e venne assegnato alla 4ª Divisione alpina Monterosa[6]; rientrato in Italia, disertò nell'estate 1944 per unirsi al movimento resistenziale che combatteva le truppe tedesche e i collaborazionisti di Salò, entrando a far parte della 7ª brigata alpina della 1ª divisione Giustizia e Libertà Piacenza. Durante il periodo della guerra conobbe l'infermiera Maria Teresa Maestri[7], che sposò nel 1947 e da cui ebbe i figli Alessandra, Daniela e Davide; dopo la morte di Maria Teresa, s'è sposato con Paola Zoli, da cui nel 1991 è nata Ilaria[8]. I suoi trascorsi nella resistenza vennero poi raccolti nel volume Nella notte ci guidano le stelle, in cui descrive la paura dei rastrellamenti, degli incendi dei paesi, della violenza delle truppe nazi-fasciste, rivelando in un passaggio nel volume tutte le inquietudini di un adolescente: «Combatto non per la Patria ma per rivedere il volto di mia madre»[9]

Nel dopoguerra s'iscrisse al Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP)[7] e iniziò a scrivere libri di memorie (tra cui la raccolta di racconti Dentro mi è nato l'uomo) e articoli giornalistici, divenendo redattore capo del settimanale socialista «Il Lavoratore» di Novara; in seguito divenne inviato speciale della «Gazzetta del Popolo» e del quotidiano «Il Giorno» di Enrico Mattei (direttore Italo Pietra); nel 1981, con l'avvento di Bettino Craxi, Angelo Del Boca decise di abbandonare «Il Giorno» e il Partito socialista italiano[7]. Dopo aver smesso i panni di giornalista e caporedattore, Del Boca si concentrò sullo studio del passato coloniale italiano, che gli ha permesso di scrivere numerosi libri, pubblicati da importanti case editrici come Laterza, Feltrinelli, Bompiani, Neri Pozza e Mondadori, sulla guerra di aggressione fascista di Benito Mussolini in Africa orientale e sulla riconquista della Libia, denunciando per la prima volta l'uso, da parte italiana, dei gas contro i membri della resistenza e le popolazioni africane[7]. Tra il 1976 e il 1984 pubblica la sua opera più importante e famosa, suddivisa in quattro volumi: Gli italiani in Africa orientale, alla quale seguì nel 1986 la storia del colonialismo in Libia descritta nei due volumi Gli italiani in Libia. A queste due importantissime opere seguirono diversi volumi, i più significativi dei quali sono L'Africa nella coscienza degli italiani del 1992; la biografia di Hailé Selassié Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei re del 1995; I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia del 1996. Nel 1998 Del Boca ebbe la possibilità di incontrare nel deserto il dittatore libico Muammar Gheddafi, e il lungo colloquio si tradusse nel volume Gheddafi. Una sfida dal deserto, similmente a quanto gli accadde anni prima, quando ebbe la possibilità di conoscere e stimare il negus Hailé Selassié e di poter accedere ai suoi archivi[10]. Nel 2005 uscì uno dei maggiori successi editoriali, Italiani, brava gente?, in cui vengono narrati i peggiori crimini italiani: dalla soppressione del brigantaggio nel 1861 alla ribellione dei boxer in Cina, dai crimini in Libia ed Etiopia alla guerra d'occupazione nei Balcani ed al vergognoso collaborazionismo della Repubblica Sociale Italiana nelle deportazioni naziste, dimostrando ancora una volta che il mito degl'«italiani brava gente», incapaci di crudeli atrocità, è smentito dalla storiografia[11]. I crimini compiuti dagli italiani in Africa e altrove «e le tragedie che nella nostra storia ci hanno travolto non sono sentite come effetto di una nostra partecipazione», mentre «i cattivi stanno sempre dall'altra parte»; e, secondo Del Boca e molti altri storici, quella dell'italiano brava gente «è un'autoimmagine, un concetto creato da noi stessi. È un mito che nasce nell'immediato dopoguerra».[12]

Nel 2008 ha pubblicato la sua autobiografia Il mio Novecento: biografia di un giornalista e di un intellettuale rigoroso, in cui ripercorre tutta la propria vita intrecciando quella della sua generazione (una generazione che, con gente come lui, ha fatto l'Italia democratica e repubblicana) a quella di tanti uomini in varie aree del mondo[13]. Ultimo importante lavoro in ordine temporale è Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana (con chiaro riferimento nel titolo a un verso della famosa canzone partigiana Fischia il vento), pubblicato da Mondadori nel 2015.

Caso non eccezionale di giornalista diventato storico autodidatta, ha ricevuto (a settantacinque anni compiuti) una laurea honoris causa nel 2002 da parte dell'Università degli studi di Torino, a cui poi si aggiunse anche un analogo riconoscimento da parte dell'università di Lucerna; nel luglio del 2014 anche l'Università di Addis Abeba gli conferì una laurea onorifica in Storia africana[14], rendendo Del Boca il primo italiano e il primo europeo a ottenere tale riconoscimento in Etiopia dopo la Seconda guerra mondiale[10]. Stima che Del Boca ha mostrato, affiancata a una serena critica, nei confronti di Hailé Selassié, imperatore d'Etiopia, nel proprio libro biografico Il Negus, vita e morte dell’ultimo Re dei Re, che Del Boca concluse così: «Qualunque sia il giudizio finale su Hailè Selassiè, la sua figura merita rispetto e considerazione[15]. È impossibile non provare un senso di grande ammirazione e di riconoscenza verso l’uomo che il 30 giugno 1936, dalla tribuna ginevrina della Società delle Nazioni, denunciava al mondo i crimini del fascismo e avvertiva che l’Etiopia non sarebbe stata che la prima vittima di quella funesta ideologia. Per questo suo messaggio, malauguratamente non ascoltato, gli siamo un po' tutti debitori.[16]».

