Intervento di Antonio Malaschini
Antonio Malaschini. Grazie per la troppo generosa presentazione.
Entro subito nel merito della questione.
Il mio libro si chiama "Come si governa la Cina" che non è una esortazione ma vuole essere una descrizione naturalmente. A questa domanda normalmente si risponde sempre: in Cina governa il partito, è stato ricordato. È semplicemente questo però uno spostare la domanda. Perché non ci si chiede allora come si governa il partito, quali sono i rapporti interni al partito, i rapporti del partito con le istituzioni; e quindi bisogna di nuovo riesaminare la situazione.
Una premessa: quando noi parliamo di Cina - sono il primo a farlo - ci portiamo dietro un bagaglio culturale fatto di 2,3000 anni di esperienza politologica, sociale, culturale e così via.
La Cina - è stato ricordato - è un grande Paese, è un Paese con una tradizione più che millenaria, probabilmente precedente alla nostra, specialmente in alcuni aspetti dell'organizzazione dello Stato.
I nostri concetti quindi vanno visti con una certa cautela e non possono essere rapportati immediatamente all'esperienza cinese.
Faccio soltanto un esempio del tutto evidente: la Cina non è un Paese democratico. È vero. Ma allora dobbiamo esaminare un concetto di democrazia che nasce in Grecia, si applica in Grecia con Pericle per non più di 20, 30 anni; scompare, va sotterraneo a parte qualche illuminato autore; riappare verso la fine del Settecento in circoli ristrettissimi in Gran Bretagna; riappare dopo la Rivoluzione francese dell'800 in Occidente; riappare verso la seconda metà dell'800.
Da noi non dimentichiamo che dal '47 esiste il suffragio universale e che viene applicato.
E non dimentichiamo altresì che la democrazia non è soltanto il sistema elettorale, il voto, l'eguaglianza dei cittadini davanti all'espressione del voto: la democrazia è la separazione dei poteri, il controllo dei poteri l'uno con l'altro, la libertà personale, libertà di stampa, la libertà economica.
Sono tutta una serie di cose che però sono il frutto della elaborazione occidentale del modello politico nel quale viviamo per cui quando si dice che in Cina non c'è la democrazia, è verissimo; in Cina non c'è democrazia. Ci sono altre cose.
L'errore - come diceva Napoleone - di portare la democrazia con le baionette negli altri Paesi va evitato. L'hanno fatto anche recenti presidenti americani, francesi e così via.
Dobbiamo renderci conto che il modello culturale cinese, come modello asiatico, di Hong Kong, il modello di Singapore, il modello giapponese, in parte il modello indiano partono da presupposti assolutamente diversi.
È stato prima citato Confucio. Non è banale fare riferimento a Confucio quando si parla di Cina.
Tutti lo fanno ma hanno una ragione. Il Confucianesimo è la base di quelli che sono i cosiddetti valori asiatici. Di essi se ne è riparlato verso la fine del Novecento, nel momento in cui si voleva caratterizzare l'impulso delle tigri asiatiche, tra le quali veniva annoverata anche la Cina, stavano dando alla loro economia.
Quali sono i valori asiatici allora? Innanzitutto la subordinazione degli interessi individuali al gruppo di appartenenza.
Non voglio dare giudizi, specialmente di valore morale politici o culturali - è così - accompagnati - sto leggendo una parte del libro - dalla disciplina, dal rispetto delle gerarchie familiari e sociali, dalla spinta al proprio miglioramento in campo educativo e professionale, dalla ricerca dell'eccellenza nella sovranità, nel prevalere dei diritti rispetto ai doveri.
Anche qui non voglio dare un giudizio e quindi dare un rapporto diverso con l'autorità rispetto al prevalere dei valori individuali che tutta la nostra cultura - dalla Grecia a Roma al Cristianesimo all'individualismo, al liberalismo - hanno sempre considerato come il punto di riferimento nell'analisi dei problemi politici, sociali, politici.
In Cina - potremmo discutere ore su questo - l'individuo è subordinato alle gruppo. E questo spiega anche la delicatezza con la quale vanno applicati i concetti di libertà, uguaglianza e democrazia nell'analizzare - non dico giudicare - i problemi cinesi.
Qual è il criterio allora di "giudizio" ? E anticipo le conclusioni del libro altrimenti starei a parlare per ore...
Il giudizio sull'esperienza cinese e asiatica nasce da un concetto sviluppato anch'esso in Occidente. L'output come autolegittimazione.
La legittimazione del sistema politico deriva dal suo output, dai suoi risultati, da quello che produce per il cittadino.
E allora questi autori dicono: non possiamo giudicare la Cina in base a criteri del processo democratico - metodo con il quale io raggiungo certi risultati ma in base ai risultati stessi - tralasciando - e anche qua potremmo andare molto avanti - poi l'evidente critica al criterio basato sull'output: quando questo output non c'è più, come cambio questo output ?
In Occidente diciamo che eleggo qualcuno diverso. In Cina questo non accade.
Però non dimentichiamo le radici culturali profondamente diverse che i nostri metri di giudizio debbono tener conto quando esaminano una realtà come quella della Cina.
