L’APPROVAZIONE DEL DL. 161/2023: SULLE ORME DEL PENSIERO DI MATTEI

di Alessandra Di Giovambattista

 

All’inizio dell’anno, la seconda legge emanata dal nostro Parlamento – la legge n. 2 del 10 gennaio 2024 (legge di conversione del Decreto legge n. 161 del 15 novembre 2023) - è stata quella relativa al partenariato tra Italia ed alcuni Stati dell’Africa per incentivarne lo sviluppo e le relazioni commerciali, attraverso investimenti e trasferimento di conoscenze. Si è quindi definito il cosiddetto piano “Mattei” che consta di cinque pilastri: agricoltura, energia, acqua, istruzione e salute. Tra i diversi obiettivi della legge vi sono anche quelli strettamente nazionali, che potrebbero segnare un vantaggio economico e sociale per il nostro Paese. In particolare si pensi: alle necessità energetiche che potrebbero essere garantite da accordi con gli Stati africani, al problema migratorio che potrebbe essere arginato, almeno in gran parte, da programmi di industrializzazione, di autosufficienza e di miglioramento di vita delle popolazioni indigene, all’ampliamento dei mercati di sbocco di beni e servizi prodotti dall’Italia grazie a piani di collaborazioni economiche e di investimenti, e non ultimo all’impegno per il controllo ed il contrasto delle frange estremiste. In ragione di questi obiettivi, sicuramente complessi, ci si attende una politica italiana che guardi con determinazione ad un ruolo attivo e propositivo all’interno dell’Europa sostenendo un approccio equo e produttivo per tutti i soggetti facenti parte del partenariato.

In termini finanziari è previsto uno stanziamento complessivo di circa 5,5 miliardi di euro, da versare nei prossimi quattro anni, che oltre a finanziare direttamente opere e servizi dovrebbe stimolare, indirettamente, nuovi investimenti da parte delle aziende private. Nell’articolo 1 del decreto si legge che il piano Mattei rappresenta un documento programmatico-strategico volto a promuovere lo sviluppo delle attività di collaborazione tra Stato italiano e continente africano. Vengono inoltre individuati gli ambiti di intervento e le priorità con riferimento specialmente alla promozione delle esportazioni e degli investimenti, al potenziamento delle infrastrutture digitali, alla cooperazione allo sviluppo in ambito industriale, sanitario, educativo, culturale e sociale, alla valorizzazione delle fonti rinnovabili e dell’economia circolare. Quest’ultima rappresenta un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti commercializzati finalizzato all’uso dei beni il più a lungo possibile. In tal modo si contrasta la logica del consumismo, che ha caratterizzato l’approccio all’utilizzo delle risorse e dei prodotti nell’ultimo secolo, e si prolunga il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo anche alla riduzione dei rifiuti.

Con riferimento ai cinque pilastri si sottolinea che gli interventi concernenti l’istruzione e la formazione mirano a preparare ed aggiornare i docenti, ad avviare corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro, promuovendo l’occupazione sia maschile sia femminile, e la collaborazione con le imprese italiane che esporterebbero il modello della piccola media impresa, una realtà peculiare nostrana che vanta delle ineguagliabili eccellenze.

Nell’ambito dell’agricoltura gli obiettivi del piano riguardano la diminuzione del tasso di malnutrizione, lo sviluppo delle filiere agro alimentari, l’incentivazione dei biocarburanti non fossili.

Il settore sanitario sarà interessato da una politica di rafforzamento dei sistemi sanitari, migliorando specialmente l’accessibilità e la qualità dei servizi materno - infantili.

Gli interventi con riferimento all’acqua riguarderanno la perforazione di pozzi alimentati da sistemi fotovoltaici, la manutenzione dei punti acqua esistenti, gli investimenti sulle reti di distribuzione e le attività di sensibilizzazione sull’utilizzo dell’acqua potabile.

Dal punto di vista energetico la proposta contenuta nel piano risulta molto ambiziosa; si vorrebbe far diventare l’Italia uno snodo, un punto centrale (c.d. hub) energetico, un vero e proprio ponte tra Europa ed Africa. In particolare emerge il duplice interesse italiano: quello di aiutare gli Stati africani a generare ricchezza mediante l’utilizzo delle proprie materie prime – così cercando anche di arginare il fenomeno delle migrazioni di massa - e contestualmente quello di trovare nuove rotte di forniture energetiche. Ed è proprio in questo ambito che si coglie lo stretto legame tra il modello che Mattei aveva attuato nella metà del ventesimo secolo e quanto vorrebbe realizzare il Governo attuale: una cooperazione non predatoria in cui tutti i partener debbono poter crescere e migliorare. La scommessa si basa sulla possibilità che entro il biennio prossimo ci si possa, da un lato, sganciare totalmente dal gas russo e, dall’altro, provvedere a distribuire l’energia dal Nord Africa all’Europa. Come prima risposta, con l’intento di cogliere l’obiettivo, sono stati sottoscritti degli accordi tra ENI e la Sonatrach, azienda algerina, per il miglioramento dell’esportazione di energia nel nostro Paese; si sottolinea che nel 2023 l’Algeria è stata la nazione che ha fornito la maggior parte di gas all’Italia sostituendo una parte significativa delle importazioni di gas della Russia. A ciò si aggiungono gli obiettivi di efficienza energetica - eliminando sprechi e dispersioni di gas - di sviluppo delle energie rinnovabili, di produzione di idrogeno verde e di cattura e stoccaggio di anidride carbonica con le finalità di sicurezza e di transizione energetica sostenibile.