Ricerca storiografica
Dopo un primo fortunato volume del 1965 sulla guerra d'Etiopia, a metà degli anni Settanta, dopo avere smesso la professione d'inviato speciale e di caporedattore, Del Boca si concentrò sullo studio del colonialismo italiano, avviando una poderosa ricerca storiografica che portò alla pubblicazione di quattro volumi dedicati alla colonizzazione italiana dell'Africa orientale, due volumi incentrati sulla conquista della Libia e due ampie biografie su Hailé Selassié e Muʿammar Gheddafi[3]. La ricostruzione complessiva della storia militare e politica italiana in Africa terminò all'incirca a metà degli anni '80; da quel momento anche il panorama degli studi sul colonialismo italiano conobbe significativi mutamenti: spinta dall'interesse suscitato dalla ricerca di Del Boca in ambito accademico, una nuova generazione di storici italiani, ma anche africani ed europei, iniziò a occuparsi della storia dei paesi un tempo dominati dall'Italia[3]; contemporaneamente però, s'aprirono nuove polemiche e dibattiti che acquisirono rilevanza non solo culturale e storiografica, ma soprattutto politica e diplomatica[17].

Nel secondo dopoguerra in Italia vennero profuse pochissime energie per documentare e affrontare il passato coloniale italiano, e ancor meno per accendere il dibattito civile e politico nei confronti delle ex colonie; forse solo Del Boca seppe coniugare il rigore della ricerca alla capacità d'intervento pubblico: negli anni '80 e '90, in particolare, decine e decine di migliaia di lettori e un'ancor più vasta platea televisiva hanno imparato a conoscere e a criticare il passato coloniale italiano[18]. Fino ad allora la memoria degli italiani in Africa era legata soprattutto alle esperienze dirette degl'italiani che effettivamente furono mandati a combattere o che vi si trasferirono per colonizzare i nuovi territori; la maggior parte degli italiani avevano vissuto l'esperienza coloniale solo attraverso la propaganda del regime, che negli anni del dopoguerra fu velocemente dimenticata. Fu Del Boca a riportare in auge la storia coloniale e ad aprire un dibattito fino ad allora non affrontato[19].

Fu tra i primi studiosi italiano a denunciare le atrocità compiute dalle truppe italiane in Libia[20] e in Etiopia, anche col ricorso a bombardamenti aerei terroristici su centri abitati e talora persino coll'impiego d'armi chimiche come iprite, fosgene e arsina contro le truppe combattenti e la popolazione civile; documentò inoltre l'apertura di campi di concentramento per l'internamento di guerriglieri e personalità nemiche e il ricorso alle deportazioni di massa, come avvenne con le popolazioni della Cirenaica. Per le sue denunce Angelo Del Boca è stato per anni contestato dalla stampa conservatrice e dalle associazioni di reduci e di profughi italiani dall'Africa; primo fra tutti il già ministro dell'Africa Italiana Alessandro Lessona, il quale, appena Del Boca iniziò a documentare, alla fine degli anni Sessanta, la storia della campagna d'Etiopia e il ricorso italiano alle armi chimiche, polemizzò con lo storico sostenendo energicamente per il resto della propria vita che l'Italia fascista non aveva mai usato le armi chimiche in Etiopia; per questa sua posizione, Lessona ricevette il sostegno dalla platea ancora abbastanza ampia di reduci e di nostalgici, che, nelle elezioni dell'aprile 1963, gli valse un seggio senatoriale a Firenze per il MSI[21]. Ma solo dalla seconda metà degli anni '80, con la pubblicazione completa dell'opera Gli italiani in Africa orientale, il dibattito si fece più intenso e interessò anche gli ambienti politici. Del Boca ne fece fin da subito le spese: nel 1982 l'Associazione nazionale reduci d'Africa dichiarò di voler portare lo storico in tribunale a causa dei suoi scritti e per la «tutela morale del sacrificio compiuto dagli Italiani in Africa»[22], e sempre in quell'anno la rivista «Il reduce d'Africa» dedicò a Del Boca un articolo ricco di invettive, alle quali affiancò l'invito criminale a chiunque si fosse ritenuto offeso da quanto scritto «a recarsi dai Del Boca vari e provvedere da solo, a propria difesa, a difesa di ciò che fu e fece»[23] In quest'ottica l'opera di ricostruzione storica dei crimini italiani in Africa e di fustigazione del colonialismo italiano ha avuto il merito di incrinare nell'opinione pubblica il mito degl'«Italiani brava gente», vessillo delle destre italiane e degli ambienti neofascisti[22]; opera che però s'è scontrata, secondo Del Boca stesso, anche con la storiografia vicina «agli ambienti conservatori per cui certe cose non si possono dire perché siamo, appunto, "brava gente"»[24].

Di rilievo è la sua polemica del 1995 con il giornalista Indro Montanelli, il quale sosteneva che quello italiano fu un colonialismo mite, portato avanti grazie all'azione d'un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene[25]; in numerosi interventi pubblici, Montanelli negò infatti ripetutamente l'impiego sistematico di armi chimiche da parte dell'aviazione militare italiana in Etiopia[26][27]: tuttavia nel 1996 Montanelli si scusò pubblicamente con Del Boca quando quest'ultimo dimostrò, documenti alla mano, l'impiego di tali mezzi di distruzione[28]. Montanelli basava le proprie tesi sulla testimonianza oculare, ma Del Boca, oltre a dimostrare che l'apparato militare italiano riuscì a mantenere uno stretto segreto sulla guerra chimica grazie all'allontanamento dei giornalisti dal fronte e all'impiego di squadre del servizio per la bonifica del terreno, dimostrò anche come lo stesso Montanelli, durante i primi episodi di impiego delle armi chimiche, era ricoverato in ospedale ad Asmara e che, quando fu dimesso, non tornò più al fronte, per cui non poteva essere considerato attendibile[23]. A confermare definitivamente le parole di Del Boca fu, nel 1996, l'ammissione dell'allora ministro della Difesa generale Domenico Corcione, che riferì al Parlamento dell'impiego di bombe d'aereo e proiettili d'artiglieria caricati a iprite e arsine durante la guerra d'Etiopia[29].

