04-05-2021

 

                                                                                                                                                                     La civiltà Kmer

      Documenti e testimonianze del regime dispotico dei Kmer sono giunti a noi tramite i pochissimi sopravvissuti. Ne è un documento storico il film Urla del silenzio (The Killing Fields) del 1984 diretto da Roland Joffé, pellicola britannica ispirata alla vicenda della guerra civile in Cambogia e alla susseguente presa del potere da parte degli Kmer rossi e il loro leader PolPot che racconta l’incredibile esperienza di un giornalista cambogiano riuscito a raggiungere la Thailandia, attraversando la Cambogia di fiume in fiume, nascosto dal verde intenso della foresta. Oggi il carcere di Phnom Pen è un museo a cielo aperto, nel centro città.
“Le strade sono dissestate e non è consigliabile andare via terra” ci dice la guida. Si sale su un aereo cambogiano da PhnomPen ad Angkor Wat, sorvolando la foresta pluviale sottostante, interrotta solo dal corso del fiume Mekong e da tratti di strada sterrata, bianca, polverosa che di tanto in tanto fa capolino.
      E' una emozione unica giungere, dopo il volo aereo, alle rovine della città-Stato di Angkorwat, costruita dagli antichi Kmer, tra i pochi siti archeologici risparmiati da Polpot, che rase al suolo tutto quanto potesse lontanamente ricordare o far riaffiorare l’idea di Occidente e che impedisse la sperimentazione della nascita del nuovo regime di stampo comunista di tipo cambogiano, di cui era l’ideologo.
Oggi da Phnom Penh è possibile raggiungere via fiume Siem Reap, la città che custodisce il sito archeologico più particolare al mondo, Angkor Wat. Il tragitto dura circa 8 ore e le barche partono presso il porto cittadino.
La mia vuole essere una breve disquisizione sulla civiltà degli antichi Kmer, di cui si sa pochissimo per mancanza di fonti.
Siamo nella pianura alluvionale a Nord del lago Tonlé Sap, ove giace l'eredità più grande che ci ha lasciato questa antica civiltà: Angkor, nell'odierna provincia di Siem Reap appunto.
     Il sito archeologico, uno dei più vasti ed importanti dell'Asia, ospitò diverse capitali del regno e testimonia lo splendore e la ricchezza dell'impero Kmer.
Le uniche tracce scritte a noi pervenute sono, infatti, iscrizioni su pietra. L'odierna conoscenza storica della civiltà Kmer deriva quindi principalmente da scavi archeologici, ricostruzioni ed indagini; iscrizioni su stele e su pietra nei templi, gli unici edifici sopravvissuti, in quanto costruiti in pietra.
    L'inizio dell'era angkoriana della storia Kmer è fissata nell'anno 802, quando Jayavarman II viene proclamato monarca universale e la sua fine nel 1431, data di un'invasione Thai, che fece il centro politico ed economico verso Sud-Est, lungo il Mekong.
    Gli unici resoconti scritti sono le cronache di Zhou Daguan, diplomatico cinese sotto l'imperatore Chengzong della dinastia Yuan, che visitò nel 1296 la città-Stato di Angkor, fornendo informazioni sulla Cambogia del XIIIesimo secolo e prima.
Le descrizioni di Zhou Daguan riguardano anche la vita delle donne del mercato di Angkor. Esso era all’aperto ed i mercanti sedevano per terra su stuoie di paglia intrecciate e vendevano le loro merci. Alcuni commercianti si proteggevano dal sole con semplici parasole, ricoperti di paglia. Un certo tipo di tassa o affitto veniva prelevato dai funzionari per ogni spazio occupato dai commercianti nel mercato. Il commercio e l'economia nel mercato di Angkor erano principalmente gestiti da donne.
    Quindi, quando un cinese va in questo Paese, la prima cosa che deve fare è prendere una donna, con l'intento di trarre profitto dalle sue capacità commerciali. Le donne invecchiano molto velocemente, senza dubbio perché si sposano e partoriscono quando sono troppo giovani. Quando hanno venti o trenta anni, sembrano donne cinesi che hanno quaranta o cinquanta anni. Il loro ruolo nel commercio e nell'economia suggerisce che godevano di diritti e libertà significativi, grazie alle loro capacità.
    La loro pratica di sposarsi presto potrebbe aver contribuito all'alto tasso di fertilità e all'enorme popolazione del regno, narra Zhou Daguan.
Riso, pesce ed acqua sono, dunque, alla base della prosperità dell’impero Kmer, fondato su vaste reti di comunità agricole dedite al riso. Infatti, fuori delle mura vivevano i contadini che piantavano il riso sulle rive dei fossi, tutti attorno alla città-Stato, raggiungibile attraverso imponenti ponti.
   Il re ed i suoi funzionari vivevano all’interno della città-Stato ed erano al comando della gestione dell'irrigazione e della distribuzione dell'acqua, fatta da una un'intricata serie di infrastrutture idrauliche, come canali, fossati ed enormi serbatoi chiamati barays, bacini idrici artificiali.
    Il riso era il principale alimento insieme al pesce, lavorato come pasta di pesce essiccata al vapore o arrostita o al vapore ,avvolta in foglie di banana. Era importante anche l'allevamento dei maiali, dei bovini e del pollame, tenuti sotto le case dei contadini, posizionate su palafitte.
    Palme da zucchero, alberi da frutta e ortaggi fanno da cornice a questo meraviglioso quadro naturale, mentre forniscono lo zucchero di palma, il vino di palma, il cocco, i vari frutti tropicali e le verdure. All’orizzonte si intravede il mercato dove i contadini sono ancora oggi soliti scambiare prodotti e vendere souvenir ad Angkor.
Raggiungiamo le imponenti mura della città, in cima alle quali emergono profili di re Kmer, che testimoniano la grandezza e la maestosità della loro civiltà: in basso si sentono le voci dei bambini che, ignari dei turisti, si divertono a giocare assieme in acqua.


Emanuela Scarponi