Alla luce degli obiettivi evidenziati è chiaro che i finanziamenti stanziati risultano limitati; per questo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso del vertice Italia-Africa tenutosi nei giorni 29 e 30 gennaio 2024 a Roma, nella cornice di Palazzo Madama, ha espresso la volontà di voler coinvolgere le istituzioni finanziarie internazionali ed altri Stati donatori che hanno già espresso la loro disponibilità. Inoltre entro un anno ha annunciato la creazione di un nuovo strumento finanziario gestito da Cassa depositi e Prestiti per agevolare gli investimenti privati previsti nel piano Mattei. Con questa finalità la società Simest SpA ha previsto un finanziamento agevolato da 200 milioni di euro per la crescita sinergica dei Paesi africani e dell’Italia nell’ambito del piano. La società Simest SpA è una società del gruppo della Cassa depositi e Prestiti che sostiene la crescita delle imprese italiane nell’internazionalizzazione della loro attività per la loro espansione all’estero e per l’apertura verso nuovi mercati attraverso investimenti diretti.

È poi emerso che, durante la presidenza del G7, l’Italia lavorerà per migliorare la diversificazione delle catene di approvvigionamento e di produzione. Più nello specifico in Marocco si punterà a realizzare un grande centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile, e miglioramenti in termini di istruzione e sanità sono previsti, rispettivamente, in Tunisia ed in Costa d’Avorio. Inoltre si avvierà un progetto di monitoraggio in agricoltura in Algeria, si provvederà alla costruzione di un centro agroalimentare in Mozambico ed alla creazione di un’area di produzione di cereali e legumi in Egitto, ed infine sarà sviluppata una filiera di biocarburanti in Kenya. Il tutto dovrà basarsi sull’incremento degli investimenti, in particolare in infrastrutture - nella duplice accezione di infrastrutture fisiche e digitali - che sono uno dei fattori cardine nell’economia dello sviluppo. Strade, ponti, reti elettriche, reti di comunicazione fisiche e digitali sono essenziali per lo sviluppo del commercio interno ed estero; investire in infrastrutture migliora efficienza e competitività.

L’Italia opererà a favore dell’Africa anche con l’obiettivo del miglioramento del nesso: energia- clima- sviluppo. Durante l’intervento la Presidente del Consiglio dei Ministri ha evidenziato che verrà destinato al continente africano il 70% del fondo italiano per il Clima (pari a 3 miliardi di euro) e che 100 milioni di euro saranno donati sul Fondo perdite e danni istituito durante la COP28. Quindi il partenariato si baserà su crescita e sicurezza di entrambi i lati: dell’Europa e dell’Africa, cercando di rafforzare il potenziale energetico africano ed accompagnare così l’equo scambio tra energia prodotta in loco e destinata alle popolazioni residenti e la vendita del surplus all’Europa.

Il decreto ha poi istituito, all’articolo 2, la Cabina di Regia per il Piano Mattei, ai cui componenti non spetta alcun compenso, e di cui faranno parte politici e direttori amministrativi ed anche rappresentanti di imprese, università, terzo settore ed esperti nelle diverse materie trattate. Tale organismo dovrà sovraintendere al piano per tutta la durata dei quattro anni previsti e sarà responsabile del coordinamento delle attività di collaborazione tra Africa ed Italia; dovrà anche coordinare i diversi livelli di amministrazione e provvedere ad incentivare l’accesso a nuove risorse finanziarie internazionali. Ulteriore compito sarà quello di aggiornare il Parlamento circa obiettivi e risultati ottenuti mediante una relazione annuale da presentare entro il 30 giugno di ogni anno (ci si attende una prima relazione entro il 30 giugno di quest’anno) e nella quale un posto di rilievo sarà dato alle misure proposte e volte a migliorare l’attuazione del piano e ad accrescere l’efficacia degli interventi in un processo di analisi a consuntivo degli obiettivi e dei risultati ottenuti. Ci si attende anche che nell’esame degli scostamenti si approfondiscano le criticità e gli errori commessi nella speranza di fornire valide modalità di correzione o di riprogrammazione del piano, in una sorta di circolo virtuoso tra ritorni di informazioni - feedback - e nuove azioni/obiettivi.

Sicuramente, alla fine di questa breve disamina, occorre sottolineare la delicatezza della situazione in un momento della storia in cui le differenze culturali e religiose sono molto profonde ed esacerbate e in cui è ancora molto forte il sentimento anti-colonialista. Sarebbero quindi da valutare anche i rischi di totale perdita degli investimenti da parte degli operatori italiani qualora si creassero fratture di tipo socio politico ed atteggiamenti di violenza estremista, che potrebbero riscontrarsi anche se la nostra Nazione, almeno nei propositi, non sembra presentarsi con intenti predatori.