Del Boca ebbe anche il merito di far conoscere diversi crimini di cui si era macchiata l'Italia, come quelli commessi durante la riconquista della Libia a cavallo del 1930, la strage di civili nella capitale Addis Abeba a seguito della rappresaglia scatenata dagli italiani dopo l'attentato al generale Rodolfo Graziani del febbraio 1937, il massacro di monaci copti nella città-convento di Debra Libanòs nel maggio del 1937 – diretto dal gen. Pietro Maletti, ma voluto e rivendicato dallo stesso Graziani – e le famigerate operazioni di «polizia coloniale», con cui si cercò di pacificare con la repressione e il terrorismo le diverse regioni dell'Etiopia. Nel 2010 proprio queste operazioni sono state al centro del saggio di Federica Saini Fasanotti, storica legata agli ambienti della destra cattolica, in Etiopia: 1936-1940. Le operazioni di polizia coloniale nelle fonti dell'esercito italiano; la quale, pur condannando l'aggressione italiana e riconoscendo le molte atrocità commesse dal nostro esercito, cita il telegramma firmato da Graziani il 31 ottobre, in cui il viceré auspicava «larga generosità e perdono» ai guerriglieri, e quindi esprime un giudizio positivo, per la capacità del successore di Graziani, il duca d'Aosta, d'istaurare buoni rapporti con gli etiopici e di combattere la guerriglia in modo efficace; tanto da far pensare che, se non fosse scoppiata la Seconda guerra mondiale, l'insurrezione sarebbe andata scemando fino a esaurirsi. Del Boca si disse d'accordo solo in parte, riconoscendo al duca d'Aosta il merito di aver intrapreso una politica di dialogo con i capi abissini, ma ricorda che non cessarono rappresaglie e l'uso di gas tossici; tanto che la rivolta etiopica contro l'occupante, dopo una flessione, era tornata vigorosa nel 1939. Molto diverso è il parere di Del Boca sul telegramma: «Graziani aveva sulla coscienza massacri spaventosi, come l'eccidio di massa dei monaci copti di Debrá Libanós, e la sua presunta resipiscenza non convince. Ormai era in disgrazia presso Mussolini, a causa degli effetti pessimi della sua politica, e cercava di mettere le mani avanti. Ma non servì, perché venne sostituito poco dopo»[15]. D'accordo con l'analisi di Del Boca si espresse anche lo storico Matteo Dominioni, che descrisse la ricerca della Fasanotti di «stampo neocolonialista», una ricerca che ha posto l'accento sulle crudeltà dei guerriglieri con l'intento di giustificare i crimini commessi da un esercito invasore verso un popolo di «selvaggi» che si opponevano alla gloriosa «missione civilizzatrice» italiana; Dominioni, come Del Boca, non nega che «gli abissini fossero un popolo bellicoso, capace di gesti brutali», ma affermò altresì che in una ricerca storiografica «non ci si può basare solo su documenti italiani» d'epoca fascista: bisogna considerare anche l'altro punto di vista[15].

Dediche
In memoria di Del Boca è stata allestita nell'autunno del 2021, presso il Museo Villa Freischütz di Merano, a cura di Ariane Karbe e Hannes Obermair la mostra «Il mantello etiope» che verte sulla questione coloniale e della restituzione di beni museali appropriati nel contesto della guerra d'Etiopia. La dedica è stata motivata così: «i suoi lavori critici sul periodo coloniale italo-fascista, nonostante forti opposizioni, hanno cambiato permanentemente il profilo storico pubblico, non ultimo anche grazie al loro sguardo empatico, sempre attento all'"altro" e che ha quindi cambiato anche la percezione del "sé"»[30][31].

