Roma 5 giugno ’23

Il giorno 8 aprile u.s. la dottoressa Emanuela Scarponi ha intervistato il dottor Andrea Pandolfi, ricercatore di studi comportamentali, Università Roma tre.



Andrea Pandolfi con uno studio condotto sui San, detti anche Khwe, Basarwa o Boscimani mette in luce

la lingua click parlata dagli abitanti nel deserto dei Kalahari. Le consonanti clic o click sono delle consonanti non dai polmoni ma con piena sonorità e diversi movimenti sono prodotte facendo schioccare la lingua sul palato o contro i denti. Dopo aver chiuso il cavo orale con la lingua o con le labbra aspirano l’aria nei polmoni e la rilasciano immediatamente. Questi suoni vengono solitamente trascritti in simboli non alfabetici come ad esempio un punto esclamativo.

Sono presenti in lingue africane della famiglia khoisan, dette appunto “lingue clic”. Il minore phylum linguistico africano.

Il ricercatore parla del suo lavoro: il perché è fondamentale per rispondere a domande del chi siamo e che cosa facciamo, perché la terra: è un pianeta diverso dagli altri. Per comprendere il linguaggio, la semantica, le neuro scienze e la biologia.

Non sempre quello che ci riporta la scienza ufficiale è di aiuto, pur dandoci dei riferimenti convenzionali.

La scienza di confine può dare altro.

Ho avuto modo di entrare nella conoscenza di questo popolo particolare, cerco spiegare perché particolare.

La lingua dei San è strutturata in codice.

In una pubblicazione del 2011, si attesta che migliaia di lingue ed altrettanti dialetti sono originari dall’Africa. La lingua è di 50.000 anni fa. (Focus.it 19 aprile 2011).

La lingua originaria sembrerebbe proprio il linguaggio parlato dai San.

Dall’inizio fu un click. Le lingue ancestrali scoperte dai ricercatori e tutte con una strana lettera.

Gli abitanti del deserto dei Kalahari usano un linguaggio articolato che è dai primissimi millenni dell’umanità.

In un’altra pubblicazione del 2006 l’archeologa norvegese Sheila Coulson pubblica le prove del culto del pitone dei San, che veniva compiuto 70.000 anni fa.

Apparentemente questo studio centra poco con il linguaggio, in tal modo consideriamo il comunicare che risale da 70.000 anni e non da 50.000.

Sheila Coulson mentre stava studiando l’antico gruppo etnico dei San, allocati nella regione Ngamiland, acquisisce prove che gli esseri umani, gli homo Sapiens compivano ritualità sette millenni di anni orsono.

All’interno del deserto del Kalahari, denominate le colline del Tsodilo, vi sono innumerevoli incisioni rupestri. Le colline di Tsodilo rappresentano un luogo sacro per i San, che le denominarono “le montagne degli dei” o “la montagna che bisbiglia”.

Il rito considerato dalla Coulson riguarda il pitone, che avrebbe generato gli esseri umani, nati dalle uova che il serpente portava con sé, in un sacco.

I suoni emessi dai San sono un messaggio nel messaggio, sono sette e raccontano la storia del pitone.

La scienza ufficiale fa un po' d’acqua, la scienza di confine dà una estensione.

Consideriamo i codici genetici. Noi conteniamo una gamma di informazioni.

Osserviamo questa popolazione, dai tratti caratteristici: corpi esili, pelle non scura, diversa struttura e lineamenti hanno le donne che per il ricercatore discendono dall’uomo di Neanderthal, mentre gli uomini sembra provengano dalla Siberia.

La scienza ortodossa ci dice che ci sono dei legami tra i due.

Certamente la scienza ufficiale non attesta che noi umani siano la parte terminale degli esperimenti prodotti dai sette suoni della lingua dei San.

Ritornando alla lingua dei sette suoni. Un linguaggio codice. Il numero sette è un numero ricorrente.

Sette sono i giorni della settimana, le meraviglie del mondo, lo troviamo scritto nella Bibbia è il numero della perfezione e sette per sette, quarantanove: il divino.

La sequenza genetica recepisce agisce e retroagisce.

Secondo un rabbino, mentre noi parliamo facciamo danno ai noi stessi e a chi ci ascolta.

La voce dà degli effetti per chi ascolta.

Sentendo i San, la sonorità si riflette sul codice genetico. Comportamento e codice genetico vanno a braccetto.

Il suono della lingua degli abitanti dei San imposta l’abc dei nostri codici genetici, ci dice lo studioso.

Secondo il mito del pitone, sembra che una matrice aliena ha generato una forza lavoro.

Certi siti archeologici, presenti alcuni in Egitto, sono punti di osservatori astronomici di alcune costellazioni e durante le stagioni è possibile vederli: il Toro, il Drago, le Pleiadi che sono sette, Orione e il Cane. Sono i riferimenti delle matrici.



Dall’antico Egitto sono partite due matrici. Hanno iniziato un percorso di colonizzazione di tutto il resto.

I San sono portatori dei codici delle matrici delle costellazioni. Con particolare riferimento a quattro costellazioni: Toro, Drago, Orione e Cane.