Abbiamo detto: benissimo in Cina comanda il partito. La visione che si ha del partito è del monolite; una struttura talmente forte da riuscire ad imporsi su tutto, sulle istituzioni - formalmente è esatto - diverse da quelle del partito. Esiste una Costituzione del Paese ed esiste una Costituzione del partito. Formalmente sono assolutamente diverse.
Il partito in Cina non è una struttura monolitica ma non lo è esistita in tutta la storia dei partiti.
Lo dimostra per la Cina proprio il susseguirsi dei contrasti, delle lotte, dei massacri. Ce ne parlerà tra poco Lupis.
La struttura del partito si differenzia per diverse ragioni: la prima è che nel partito sono molto più forti che da noi le ripartizioni dovute alle generazioni che si succedono nel partito, che non è soltanto un fatto di età; è che ogni generazione è portatrice di una propria visione della politica, del benessere sociale, degli obiettivi da raggiungere e cerca comprensibilmente di trasmettere questa propria visione agli altri, a quelli che verranno dopo di loro.
Normalmente - non ve le sto ad elencare - si dice che in Cina sono presenti 5 generazioni. La prima generazione è quella di Mao, poi quella di Deng, la più importante probabilmente è la terza generazione degli ingegneri - chiamiamoli così - che dopo Deng, hanno consentito per molti anni al segretario del partito Jiang Zemin dal 1989 al 2002, di realizzare quello che viene chiamato il miracolo economico cinese.
Le generazioni successive sono quelle di Hu Jintao che all'inizio seguiva il processo di modernizzazione di Deng che successivamente ha affievolito questa sua spinta per andare verso quella che con Xi Jinping è di nuovo una generazione - è un eufemismo - fortemente autoritaria e che negli ultimi anni dopo il Congresso del 2017 ha accentuato questi suoi caratteri di governo fortemente autoritari. L'importanza delle generazioni della politica del partito cinese è dimostrata dall'esistenza per un certo numero di anni di una cosa che veniva chiamata "Commissione centrale di consultazione", di cui facevano parte i vecchi dirigenti del partito, vecchi dirigenti non rottamati ma che nelle conferenze annuali che in genere precedevano durante l'estate i congressi del partito, le riunioni dell'assemblea Nazionale e così via avevano una influenza assoluta nella definizione delle politiche e nella scelta di coloro che le politiche avrebbe portato avanti.
Non c'è più la Commissione centrale di consultazione ma l'influenza degli anziani nel partito è ancora assai forte. Accanto a questa divisione, la divisione all'interno del partito di cui si parla più frequentemente è quella tra i cosiddetti princìpini e la lega della gioventù comunista. I principini sono considerati - nella terminologia normale - i figli della dirigenza del partito ma non è soltanto un fatto dinastico; è che la dirigenza del partito finora ha sempre rappresentato le province più avanzate, delle province della costa, dell'Est; là si è sviluppato il partito negli anni '20, si è sviluppato negli anni '30, la lunga marcia ha avuto luogo da quelle parti, gli sviluppi economici sono sviluppati là.
Quindi si tratta non soltanto più di dinastia ma di radicamento sociale, politico e culturale molto forte che chiaramente privilegia chi succede alle diverse cariche del partito.
A questa si contrappone la lega della gioventù comunista che è diffusa - diversamente dalla componente che abbiamo esaminato finora - di essa fanno parte circa 90 milioni di persone.
I ragazzi cinesi tra i 14 ed i 28 anni hanno quasi il dovere di provare ad iscriversi alla lega.
Non è un percorso facile, come non è facile il processo vedremo tra brevissimo di iscrizione al partito. Anche su questo non mi voglio soffermare ma è un canale della formazione della classe dirigente estremamente interessante.
Oltre questo ci sono altre caratteristiche che non danno del Partito una visione democratica. È evidente che province è più sviluppate come quelle costiere avranno problemi diversi dalle province dell'interno per cui sotto un profilo di politica economica, finanziaria, dell'assistenza, ci saranno gruppi diversi di pressione interni che fanno riferimento alle province; esse sono fatte da 400 milioni di persone, quindi è un concetto che ha una sua forza di rappresentanza.
Poi all'interno del partito le forze fanno riferimento alla burocrazia, alle aziende di Stato, quindi è un concetto che ha una sua forza di rappresentanza. C'è la componente ideologica naturalmente tra chi è più favorevole ad un'apertura economica e chi invece vuole - come sta accadendo nell'ultimo periodo - ribadire l'importanza della componente e della guida ideologica anche sullo sviluppo economico e poi c'è la componente dell'esercito.
I dati statistici sono assai interessanti: tra le varie componenti dell'assemblea nazionale e del partito l'esercito ha diritto ad un numero di rappresentanti assolutamente sproporzionato rispetto alla componente complessiva, ancora superiore a quello della più grande delle province dell'assemblea nazionale, il che dà all'esercito una luce molto forte all'interno della struttura di governo cinese.