Fiera Roma riparte con la cooperazione
Ripartire con la Cooperazione Internazionale. Dopo il lungo blocco di attività causato dalla
pandemia da Covid19, l’autunno di ripresa di Fiera Roma vede tra i suoi protagonisti
Codeway, la manifestazione dedicata alla Cooperazione allo Sviluppo Internazionale, che si
svilupperà in due momenti: uno virtuale dall’1 al 3 dicembre 2021 e uno fisico, presso i
padiglioni della fiera capitolina, dal 18 al 20 maggio 2022. Codeway raccoglie il testimone di
Exco2019, sarà il punto di incontro e confronto tra soggetti pubblici, ong e aziende, una
piazza e una piattaforma dove conoscersi, discutere e riflettere, un’opportunità per
affrontare con una visione realmente d’insieme sfide cruciali.
Codeway 2021 Digital Edition, l’appuntamento digitale di dicembre, sarà ideale premessa
dell’edizione 2022: lancerà temi, programmi, progetti e contest che troveranno coronamento
nel maggio successivo. Offrirà una Area Espositiva Virtuale (con stand, video meeting, AV),
una Area Conferenze (Programma Plenaria e Focus Event), una Area Progetti (Consulenza,
finanziamento, partnership) e alcune Aree Business to Development: Topic Tables, B2B, B2C,
B2G. Tra i temi che verranno messi in luce spiccano l’Agenda 2030 e i nuovi paradigmi della
Cooperazione Internazionale (con particolare attenzione al nuovo Bilancio UE 2021-2027
che, tra le diverse misure, dota di ben 79,5 miliardi di euro lo Strumento di vicinato e di
cooperazione internazionale e allo sviluppo), il tema della Transizione ecologica (con
particolare riferimento alle energie rinnovabili e all’economia circolare) oppure il tema della
digitalizzazione. L’evento tornerà poi nel maggio 2022 nella sua presentazione di
tradizionale manifestazione con presenza di espositori, attendees e pubblico.
Codeway raccoglie il testimone di Exco2019 e riparte con la forza di importanti patrocini a
cominciare da quello del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
(Maeci), della Conferenza delle Regioni, dell’Associazione dei comuni italiani (Anci), dell’ICE,
ma anche del mondo del terzo settore e delle aziende.
“Il patrocinio della Farnesina alla prossima edizione di CODEWAY – commenta Marina
Sereni, Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - testimonia il
sostegno che daremo a una fiera dedicata al ruolo del settore privato nella cooperazione allo
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Società soggetta a direzione e coordinamento di Investimenti S.p.A.
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sviluppo. Questo duplice evento può costituire un momento importante di incontro e
collaborazione tra tutti gli attori pubblici, profit e non profit del Sistema della cooperazione”.
Con i suoi due appuntamenti, la manifestazione si propone di creare un percorso virtuoso
verso sostenibilità e crescita, tracciando la nuova roadmap per le imprese sostenibili nella
cooperazione allo sviluppo. Obiettivo ancora più importante alla luce di alcune tendenze
osservate durante la pandemia: “Il Covid, in molti paesi del mondo, a volte ha alimentato fasi
di un crescente ‘sentimento nazionalista’ che in alcuni momenti è sembrato arrivare a
minacciare anche il senso stesso di cooperazione internazionale. Il virus ha spinto qualcuno
a pensare di alzare muri sia in ambito economico che politico culturale. Ma proprio la
pandemia in realtà ci ha dimostrato come viviamo in un mondo sempre più interdipendente
e connesso, e nel quale come ora tutti sembrano riconoscere ‘nessuno si salva da solo’. Tutti
dovremmo aver compreso che il processo di una crescita globale e sostenibile, sia dal punto
di vista sociale che ambientale, è inevitabile perché utile” spiega Wladimiro Boccali,
coordinatore di Codeway. Secondo Boccali, l’aiuto allo Sviluppo non va più visto più come
“opera da anime belle” ma come un “nuovo modello di sviluppo globale”.
“La cooperazione allo sviluppo - aggiunge Pietro Piccinetti, Direttore generale di Fiera Roma
- ha assistito a vari cambiamenti negli ultimi anni. Quello che una volta era unicamente un
quadro bilaterale tra attori e stakeholder tradizionali incorpora, oggi, assieme alla società
civile e alle istituzioni multilaterali, il decisivo coinvolgimento di attori privati. Solo una
cooperazione realmente condivisa, profit e sostenibile può essere la via per una la creazione
di lavoro nei Paesi emergenti. Ciò si realizza anche offrendo nuovi ambiti di azione a tali
Paesi: questi ultimi diventano - nel contempo - beneficiari e motore di uno sviluppo
sostenibile che li vede sempre più protagonisti”. Codeway 2021/2022 intende rilanciare con
forza questi concetti, inserendo la manifestazione sulla scia della nuova legge sulla
Cooperazione (la Legge 125) e andando a concentrarsi in particolare sulla necessità di
creare sinergie tra gli attori della cooperazione, con particolare attenzione al ruolo
dell’impresa profit.
“Un appuntamento fieristico dedicato alla cooperazione allo sviluppo internazionale -
sottolinea Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di commercio Roma-Lazio - è
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strategico per supportare le imprese italiane interessate a inaugurare o incrementare la
propria presenza sui mercati internazionali. In un contesto in cui il settore privato profit è
destinato a giocare un ruolo sempre più centrale e decisivo nella cooperazione
internazionale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, un
appuntamento come Codeway, che fa dialogare aziende, ong e soggetti pubblici, con un
importante sostegno da parte delle istituzioni, rappresenta una vetrina ideale. L’Agenda
2030 definisce il commercio il “motore per una crescita economica inclusiva” e chiede
all’imprenditoria privata di impiegare “creatività e innovazione al fine di trovare una
soluzione alle sfide dello sviluppo sostenibile”: con Codeway vogliamo offrire un supporto al
raggiungimento di questi alti obiettivi”.

LA NUOVA ROADMAP PER LE IMPRESE SOSTENIBILI
NELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO.
La cooperazione allo sviluppo ha assistito a vari cambiamenti negli ultimi anni. Quello che una volta era unicamente un quadro bilaterale tra attori e stakeholder tradizionali incorpora, oggi, assieme alla società civile e alle istituzioni multilaterali,
il decisivo coinvolgimento di attori privati.
Ciò si realizza anche offrendo nuovi ambiti di azione ai Paesi emergenti: questi ultimi diventano - nel contempo - beneficiari e motore di uno sviluppo sostenibile che li vede sempre più protagonisti.

p. 3 _ codeway _ 21_22 | VERSO GLI SDGs 2
CON CODEWAY VERSO GLI SDG’S
EDIZIONE 2020:
IL NUOVO BRAND E LA PANDEMIA
Dopo la conclusione e il successo di EXCO 2019 l’obiettivo principale è divenuto quello di creare un evento che fornisse strumenti di sostegno e stimolo al ruolo delle imprese (pubbliche e del settore privato) nei confronti degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDGs) e delle istituzioni internazionali che operano a loro custodia.
EXCO 2019 IN CIFRE:
45 Paesi,
200 aziende,
6 mila partecipanti, 450 relatori,
73 incontri
La pandemia, nel 2020, ha però messo a dura prova l’economia del mondo, e il settore degli eventi ha saputo reagire e adattarsi alle nuove dinamiche e priorità di distanziamento, digitalizzazione e protezione delle persone.
CODEWAY 2020, tenutosi dal 25 al 27 novembre, attraverso una funzionale piattaforma digitale ha creato un interessante e sfaccettato programma di conferenze e webinar che hanno permesso di mantenere accesa la luce sui settori coinvolti, la discussione e l’attenzione degli attori principali dello sviluppo e della cooperazione internazionale.