Con i suoni della lingua click, i San portano equilibrio al nostro linguaggio parlato.

Interviene la dottoressa Emanuela Scarponi affascinata da Boscimani, molto interessata alle sculture rupestri che sono 3.500. L’enciclopedia dell’epoca, dice che questa lingua arcaica non ha ancora sviluppato le vocali.

La lingua dei San è una lingua aliena, ridimensionata come lingua arcaica.

Le vocali risponde il ricercatore sono giovani. Costantino 1.500 anni fa estrapolò dall’alfabeto ebraico, cinque consonanti e le adattò come vocali.

Il dott. Andrea Pandolfi ci spiega: tutto è suono, matrice allo stato puro, se analizziamo il Dna sembrerebbe originato da una matrice aliena.

Molti pensano che il riferimento del Dna è: il meteorite, caduto a Terra e ritrovato in un determinato luogo.



Il Dna è di matrice aliena dunque.

Non abbiamo molti studi sui Boscimani, si è studiato il Dna degli Unit, una popolazione della Groenlandia.

Gli Unuit sono un popolo dell’Artico, proveniente dalle regioni costiere artiche e subartiche dell’America

Settentrionale e dalla punta nord orientale della Siberia.

Gli Unit sembra abbiano a che fare con i San.

Aggiungendo nuovi dati all’informazione che la scienza ci ha dato, dovremmo riscrivere tutto.

Ad esempio nella Bibbia parliamo della costola di Adamo. Mentre la scienza di confine parla di doppio.

La verità un obiettivo molto difficile. Capire è determinante per giungere alla realtà.

Il ricercatore dott. A. Pandolfi parla dei San popolo antichissimo, incroci tra popolazioni tali da far perdere le tracce della provenienza.

I San che sopravvivono nel deserto del Kalahari discendono da una popolazione che ha origine dall’albero genealogico dell’umanità.

Sono arrivati a noi per esperimento di ingegneria genetica.

Portatori sani di informazioni, non sono ben visti al Nord né al Sud.

Emanuela Scarponi con il ricercatore osserva che i San sembrano più intelligenti dei Bantu, razza molto bella per altro.

Molti sono i rinvenimenti da rituali di resti umani, con corpo minuto e testa grande.

La fondazione Rockfeller nella sua mission compie studi comportamentali.

Sono attivi numerosi programmi di ricerca in svariati campi, la fondazione nasce nel 1913.

Nel 1938 con studi compiuti ha coniato il termine lavori: bio-molecolari.

Royal Society ha origini ancora più antiche, si costituisce nel 1662. Curò l’incremento delle scienze fisico- matematiche per la promozione degli studi comportamentali e del linguaggio.

Le due fondazioni sono consultate per interessi nazionali da autorità pubbliche e private.

Il popolo San è in via di estinzione in Namibia. Portatori del famoso codice x per l’influsso di una delle costellazioni.

Quattro i riferimenti delle costellazioni Toro e Drago, Orione e Cane.

Orione lascia Cane e si unisce alle altre due, portando il codice della matrice che aveva originato con la costellazione precedente.

La dottoressa Scarponi parla della terra dove vivono i Boscimani, che oggi è stata privatizzata, per essere coltivata. I Boscimani nomadi da tempo, non possono molto circolare ed è stata richiesta una istruzione scolastica. Al momento la loro vita resta complicata.

Tutto ciò che l’Africa è in grado di preservare, riuscirà a sopravvivere.

Nel documentario che Emanuela Scarponi ha girato durante il viaggio in Namibia possiamo ammirare la bellezza del deserto del Kalahari e la presenza dei San che si esprimono con la lingua dei suoni.

Noi quello che abbiamo sul nostro pianeta non è negli altri pianeti. Discute il dottore Andrea Pandolfi, educatore bio-comportamentale.

La diversità del nostro pianeta e sicuramente più bello ha incuriosito il ricercatore che attentamente osserva la terra: un laboratorio da cui sono stati strutturati gli esseri umani. Le matrici di specie aliene viaggiano sulle costellazioni ed hanno influssi su pianeta.

Se è vero quello di oggi e vero quello di ieri. Gli abitanti del deserto del Kalahari portatori sani di notevoli informazioni.

Con i suoni della loro lingua potrebbero essere la svolta per determinate ricerche, sono un popolo in via di estinzione e che forse potremmo salvaguardare.



Lavorando sul suono, sulle onde plastiche, ascoltando il linguaggio semplice dei San è possibile risalire ad una stirpe particolarmente antica.

L’Africa e la Siberia sono punti cardine per la provenienza.

La natura dell’Africa genera armonia, in sintonia con la forza vitale, un continente fortemente esteso difficilmente percorribile, sicuramente per le condizioni climatiche. Tutte ragioni che lo rendono poco conosciuto.

L’Africa spesso riportata sulle carte geografiche a dimensioni molto ridotte su scala.

Se fosse valorizzata nelle risorse potrebbe provvedere al sostentamento dell’intero pianeta Terra.

 

Recensione dell’intervista del dottor Andrea Pandolfi.

A cura di Claudia Polveroni Apn Publisher