Anche su questo devo correre: come si diventa membri del partito? E' un processo di fortissima selezione, specialmente nell'ultimo periodo. Normalmente vengono accolte le domande di uno su dieci. Il processo inizia con una richiesta presentata nel proprio luogo di lavoro, di studio, nelle proprie ripartizioni territoriali; deve essere presentata da due persone, accompagnata da una relazione. C'è uno scrutinio lunghissimo che coinvolge i propri familiari, colleghi di lavoro, i superiori, portato avanti sia dalla struttura di partito alla quale scrivere collettivamente. C'è poi un assessment fatto collettivamente, se lo si supera c'è un anno di prova. Al termine dell'anno di prova c'è un ulteriore accertamento un'ulteriore un momento di confronto assai difficile perché vengono esaminati insieme, in un'unica riunione, tutti i potenziali candidati: quindi mors tua vita mea.
Si cerca di mettere in evidenza i punti deboli della candidatura dell'uno e dell'altro soggetto; quindi certamente c'è un giudizio basato - lo do per scontato - sulla conformità ideologica di chi vuol essere iscritto al partito alla corrente linea del partito. Mi preme sottolineare che è assai importante anche il criterio di valutazione dei meriti della persona.
Soltanto per trattare il senso di questa affermazione dopo l'ultimo congresso del partito ai nuovi iscritti il 42,8 per cento degli iscritti aveva un diploma o una laurea e grandissima parte degli iscritti - anche qua oltre il 40% - era composto di giovani al di sotto dei 35 anni. Quindi è un sistema che riesce ad intercettare le eccellenze che si conformano ad un certo modo di vedere la politica.
E allora qual è il rapporto di questa struttura così forte con lo Stato, con le istituzioni che - ripeto - essitono ?
Io non parlo ma è tutto un processo ben articolato a livello centrale: Governo, la magistratura e la Procura Generale e così via.
E' un rapporto che inizialmente si poteva definire un rapporto di controllo, successivamente un rapporto di parallelismo; attualmente è l'ultimo discorso Xi Iinping è quasi un discorso di integrazione.
Faccio un esempio perché spiegare la realtà cinese in 10 minuti è un pochino complicato.
Il partito attraverso il comitato centrale ha una serie di strutture del partito presiedute dal comitato centrale che sono esattamente parallele - parallelismo di cui parlavo prima - alle corrispondenti strutture di governo.
Adesso soltanto brevemente come si chiamano alcune strutture.
Alcune commissioni del comitato centrale, parallele ad alcuni campi di intervento normali per noi dello Stato: tutte queste commissioni sono presiedute da Xi Jinping, il vicepresidente di tutte queste commissioni è Li Keqiang che è Presidente del Consiglio ed è il vice di Xi Jinping.
Abbiamo una commissione per la finanza e l'economia, una commissione per gli affari esteri, una commissione per la sicurezza nazionale, cyber security e informatizzazione, una commissione per l'integrazione del settore militare e quello civile; una commissione del controllo contabile, una commissione delle riforme - se n'è fatto riferimento poco fa - che è il vero motore della ispirazione della politica cinese in tutti i settori.
Tutte queste commissioni sono presiedute da Xi Jinping, sono parallele a grandi settori di sviluppo e di articolazione dello Stato e prevalgono nel modo più assoluto.
Per dimostrare questa prevalenza riporto soltanto un esempio: c'è un altro dipartimento-organizzazione del partito - anche qua nominato dal comitato centrale preceduto da esponenti autorevoli del partito, che si chiama dipartimento organizzazione.
Una ricerca del Financial Times qualche anno fa sul la struttura del partito - ha precisato che negli Stati Uniti un equivalente del Dipartimento di organizzazione - inizia la citazione - sovrintenderebbe alla nomina dei governatori e dei deputati di tutti i singoli stati, sindaci nelle maggiori città, dei capi dell'agenzia di regolazione - dalla Consob all'antitrust, della dirigenza di società come General electric e delle 50 restanti maggiori società, giudici della Corte suprema, degli editori del New York Times, Washington journal, tante volte giornale Washington Post e dei presidenti dell'università di Yale, Harvard, delle altre maggiori dei responsabili di fondazione Brook execution, e qui mi fermo.
Questa commissione del partito, dipartimento organizzazione del partito, oltre ad avere il compito proprio di guidare la struttura per partito, guida di fatto la struttura dello Stato.
Ultima caratteristica del partito sono guida del partito un rapporto con le istituzioni sono i cosiddetti gruppi ristretti di guida. Non esiste un equivalente nella cultura occidentale e nella struttura di governo occidentale.
Si tratta di gruppi nominati ad hoc sempre dal comitato centrale del partito per l'esame che se ne possono fregare la ripartizione delle competenze istituzionali di tutte le norme che disciplinano una qualche materia ed il cui ruolo è di trovare risposta all'output e dare risultati.
Faccio soltanto un esempio: la Cina prima fino a poche ritardo dai microchip.
Dipendeva ancora in parte cioè dipendeva assolutamente da tecnologia americana è stata costituita
Questa gruppo ristretto ha messo insieme le competenze del ministero della ricerca e dell'Istruzione, dell'industria, del commercio e della sicurezza pubblica ed ha dato dei risultati. (Applausi)
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