p. 5 _ codeway _ 21_22 | NUOVO PERCORSO
2021 - 2022
LA STRUTTURA DEL NUOVO PERCORSO
L’obiettivo principale è creare un evento che fornisca strumenti di sostegno e stimolo al ruolo delle imprese (pubbliche e del settore privato) nei confronti degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDGs)
e delle istituzioni internazionali che operano a loro custodia.
Gli SDG’s, i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile, costituiscono per CODEWAY struttura fondante,
il crocevia centrale del progetto eredità di EXCO 2019.
CODEWAY 2021 e 2022 proseguono quindi quel percorso nuovo, virtuoso, votato all’innovazione per promuovere il sostegno alle azioni di business responsabile, alle prospettive di crescita e occupazione delle giovani generazioni.
Il Percorso si sviluppa attraverso un periodo di tempo che va da Dicembre 2021 a Maggio 2022

p. 6 _ codeway _ 21_22 | FORMAT 2021
I FORMAT
L’evento CODEWAY 2021 costituirà ideale premessa e collegamento con l’edizione 2022 che avrà luogo come manifestazione in presenza.
CODEWAY 2021 DIGITAL EDITION si svolgerà dal 1° al 3 dicembre 2021, in modalità digitale: lancerà temi, programmi, progetti e contest che andranno avanti per completarsi nella edizione 2022. Le sezioni saranno le seguenti:
• Area Espositiva Virtuale (con stand, video meeting, AV)
• Area Conferenze (Programma Plenaria e Focus Event)
• Area Progetti (Consulenza, finanziamento, partnership)
• Aree Business to Development: Topic Tables, B2B, B2C, B2G
CODEWAY 2021 DIGITAL

p. 7 _ codeway _ 21_22 | TEMI 2021
I TEMI DI
SALUTE / SANITÀ AGRICOLTURA / SVILUPPO INFRASTRUTTURE
ACQUA PULITA PER TUTTI ENERGIE E CIRCOLARITÀ FORMAZIONE E FUTURO
CODEWAY 2021 DIGITAL

p. 8 _ codeway _ 21_22 | FORMAT 2022
I FORMAT
L’evento tornerà nel Maggio 2022 nella sua presentazione di tradizionale manifestazione con presenza di espositori, attendees e pubblico. Offrirà le seguenti sezioni:
• Area Espositiva
• Area Conferenze e Seminari Internazionali
• Opportunità d’Investimento e Presentazione Progetti • Aree B2B, B2C e B2G
• Area Competition: Hackathon e Premiazioni
• Mostre e Installazioni Artistiche
CODEWAY 2022

p. 9 _ codeway _ 21_22 | OBIETTIVI 2022
2022
GLI OBIETTIVI
3 giorni di contatti, incontri
e approfondimenti:
una grande opportunità
per il settore della cooperazione internazionale allo sviluppo Ogni giornata sarà dedicata
ad una delle tematiche principali della manifestazione
CODEWAY 2022 permetterà di:
• Far incontrare domanda e offerta
• Dare impulso a nuove opportunità di business
per il settore privato
• Incoraggiare e supportare le buone pratiche
• Favorire sinergie e partnership commerciali
per soluzioni innovative
• Facilitare accordi futuri
• Promuovere la creazione di azioni coordinate
• Allineare le soluzioni del settore privato alle politiche
e alle priorità del settore pubblico
• Consentire un abbinamento positivo di soluzioni
tecnologiche con esigenze concrete
• Promuovere e incoraggiare la formazione
dei futuri player della cooperazione allo sviluppo
• Ispirare lo sviluppo sostenibile

p. 10 _ codeway _ 21_22| GLI ATTORI
GLI ATTORI
DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Unione e Parlamento Europeo / Agenzie delle Nazioni Unite / Istituzioni Internazionali / Governi / Ministeri /
Agenzie di Sviluppo / Regioni ed Enti Locali /
Camere di Commercio / Università e Centri di Ricerca
Imprese / Banche commerciali /
Fondi di Investimento / Fondi pensione / Cooperative
ONG / Organizzazioni per il commercio equo e solidale / Organizzazioni della finanza etica e del micro
credito internazionale allo sviluppo /
Organizzazioni della società civile / Fondazioni /
Fondi ad impatto sociale / Aziende del quarto settore / Organizzazioni e Associazioni di comunità di immigrati / Sindacati
ISTITUZIONI
SETTORE PRIVATO
NON-PROFIT & ATTORI DI IMPATTO SOCIALE

p. 11 _ codeway _ 21_22 | I VISITATORI
I VISITATORI
Il pubblico della cooperazione internazionale
• Professionisti e buyer dall’Italia, Europa, Africa e resto del Mondo.
• Volontari e operatori della cooperazione internazionale, rappresentanze diplomatiche, associazioni di professionisti e mondo accademico.
• Aziende Studenti, Associazioni di Categoria.

p. 12 _ codeway _ 21_22| PATRONAGE 19_20
PATRONAGE 2019 / 2020
Portfolio

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“Il governo italiano ha deciso di ridurre il peso dell’embargo adottato in gennaio contro l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Con una mossa condivisa da Palazzo Chigi e il ministero della difesa, il Ministero degli Esteri con una brevissima nota…ha comunicato alle aziende che avevano già permessi di esportazione verso Riad e Abu Dhabi che il ‘congelamento’ di gennaio è stato revocato… Non era stata calcolata la reazione furiosa dei dirigenti di Arabia Saudita ed Emirati”

 

RE AF Pagni: “La tempesta perfetta si è abbattuta sui costi dell’energia, per imprese e cittadini. E non risparmia nessuna regione del mondo. Ha fatto il suo esordio in Asia, la macro-area che per prima è uscita dall’emergenza Covid-19, riavviando a pieno regime i motori delle sue economie emergenti. Risultato: un’impennata dei costi delle materie prime, sprofondate ai minimi storici durante il lockdown. Quando il successo delle campagne vaccinali si è esteso agli Stati Uniti prima e all’Europa subito dopo, i prezzi del petrolio e, soprattutto, del gas naturale, sono volati oltre i livelli raggiunti prima della pandemia. Un movimento dei prezzi che si inserisce nel pieno della transizione energetica dichiarata da tutte le grandi potenze…con i prezzi dei diritti della Co2, a loro volta ai massimi di sempre, costi ribaltati su tutta la filiera energetica fino ai consumatori…Per paradosso, sono proprio le politiche per il contenimento delle temperature a causare un aumento dei costi dell’energia. Sempre la settimana scorsa, le quotazioni per i permessi della CO2 (i diritti a inquinare), che ogni anno vengono messi all’asta dai singoli Stati e destinati alle aziende energivore, hanno raggiunto il nuovo massimo storico a 58 dollari per ogni tonnellata di Co2…Quello che un tempo veniva definito ‘oro nero’ gioca una partita a parte. E’ vero che i prezzi sono tornati ai massimi da sette anni, ma il greggio sarà centrale nella politica dei trasporti solo per un decennio ancora e poi sarà destinato a giocare un ruolo sempre più marginale…”

 

RE Siniscalco: “Il prezzo del petrolio greggio ha superato i 75 dollari al barile, il triplo rispetto al minimo toccato a marzo del 2020, quando eravamo in piena pandemia. Il cartello dei produttori, i 13 Paesi Opec più altri 10 grandi Stati, che aveva tagliato la produzione fino al 20% in quel periodo non ha trovato l’accordo per aumentare nuovamente la produzione, invertendo quel taglio…Questo scenario è determinato dalla ripresa impetuosa di Cina e Stati Uniti, ma anche da una profonda divergenza di interessi tra Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Unti, tradizionali alleati nell’Opec e nell’area del Golfo. Il mercato petrolifero, a differenza dei mercati di molte materie prime, non è infatti concorrenziale: la distribuzione geografica delle riserve e la costituzione dell’Opec, negli anni Sessanta, gli hanno conferito una struttura oligopolistica, se pure con una frangia competitiva…Gli impatti sui Paesi consumatori sono però notevoli. Si manifestano nelle tasche dei cittadini, attraverso i prezzi al consumo di carburanti ed energia…”

 

RE AF Castelletti. “…Se la Russia si è dimostrata più resiliente di altri allo shock della pandemia non è stato perché si è finalmente diversificata o liberata dalla corruzione, ma perché ha una lunga esperienza di isolamento. Da quando nel 2014 la Russia ha annesso la penisola ucraina di Crimea e l’Occidente ha imposto sanzioni a Mosca e Mosca ha risposto con controsanzioni all’Occidente, il Cremlino ha costruito un ‘fortezza fiscale’ per rendere la Federazione impermeabile al potenziale assedio delle misure straniere o alle fluttuazioni dei prezzi del petrolio. Una fortezza che si fonda sulle più grandi riserve di oro e valuta estera del mondo…Così costruita, la fortezza russa resiste agli urti esterni, ma all’interno genera stagnazione e alimenta un pericoloso malcontento in vista delle sempre più vicine legislative di settembre. La Russia è più povera di quanto dovrebbe essere. Il Pil pro capite oggi è il 30% in meno rispetto al 2013. Il suo tasso di crescita medio annuo dal 2014 è stato un misero 0,6%, un quinto della media globale…Come se non bastasse, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e l’indebolimento del rublo l’anno scorso hanno fatto schizzare l’inflazione del 4,9% rispetto al 2019…L’inflazione non è l’unico fattore a esercitare un’ulteriore pressione sul calo del tenore di vita dei russi. Nel primo trimestre 2021 il reddito disponibile reale è crollato del 3,6%...”

 

RE Nigro: “Il governo italiano ha deciso di ridurre il peso dell’embargo adottato in gennaio contro l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Con una mossa condivisa da Palazzo Chigi e il ministero della difesa, il Ministero degli Esteri con una brevissima nota…ha comunicato alle aziende che avevano già permessi di esportazione verso Riad e Abu Dhabi che il ‘congelamento’ di gennaio è stato revocato. A questo punto le prime ad essere sbloccate saranno le consegne dei ricambi per aerei MB339 della pattuglia acrobatica degli Emirati…La decisione della Farnesina è il primo tentativo italiano di frenare la crisi politica nata fra Italia e Emirati dopo la decisione di gennaio del governo Conte di bloccare le vendite già autorizzate…Non era stata calcolata la reazione furiosa dei dirigenti di Arabia Saudita ed Emirati…”

 

RE Vernetti: “…Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite era stato chiaro: ‘In Tigray si stanno compiendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità, con l’uso sistematico degli stupri di massa come arma di guerra per umiliare, terrorizzare e traumatizzare un’intera popolazione’. Se a ciò aggiungiamo le azioni compiute dall’esercito etiope sotto il comando del presidente Abiy Ahmed e delle forze eritree del dittatore Isaia Afewerki, per distruggere silos e raccolti agricoli, serbatoi d’acqua, scuole e ospedali, ci rendiamo conto di quanto siano elevati i rischi di un nuovo genocidio nel continente africano…il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha ancora adottato fin qui alcun provvedimento significativo in grado di promuovere un’iniziativa politica, diplomatica e, eventualmente militare, in grado di evitare un nuovo genocidio…La dottrina della responsabilità di proteggere per essere implementata deve mettere nelle condizioni la comunità internazionale di poter limitare la sovranità di uno stato quando al suo interno vengono compiuti crimini contro l’umanità…Luigi Einaudi lo scrisse chiaramente quasi cent’anni fa: ‘la sovranità nazionale è un vero e proprio idolo immondo…’

 

CdS Bibl Dal rosso al nero. Cento anni di socialisti e comunisti passati alla destra, Ed. Franco Angeli

Mieli: “L’Europa tra le due guerre mondiali ebbe un sistema di vasi comunicanti che indusse un’infinità di personaggi a transitare dalla sinistra, anche estrema, alla destra fascista o parafascista…Ma il caso più rilevante (e anche più singolare) è senza alcun dubbio quello di Gustave Hervé che fu da giovane un fervente socialista, nemico di ‘ogni guerra’ al punto che si firmava con lo pseudonimo ‘sans-patrie’…La giravolta militarista porterà Hervé alla rottura con i compagni della precedente esperienza rimasti antimilitaristi…”


“Il governo italiano ha deciso di ridurre il peso dell’embargo adottato in gennaio contro l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Con una mossa condivisa da Palazzo Chigi e il ministero della difesa, il Ministero degli Esteri con una brevissima nota…ha comunicato alle aziende che avevano già permessi di esportazione verso Riad e Abu Dhabi che il ‘congelamento’ di gennaio è stato revocato… Non era stata calcolata la reazione furiosa dei dirigenti di Arabia Saudita ed Emirati”

 

RE AF Pagni: “La tempesta perfetta si è abbattuta sui costi dell’energia, per imprese e cittadini. E non risparmia nessuna regione del mondo. Ha fatto il suo esordio in Asia, la macro-area che per prima è uscita dall’emergenza Covid-19, riavviando a pieno regime i motori delle sue economie emergenti. Risultato: un’impennata dei costi delle materie prime, sprofondate ai minimi storici durante il lockdown. Quando il successo delle campagne vaccinali si è esteso agli Stati Uniti prima e all’Europa subito dopo, i prezzi del petrolio e, soprattutto, del gas naturale, sono volati oltre i livelli raggiunti prima della pandemia. Un movimento dei prezzi che si inserisce nel pieno della transizione energetica dichiarata da tutte le grandi potenze…con i prezzi dei diritti della Co2, a loro volta ai massimi di sempre, costi ribaltati su tutta la filiera energetica fino ai consumatori…Per paradosso, sono proprio le politiche per il contenimento delle temperature a causare un aumento dei costi dell’energia. Sempre la settimana scorsa, le quotazioni per i permessi della CO2 (i diritti a inquinare), che ogni anno vengono messi all’asta dai singoli Stati e destinati alle aziende energivore, hanno raggiunto il nuovo massimo storico a 58 dollari per ogni tonnellata di Co2…Quello che un tempo veniva definito ‘oro nero’ gioca una partita a parte. E’ vero che i prezzi sono tornati ai massimi da sette anni, ma il greggio sarà centrale nella politica dei trasporti solo per un decennio ancora e poi sarà destinato a giocare un ruolo sempre più marginale…”

 

RE Siniscalco: “Il prezzo del petrolio greggio ha superato i 75 dollari al barile, il triplo rispetto al minimo toccato a marzo del 2020, quando eravamo in piena pandemia. Il cartello dei produttori, i 13 Paesi Opec più altri 10 grandi Stati, che aveva tagliato la produzione fino al 20% in quel periodo non ha trovato l’accordo per aumentare nuovamente la produzione, invertendo quel taglio…Questo scenario è determinato dalla ripresa impetuosa di Cina e Stati Uniti, ma anche da una profonda divergenza di interessi tra Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Unti, tradizionali alleati nell’Opec e nell’area del Golfo. Il mercato petrolifero, a differenza dei mercati di molte materie prime, non è infatti concorrenziale: la distribuzione geografica delle riserve e la costituzione dell’Opec, negli anni Sessanta, gli hanno conferito una struttura oligopolistica, se pure con una frangia competitiva…Gli impatti sui Paesi consumatori sono però notevoli. Si manifestano nelle tasche dei cittadini, attraverso i prezzi al consumo di carburanti ed energia…”

 

RE AF Castelletti. “…Se la Russia si è dimostrata più resiliente di altri allo shock della pandemia non è stato perché si è finalmente diversificata o liberata dalla corruzione, ma perché ha una lunga esperienza di isolamento. Da quando nel 2014 la Russia ha annesso la penisola ucraina di Crimea e l’Occidente ha imposto sanzioni a Mosca e Mosca ha risposto con controsanzioni all’Occidente, il Cremlino ha costruito un ‘fortezza fiscale’ per rendere la Federazione impermeabile al potenziale assedio delle misure straniere o alle fluttuazioni dei prezzi del petrolio. Una fortezza che si fonda sulle più grandi riserve di oro e valuta estera del mondo…Così costruita, la fortezza russa resiste agli urti esterni, ma all’interno genera stagnazione e alimenta un pericoloso malcontento in vista delle sempre più vicine legislative di settembre. La Russia è più povera di quanto dovrebbe essere. Il Pil pro capite oggi è il 30% in meno rispetto al 2013. Il suo tasso di crescita medio annuo dal 2014 è stato un misero 0,6%, un quinto della media globale…Come se non bastasse, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e l’indebolimento del rublo l’anno scorso hanno fatto schizzare l’inflazione del 4,9% rispetto al 2019…L’inflazione non è l’unico fattore a esercitare un’ulteriore pressione sul calo del tenore di vita dei russi. Nel primo trimestre 2021 il reddito disponibile reale è crollato del 3,6%...”

 

RE Nigro: “Il governo italiano ha deciso di ridurre il peso dell’embargo adottato in gennaio contro l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Con una mossa condivisa da Palazzo Chigi e il ministero della difesa, il Ministero degli Esteri con una brevissima nota…ha comunicato alle aziende che avevano già permessi di esportazione verso Riad e Abu Dhabi che il ‘congelamento’ di gennaio è stato revocato. A questo punto le prime ad essere sbloccate saranno le consegne dei ricambi per aerei MB339 della pattuglia acrobatica degli Emirati…La decisione della Farnesina è il primo tentativo italiano di frenare la crisi politica nata fra Italia e Emirati dopo la decisione di gennaio del governo Conte di bloccare le vendite già autorizzate…Non era stata calcolata la reazione furiosa dei dirigenti di Arabia Saudita ed Emirati…”

 

RE Vernetti: “…Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite era stato chiaro: ‘In Tigray si stanno compiendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità, con l’uso sistematico degli stupri di massa come arma di guerra per umiliare, terrorizzare e traumatizzare un’intera popolazione’. Se a ciò aggiungiamo le azioni compiute dall’esercito etiope sotto il comando del presidente Abiy Ahmed e delle forze eritree del dittatore Isaia Afewerki, per distruggere silos e raccolti agricoli, serbatoi d’acqua, scuole e ospedali, ci rendiamo conto di quanto siano elevati i rischi di un nuovo genocidio nel continente africano…il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha ancora adottato fin qui alcun provvedimento significativo in grado di promuovere un’iniziativa politica, diplomatica e, eventualmente militare, in grado di evitare un nuovo genocidio…La dottrina della responsabilità di proteggere per essere implementata deve mettere nelle condizioni la comunità internazionale di poter limitare la sovranità di uno stato quando al suo interno vengono compiuti crimini contro l’umanità…Luigi Einaudi lo scrisse chiaramente quasi cent’anni fa: ‘la sovranità nazionale è un vero e proprio idolo immondo…’

 

CdS Bibl Dal rosso al nero. Cento anni di socialisti e comunisti passati alla destra, Ed. Franco Angeli

Mieli: “L’Europa tra le due guerre mondiali ebbe un sistema di vasi comunicanti che indusse un’infinità di personaggi a transitare dalla sinistra, anche estrema, alla destra fascista o parafascista…Ma il caso più rilevante (e anche più singolare) è senza alcun dubbio quello di Gustave Hervé che fu da giovane un fervente socialista, nemico di ‘ogni guerra’ al punto che si firmava con lo pseudonimo ‘sans-patrie’…La giravolta militarista porterà Hervé alla rottura con i compagni della precedente esperienza rimasti antimilitaristi…”

 

 

“In teoria il decreto Dignità prevedeva, tra le altre cose, la restituzione degli incentivi ricevuti dalle imprese che delocalizzavano. La teoria è giusta, ma in pratica quante imprese hanno cambiato i loro propositi di delocalizzazione? Zero. Non si fa la rivoluzione in via di principio e men che meno con una legge inefficace”

 

RE Di Feo: “…L’Afghanistan sta rapidamente precipitando nel baratro di un conflitto civile: il peggiore degli scenari, forse più nefasto di una vittoria dei talebani…Nel giro di mesi, le vallate afgane potrebbero popolarsi di campi d’addestramento e centrali operative, dove pianificare attentati in tutto il mondo praticamente senza correre rischi. Pechino, Mosca, Teheran, Nuova Delhi e persino Islamabad sono molto preoccupate per questa minaccia, che potrebbe riversare il terrore nei loro confini: i pachistani stanno velocemente completando una barriera sulla frontiera afgana, un reticolato lungo più di duemila chilometri con sensori per controllare i movimenti e fortini presidiati da commandos. Ma anche l’Occidente ha da temere. In tutto il Paese non resterà una sola struttura della Nato e non ce ne saranno più nemmeno negli Stati confinanti. L’intelligence americana non avrà più uomini sul campo, né alleati affidabili: potrà contare solo su droni spia e aerei da ricognizione basati a migliaia chilometri di distanza. Insomma, quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è la nascita di una colossale sorgente di instabilità globale…”

 

RE Mania: “Il governo scende in campo sui casi Gkn e Gianetti, le due aziende controllate da gruppi stranieri che nei giorni scorsi hanno licenziato in tronco i propri dipendenti, 422 la prima, 152 la seconda…Entrambe sono imprese di componentistica per l’auto. Settore nel quale è in atto un processo di profonda trasformazione/riconversione, in particolare sull’elettrico. Gkn ha spiegato che la crisi nello stabilimento di Campi Bisenzio è strutturale e ‘non più sostenibile’. Di qui la decisione di licenziare anziché contrattare una riduzione della produzione e del personale…I sindacati pressano perché l’esecutivo costringa i due gruppi a ritirare i licenziamenti e ad aprire una trattativa. Nello stesso tempo guardano con grande preoccupazione alla concorrenza che i Paesi dell’Europa dell’Est (dall’Ungheria alla Polonia) stanno esercitando nei confronti degli altri partner, con politiche fiscali molto favorevoli alle imprese che decidono di delocalizzare nei loro territori…”

 

RE Bentivogli: “…In teoria il decreto Dignità prevedeva, tra le altre cose, la restituzione degli incentivi ricevuti dalle imprese che delocalizzavano. La teoria è giusta, ma in pratica quante imprese hanno cambiato i loro propositi di delocalizzazione? Zero. Non si fa la rivoluzione in via di principio e men che meno con una legge inefficace. Le direzioni aziendali di Gkn e Gianetti si sono comportate in modo indecente e bene ha fatto il sindacato a denunciarlo. Calma, nessuno vuole rimettere in discussione l’articolo 5 della Costituzione, ma fare impresa implica un’assunzione di responsabilità verso il territorio, le lavoratrici e i lavoratori…”

 

CdS Marro: “Sì a un accordo internazionale su una carbon tax che arrivi gradualmente fino a 75 dollari per tonnellata di emissione di CO2. No invece a un meccanismo di aggiustamento fiscale alle frontiere come quello che vorrebbe l’Unione europea, perché ‘meno efficiente e più protezionistico’. Questa la posizione della direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, nella conferenza sul cambiamento climatico che ha chiuso il G20 economico di Venezia…Il Fondo monetario ritiene che sarebbe sufficiente un accordo tra i Paesi del G20 su una carbon tax da applicare uniformemente per raggiungere gli obiettivi di Parigi di riduzione delle emissioni, visto che i primi 20 Paesi del globo rappresentano quasi tutto il Pil mondiale…”

Federica Bifulco 

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